Bibbiano: lo scandalo si allarga

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Quando Laura, con la mano che le trema, sottoscrive il verbale dell’udienza conclusiva, è convinta che il peggio sia passato. Non le avrebbero più tolto il bambino di nemmeno due anni, nato da una burrascosa relazione con un marito col quale condivideva ormai solo i problemi di tossicodipendenza. Hanno già «perso» due figlie, andate in affidamento, il terzo bimbo è stato dichiarato adottabile dal Tribunale dei minori di Genova. È certa che non le toglieranno pure il piccolo S. quando i giudici della Corte d’appello le chiedono la disponibilità a «entrare in comunità con il minore seguendo le disposizioni dei giudici». È l’occasione che attende da mesi per dimostrare di voler cambiar vita. E lei, 28enne, con la speranza di uscire dall’aula col bambino abbracciato al collo, ha preso la penna e, con una grafia minuta e incerta, ha messo la propria firma. Quel che poi è successo, purtroppo, è stato molto diverso da ciò che aveva immaginato.

La stessa firma, dopo qualche giorno, Laura l’avrebbe apposta a una denuncia contro i cinque magistrati che hanno scelto di affidare il figlio ai servizi sociali del Comune di Genova. A tradimento, secondo la mamma. Perché la sentenza, sostiene, era già pronta, e la discussione finale sarebbe stata solo una finta. I giudici, secondo quanto riportato nell’esposto che Panorama ha avuto modo di visionare, non avrebbero voluto – per pigrizia – cambiarla. Assistita da un avvocato penalista, Laura ha depositato nei giorni scorsi in Procura, a Genova, una denuncia per falso ideologico e abuso d’ufficio.

Il ragionamento della mamma è semplice: la sentenza riporta la stessa data dell’udienza collegiale. In poche ore di camera di consiglio, dice la donna nell’esposto, i giudici non possono aver discusso e compilato le 14 pagine del verdetto, letto e valutato le oltre 120 pagine della consulenza tecnica d’ufficio (richiamandola 26 volte nel provvedimento), le «relazioni dei servizi sociali» e quella del direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Asl 1 che ha in cura la giovane madre. Il verdetto menziona poi «quattro diverse sentenze della Cassazione» e le posizioni delle parti provenienti da altri due fascicoli paralleli – il papà e i nonni paterni si erano costituiti contro la conferma del giudizio di primo grado, sostenuto invece dagli assistenti sociali – per un totale di altre centinaia di pagine da approfondire.

Possibile che i giudici siano riusciti a valutare tutto questo materiale in così poco tempo, pur sapendo che da quelle scelte dipendeva la vita di un bambino di appena due anni? La risposta di Laura è no. «Sembra quasi che la sentenza, firmata e datata, sia stata scritta prima dell’udienza collegiale… e non sia frutto di una regolare e approfondita riunione in camera di consiglio» accusa la madre. Soprattutto perché non si fa mai riferimento alla proposta dei giudici di trasferirsi in comunità con il bambino, nonostante l’impegno – nero su bianco – della stessa Laura. Come mai? «La Corte era ovviamente libera di cambiare idea in camera di consiglio, ma a questo punto perché non fare alcuna menzione in sentenza di un passaggio così importante per la madre e per suo figlio? Forse perché la sentenza di rigetto dell’appello era già pronta? (…) Mio figlio viene quindi dato in adozione nonostante in aula, in sede di udienza, mi fosse stata data la possibilità di entrare in comunità con lui».

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fonte – https://www.panorama.it/news/cronaca/affidi-bibbiano-bambini-scandalo-allarga-genova/

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