Dieci esempi concreti di gnosi omosessualista tra i “modernisti cattolici”

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Leonardo Motta

Il “Gesù pro Lgbt” propagandato nei giorni scorsi dalla Chiesa Nazionale Islandese (di matrice Luterana) ci porta a non stupirci più di tanto perché i casi di gnosi omosessualista all’interno della Chiesa Cattolica di matrice modernista sono numerosi. Non ci credete? Vi ricordo dieci esempi che fanno comprendere come una certa gnosi omosessualista si è introdotta ai vertici delle gerarchia ecclesiastica e, ancor di più, nel clero.

Incontrando dei religiosi latinoamericani, il 6 giugno 2013, Jorge Bergoglio aveva affermato che nella Chiesa c’è una “lobby gay”, ed aveva aggiunto: “dobbiamo vedere cosa possiamo fare”.

Questa lobby, purtroppo, negli ultimi anni ha alzato notevolmente la cresta e sta tentando di cambiare anche la dottrina della Chiesa. Il che non significa che chi sposa queste posizioni abbia necessariamente tendenze omosessuali. Molto semplicemente diversi sostenitori di questa pericolosissima gnosi sono diventati semplicemente dei sudditi del pensiero oggi dominante e, da sudditi del mondo e non di Cristo, cercano di trovare un compromesso tra la gnosi omosessualista e l’insostituibile dottrina della Chiesa.

Facciamo solo qualche esempio recente.

Il “cardinale” americano Joseph Tobin (che dovrebbe guidare a Cristo 1,5 milioni di cattolici di Newark, New Jersey) il 17 aprile 2019, durante un’intervista con Anne Thompson della NBC sul “Today Show” (https://www.today.com/video/how-cardinal-joseph-tobin-found-his-calling-in-the-catholic-church-1496688707952), ha sostenuto che il Catechismo della Chiesa cattolica avrebbe usato “un linguaggio molto sfortunato” sugli omosessuali. Purtroppo il cardinale ha “confuso” ciò che dice il Catechismo sull’inclinazione omosessuale (gli atti omosessuali sono, infatti, definiti “intrinsecamente disordinati”) con quello che realmente dice sulle persone omosessuali. Tobin è lo stesso personaggio che nel 2017 ha promosso il libro “Building a Bridge” del discusso gesuita padre James Martin, un gesuita che pontifica sull’omosessualità attraverso il suo profilo Twitter (https://mobile.twitter.com/JamesMartinSJ). In quel libro si sostiene che la Chiesa deve modificare il linguaggio con cui parla di omosessualità. Tobin aveva detto del libro che “in troppe parti della nostra Chiesa ufficiale le persone LGBT sono state fatte sentire sgradite, escluse e persino piene di vergogna. Il nuovo libro di Padre Martin, coraggioso, profetico e ispiratore, segna un passo essenziale per invitare i dirigenti della Chiesa a svolgere il ministero con più compassione, e per ricordare ai cattolici Lgbt che essi sono parte della nostra Chiesa ufficiale come qualsiasi altro cattolico” (https://www.catholicnewsagency.com/news/cardinal-tobin-catechism-language-very-unfortunate-on-homosexuality-45966).

Se, impuniti, i cardinali si permettono di criticare ciò che della Sacra Scrittura, della Tradizione Bimillenaria della Chiesa cattolica, del Magistero Pontificio, è condensato nel Catechismo Cattolico, come ci si può meravigliare del fatto che, presso diversi cattolici, la gnosi omosessualista si sia già insinuata abbondantemente?

Un caro sacerdote insegnava: “piscis foetet a capite!” (“il pesce puzza dalla testa”)…

Un altro caso che vogliamo ricordare ha riguardato il segretario generale della Conferenza episcopale francese, “monsignor” Olivier Ribadeau-Dumas che ha affermato, durante una sessione di domande e risposte con un gruppo francese, Devenir un en Cristo, di credere che in ogni rapporto umano amorevole, compresi quelli tra omosessuali, ci sia “qualcosa di Dio”. L’alto prelato ha affermato che “che in ogni relazione veramente amorosa ci venga detto qualcosa sull’amore di Dio, qualunque sia questa relazione” (https://www.riposte-catholique.fr/archives/150600).

Il “vescovo” francese si è anche riferito al commento dei vescovi suoi connazionali in merito alla “loi Taubira”, cioè la legge francese che legalizza il “matrimonio” omosessuale. I prelati francesi avevano parlato delle relazioni omosessuali dicendo che c’era qualcosa di Dio anche in esse.

Un terzo caso che vogliamo citare riguarda l’Italia.

Nella nazione che “ospita” il Vaticano, alla fine di aprile del 2019 l’importante diocesi di Torino, la città dove è conservata la Sacra Sindone, ha organizzato un ritiro in convento per persone omosessuali per dare loro “lezioni di fedeltà”.

“L’esperienza dell’amore fedele di Dio è un modo per mettere ordine nelle relazioni disordinate, omosessuali o eterosessuali che siano”, ha spiegato il gesuita padre Pino Piva, uno dei relatori del ritiro. Ma negando quanto affermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, ha spiegato il giornalista Riccardo Cascioli. Catechismo per il quale sono proprio “gli atti omosessuali” ad essere “intrinsecamente disordinati”. Per tale motivo, correttamente Cascioli ha spiegato che la fedeltà “non può far diventare buono uno stile di vita intrinsecamente disordinato. In gioco non c’è il giudizio morale su certi comportamenti, ma la dottrina della Creazione e l’esistenza di un ordine naturale stabilito da Dio. Uno dei pilastri della fede” (http://www.ilgiornale.it/news/cronache/relazioni-gay-lecite-se-fedeli-cos-chiesa-vuole-sdoganare-1689209.html).

Un quarto caso che citiamo riguarda i Paesi Bassi. Un sacerdote olandese è stato rimosso, a quanto pare, dopo aver criticato la fornicazione omosessuale. “Don” Marc Massaer il primo luglio 2019 ha lasciato la sua parrocchia di Sint-Christoffel a West Maas en Waal (Olanda) perchè ha osato fare un’omelia natalizia non gay friendly.

Parlando il 26 dicembre 2018 aveva affermato, tra le altre cose, che “l’indottrinamento dell’ideologia gender va direttamente contro l’ordine della creazione e promuove ciò che non è cattolico” e che solo “famiglie sante” di uomini, donne e bambini possono portare pace e armonia (https://www.gelderlander.nl/west-maas-en-waal/omstreden-pastoor-marc-massaer-vertrekt~a16eeb9b/, https://www.gelderlander.nl/maas-en-waal/pastoor-blijft-bij-omstreden-homokerstpreek~ae29b247/).

La Chiesa “non può essere d’accordo con tutto ciò che si vive nella società, anche se questo è considerato un diritto acquisito”, aveva detto “Padre” Massaer, affermando che tutto ciò che si oppone alla natura “tornerà all’uomo come un boomerang”. Aveva anche spiegato che “come ci sono regole in ogni club, associazione e società, ci sono anche linee guida e regole nella nostra Chiesa. E senza regole anche il traffico si trasforma in caos con molti incidenti”. Il sacerdote aveva chiarito che tutto ciò che aveva detto è “nient’altro che la dottrina della Chiesa propone”, spiegando comunque che non voleva “escludere o ferire” e che tutti sono “benvenuti” nella Chiesa Cattolica (ufficiale).

Ma subito era stata scatenata ad arte una bufera mediatica per fare emergere l’indignazione di alcuni parrocchiani e volontari e il can can dei mass media ha portato il vescovo pro-gay Gerard Johannes Nicolaus de Korte, che guida la diocesi di ‘S-Hertogenbosch (sede suffraganea dell’arcidiocesi di Utrecht), ad ordinargli di lasciare in breve tempo la parrocchia e darne notizia, da solo, sul sito della parrocchia (https://gloria.tv/article/R1JwMQKVM2uZ1gDzyE7YXEKxN).

Un quinto caso riguarda la Gran Bretagna e un prestigioso ordine: quelle dei Predicatori (i Domenicani) e uno dei suoi più noti dissidenti: Timothy Radcliffe, nominato da “Papa” Francesco come Consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

L’ex Maestro Generale dell’Ordine Domenicano, che è un importante sostenitore della proposta del cardinale tedesco Walter Kasper in favore della comunione per i “divorziati risposati”, si è anche pronunciato a favore dell’ordinazione delle donne, se non al sacerdozio, almeno al diaconato, ed è ripetutamente intervenuto per spingere ad una maggiore accettazione dell’omosessualità. Radcliffe ha anche celebrato delle famigerate “messe gay” a Soho (un noto quartiere radical chic di Londra) ed ha sfacciatamente sostenuto l’omosessualità diverse volte (https://rorate-caeli.blogspot.com/2015/05/good-times-for-dissident-dominicans.html).

Se è vero che Radcliffe, almeno a parole, si è dichiarato contrario al “matrimonio omosessuale”, la sua farsesca “opposizione” poggia su basi completamente contrarie a quelle che insegna la Chiesa Cattolica. Radcliffe si oppone perché la terminologia “matrimonio gay”, sminuirebbe gli omosessuali e li costringerebbe a conformarsi al mondo etero. Il sostegno alle unioni tra persone dello stesso sesso e le lodi elogiative dell’”amore” omosessuale sono oramai posizioni varie volte espresse da Radcliffe. E Radcliffe, purtroppo, non è l’unico dissidente domenicano che sta cavalcando la gnosi omosessualista. Tuttavia all’interno del nobile ordine fondato da san Domenico di Guzman esistono frati esemplari che non si sono piegati alla gnosi omosessualista. Da ricordare, per l’Italia, i padri Giovanni Cavalcoli, Giorgio Maria Carbone (che è stato spodestato, a causa di un libro sull’ideologia gender, da uno stand collocato a Rimini, presso i luoghi del Meeting per l’amicizia fra i popoli 2015, evento organizzato dal gruppo cattolico italiano denominato Comunione e Liberazione) e Angelo Bellon (che, con coraggio e fedeltà al Vangelo, fa conoscere la vera dottrina cattolica rispondendo alle domande dei lettori italiani sul portale web Amici Domenicani).

Un sesto caso riguarda la diocesi italiana di Bergamo, molto colpita dalla pandemia da Coronavirus, la stessa che ha dato i natali al “Papa santo” Giuseppe Angelo Roncalli. Il 16 maggio 2019, il vescovo Francesco Beschi, che è anche presidente della commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese della Conferenza Episcopale Italiana, ha partecipato ad una veglia “per il superamento dell’omofobia e della transfobia” che si è svolta in una chiesa della Diocesi con la partecipazione dei protestanti valdesi.

A Bergamo ma anche in diverse parti del mondo lo “schema ecumenico” si è consolidatosi negli anni, e non è raro vedere partecipare a queste veglie battisti, luterani e metodisti, come si può vedere sul portale Gionata, uno dei siti web più noti in Italia che spingono per la normalizzazione dell’omosessualità nella Chiesa, a cominciare dal nome stesso, con cui pretendendo di pervertire la Bibbia tramutando l’amicizia fraterna tra Gionata e Davide in una relazione omosessuale.

Il monsignore italiano è lo stesso vescovo che nel 2018 fece annullare l’adorazione eucaristica in riparazione al gay pride cittadino (https://www.gay.it/attualita/news/bergamo-salta-la-preghiera-di-riparazione-per-il-pride).

Un settimo esempio riguarda la triste situazione che si vive, o almeno si è vissuta, in alcuni seminari sparsi per il mondo. Citiamo solo due casi sudamericani: i seminari dell’Honduras e del Brasile. Ma i casi sono tanti. Ricordiamo, incidentalmente, l’inchiesta di padre John Lavers, un sacerdote dell’Arcidiocesi di St. John’s (Terranova) che guidò un’indagine nel 2012 che trovò la prova di una rete omosessuale in diverse diocesi statunitensi, soprattutto in alcune diocesi nella parte orientale degli Stati Uniti. Il sacerdote arrivò a scoprire che dei seminaristi, che erano stati espulsi da vari seminari colombiani per la loro attività omosessuale, venivano tranquillamente informati che avrebbero potuto trovare accoglienza in seminari gay-friendly negli Stati Uniti (https://www.churchmilitant.com/news/article/episcopal-sodomy-gay-seminarian-pipeline).

Quarantotto seminaristi honduregni hanno denunciato l’esistenza di una rete di omosessuali nel seminario di Tegucigalpa e la complicità del rettore. Nella lettera inviata ai formatori del seminario e diffusa (http://www.ncregister.com/daily-news/honduran-seminarians-allege-widespread-homosexual-misconduct) da Edward Pentin per conto del National Catholic Register, i seminaristi eterosessuali, che vivono il celibato, hanno affermato che le pratiche omosessuali hanno raggiunto il grado di epidemia ed hanno aggiunto che alcuni di loro stanno pensando non solo lasciare il seminario, ma addirittura il paese centramericano, per paura di rappresaglie.

La Revista Eclesiástica Brasileira, attraverso una inchiesta di Elismar Alves dos Santos e Pedrinho Arcides Guareschi pubblicata nel 2017, ha indagato sugli omosessuali nei seminari, in particolare su 50 studenti di teologia di due seminari del Brasile presi come campione, ricavando risultati allarmanti.

Il giornalista italiano Sandro Magister sul suo blog multilingue ha riportato degli estratti spiegando che per gli intervistati l’omosessualità nei loro seminari “è una cosa comune, una realtà sempre più presente”. Talmente normale che si arriverebbe persino a banalizzarla. È convinzione diffusa tra il campione preso in esame “che in realtà il 90 per cento dei seminaristi oggi è omosessuale”. Alcuni omosessuali – hanno detto i seminaristi sentiti per l’inchiesta – “cercano il seminario come mezzo di fuga per non assumersi davanti alla famiglia e alla società le responsabilità connesse al loro comportamento”. Altri “si scoprono omosessuali quando già sono in seminario”, trovando lì un ambiente favorevole. E quasi tutti, chi dice l’80 per cento, “vanno alla ricerca di partner sessuali”. L’omosessualità, hanno spiegato gli intervistati, “è una realtà presente nei seminari non solo nell’ordine dell’essere, ma anche nell’ordine della pratica”. Molti la praticano “come se fosse una cosa normale”. Gli autori dell’indagine hanno anche scritto che che “nel contesto attuale dei seminari un buona parte dei seminaristi è favorevole all’omosessualità”. E, dato ancora più agghiacciante, molti hanno sostenuto che “se c’è amore in una relazione omosessuale, non c’è nulla di male” e, inoltre, deve “esserci un dialogo tra gli omosessuali e la Chiesa” (ufficiale) per ottenere che “l’omosessualità all’interno dei seminari sia ben accompagnata e ben orientata”. Purtroppo c’è un abisso tra “ciò che la Chiesa (ufficiale, n.d.r.) propone su come gestire l’omosessualità nei seminari e il modo in cui i seminari e le case di formazione percepiscono e affrontano questo fenomeno”. Purtroppo quei seminaristi che vivono apertamente in contraddizione con la moralità naturale e rivelata mostrano che essi non vivono per Dio, non appartengono veramente a Lui, non Lo cercano più. Questi seminaristi hanno dimenticato l’essenziale, cioè che un prete dovrebbe essere un uomo di e per Dio, e miseramente si indirizzano al sacerdozio o per ottenere un lavoro o, al massimo, perché apprezzano gli aspetti sociali del ministero sacerdotale.

Un ottavo caso che vogliamo ricordare è quello dell’ex sottosegretario della Conferenza Episcopale dell’Italia, ora commissario per le migrazioni, il vescovo della diocesi siciliana di Mazara del Vallo, “monsignor” Domenico Mogavero.

Nel 2014, intervistato dal vaticanista Giacomo Galeazzi per Vatican Insider (https://www.lastampa.it/2014/10/14/esteri/mons-mogavero-unioni-civili-fra-gay-nessun-ostacolo-5cJ9fP3hSed3d3uUryU42J/pagina .html), aveva sostenuto che la Chiesa ufficiale avrebbe superato “i pregiudizi ecclesiastici che riducevano l’omosessualità a perversione e pericolo pubblico. Al centro deve esserci sempre la persona”. In merito al riconoscimento civile delle unioni gay e delle coppie di fatto, lo stesso prelato ha detto che “non hanno alcun fondamento le proteste dell’episcopato per le proposte di riconoscimento delle coppie gay” perchè “uno Stato laico non può fare scelte di tipo confessionale e la Chiesa non può interferire nella  sfera delle leggi civili”.

Per il “monsignore” siciliano, i gay “non sono né pervertiti che vanno guariti né individui da confinare ai margini della società e della Chiesa. La sensibilità pastorale deve esprimersi con l’accoglienza e la valorizzazione di ogni contributo. Le unioni civili riguardano i diritti di persone che nella relazione di coppia e sociale chiedono garanzie per il loro vivere quotidiano. Se ciò non comporta omologazione, non vedo ostacoli alle unioni civili. Ed è stato intendimento di Francesco rifletterci al Sinodo sulla famiglia. La gran parte dei padri sinodali si riconoscono nella sensibilità del Papa verso tutti”. Poi ha chiosato: “nessuno può dire a un gay che è fuori dalle nostre comunità. O che la sua unione lo esclude dalla Chiesa” ufficiale.

Un nono caso che vogliamo ricordare è quello dell’arcivescovo Piero Marini, già cerimoniere di “papa” Giovanni Paolo II, attuale delegato pontificio per i Congressi Eucaristici, che attraverso una intervista rilasciata al quotidiano La Naciòn il 20 aprile 2013 (https://www.ncronline.org/ blogs/ncr-today/another-vatican-voice-backs-civil-unions-same-sex-couples), a margine del Congresso Eucaristico in Costa Rica, ha avuto il coraggio di sostenere che “è necessario riconoscere le unioni delle persone dello stesso sesso, perché ci sono molte coppie che soffrono perché non vedono riconosciuti i loro diritti civili; quello che non si può riconoscere è che questa coppia sia un matrimonio” (http://www.lanuovabq.it/it/partito-omosessualista-clericale).

Un decimo, clamoroso caso, è stato raccontato al mondo dal sito LifeSiteNews. Lo riportiamo in sintesi (https://www.lifesitenews.com/blogs/vatican-gay-sex-orgy-12-facts-you-need-to-know). Riguarda un alto monsignore del Vaticano che sarebbe stato fermato dalla polizia vaticana (sollecitata dagli inquilini del palazzo stufi del costante andirivieni di visitatori durante tutte le ore della notte) mentre ospitava un’orgia gay, alimentata dalla cocaina, presso l’ex Palazzo del Sant’Uffizio”. Secondo il sito, il monsignore era riuscito a eludere i sospetti della polizia italiana usando un’auto di lusso, una BMW con targhe della Santa Sede, cosa che lo avrebbe reso “praticamente immune ai controlli e in grado di trasportare la cocaina per le sue frequenti orge omosessuali”. Stando a quanto ha scritto il sito nordamericano  al momento il monsignore, che era in predicato di diventare vescovo, aveva assunto tanta cocaina “da essere ricoverato in ospedale per disintossicazione, per un breve periodo, nella clinica Pio XI di Roma”.

Il nostro elenco sulla diffusione della gnosi omosessulista nella Chiesa Cattolica potrebbe continuerà ricordando la codardia di molti vescovi che, negli ultimi anni, non hanno difeso la dottrina della Chiesa e il suo Catechismo, a proposito del tema omosessualità.

Come è noto, diversi vescovi in Germania ed Austria, paesi sempre meno cattolici, hanno preso posizione a favore della benedizione in chiesa delle coppie omosessuali. E anche in Italia un giornale che si professa d’ispirazione cristiana, il quotidiano controllato dai vescovi della Conferenza Episcopale Italiana che si chiama “Avvenire”, da diversi mesi, attraverso una campagna stampa che sembra essere studiata nei minimi dettagli, sta cercando di legittimare le unioni gay e sta cercando di introdurre la gnosi omosessualista nella stampa cattolica, tra il malumore e le tensioni che serpeggiano nella redazione, spaccata tra i sostenitori della linea del direttore responsabile Marco Tarquinio, uomo vicino alle posizioni politiche dell’ex primo ministro italiano, il progressista Matteo Renzi,  e l’altra parte della redazione, più vicina alle vere posizioni cattoliche.

Ricordo, inoltre, che sono veramente tanti i sacerdoti modernisti che hanno mostrato, chiaramente o velatamente, la loro “simpatia”, spesso inconsapevole, alla gnosi omosessualista.

Ideologia omosessualista che è stata ed è continuamente diffusa anche da certi pseudo-teologi (che sarebbero da chiamare “porno-teologi”) che sui loro blog e sui social propongono le esperienze “positive” dell’amore omosessuale e si esibiscono in interviste che pretendono di riscrivere la Bibbia, con Gesù che “non ha mai parlato di omosessualità” e, quindi, “la chiesa deve tacere”, come ha riportato il giornalista italiano Michele Ippolito (http://www.lafedequotidiana.it/enzo-bianchi-gesu-non-ha-mai-parlato-dei-gay-la-chiesa-taccia-si-alle-unioni-civili/) sull’ex priore di una comunità religiosa italiana, fratel Enzo Bianchi, un laico che veste da monaco, recentemente allontanato dalla stessa comunità che aveva fondato. Ci sono anche coloro che fanno delle pseudo-esegesi omosessualiste come quelle proposte da un altro italiano, Alberto Maggi, questo si frate dell’ordine dei Servi di Maria.

Noi che siamo consapevoli di ciò che sta accadendo non dobbiamo fermarci davanti a nulla, finché una certa parte dei chierici, dei vescovi e dei porporati in Vaticano non saranno purificati da queste idee nocive, concetti profondamente anti-biblici, anti-cristiani, e dunque diabolici!

 

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