Il mistero del virus

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Ma poi si è capito come è nato e chi lo ha propagato il coronavirus? Fatalità, errore, incoscienza, bestialità? Io non l’ho ancora capito, ho una serie di informazioni, anche troppe, ho un mucchio di sensazionali rivelazioni e una valanga di interpretazioni contrastanti ma alla fine non so niente di preciso. Nulla più di quanto sapessimo all’inizio. E non per curiosità, sete di conoscenza, per farne storia o solo per risalire a eventuali colpe di singoli o di gruppi, di istituzioni o di stati. Ma perché il miglior modo per evitare che si ripeta, è capire come nasce, da dove nasce e come si riproduce. E chi, cosa dobbiamo temere, oltre i contagi animali.

Non abbiamo ancora capito se i cinesi sono stati solo vittime o responsabili, se è un incidente in laboratorio o nella vita corrente, se è stato tardivo o tempestivo il loro reagire, fino a che punto risale il loro eventuale grado di colposità. E non si comprende se tutto è coperto da segreto militare, se ci sono cose che non si possono divulgare, guerre fredde sommerse. Non ci è ancora chiaro perché in Italia è esploso prima e più di ogni altro luogo d’Occidente con una mortalità che in percentuale ci rende tristemente primi al mondo. Perché abbiamo questo primato: sfiga, scarsità di strutture, colpe politiche, leggerezza, o che? Perché un morbo cinese attacca proprio l’Italia, c’è una spiegazione più razionale del fatto che Marco Polo fu il primo ad arrivare in Cina sette secoli fa? Né abbiamo capito come è meglio affrontarlo, se con metodo british-brexit, o con metodo latino-mediterraneo, barricandoci tra le calde pareti materne della casa. Non è possibile fare previsioni di durata e di estensione, c’è chi parla di giorni e chi di mesi per il coprifuoco, c’è chi dice che sarà infettata più della metà della popolazione e chi dà numeri ristretti ad alcune decine di migliaia.

Il picco, anche agli occhi di scienziati e virologi si sposta come un cursore impazzito, ogni giorno e a ogni notizia, e così le aspettative di contagio, il boom annunciato al sud e a Roma oppure no, resta inarrivabile il primato tragico della Lombardia. Il bla-bla intorno al covid-19 non dà più informazione, semmai più confusione e apprensione, i pareri degli esperti oscillano tra le ovvie ripetizioni dei mantra igienici di massa a previsioni diametralmente opposte; certo, tiene alto il livello d’allarme e sollecita comportamenti prudenti, un tempo si sarebbe detto “da timorati di Dio”. Solo chi è in prima linea, negli ospedali più assaltati, per esempio tra Bergamo e Brescia, non fa previsioni, ci racconta solo l’inferno dal vivo e a volte dal morto. Senza dire del mistero su come lascerà stremati l’Italia, l’Europa e il mondo; ma questo rientra già nelle incognite di ogni futuro.

Insomma, è strano: viviamo nella società globale dominata dalla scienza, dalla programmazione tecnologica, dall’informazione e dai social, dai business plane e dalla democrazia elettronica eppure navighiamo a fari spenti nella notte, è incomprensibile quel che è accaduto, perché è accaduto, che trafila segue il contagio, se non i misteriosi capricci del caso. Ed è incomprensibile e incontrollabile quel che accade e come rimediare, oltre la profilassi certa, antica e puerile, come lavarsi le mani o isolarsi tutti da tutti, in casa o nei confini.

Tutto è avvolto nel Mistero. Esattamente come davanti alla peste e al colera dei secoli scorsi, esattamente come i terrori dell’Anno Mille, e di qualche altra annunciata fine del mondo. Di fronte al Mistero, alla Paura e alla Restrizione, pur vivendo in una società sofisticata reagiamo come bambini, anzi veniamo incoraggiati a comportarci come bambini: cantiamo la canzone dal balcone, sventoliamo la bandiera, facciamo il meritato applauso al personale sanitario. Battiam battiam le mani evviva il Direttor. O ci mandiamo video, vignette e battute per giocare col Mostro, per esorcizzare il Mammone.

Certo ogni tanto ti arriva il video di Quello-che-ha-Capito-Tutto, quello che sa ciò che tutti gli altri ignorano, o che dice la Verità perché lui è libero, non è pagato da nessuno, non dipende da una struttura sanitaria, da un potere, dalla stampa. Quindi può sparare profezie (o chiamatele in altro modo) all’impazzata. Lui sa, lui ha intuìto, e te lo spiega. E di solito niente è come appare. In tanti abbiamo fame di ascoltare favole, qualcuno anche di narrarle.

La realtà è che brancoliamo nel Mistero né più né meno che nell’antichità. Non sappiamo nulla più di quanto sapessero i nostri antenati, quelli che si rivolgevano ai santi e alle madonne, o peggio agli stregoni e alle megere, per proteggersi dal male. A quelli che compivano riti per scacciare il male. Lo facciamo anche noi, per esempio, col rito scaramantico Tutto andrà bene. Ma sì, facciamo tutto quel che serve a farci stare meglio, anche il corno e il ferro di cavallo.

Ma non eravamo una società ad alta tecnologia che derideva il ricorso alla religione e al fato, che programmava tutto e si affidava solo alla scienza e al calcolo? Stiamo da un mese a litigare sulle mascherine, il tampone e l’amuchina; ammazza l’industrializzazione, la velocizzazione, la stampante 3d, il mercato… Di fronte al pericolo torniamo nelle caverne. Siamo primitivi in case accessoriate, aborigeni con lo smartphone. Siamo iper-dotati sul piano sanitario e iper-cablati ma disarmati quando passiamo a chiederci perché accade, come rispondere, in che modo evitare, arginare. Vince il caso, più la strana sensazione di vivere nella trama di un fanta-romanzo. Vediamo tutto quel che succede nel mondo in diretta a casa nostra, ma non abbiamo il senso degli avvenimenti esattamente come cento, mille, diecimila anni fa. Mistero batte Progresso e noi dentro un film da incubo.

MV, La Verità 18 marzo 2020

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