“La storia infinita” e il materialismo che uccide

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“È più facile dominare chi non crede in niente”
La storia infinita, 1979

Con questa frase Gmork, il personaggio “servo del Potere che sta dietro il Nulla”, spiegava al giovane cavaliere Atreiu perché il mondo fantastico di Fantàsia, frutto delle speranze, delle invenzioni e anche dei sogni umani, doveva essere distrutto.

Il romanzo La storia infinita, uscito nel 1979, narra la storia del piccolo Bastiano, un ragazzino rimasto orfano della madre e in rapporti complicati con il padre,  che attraverso la lettura di un mistico libro ritrova la via della vita. Una vita tra l’altro non fine a sé stessa, ma in grado di salvare allo stesso tempo un universo parallelo, Fantàsia per l’appunto, progressivamente eroso da una misteriosa entità (il Nulla) che lo sta portando all’inevitabile estinzione.

Fantàsia è l’allegoria della creatività umana: un vero termometro delle capacità di sognare degli uomini, della loro tendenza a porsi obiettivi spirituali – prima ancora che materiali – all’apparenza impossibili ma che possono costituire il leitmotiv della loro stessa esistenza. In un mondo reale in cui più nessuno sogna, immagina o semplicemente idealizza, la rappresentazione fantastica dell’essere e qualsiasi proiezione ulteriore sono destinati a perire.

La grande intuizione sta proprio nella citazione di Gmork. L’essere al servizio del Nulla ha infatti la missione precipua di impedire a chiunque ci provi di ricostituire Fantàsia attraverso l’unico strumento possibile: l’immaginazione. Immaginare è la chiave di volta per la libertà e in un certo senso anche per la fede. La sua negazione è espressione di apatia, ignavia e, in sintesi finale, sottomissione

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fonte – https://oltrelalinea.news/2017/02/01/la-storia-infinita-e-il-materialismo-che-uccide1/

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