L’EDITORIALE DEL VENERDÌ
di Matteo Orlando
Nella luterana Islanda cresce rapidamente la presenza dei cattolici.
Se nel 1994 i cattolici rappresentavano l’1% della popolazione, con l’accelerazione dell’immigrazione nel 21° secolo, alimentata dalla rapida crescita economica dell’Islanda, il numero di cattolici che vivono nel paese nordico sono aumentati del quadruplo.
Così ad ottobre 2019, le persone di fede cattolica rappresentano il 4% della popolazione.
Le persone di origine polacca sono i cattolici più numerosi e rappresentano oltre il 40% di tutti i cittadini stranieri che vivono nel paese, seguiti dai lituani.
Landakotskirkja a Reykjavík con il suo sacerdote Jakob Rolland è la chiesa che ha visto il più alto aumento di presenze e talvolta non è in grado di accogliere il gran numero di persone che vi accorrono.
Rispetto all’Europa continentale, dove la Chiesa cattolica sta perdendo fedeli in molti luoghi, in parte a causa di alcuni scandali, in parte per una accettazione incondizionata del modernismo, in Islanda si registra un’inversione di tendenza.
Negli ultimi anni la Chiesa nazionale luterana islandese ha registrato un calo dei membri e delle presenze ai culti.
Negli anni ’90, circa il 90% della popolazione era registrato nella Chiesa nazionale. Adesso la cifra si è ridotta al 64%.
Un numero record è uscito nel 2010 quando la Chiesa nazionale luterana è stata accusata di aver tentato di coprire i crimini sessuali commessi dall’ex “vescovo” Ólafur Skúlason.
Sono molte le persone che si uniscono alla Chiesa cattolica e lasciano la Chiesa luterana perché stufi delle derive, etiche e dottrinali, dei seguaci dell’eretico Martin Lutero.
Molti hanno giustificato il loro avvicinamento al cattolicesimo legandolo al fatto che le loro obiezioni ai disegni di legge che consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso e riguardo all’aborto non sono state prese in considerazione dai vertici della Chiesa luterana.
È molto interessante notare come il cattolicesimo fiorisca in un paese che è uno dei più progressisti al mondo.
La tendenza è chiara: più si devia la fede cristiana verso le idee del mondo, più protestanti (come in Islanda e paesi Scandinavi), evangelici (come in Nord America) e anglicani (come nel Regno Unito) si avvicinano al cattolicesimo. Portando benefici anche in senso economico alla Chiesa Cattolica.
Come in Germania, anche in Islanda la chiesa cattolica riceve finanziamenti dallo stato per ogni nuovo membro registrato.
I benefici sono anche in campo politico e sociale perché sono già diverse le iniziative cattoliche per spingere il governo ad ascoltare le preoccupazioni dei cattolici in merito alle questioni etico-sociali.
Se nel 1994 i cattolici rappresentavano l’1% della popolazione, con l’accelerazione dell’immigrazione nel 21° secolo, alimentata dalla rapida crescita economica dell’Islanda, il numero di cattolici che vivono nel paese nordico sono aumentati del quadruplo.
Così ad ottobre 2019, le persone di fede cattolica rappresentano il 4% della popolazione.
Le persone di origine polacca sono i cattolici più numerosi e rappresentano oltre il 40% di tutti i cittadini stranieri che vivono nel paese, seguiti dai lituani.
Landakotskirkja a Reykjavík con il suo sacerdote Jakob Rolland è la chiesa che ha visto il più alto aumento di presenze e talvolta non è in grado di accogliere il gran numero di persone che vi accorrono.
Rispetto all’Europa continentale, dove la Chiesa cattolica sta perdendo fedeli in molti luoghi, in parte a causa di alcuni scandali, in parte per una accettazione incondizionata del modernismo, in Islanda si registra un’inversione di tendenza.
Negli ultimi anni la Chiesa nazionale luterana islandese ha registrato un calo dei membri e delle presenze ai culti.
Negli anni ’90, circa il 90% della popolazione era registrato nella Chiesa nazionale. Adesso la cifra si è ridotta al 64%.
Un numero record è uscito nel 2010 quando la Chiesa nazionale luterana è stata accusata di aver tentato di coprire i crimini sessuali commessi dall’ex “vescovo” Ólafur Skúlason.
Sono molte le persone che si uniscono alla Chiesa cattolica e lasciano la Chiesa luterana perché stufi delle derive, etiche e dottrinali, dei seguaci dell’eretico Martin Lutero.
Molti hanno giustificato il loro avvicinamento al cattolicesimo legandolo al fatto che le loro obiezioni ai disegni di legge che consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso e riguardo all’aborto non sono state prese in considerazione dai vertici della Chiesa luterana.
È molto interessante notare come il cattolicesimo fiorisca in un paese che è uno dei più progressisti al mondo.
La tendenza è chiara: più si devia la fede cristiana verso le idee del mondo, più protestanti (come in Islanda e paesi Scandinavi), evangelici (come in Nord America) e anglicani (come nel Regno Unito) si avvicinano al cattolicesimo. Portando benefici anche in senso economico alla Chiesa Cattolica.
Come in Germania, anche in Islanda la chiesa cattolica riceve finanziamenti dallo stato per ogni nuovo membro registrato.
I benefici sono anche in campo politico e sociale perché sono già diverse le iniziative cattoliche per spingere il governo ad ascoltare le preoccupazioni dei cattolici in merito alle questioni etico-sociali.