Abbiamo visto ieri quali sarebbero state le procedure corrette di allarme e di reazione che il governo avrebbe dovuto mettere in atto per affrontare quella che è, a tuti gli effetti, una guerra. Così non è stato e le conseguenze sono evidenti a tutti in termini di caos, sia nella gestione dell’emergenza sanitaria sia, adesso anche, di quella economica.
Abbiamo quindi rivolto qualche domanda all’ammiraglio Nicola De Felice la cui indiscussa esperienza in ambito internazionale maturata ricoprendo i più alti incarichi nella Marina Militare e nello Stato Maggiore della Difesa ci aiuterà a capire qualche cosa in più.
Quando abbiamo avuto bisogno di aiuto, l’Unione Europea si è voltata dall’altra parte e ci sono venuti in soccorso cubani, cinesi, russi e albanesi… Come è possibile?
«Veramente un bel gesto di concreta solidarietà da chi magari non ti aspetti e una grande lezione all’Unione Europea che, come in altre occasioni, rimane impantanata nei suoi nodi strutturali irrisolti, con i soliti che vogliono dettar legge a scapito di tutti gli altri. Una UE pachidermica, lenta e indecisa, che neanche nell’emergenza sa prendere decisioni importanti. Ho personalmente grande stima del popolo russo, dopo la loro solidarietà è arrivata anche quella di altri Paesi dell’Europa (come la Polonia), che si sono dimostrati più volte vicine a noi con fraterna solidarietà. La Commissione Europea e il Consiglio d’Europa, invece, sono due strutture lontane dalla gente e il loro modo di operare continua ad allontanarli sempre di più».
Eppure, uno dei maggiori quotidiani italiani, “La Stampa”, non ha avuto parole gentili nei confronti dell’aiuto russo, che è stato fatto oggetto di una severa critica… la cosa ha assunto con il tempo una rilevanza diplomatica…
«Si ho letto e francamente non mi so dare una spiegazione. Un articolo che tentava di mettere in cattiva luce l’azione di solidarietà della Russia nei nostri confronti, cercando di far passare messaggi oscuri e francamente molto opinabili. Quando c’è un’emergenza come quella che stiamo vivendo, si mettono in campo esperti di ogni tipo, anche militare e anche in materie che possono in qualche modo dare un grosso contributo di idee e di esperienza. Non c’è da stupirsi se ci sono esperti militari russi di guerra chimico-batteriologica, li abbiamo messi in campo anche noi, facendoli arrivare dalla nostra Scuola militare di Rieti, che si occupa proprio di questo aspetto.
I russi hanno fatto e stanno facendo un gran lavoro, portando tutta la loro esperienza e un gran quantitativo di materiale logistico. È chiaro che hanno avuto bisogno di un periodo di ambientamento, anche il coordinamento con tutta la macchina di aiuti avviene dopo qualche giorno. La migliore risposta alle critiche del quotidiano torinese, l’hanno fornita i tantissimi messaggi di ringraziamento che i cittadini delle località impattate dall’intervento russo, hanno espresso sui social».
Recentemente, l’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato che Orban, premier ungherese, dovrebbe essere portato davanti alla Corte di Giustizia Europea e che l’Italia non dovrebbe indugiare nell’accettare il MES, cosa pensa?
«Io da una persona come Emma Bonino, che si è fatta finanziare da Soros, non posso che aspettarmi battute del genere. Nelle sue dichiarazioni segue una strategia che non va di sicuro a vantaggio degli italiani. Orban è stato democraticamente eletto dal popolo ungherese e i pieni poteri, in questo periodo di emergenza, gli sono stati concessi da un parlamento regolarmente eletto e nel pieno delle sue facoltà, quindi, di cosa parliamo?
Se proprio vogliano vedere, il nostro primo ministro, Conte, non è stato eletto da nessuno, eppure ha esercitato pieni poteri, limitando anche libertà costituzionali, senza che questi poteri fossero legittimati da un passaggio parlamentare…
Su Orban va ricordato che anche nella costituzione dell’antica Repubblica Romana si faceva ricorso all’assunzione dei pieni poteri di una magistratura straordinaria, quale era la dittatura, solo in casi straordinari, quali la necessità di combattere particolari pericoli. Tale magistratura, nominata con il consenso del Senato, durava in carica fino a quando non avesse svolto i compiti per i quali era stato nominato.
Del MES cosa pensa?
Per evitare la trappola del MES, ci potrebbe essere una vecchia, ma sempre valida, soluzione… Si potrebbe agire in autonomia, emettendo dei titoli di Stato straordinari (perché il momento è straordinario) come in altre occasioni storiche di emergenza. È già successo nel 1907, nel 1918 e nel 1929 durante la grande crisi. Al quel tempo si parlava di Buoni di Guerra, oggi si dovrebbe parlare di PatriaBond o di ItaliaBond…».
Ci spieghi…
«Mentre gli Eurobond sono vincolati a progetti e finanziati solo per investimenti dalla scarsa cassa del Fondo Europeo per gli Investimenti, con scadenze a breve e medio termine, i PatriaBond potrebbero essere garantiti dalla Banca d’Italia con tempi illimitati. Ritengo vincente l’idea di un’emissione straordinaria di buoni del Tesoro destinati agli imprenditori, alle famiglie e agli investitori italiani, con delle fiscalità vantaggiose, con incentivi, aiuti economici e crediti per chi li sottoscriverà.
Come i titoli emessi durante il 1900, per gravi eventi mondiali, con un periodo di ammortamento di 40/50 anni. Da emettere a un valore di 75 centesimi per ogni euro di valore nominale, venendo rimborsati alla pari in tempi lunghi, con il tasso di interesse favorevole al compratore. I tagli disponibili potrebbero essere molto vari a partire da 25€, fino a 10.000€, e non trasferibili. La BCE potrebbe sottoscrivere centinaia di miliardi di titoli di Stato italiani. Eviteremo la patrimoniale e non si metterebbero a rischio i risparmi, il lavoro, le pensioni, le opere d’arte, i monumenti, gli ospedali, i porti o gli aeroporti degli italiani. Il debito pubblico salirà, ma siamo in emergenza».