Il 9 novembre il mondo ricorderà, a 30 anni dal suo abbattimento, il simbolo per eccellenza della divisione culturale, economica e politica: il muro di Berlino.
È stato considerato il simbolo della cortina di ferro, linea di confine europea tra le zone controllate da Francia, Regno Unito e U.S.A. e quella sovietica, durante la guerra fredda.
La divisione della città era stata decisa dai Paesi alleati nel 1945, poco prima della fine della seconda guerra mondiale, nel corso della conferenza di Jalta. Il settore più esteso era quello sotto il controllo sovietico, nella zona est.
Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso di circolare liberamente in tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra fredda i movimenti vennero limitati; il confine tra Germania Est e Germania Ovest venne chiuso nel 1952 e l’attrazione dei settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumentò.
La zona occidentale della città, infatti, veniva rapidamente ricostruita, si creava lavoro e il benessere aumentava, mentre a oriente crescevano povertà e miseria. Circa 2,6 milioni di tedeschi dell’est passarono ad ovest tra il 1949 e il 1961.
La notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, le autorità di Berlino Est cominciarono a far costruire una recinzione di filo spinato per impedire ai propri cittadini di scappare a Ovest. Appena due giorni dopo, il filo spinato fu sostituito da un vero muro di cemento armato alto quasi 4 metri che, nel corso degli anni, diventò sempre più impenetrabile, raggiunse la lunghezza di 155 km e veniva pattugliato da guardie armate e cecchini pronti a sparare a chiunque tentasse di oltrepassare la barriera. Si stima che tra le 133 e le 200 persone furono uccise perché sorprese a scappare da una parte all’altra. Intere famiglie rimasero divise per 28 anni.
Nell’autunno del 1989 si accesero le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est, portando il presidente Erich Honecker alle dimissioni. Al suo posto salì Egon Krenz. Il nuovo governo decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest.
Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della Germania Est, ebbe il compito di dare la notizia; trovandosi in vacanza prima che venisse presa questa decisione, non venne a conoscenza dei dettagli delle nuove “regole di viaggio”.
Così il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa, azzardò: «Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato correttamente quest’ordine diventa efficace immediatamente».
In poche ore decine di migliaia di persone si presentarono ai pochi punti di passaggio e le guardie, incredule, furono costrette a lasciarle passare. Nei giorni successivi, molte persone accorsero al muro per abbatterlo e staccarne dei souvenir, distruggendo definitivamente quel simbolo di repressione e divisione tra popoli. L’evento portò alla dissoluzione dell’Unione sovietica e la Germania fu riunificata il 3 ottobre 1990.
Da https://vocecontrocorrente.it/9-novembre-1989-2019-30-anni-fa-la-caduta-del-muro-di-berlino/