Il governo da 2 mesi promette aiuti che non arrivano, l’UE vuole solo spingerci verso il MES e, intanto, sempre più italiani non ce la fanno più e sono costretti a umiliarsi per tirare avanti
«Sono più di 20 anni che lavoro al Banco dei Pegni, ma scene come quelle che ho vissuto in questo ultimo mese non le avevo mai viste e non le dimenticherò mai». Mario (lo chiameremo così per rispettare la sua volontà di anonimato), lavora come impiegato al Monte dei Pegni di una media città italiana. Qui vengono le persone per avere un aiuto economico lasciando “in pegno” qualche oggetto personale di valore. Una soluzione estrema per “fare cassa” quando ormai si è sull’orlo della disperazione.
In questi giorni, davanti ai Monti di Pietà di tutta Italia si sono riviste code che di persone che non si vedevano dai tempi della guerra.
«Quando fai il mio lavoro – ci racconta Mario- si è abituati ad impattarsi con la povertà e le sue sfumature. Molti si ingegnano a creare storie veramente al limite del credibile per cercare di strapparti qualche euro in più. L’esperienza maturata negli anni, ti aiuta a distinguere con un’alta percentuale di certezza, coloro che mentono da chi ti racconta una storia vera. Negli ultimi giorni, purtroppo, secondo la mia esperienza (ma anche quella dei colleghi con cui ho condiviso certe esperienze), il numero dei “fantasiosi” creatori di storie pietose, è crollato drasticamente».
La realtà, vissuta da molti italiani, è molto più dura di quanto si pensi e certo di quanto NON immagina il governo. Da una parte abbiamo una situazione di emergenza con le attività commerciali, imprenditoriali e professionali chiuse, ma con affitti e bollette da pagare, oltre a spese familiari e di vitto da dover affrontare. Dall’altra, c’è la “potenza di fuoco” delle false promesse governative: aiuti attesi e mai ricevuti. A molti anche i 600 euro non sono mai arrivati, la cassa integrazione non si sa quando verrà accreditata, le banche non concedono “l’atto d’amore” richiesto da Conte e la solita burocrazia ingolfa i passaggi più semplici.
«In fila fin dalle prime ore del mattino, davanti al Monte di Pietà dove lavoro – prosegue il sig. Mario – c’è uno spaccato molto vario della società, con diverse persone che non avresti mai pensato di vedere. Oltre ai precari, disoccupati e ai pensionati presenti anche in tempi ordinari, ora ci sono anche i professionisti, gli artigiani e i commercianti. Tutti a cercare un po’ di denaro liquido per andare avanti ancora qualche settimana. Alcuni di loro mi confidano di avere i risparmi “bloccati”, perché investiti in maniera che, svincolarli adesso, significherebbe accettare forti perdite. Però, di là di quelli che hanno qualcosa da parte, la povertà si è manifestata come non mai e sotto diversi aspetti. In alcuni casi ho l’impressione che il mio lavoro dia una mano concreta, in altri… soffro a dire dolorose verità».
I dati ufficiali, in Italia, parlano di un aumento superiore al 30% di coloro che sono ricorsi ai servizi del Monte dei Pegni in quest’ultimo mese. In genere, ogni anno, sono circa 300 mila gli italiani che usufruiscono del servizio, generando un giro di denaro che supera gli 800 mila euro con un “prestito medio” a riscatto di circa 1.000 euro. Il 95% di coloro che porta un bene, riesce anche a riscattarlo al termine del periodo concordato, mentre il 5% dei beni finisce alle aste.
«Solo l’esperienza acquisita nel tempo – spiega ancora Mario – mi aiuta a trovare le parole quando arrivano anziani, vedove o precari con prole e mi portano cose, per loro, preziosissime: magari piccoli monili che, però, di prezioso hanno solo il valore affettivo. Dirglielo è una pugnalata micidiale. Perché alla delusione del mancato introito per andare avanti, si somma la delusione di essere stati illusi. Ho visto migliaia e migliaia di occhi lucidi implorare una pietà che ogni volta mi dilania il cuore. Vedere gli anziani soli piangere è straziante».
In questi giorni ci sono file continue di persone fuori del MdP e tanti si vergognano anche solo a farsi vedere. Alcuni cercano di non farsi riconoscere e il loro imbarazzo ad essere lì, in attesa di entrare, è manifesto. L’imbarazzo fa crescere la frustrazione e il nervosismo e, in alcuni casi, necessita l’intervento delle Forze dell’ordine per regolare l’afflusso.
«Arrivano con gli oggetti in tasca o in mano – continua Mario – altri con lo zaino pieno dell’argenteria di famiglia. Si distaccano da pezzi della loro storia, da oggetti vissuti che incorporano in sé tanti ricordi, giornate più serene e gioiose di queste, i volti delle persone a cui si è voluto bene e non ci sono più. Sono lacerazioni dell’anima con un senso di umiliazione che gli leggi negli occhi».
Almeno fin qui siamo nella legalità, i beni lasciati in pegno sono valutati equamente e le cifre erogate possono essere restituite a un tasso d’interesse relativamente contenuto. Poi, però, c’è un altro tipo di “servizio” cui si ricorre per trovare liquidità quando si è disperati, questo completamente illegale. Parliamo degli usurai, o “strozzini” o “cravattari”, che prestano soldi a tassi altissimi, persino giornalieri. Qui è la malavita, in ogni suo aspetto, a farla da padrona e, anche qui, purtroppo, sono aumentate esponenzialmente le richieste di denaro, da parte di persone che, forse, non si rendono conto dei rischi enormi a cui vanno incontro.
«Cerco sempre di dissuadere le persone – ci spiega Mario – che mi manifestano l’idea di ricorrere a certi personaggi. Prospetto loro i grandi rischi di finire in mano agli usurai».
Però i problemi economici, i pagamenti in scadenza, le bollette, alcune spese completamente impreviste (non ultimo il funerale di qualche congiunto morto di coronavirus) e, infine, anche i bisogni alimentari della famiglia incombono… Dopo 2 o 3 mesi che non si incassa neanche un euro.
E bisogna davvero ringraziare Dio (non certo il governo) se per le necessità alimentari esistono le mense cattoliche o associazioni come Banco alimentare. Non dimentichiamo, poi, che una consistente parte di italiani ha rinunciato anche a curarsi. Sempre più persone non vanno più a fare analisi o dal dentista per mancanza di soldi e rinunciano ai farmaci non gratuiti.
«La situazione è molto più dura di ciò che ci vogliono far credere – conclude Mario – e credo che i mezzi di informazione siano orientati da chi non vuole che certi campanelli d’allarme siano ascoltati o visti. I mezzi di informazione mirano a un controllo sociale, dicendo e non dicendo, stemperando e tranquillizzando… ma le bugie hanno le gambe corte, la verità emerge sempre».
Prima o poi i nodi verranno al pettine. Questo governo di incapaci ha sulla coscienza miglia di morti che potevano essere evitate. Ora con i suoi ritardi, le bugie, l’inettitudine e l’asservimento a una Europa sorda e matrigna, ci sta anche rovinando… Possiamo concludere solo ripetendo: #celapagherete
DA
https://www.orwell.live/2020/05/11/tra-pegni-e-usurai-ecco-come-ci-hanno-ridotto/