Subito nuove aperture e piano per i cantieri
Il governo Conte traballa sotto le pressioni di Italia Viva. Sembra di essere tornati a tre mesi fa, quando Matteo Renzi criticava l’esecutivo ogni giorno minacciando di togliere il sostegno (decisivo) del suo partito. All’epoca l’ex segretario del Pd tuonava contro le tasse sulle bibite gassate, la riforma della prescrizione disegnata dal ministro Alfonso Bonafede e la revoca delle concessioni ad Autostrade. La quarantena ha sospeso gli scontri e imposto una condivisione (almeno apparente) della lotta al Coronavirus. Ma con la fase 2 sono ricominciate le prese di distanza e gli annunci di dimissioni da parte della compagine renziana. Oggi pomeriggio il confronto tra il premier Conte e gli esponenti di Iv. A tentare di trovare un’intesa ci sono i due capigruppo Boschi e Faraone e il coordinatore nazionale Rosato. Il presidente del Consiglio vuole evitare scintille e ha già preparato un piano per convincere i “ribelli” a tornare sui loro passi.
Primo punto: l’anticipo delle riaperture previste per il 18 maggio e il 1° giugno. Italia viva pone da giorni la necessità di un approccio meno prudente, per evitare di far pagare alle piccole imprese una crisi che si annuncia lunga e complicata. Per questo il premier offrirà una revisione del piano già stabilito, consentendo ai renziani di intestarsi il risultato. Il premier sposerà anche il “piano shock” messo a punto già da mesi dagli esponenti di Iv: «Lo chiamassero pure piano De Micheli o come vogliono, purché parta e cominci a dare lavoro» dicono i renziani. Un grande cantiere Italia, insomma, che consenta di dare spinta agli investimenti pubblici. Poi c’è anche la questione delle scuole paritarie, a cui i renziani chiedono di dare una mano, e gli emendamenti presentati al dl Liquidità, su cui il premier è pronto a fare la sua parte.
Resta sullo sfondo la battaglia sulle regolarizzazioni portata avanti dalla ministra Teresa Bellanova che, come era prevedibile, ha escluso l’eventualità di dimettersi. Ieri sera non si era trovato l’accordo. La mediazione sulla durata dei permessi di soggiorno (3 mesi, rispetto ai 6 di partenza) avanzata da Iv si è scontrata con un nuovo no della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S).
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