Il blocco sovranista si prepara a essere a seconda forza del Parlamento europeo. I sondaggi dimostrano che dopo il Partito popolare – saldamente in testa in tutto il continente – sono i partiti alla sua destra a essere costantemente in fase di rafforzamento. E a cento giorni dalle elezioni europee, è un dato cui bisogna tener conto. Anche per comprendere quale sarà il futuro dell’Europarlamento e delle politiche della stessa Unione europea.
I sondaggi ovviamente dicono molto, ma non dicono tutto. Perché se è vero che l’Europa si spostando a destra, è opportuno anche capire cosa si nasconde dietro questo cambiamento abbastanza netto della politica del Vecchio Continente. E di sicuro, uno dei dati essenziali da cui partire per comprendere questo convincimento degli elettori a sostenere il blocco sovranista e conservatore – spesso unito in diverse aree di Europa – è quello della stabilità.
Il blocco dei governi conservatori, tendenzialmente di matrice sovranista, appare in grado di fornire certezze maggiori rispetto ai movimenti progressisti. Lo dimostrano le ultime tornate elettorali, che hanno blindato tutti i governi di destra interni ed esterni al Partito popolare europeo. E lo confermano le enormi difficoltà che stanno avendo invece i governi retti dalla socialdemocrazia, che ovunque arrancano e si trovano a dover fronteggiare un diffuso malcontento popolare.
E del resto, è difficile provare a scalfire questo tipo di fiducia, dal momento che i governi che rappresentano questo fronte, in particolare quelli che uniscono le due anime delle destre europee (sovranismo e conservatorismo) di fatto applicano pedissequamente il programma di governo proposto. Dal programma economico a quello della sicurezza, è difficile notare sbavature, cambi di direzioni o rivoluzioni interne alle agende politiche. E riescono, con una buona dose di ricette cosiddette “populiste”, anche a calmierare il malcontento che è fisiologicamente diffuso in ogni Paese europeo.
Sotto questo punto di vista, Sebastian Kurz è un esempio abbastanza eloquente. E non a caso viene considerato il vero e proprio alfiere di questa fusione delle due anime della destra europea. Presentatosi come candidato del sovranismo, Kurz è riuscito, una volta Cancelliere, a dimostrarsi perfettamente in grado di rimanere all’interno del Partito popolare europeo proponendo ricette sicuramente molto ligie alle regole europee pur contrastando quelle che non piacevano ai suoi elettori. E con una politica molto astuta di rigore economico, investimenti e prese di posizione dure nei confronti dell’immigrazione, ha saputo costruire un consenso diffuso in tutta l’Austria e in tutta l’Europa.
Ma questo tipo di ricetta è la stessa applicata in larga parte da tutti i leader del Gruppo di Visegrad, che da una parte combattono il politicamente corretto riuscendo a infrangere i tabù progressisti mal tollerati dai loro elettori e, dall’altra parte, seguono una chiara agenda politica priva di eccessi da un punto di vista economico e industriale. Applicando un totale realismo economico a un chiaro messaggio politico e culturale nazionalista e conservatore, di fatto stanno blindando il proprio consenso costruendo una narrativa che è diversa da quella populista. Li si può definire “populisti” per quanto riguarda la tutela dei confini o dell’identità nazionale, ma di fatto riescono anche a essere fortemente rigorosi e capaci di dare risposte semplice e nette sia agli elettori che ai partner europei.
fonte – http://www.occhidellaguerra.it/progressisti-blocco-sovranista/