Gli italiani costretti a pagare 85.7 milioni di euro per i debiti de L’Unità?

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 di Matteo Castagna (pubblicato su Informazione Cattolica)

 

Il fallimento de L’Unità costringerà la Presidenza del Consiglio dei ministri a farsi carico del debito del giornale nei confronti delle banche. La decisione è stata assunta dai giudici di Roma il 10 settembre scorso e rischia di travolgere la componente più “sinistra” del Pd.

Una legge approvata nel 1998 dal governo Prodi istituì la garanzia statale sull’esposizione debitoria dei giornali di partito. Quella de L’Unità, lo storico quotidiano comunista, supera gli ottantuno milioni di euro e fa tremare, adesso, l’associazione fondatrice del Partito Democratico insieme a La Margherita, ovvero lo scellerato patto “post-cattolico” e “post-comunista”, che potrà essere chiamata a ripianare l’esborso pubblico.

Su di loro infatti, come riferisce il Fatto Quotidiano, si potrà rivalere il governo che, a sua volta, sarà tenuto a corrispondere 35 milioni a Intesa, 22 milioni a Unicredit, 14,7 milioni a Bpm e 14 milioni alla Bnl.

Questo fatto di cronaca, che pare passare piuttosto in sordina, dovrebbe risaltare molto più della necessità di diminuire i parlamentari, richiesta con referendum confermativo (quindi privo di quorum) assieme alle regionali del 20 e 21 settembre 2020. Perché se dovesse passare il sì, si aprirebbe una lunga stagione di incertezza istituzionale con un risparmio delle spesa pubblica reale pari allo 0,012% circa, mentre gli stessi italiani potrebbero essere costretti a pagare, con le loro tasse, ben 85.7 milioni di euro per i debiti del giornale del partito di minoranza relativa (o forse assoluta?) che, a causa dei balzelli delle leggi, si trovano, comunque, al governo.

Dunque, oltre al danno, si potrebbe aggiungere la beffa. Se esistesse un partito cattolico, che avesse un giornale ed esso fallisse, credete che gli eredi di Togliatti e di Pannella, se dovessero tirar fuori un solo centesimo per contribuire a ripagare il debito, chiederebbero subito l’espropriazione dei beni ecclesiastici e taglierebbero la pensione alle suore. Non credete? Ecco, allora, poiché noi non siamo come loro, né animati da spirito d’odio o rivalsa, ci limitiamo a suggerire al prossimo governo di centrodestra di abolire quella legge, eredità di Prodi, affinché i quotidiani di partito paghino per se stessi, come fanno tutti i normali cittadini o tutte le normali imprese. Eh sì, perché non vi è legge più discriminatoria di questa. Non si capisce, infatti, perché al media di partito debba andare la garanzia statale, mentre a tutti gli altri, se non ci sono garanzie, spesso, peraltro, irraggiungibili, non arriva neanche un euro! E’ una grande ingiustizia sociale ed economica. questa sì, e l’han fatta i post-comunisti, a pro degli affari loro e contro gli interessi degli altri, che va a favorire quella Casta che nasconde la falce e il martello dietro una fogliolina d’ulivo, ma che cavalca la più becera antipolitica grilliota del taglio dei parlamentari, spacciandola come un bene necessario.

Noi non vogliamo, noi non possiamo e noi non dobbiamo pagare i debiti dei comunisti e dei post-comunisti o loro fiancheggiatori perché siamo Cattolici e ce lo ordina il Magistero Perenne della Chiesa, che li ha scomunicati. Pio XI ha condannato il comunismo come “intrinsecamente perverso”, avvertendo che “non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso” (Divini Redemptoris, 58) quindi con gli organi di diffusione di “un sistema, pieno di errori e sofismi, contrastante sia con la ragione sia con la rivelazione divina; sovvertitore dell’ordine sociale, perché equivale alla distruzione delle sue basi fondamentali, misconoscitore della vera origine della natura e del fine dello Stato, negatore dei diritti della personalità umana, della sua dignità e libertà” (Enciclica Divini Redemptoris, S.S. Pio XI, 19/03/1937). Anche se oggi i post-comunisti chiamano le loro dottrine “globalismo”, la sostanza rimane quella condannata dalla Chiesa Cattolica. Non sarà la dialettica camaleontica dei nemici di Cristo Re ad annebbiare il retto discernimento dei figli della Luce.

 

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Gli italiani costretti a pagare 85.7 milioni di euro per i debiti de L’Unità?

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