Come opera e chi finanzia il fact-checking

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«Ho cinquant’anni, lavoro in un giornale e da qualche mese sono una sorta di sentinella del web». Inizia così il racconto di tale Lucia su uno degli scorsi numeri di Io Donna, che ci svela un altro aspetto dei Guardiani del politicamente corretto. La signora in questione afferma di lavorare per “Io-sono-qui”, un’organizzazione che si affianca a Butac.it, di cui abbiamo già parlato.

Si tratta di un’associazione di “attivisti digitali” che, essendo evidentemente depositaria della Verità assoluta per diritto divino, così si racconta: «combattiamo l’odio diffuso sui social media, la violenza verbale, i troll. Contrastiamo la diffusione delle Fake News e della disinformazione. Ci battiamo contro ogni intolleranza, il razzismo, il sessismo e l’ineguaglianza. (…) Siamo politicamente neutrali e non sosteniamo alcuna visione politica o religiosa. Focalizziamo la nostra azione a favore della democrazia, dell’inclusione, della libertà di parola e dei diritti»

Il gruppo, fondato da Anna Sidoti e Francesca Ulivi, nasce sull’onda di un analogo progetto svedese e si presenta sulle pagine di Butac con tutta una serie di racconti e testimonianze davvero “toccanti”. Per esempio, Francesca a un certo punto dice, convinta: «Io traccio una linea rossa tra disinformazione, misinformazione o falsa informazione e hate speech, per me è tutto collegato e continua ad aumentare nella logica del clickbaiting e della psicotica necessità di rendersi visibili».

Peccato che venga poi smentita dalla sedicente Lucia di Io Donna che svela: «il nostro obiettivo è proprio cavalcare l’algoritmo per fare salire nelle prime posizioni i post positivi e affossare quelli negativi. (…) Cruciali sono i like, i “mi piace”, che cerchiamo di mettere a pioggia sui post positivi, per fare massa».

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fonte – https://orwell.live/2019/09/23/come-opera-e-chi-finanzia-il-fact-checking/

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