di Peppino Zola
Fonte: Tempi
Caro direttore, ogni regime dittatoriale crea uno slogan per rendere appetibile al popolo la privazione della libertà; per rendere accettabile lo Stato totalitario. Stalin proclamava l’ideale del “Nuovo Uomo Sovietico”, mentre programmava i gulag e determinava la morte di qualche milione di russi. Hitler diceva esplicitamente che “dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita” e con questa coscienza massacrò milioni di ebrei e diede iniziò alla tragedia di una guerra mondiale. Mussolini faceva scrivere sui muri di tutta Italia il motto “Credere, Obbedire, Combattere”, per convincere gli italiani che valeva la pena perdere la libertà. Pol Pot (troppo frettolosamente dimenticato tra i feroci dittatori del secolo breve) affermava che “la nostra ambizione è di edificare una società in cui la felicità, la prosperità e l’uguaglianza prevalga per tutti” e per soddisfare questa ambizione fece uccidere 3 milioni di cambogiani dal 1975 al 1979.
Anche coloro che si stanno preparando a diventare prossimamente i dittatori totalitari del “pensiero unico” hanno trovato una parola magica, con la quale cercano quotidianamente di porre a tacere ogni libera espressione di pensiero. Si tratta della parola “odio”, con la quale pongono il veto di parola a chiunque voglia legittimamente esporre un pensiero diverso dal loro. Se si sollevano obiezioni circa una certa conduzione dell’Ue, subito scatta l’accusa di “odiare” l’Europa; se si pongono domande circa il drammatico problema dell’attuale migrazione mondiale, scatta l’accusa di “odiare” i migranti; se si vuole ribadire, con tutta la delicatezza del caso, la dottrina cattolica circa l’esperienza sessuale, scatta immediatamente l’orrenda accusa di essere omofobi. Insomma, come mi ha insegnato l’amico Robi Ronza, è stato messo in atto questo meccanismo: se io penso una cosa diversa da te vuol dire che ti odio e questo sta diventando un dogma. È fin troppo facile capire che questo meccanismo uccide in partenza ogni libertà di pensiero e, con essa, ogni possibilità di vero dialogo. Se affermo legittimamente un pensiero diverso dal tuo, sono squalificato in partenza, con un cartellino rosso preventivo. È la morte della libertà e la parola “odio” è il becchino che sotterra il bene più prezioso dato da Dio all’uomo. I nuovi Mussolini scriveranno su tutti i muri d’Italia la parola “odio”, cercando di farci tacere, ma noi non taceremo.
Intanto, come ti ho già scritto, diciamo che il Ddl Zan introdurrebbe in Italia una legge fascista e, fortunatamente, molti si stanno accorgendo di questo incombente pericolo: molti esponenti dello stesso mondo Lgbt, molte femministe militanti, molti esponenti di varie tendenze culturali temono il crearsi di un vero e proprio “Stato etico”, che costituirebbe anche un grave ostacolo al progresso scientifico e culturale. Insomma, molti si stanno rendendo conto che il Ddl Zan non pone il problema del rispetto del mondo Lgbt (questo rispetto è già un dato acquisito, per fortuna), ma pone un problema di libertà, perché infrangerebbe una volta per tutte il contenuto dell’articolo 21 della Costituzione. Sotto questo profilo, capisco sempre meno l’atteggiamento di Forza Italia, che, da una parte, afferma, anche tramite Berlusconi, che il partito voterà contro il Ddl Zan, ma, d’altra parte, si contraddice sotto due aspetti. Permette ai singoli “forzisti” di votare secondo coscienza su di un tema fondamentale di libertà (e non di odio ai gay), mentre in tema di libertà non vi possono essere né se né ma. E poi hanno votato, insieme a Zan, un emendamento che (udite, udite) “consente” la libera espressione del pensiero. Ma ci mancherebbe altro! Il bravissimo Alfredo Mantovano ha giustamente sottolineato come sia assurdo che una legge italiana “consenta” la libertà di opinione, quando c’è già il citato articolo 21 a farlo. Anche perché la libertà di pensiero, in un Paese democratico, non può essere “concessa”, trattandosi di un diritto inalienabile. E poi, il solo fatto che Fi abbia sentito il bisogno di proporre quell’emendamento dimostra che effettivamente l’impianto del Ddl è fortemente liberticida, cioè fascista.
Nel nostro caso la parola “odio” è addirittura incorporata nel testo della legge, che parla di “fobia”, a conferma che tale termine costituisce il nuovo slogan dei nuovi dittatori. Sappiano, costoro, che noi uomini liberi useremo altre parole per tenere salda la nostra libertà: a costo di andare in galera (anche se io personalmente ho superato gli ottanta anni). Combatteremo insieme a Tempi, campione e testimone di libertà.