Fernandez vuole legalizzare l’aborto ma gli argentini non vogliono

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di Matteo Orlando
Nonostante la marcia virtuale per la vita in Argentina, il presidente di Más Vida, Raúl Magnasco, ha sottolineato che il paese sta affrontando ancora una volta la sfida della difesa delle madri incinte e dei non nati contro il tentativo del presidente Alberto Fernández per legalizzare l’aborto.
Fernández, che durante la campagna elettorale ha dichiarato che il suo governo avrebbe promosso la legalizzazione dell’aborto, ha annunciato che “ci sono una serie di leggi” pronte per entrare in discussione al Congresso, tra cui la “legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza volontaria”.
“Le leggi sono pronte dal 1° marzo. L’aborto è una di quelle leggi. Non l’abbiamo inviata perché siamo in altre emergenze “, ha detto il presidente, riferendosi alla pandemia di coronavirus.
La presidenza di Fernández è iniziata dopo il suo giuramento il 10 dicembre 2019. I suoi rapporti si sono rilevati subito tesi con il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che si è rifiutato di andare al suo insediamento, accusandolo di voler creare una “grande patria bolivariana” e minacciandoli di prepararsi ad una fuga di capitali e aziende brasiliane.
Anche gli Stati Uniti hanno avvertito il governo argentino: “vogliamo sapere se Alberto Fernández sarà un sostenitore della democrazia o un apologeta delle dittature e dei caudillos della regione, che si tratti di Maduro, Correa o Morales”.
Assumendo le sue funzioni nel contesto di una forte crisi economica Alberto Fernández ha annunciato aumenti delle imposte per i più ricchi e la classe media, agevolazioni fiscali per i più poveri, introduzione di una tassa del 30% sull’acquisto di valuta estera.
Ma adesso è passato all’aborto come “priorità” per gli argentini.
Di fronte a questi tentativi del presidente argentino, il presidente di Más Vida, Raúl Magnasco ha dichiarato a EWTN News che in Argentina sono “di nuovo di fronte alla sfida di difendere la vita poiché il nostro presidente ha espresso la sua intenzione di promuovere ancora una volta l’aborto nel nostro paese”.
Questo, ha ricordato, “pur sapendo che la maggioranza del popolo argentino rifiuta l’aborto e lo ha fatto in modo abbastanza chiaro e deciso nel 2018”. Nell’agosto dello stesso anno, peraltro, in un voto storico, il Senato respinse il progetto di depenalizzazione dell’aborto.
Con la marcia virtuale per la vita che ha avuto luogo sabato 30 maggio, l’Argentina si è unita ai paesi che hanno organizzato marce digitali come la Colombia, il Messico e il Guatemala.
Il presidente di Más Vida ha affermato che anche con la quarantena non hanno smesso di aiutare le madri e di sensibilizzare alla vita, motivo per cui anche la Marcia per la Vita non avrebbe dovuto saltare, seppur virtualmente.

MATTEO ORLANDO

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