Centodiciassette immigrati, tante donne e bambini, morti annegati nel tentativo di raggiungere su gommoni le coste italiane sono una bruttissima notizia.

Vero è che il rapporto tra arrivi e vittime, nell’ultimo quinquennio, è rimasto pressoché costante, circa due decessi ogni cento arrivi. Il che significa che l’unico modo per salvare vite umane è limitare con ogni mezzo le partenze dalle coste africane perché, in numero assoluto, più immigrati accogliamo più ne muoiono nel corso delle traversate. Due su cento come detto non arriverebbero vivi in Italia qualsiasi fosse la linea politica.
Chiudere i porti alle organizzazioni che facevano da taxi e affidare le operazioni di salvataggio alla marina libica ha quindi salvato – scoraggiando e bloccando le partenze – migliaia di persone dall’annegamento, non l’inverso, come sostengono i non pochi nostalgici della politica buonista pre Minniti e pre Salvini, che negli ultimi anni ha prodotto il non invidiabile record di quindicimila morti.
I gommoni, causa della tragedia di ieri, sono purtroppo sfuggiti alla rete di controlli stesa a nostra ma soprattutto loro tutela, complice anche – come denunciato da Salvini – una ripresa dell’attività di pattugliamento al largo delle coste libiche delle navi ong che così facendo incoraggiano gli scafisti a tentare l’avventura per poche miglia, certi di un facile trasbordo.
Piangere i morti è un dovere non meno importante di quello di evitare che simili tragedie possano accadere con la frequenza del passato.
fonte – http://www.ilgiornale.it/news/politica/strage-buonista-1631694.html?mobile_detect=false