Roma, 15 mag – Mondo da unipolare e multipolare, avanzata di nuove potenze, Unione Europea che scricchiola, nuovi scenari da mettere in conto nello scacchiare globale. Tutto evidente, in parte auspicabile e già messo in conto da tempo, ma nessun leader politico americano aveva mai messo in discussione l’apparentemente ineluttabile globalizzazione. A farlo ci ha pensato ora addirittura l’attuale presidente degli Stati Uniti, affermando che la pandemia di coronavirus ha posto fine al fenomeno che ha generato una rapida intensificazione di scambi e investimenti internazionali. Donald Trump, in un’intervista rilasciata a Fox Business, lo ha detto senza mezzi termini: la globalizzazione è finita.
Aggiungendo poi che non ha intenzione di rinegoziare l’accordo commerciale con la Cina che tanto ha fatto discutere, e continua a farlo, gli analisti. Il presidente statunitense ha rilanciato così la sua politica di “America first”. Anzi, a ben vedere è andato ben oltre: “E’ un grande momento per avere un dollaro forte”, ha dichiarato Trump dopo che il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, ha rigettato la proposta di tassi di interesse negativi. “È un ottimo momento per avere un dollaro forte…Tutti vogliono essere nel dollaro perché l’abbiamo mantenuto forte. L’ho mantenuto forte”, ha specificato Trump con la consueta modestia.
Le previsioni di Trump
Quello del tycoon è senza dubbio un azzardo previsionale, ma questa non è certo una novità. Non è infatti la prima volta che il presidente Usa si lascia andare a toni infuocati e conclusioni lapidarie, senza per questo sbagliare sempre come ritengono i suoi più accaniti detrattori. E’ indubbio che Trump scivoli spesso in uscite fuori luogo e prenda altrettanto di frequente grossi granchi, ma è questo il caso? E soprattutto, quanto rischiamo noi dal rafforzamento del dollaro? Il leader della Casa Bianca sostiene che il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti non scenderà sotto il 10% prima di settembre e ritiene adesso che l’economia nazionale dovrà sostenere un periodo di “transizione” nel terzo trimestre dell’anno in corso. Dopodiché perògli Usa “saranno di nuovo forti” a partire dal prossimo anno.
Eugenio Palazzini
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