Qual’è il modo migliore per i migranti di ottenere il permesso di soggiorno? Iscriversi all’Arcigay. Come ha appurato un’inchiesta di Francesca Ronchin per il Corriere della Sera, si tratta di un sistema collaudato che contempla la complicità di avvocato e attivisti delle ong pro-migranti. «L’escamotage – scrive il Corriere della Sera – deve essere prassi piuttosto comune se la risposta che ci sentiamo ripetere dai migranti incontrati è quasi sempre la stessa», ovvero«il mio avvocato mi ha detto che se voglio il permesso di soggiorno, devo prendere la tessera dell’Arcigay». Peccato che si tratti di ragazzi eterosessuali. «Un ragazzo del Senegal – scrive Ronchin – ci racconta addirittura di avere moglie e figli e di sperare che un domani possano raggiungerlo in Italia.
Come riporta il Corriere della Sera, per i migranti Lgbt, ogni due settimane l’Arcigay di Roma organizza degli incontri che a quanto si legge sul sito sembrerebbero gruppi di ascolto finalizzati a facilitare i nuovi arrivati nel loro percorso d’ integrazione. Ma come spiega al quotidiano uno dei coordinatori, la loro vera funzione è quella di preparare i ragazzi alle udienze nei tribunali. «Nel 99,9 % dei casi, i migranti che vengono da noi non sono gay, sono qui solo perché hanno bisogno dei documenti. Per ottenerli però devono risultare convincenti di fronte ai giudici e per chi è eterosessuale e proviene da Paesi dove i gay non sono accettati, non è certo facile. Noi proviamo ad aiutarli a combattere la loro omofobia e a sentirsi a loro agio nei “panni gay”».
«Sono migranti economici»
Il Corriere racconta il ruolo degli avvocati. Un avvocato conferma al quotidiano di aver seguito oltre 500 casi e di non aver mai incontrato qualcuno che fosse un vero rifugiato. «Quelli che arrivano nella maggior parte dei casi sono migranti economici. Spesso le loro storie sono tutte uguali, lo stesso copione, per questo io dico subito di non raccontarmi bugie perché altrimenti non li posso aiutare. A quel punto lavoriamo sui dettagli, si cerca di mettere in luce quegli aspetti che possono suggerire uno stato di reale pericolo e in alcuni casi, quando il migrante proviene da un Paese dove l’omosessualità è illegale, si può provare a percorrere questa strada come ho fatto recentemente con un ragazzo del Gambia. L’ho mandato alle riunioni dell’Arcigay ed è andata bene». Il giudice infatti gli ha dato la protezione sussidiaria.
A chi spetta lo status di rifugiato
In base ai protocolli della Convenzione sui rifugiati e al decreto legislatico n.251, 2017, lo status di rifugiato spetta anche a chi si trovi in pericolo di vita a cauda del proprio orientamento sessuale. E l’unico modo per saperlo sapete qual’è? Chiederlo direttamente ai migranti…
(La Redazione)