Carola Rackete ora riceve pure “l’applauso” della Cassazione: “Da parte sua adempimento del dovere”

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La Cassazione scrive un’altra pagina nel processo di beatificazione di Carola Rackete. I supremi giudici infatti hanno ritenuto “corretta” la decisione del Gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch 3 perché – si evince leggendo le motivazioni della sentenza del 17 gennaio, pubblicate oggi – lei ha fatto solo il suo dovere. Anche speronando la nave della Guardia di Finanza.

Le “prodezze” di Carola Rackete

Com’è noto, la comandante della Sea Watch 3, dopo aver forzato il blocco che le impediva di portare la nave con 42 migranti all’interno delle acque territoriali italiani, decise anche sarebbe approdata a Lampedusa a ogni costo. Così, nell’eseguire quella manovra proibita, finì anche per speronare la nave della Guardia di Finanza che le impediva il passaggio. Per questo fu posta agli arresti, salvo poi essere scarcerata per decisione del Gip.

Per la Cassazione ha fatto solo il suo dovere

Ora i giudici di piazza Cavour, che con la loro decisione di gennaio hanno respinto il ricorso della Procura contro la scarcerazione, ci fanno sapere attraverso le motivazioni che agì “in adempimento del dovere di soccorso in mare”. “L’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma – scrivono – comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro“. Dunque, anche per loro, come per la gip di Agrigento Alessandra Vella, Rackete, non ha commesso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra. Anche perché, scrivono gli ermellini, “le navi della Guardia di finanza sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”.

Un “invito” a fare dell’Italia il campo profughi d’Europa

«La Corte Suprema italiana ha confermato oggi che non avrei dovuto essere arrestata per aver salvato delle vite», twittò dopo la sentenza Rackete. «Questo – aggiunse – è un verdetto importante per tutti gli attivisti di salvataggio in mare! Nessuno dovrebbe essere perseguito per aiutare le persone bisognose». L’indirizzo, dunque, è chiarissimo: chiunque può decidere di fare del nostro Paese il “campo profughi d’Europa”, speronando anche una nave militare in servizio, e farla franca. Anzi, ricevendone anche un plauso per il proprio senso del dovere. Non a caso la stessa Rackete si è già detta disponibile a reiterare.

Da https://www.secoloditalia.it/2020/02/carola-rackete-ora-riceve-pure-lapplauso-della-cassazione-da-parte-sua-adempimento-del-dovere/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

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