Emergono sempre più forti e condivisi i dubbi sulla App di tracciamento e contollo che il governo vorrebbe imporre ai cittadini con la scusa del Covid-19
Ci voleva l’ultima puntata di Report (Rai2), andata in onda lo scorso 11 maggio, per far emergere quello che noi denunciamo da settimane, ovvero le incoerenze e i punti oscuri che circondano l’App Immuni. Un servizio accurato, che è divenuto in breve virale, come l’hashtag #abbiamogiarisposto con cui il Ministero dell’Innovazione ha riassunto – grossolanamente – le proprie repliche ai dubbi mossi sull’App di tracciamento e controllo.
«Il codice sorgente sarà rilasciato su github come tutti i nostri progetti, sarà scaricabile dopo i test come in ogni progetto di questo tipo», ha twittato il Ministero. E basterebbe questo per “sbugiardare” il governo, dato che il codice sorgente, in versione open source (dunque controllabile e verificabile da tutti) avrebbe dovuto essere disponibile “prima” dell’adozione dell’App e dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, non “dopo”.
Ma andiamo con ordine. Leggendo sul sito di Report le domande fatte dalla trasmissione al Ministero, le contraddizioni tornano ad esplodere. «Come mai – chiede Report – nonostante la relazione finale sul contact tracing prodotta dal sottogruppo di lavoro 6 in seno alla task force ritenesse opportuno il test in parallelo di due soluzioni tecnologiche individuate, nella nota del 10 aprile viene trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri la decisione di indicare la scelta dell’App Immuni per la realizzazione del sistema nazionale di contact tracing?»
Risponde il Ministero «Perché, come scritto nella relazione del gruppo 6, Immuni mostrava “maggiori garanzie di interoperabilità e anonimizzazione dei dati personali. Tale soluzione, inoltre, risulta essere ad uno stadio di sviluppo più avanzato della soluzione CovidApp».
Meno male che Immuni si trova a uno “stadio più avanzato”. Siamo a metà maggio, la Fase 2 sta per finire ovunque, lasciando spazio a una Fase 3 di riaperture, i contagi sono in costante calo e dell’App ancora non v’è traccia. A che servirà quando arriverà?
La stessa task force, poi, ha formulato il seguente giudizio conclusivo: «La soluzione Immuni utilizza la tecnologia sviluppata dal Consorzio Progetto Europeo PEPP-PT, promettendo quindi maggiori garanzie di interoperabilità e anonimizzazione dei dati personali».
Ma come? Non era stata scelta perché rispettosa della privacy? Il modello PEPP-PT, come si sa e come noi stessi abbiamo da tempo ribadito, è un modello “centralizzato”, dove tutti i dati (la lista di tutti i codici identificativi degli smartphone delle persone con cui un utente è venuto in contatto) vengono immagazzinati sul server. Gli stessi identificativi vengono generati e controllati dal server (quindi possono essere manipolati e controllati)…
Si aggiunge inoltre, con riferimento al decreto-legge 30 aprile 2020, n. 29, art. 6che:
- “Il trattamento effettuato per allertare i contatti riguarderà solo i dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure pseudonimizzati”. Che cosa significa “pseudonimizzati”? Che non saranno pienamente anonimi, come invece strombazzato ai quattro venti?
- “I programmi informatici di titolarità pubblica sviluppati per la realizzazione della piattaforma e l’utilizzo dell’applicazione di tracciamento saranno resi disponibili e rilasciati sotto licenza aperta e verificabile da chiunque”. Qui torna la domanda: quando? E perché si approva un’App prima che ne sia rilasciato pubblicamente il codice sorgente per sapere a cosa si sta andando incontro?
- Viene fissata “l’interruzione dell’utilizzo della piattaforma e del trattamento dei dati personali alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020”. E di qui ad allora quanti sterminati usi impropri dei nostri dati potranno essere fatti?
- “Entro la medesima data tutti i dati personali trattati dovranno essere cancellati o resi definitivamente anonimi”. E anche qui ci chiediamo: allora non saranno sul momento “definitivamente anonimi”?
Non è tutto. Il Ministero afferma che la Bending Spoons (società privata che ha sviluppato la App) era stata scelta perché avente il know-how e il codice derivanti dal lavoro del consorzio PEPP-PT che, all’epoca, riuniva i maggiori centri di ricerca europei, con competenze epidemiologiche, di cybersecurity e informatiche.
Non si sa se ridere o piangere dinanzi al candore di questa dichiarazione perché, invece, la ministra aveva affermato che si era deciso di adottare un diverso protocollo, il DP-3T. «Su tale soluzione è poi ricaduta la nostra scelta, infatti oggi Immuni utilizza il framework di Apple e Google Exposure Notification ovvero un sistema cosiddetto decentralizzato».
Anche i tempi di questa ridicola storia rispettano quelli biblici dei decreti di Conte… «Apple e Google rilasceranno la versione del sistema operativo con il framework di Exposure Notification intorno al 15 maggio p.v. L’obiettivo è rilasciare l’App intorno alla fine di maggio e al momento stiamo rispettando la tabella di marcia che ci siamo dati per essere pronti non appena la versione del sistema operativo sarà rilasciata dalle due società».
Come dicevamo prima, a che servirà una App di tracciamento dei contagi così tardi? Immuni non era stata scelta perché più avanti rispetto ai competitors?
Ricordiamo che solo qualche giorno fa vi abbiamo parlato di Protetti, una tecnologia open source già pronta e utilizzabile per il contact tracing che, però, non ha avuto il benestare da parte del Governo.
Dove però la ministra Paolo Pisano si guadagna il nostro Pinocchio è per la risposta alla domanda: «Siete al corrente che tra i soci finanziatori della società Bending Spoons, oltre a una partecipazione della StarTip di Gianni Tamburi e H14 dei Berlusconi, c’è anche un fondo con capitale asiatico?»
Come i lettori ricorderanno noi avevamo già svelato i nomi dei veri proprietari della Bending Spoons (figli di Berlusconi, amici di Renzi e sodali di Sala). Ma la ministra, come Alice nel Paese delle meraviglie risponde: «per verificare i soci finanziatori di Bending Spoons è sufficiente una semplice visura camerale, dalla quale si evince che i soci fondatori, poco più che trentenni, detengono l’80% delle quote e il 90% di quelle con diritto di voto, che permettono loro di eleggere il consiglio di amministrazione nella sua interezza».
Il naso cresce alla luce, invece, del coinvolgimento di società come Jakala e Geouniq che hanno centrato il proprio business proprio sul data analytics. Un coinvolgimento che, seppur negato dalla Pisano, getta una luce inquietante sulla vera natura dell’App Immuni e sul suo scopo.
Come se non bastasse, spunta un nuovo nome accanto a Bending Spoons, la Arago di Hans-Christian Boos, noto per il suo sostegno a un modello centralizzato e a un totale controllo dei dati.
In questa sacra alleanza tra potere statale, potentati economici e società di marketing tecnologico gli unici a essere vittime siamo noi. Immuni non va scaricata.
DA
https://www.orwell.live/2020/05/14/anche-la-ministra-pisano-non-e-immuni-dalle-bugie/