Fra un anno ne saranno trascorsi 40 dalla strage alla stazione di Bologna. L’emozione prese alla gola, con un dolore immenso, tutta Italia. Eppure, venne data in pasto alla pubblica opinione la “pista nera”. Fu un periodo terribile per chi militava a destra. L’indice contro una comunità. I “colpevoli”. Il “processo”. Le “sentenze”. Si scatenò la caccia all’uomo. 40 anni dopo conosceremo la verità?
Tutto quello che è accaduto ufficialmente sembra messo coraggiosamente in discussione dalla gran parte delle forze politiche del Parlamento. Lega e Cinquestelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia: ci sono le firme di loro rappresentanti per una commissione d’inchiesta vera. Con poteri reali. Vengono i brividi alla schiena alla lettura di quel che si racconta e che troppo presto è stato cestinato dalla magistratura: tutto deve avere risposta. Certezza e diritto. Non vendetta e propaganda politica.
La verità va ancora cercata
Sapere che cosa è successo in quella “interminabile notte di depistaggio e segreti di Stato”, per dirla con il deputato di Fdi Federico Mollicone. Lui e Paola Frassinetti hanno messo attorno a un tavolo tutti quelli che hanno qualcosa da dire sulla strage e sul non detto delle inchieste. Ed è impressionante la mole di dubbi che si accavallano.
Onore alla vittime anche oggi, trentanove anni dopo quell’eccidio, ma la verità va ancora cercata. E senza strumentalizzazioni di parte.
Dice Gasparri che esistono documenti – che lui e Carlo Giovanardi hanno visionato – “connessi alla storia delle Br e dei rapporti che ebbero con le realtà mediorientali”. Troppi presidenti del Consiglio hanno opposto, ancorché sollecitati, il segreto di Stato. Lo farà anche Conte? Il premier di un governo che si intesta il cambiamento dovrebbe avvertire il dovere morale della conoscenza reale di quella tragedia e delle responsabilità esistenti. Lo faccia.
Un pezzo di storia ancora inesplorato
Il Copasir – che è il comitato parlamentare che controlla i Servizi – ha convenuto, su sollecitazione di Adolfo Urso, di chiedere gli atti inerenti la strage di Bologna. Sono ancora classificati come riservatissimi. Possono, quindi, essere letti dai componenti di Copasir, ma in alcuna forma trascritti e riferiti. Il che vuol dire che lì dentro c’è un drammatico pezzo di storia Patria ancora inesplorato dai più. Il silenzio diventa ogni giorno di più inaccettabile.
Chi ha messo la bomba alla stazione di Bologna? Perché c’è ancora la cappa del silenzio rispetto ad altre verità emerse nel corso degli anni? La larga maggioranza delle forze parlamentari – quasi l’80 per cento, solo Pd ed estrema sinistra sembrano temere l’accertamento reale dei fatti – vuole che si indaghi a fondo. Ci furono presenze in città, quel 2 agosto 1980, che non avrebbe dovuto esserci. Terroristi stranieri. E poi, quella perizia appena resa nota al processo Cavallini, con nuove ombre su potenze estere interessate a strangolare l’Italia nei giochi di potere internazionale che si abbattevano su di noi. C’erano, a Bologna, anche brigatisti rossi. Ma si è cercata a tutti i costi solo la “pista nera”. Ora, se si va fino in fondo, la verità può essere finalmente scoperchiata.
Con tutte le responsabilità del caso, costi quel che costi. Il popolo italiano ha diritto di sapere chi ha macchiato con quel sangue la sua storia.
fonte – https://www.secoloditalia.it/2019/08/il-parlamento-vuole-la-verita-su-bologna-e-non-piu-depistaggi-e-segreti-di-stato/