Dagli immigrati al decreto sicurezza, sempre più distanti le posizioni del pontificato Bergoglio da quelle del leader leghista e ministro dell’interno.
“La Chiesa è scesa in campo contro di noi. Me l’aspettavo”. Erano tanti gli indizi che aveva raccolto, Matteo Salvini, che non è amato da Papa Francesco. Ne ha avuto già conferma quando si è visto respingere più di una richiesta di incontro. In quanto vicepremier vorrebbe conoscere il pontefice, senza nascondere le distanze, le differenze. In primis l’immigrazione. Ma sono proprio queste che tengono il capo leghista lontano dal Tevere e da via della Conciliazione. L’ultima in ordine di tempo, il decreto sicurezza che vescovi italiani e alcune importanti comunità cattoliche definiscono non solo disumano (dando fiato ai sindaci “obiettori di coscienza”), ma contrario alla Costituzione.
Il vero “scisma” è il modello di Chiesa che seguono Matteo Salvini e il suo ideologo in questo campo e in quello europeo, Lorenzo Fontana. In questo senso l’eccessiva vicinanza della Lega al cardinale americano, conservatore e tradizionalista, Raymond Burke: l’alto prelato a dicembre è andato a benedire l’albero di Natale nell’ufficio del ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio. Poi quell’insistenza di Salvini sul “Santo Papa Giovanni Paolo II,”, il polacco Wojtyla. Non è un caso che mercoledì il leghista sarà a Varsavia in quella Polonia oggi guidato da un governo di destra radicale discusso a Bruxelles: Salvini chiuderà un’importante alleanza per le europee con il nazionalista Jaroslaw Kaczynski.
Le contrapposizioni
Nella Lega sono chiare le motivazione della reazione del Vaticano. Motivazioni politiche, secondo i leghisti, che hanno una logica all’interno degli equilibri di forza tra vescovi e cardinali europei e americani. Salvini non sta certo con il Papa francescano. Dice di stare invece con il parroco di strada, con il sacerdote di quartiere che ascolta il malessere dei suoi parrocchiani e di condividere la stretta sui migranti e benedice il decreto sicurezza.
Salvini sta con quel filone identitario che in Europa, soprattutto dell’est, vuole affermare la priorità della famiglia cattolica, fermare il lassismo morale e gender. Un filone religioso, culturale e politico che sembra far bene anche per la campagna elettorale permanente.
Lo scontro non è solo circoscritto all’Italia, alle vicende delle navi ong che trasportano migranti, ai centri d’accoglienza e alla stretta del decreto sicurezza. La Lega si fa portavoce di una battaglia politica e culturale, europea e internazionale che arriva nel cuore del Vaticano.
fonte – https://www.lastampa.it/2019/01/07/italia/salvini-la-chiesa-contro-di-noi-me-laspettavo-a5xXRZk6pDuapwjRrusjAI/pagina.html
*LA FOLLIA DEL NOSTRO TEMPO…*
“Viviamo in un momento in cui la grande maggioranza delle persone vogliono che i preti si sposino, ma che le coppie sposate divorzino come nulla fosse.
Vogliono che gli eterosessuali abbiano rapporti senza compromessi e *senza il matrimonio*, ma che le *coppie gay si sposino in chiesa.*
Vogliono che le donne abbiano corpi maschili e si vestano come uomini e assumano ruoli maschili. Che gli uomini diventino “fragili”, delicati, come se fossero donne.
*Un bambino con solo cinque o sei anni di vita avrebbe già il diritto di decidere se vuole essere uomo o donna per tutta la vita,* ma un *minorenne* per legge, *non può rispondere per i suoi crimini.*
Non c’è spazio per i pazienti negli ospedali, ma c’è l’incoraggiamento e sponsorizzazione per coloro che vogliono cambiare sesso.
C’è *consulenza gratuita per coloro che desiderano lasciare l’eterosessualità e vivere l’omosessualità*, ma *non v’è alcun sostegno per coloro che vogliono lasciare l’omosessualità e vivere la loro eterosessualità* e, se cercano di farlo, è crimine.
*Essere pro-famiglia e religione è dittatura*, ma *urinare sulla croce è la libertà di espressione.*
Se questa non è la fine dei tempi, deve essere almeno la *prova generale…”*
_Dr Almir Favarin Teologo e psicoanalista_