Pediatra americana critica il transgenderismo, YouTube la censura

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L’EDITORIALE DEL VENERDÌ

di Matteo Orlando

La dott.ssa Jennifer Roback Morse, presidente del Ruth Institute statunitense, ha condannato il divieto di YouTube relativo ad un video della Daily Signal/Heritage Foundation dove la dott.ssa Michelle Cretella si è espressa contro il transgenderismo.

Nell’intervista la Cretella, eminente pediatra e direttore esecutivo dell’American College of Pediatricians, ha dichiarato: “Se vuoi tagliare una gamba o un braccio, sei considerato malato di mente, ma se vuoi tagliare un seno sano o un pene, sei transgender”

YouTube ha affermato che questa frase viola il suo codice di incitamento all’odio. “I rivoluzionari sessuali che gestiscono YouTube sono codardi”, ha detto la dottoressa Morse. “Non possono confutare la dottoressa Cretella e la Heritage Foundation. Così escludono i loro avversari invece di affrontarli. I Big Tech stanno facendo sembrare il Grande Fratello benevolo”.

La dottoressa Morse ha aggiunto che le osservazioni della Cretella non promuovono la violenza o l’odio verso nessuno. Invece, è il tipo di mutilazione contro cui Cretella ha parlato che è un atto di violenza mentre YouTube chiama un’osservazione perfettamente ragionevole “discorso di odio medico-professionale”, pur di giustificare il divieto.

La dottoressa Cretella è stata intervista proprio dalla presidente dell’Istituto cattolico “Ruth Institute” durante una puntata del “The Dr. J Show”, il nuovo podcast video del gruppo americano.

Lei e la Morse hanno discusso di una serie di preoccupazioni, tra cui le conseguenze mediche della cosiddetta transizione di genere. L’Istituto Ruth esorta i suoi sostenitori a promuovere questa intervista come un modo per contrastare la censura contro i membri dell’Heritage Foundation.

In un altro caso è stato coinvolto direttamente il Ruth Institute: due genitori divorziati erano in disputa perché la moglie voleva trasformare suo figlio di sette anni in una “femmina” transgender mentre il marito combatteva tutto ciò. Dopo una protesta pubblica, il giudice ha concesso l’affidamento congiunto. Ma ha anche emesso un ordine di bavaglio che impedisce alle parti di discutere pubblicamente il caso. A questo proposito la dottoressa Morse ha dichiarato che questo è “un altro esempio scandaloso di censura che coinvolge il transgenderismo”.

“Abbiamo intenzione di continuare a lottare per scoprire la verità, indipendentemente dai critici”, ha detto Morse. L’Istituto Ruth è un’organizzazione non profit globale che forma i cristiani per difendere la famiglia e costruire una civiltà dell’amore. La dottoressa Morse è anche l’autrice del libro “The Sexual State: How Elite Ideologies Destroying Lives”, che letteralmente vuol dire “Lo stato sessuale: come le ideologie d’élite stanno distruggendo la vita”, un testo di “battaglia” che difficilmente vedremo tradotto in italiano.

Il Centro risorse dell’Istituto Ruth offre decenni di ricerca e strumenti educativi per sostenere le persone e le famiglie danneggiate dal divorzio, dalla “hook-up culture” e da altre forme di disgregazione familiare.
L’Istituto Ruth ritiene che ogni persona ha il diritto di conoscere il proprio patrimonio culturale e la propria identità genetica, che ogni bambino ha diritto a una relazione con la madre e il padre naturali, fatta eccezione per un’inevitabile tragedia.
Il Ruth Institute, infatti, rifiuta l’idea che un bambino sia un problema da risolvere o un oggetto da acquistare se lo si desidera. L’Istituto Ruth sogna che la vita di ogni bambino sia accolta in una famiglia amorevole formata da una madre e un padre sposati tra loro.
L’Istituto Ruth sostiene gli insegnamenti tradizionali della Chiesa sul matrimonio, sulla famiglia e sulla sessualità umana. O
ggi questi insegnamenti sono talvolta considerati esclusivamente “cattolici”. In realtà anche altre religioni e perfino degli atei pensano la stessa cosa. Ecco perché l’Istituto Ruth lavora con individui e gruppi, religiosi o meno, che condividono le opinioni cattoliche su questi fondamentali argomenti.

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