Roma, 19 mag – La fase 2 è ufficialmente partita ieri e uno scalpitante Zaia – il primo, nelle scorse settimane, a battere i piedi per la riapertura presentando linee guida e provvedimenti poi seguiti dallo stesso governo – non le manda di certo a dire nei confronti dell’esecutivo accusandolo di scarsa chiarezza e nullo coordinamento.
In un’intervista rilasciata stamattina al Corriere, il governatore del Veneto, tra le varie cose, rimarca come l’accordo definitivo sia arrivato solo nella fonda tra sabato e domenica e, cosa più grave, a pochissime ore di distanza dalla riapertura materiale delle attività: «La vicenda è semplice. Venerdì le Regioni avevano chiuso un accordo con il premier Conte. Poi, sabato sera abbiamo detto di no, visto che il ruolo delle Regioni era una cosa tra le mille». L’accusa di avere cambiato le carte in tavola marginalizzando il ruolo delle Regioni è chiara. «Abbiamo dunque chiesto un incontro urgente che si è concretizzato all’una del mattino. Poi, pochi minuti prima delle 3.30 di domenica, abbiamo chiuso nuovamente l’accordo con il fatto che le linee guida delle Regioni fossero un allegato del Dpcm. Peraltro, non nego sia stato un calvario avere il testo del Dpcm…», spiega.
Alla faccia della «collaborazione istituzionale» tanto sbandierata dal premier, Zaia fa rilevare come solo dopo una serrata trattativa last minute e dopo l’immancabile diretta Facebook del presidente del Consiglio si sia arrivati a inserire le linee guida come allegato del Dpcm: «Ma sì, è il solito format Conte: diretta Facebook al sabato sera, le carte il giorno successivo inoltrato. Noi, il testo lo abbiamo avuto soltanto alle 17.30 di domenica. Io, comunque, avevo già distribuito le linee guida al sabato mattina. Per dire in che modo si sarebbe aperto».
Durissimo poi l’atto d’accusa che Zaia rivolge al governo e a certe tentazioni di ricentralizzazione della sanità: «Pensi che cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito da Roma. E qualcuno dice che la sanità va riaccentrata. Chi lo dice non ha capito nulla e dovrebbe ricominciare a fare il consigliere comunale: io lo renderei obbligatorio». Il governatore rivendica con decisione l’assunzione di responsabilità che lo ha portato ad adottare provvedimenti spesso in contrasto con quelli del governo: «Sono mancate le indicazioni basilari. Abbiamo sentito che le mascherine ai non malati non servivano, ne abbiamo sentite tante. Qui, tutto è accaduto su scelte nostre, a partire dalla chiusura di Vò Euganeo e dai tamponi che abbiamo fatto subito alla popolazione di quel comune e poi ad allargare il cerchio». Zaia rimarca la scelta, rivelatasi poi estremamente efficace, di eseguire tamponi a tappeto: «Mi dicevano che sprecavo soldi. A proposito, e i tamponi? Noi li abbiamo fatti con il sistema veneto, ma non è che qualcuno si fosse dotato di magazzini di tamponi…».
Cristina Gauri
DA
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