Scimmie cotte e iene affumicate in valigia
È domenica 30 agosto, primo volo post lockdown. C’è la necessità di rifornire market etnici e dispense di parenti e amici. Alle 4,30 di mattina 25 passeggeri – provenienti da Lagos (Nigeria), arrivati a Cotonou (Benin), dove poi si sono imbarcati per Addis Abeba (Etiopia), e da lì hanno preso il volo per Roma – atterrano all’aeroporto di Fiumicino con più di dieci bagagli ciascuno. Con i controlli doganali vengono scoperti più di 1.000 chili di alimenti di origine animale: scimmie cotte, iene affumicate, sacchi di bruchi secchi, roditori alla brace, polli arrostiti da giorni, pesce non eviscerato, pesci gatto, lumache giganti e cibi in avanzato stato di decomposizione. Batteri, virus e parassiti contenuti in questi alimenti possono causare seri danni alla salute dell’uomo o diventare vettori di trasmissione di malattie ad altri animali.
Le regole Ue
Proprio per tenere le malattie degli animali fuori dall’Unione europea, la Ue disciplina l’introduzione di scorte personali di prodotti di origine animale e fissa il divieto di import per carne, latte e derivati e altri prodotti di origine animale (reg. Ue 206/2009). Mentre le importazioni commerciali devono essere sottoposte a certificazioni specifiche medico-veterinarie, qui viene regolamentato “cosa” un passeggero può o meno mettere in valigia. L’ingresso di pesce è consentito solo in modiche quantità e se eviscerato.
I rischi per gli animali e per l’uomo
I prodotti Ue rispondono a standard comunitari di sicurezza alimentare e igienico-sanitaria, perché le condizioni di allevamento e di benessere animale sono controllate dai servizi veterinari delle Asl, devono seguire tecniche precise di lavorazioni delle carni e macellazione, tracciabilità e distruzione di eventuali partite con agenti patogeni. Quando vengono scoperte violazioni di questi standard (e avvengono in molti Paesi europei), scattano pesanti sanzioni e sequestri. Combattere dunque il rischio di introduzione di pericolosi agenti patogeni negli allevamenti e nei nostri cibi è uno dei compiti più importanti di tutti gli Stati Ue. Una delle malattie più pericolose per gli animali è il virus dell’afta epizootica: in Gran Bretagna nel 2001 ha causato 12 miliardi di dollari di danni, e abbattuti 6 milioni di capi di bestiame. All’origine un’infezione di suini causata dall’utilizzo di residui di carni importate illegalmente. Oltre ai casi più eclatanti di malattie animali note trasmesse all’uomo (fra cui l’influenza suina e aviaria), occorre ricordare che prodotti crudi, poco cotti o conservati male possono essere la causa di oltre 200 malattie. Fra le più comuni troviamo la Salmonella (presente nell’intestino degli animali, e si può contrarre mangiando cibi crudi o contaminati, in particolare uova, pollame, manzo e maiale); l’Escherichia coli (legata al latte non pastorizzato e alla carne non cotta bene); il parassita della Toxoplasmosi o il virus Norovirus (legato prevalentemente ai frutti di mare).
Le rotte degli alimenti proibiti
Sono 7 le rotte attraverso le quali arrivano in Italia alimenti proibiti nelle valige di singoli viaggiatori. Oltre alla Nigeria, l’Etiopia, con al seguito: spezzatino di manzo e burro speziato in bottiglie di plastica. Il Ghana, con volo in transito via Istanbul, Addis Abeba o Bruxelles: pesce non eviscerato, farine e carni. Il Senegal, con volo in transito via Istanbul o Bruxelles: pesce, semi e farine. Sono tutti cibi importati presumibilmente per essere distribuiti alle comunità locali. Tra i ristoranti etnici, come tutti i ristoranti, c’è chi rispetta rigidamente le norme sanitarie e chi meno. La rotta cinese, da Pechino, Shangai, Wenzhou, in transito da Francoforte, Parigi e Monaco, porta gamberetti, granchi giganti, tartarughe vive, pesce non eviscerato, genitali di cervo, insetti secchi, vongole di fiume, e pollo blu (Silkie chicken), destinati a ristoranti cinesi o giapponesi, oppure rivenduti in market tipici. Anche dal Sudamerica si registrano notevoli arrivi (ora diminuiti per via dell’emergenza sanitaria in corso) di generi alimentari in particolar modo da Perù, Argentina e Brasile (soprattutto per carni, frutta e vegetali), così come dalle Filippine, Thailandia, Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan (carni, pesce, frutta, vegetali e insetti).
I sequestri alla dogana
Risultato: nel corso del 2019 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha sequestrato 56,8 milioni di chili di carni (4.297 pezzi); 305,6 milioni di pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici (51.396 pezzi), 19,9 milioni di prodotti derivati dal latte (3.280 pezzi), e la lista è lunga. Gli alimenti trovati nei bagagli dei passeggeri vengono sequestrati, gettati in sacchi di plastica rigida, sigillati, e poi portati poi in celle frigo che si trovano a bordo pista in attesa dello smaltimento/distruzione.
I farmaci contraffatti
Nelle valigie di passeggeri provenienti dalle stesse rotte viaggiano anche i farmaci. Dalla Nigeria arrivano antibiotici, antinfiammatori, antimalarici, farmaci per la disfunzione erettile (citrato di sildenafil), creme alla lidocaina, creme all’idrochinone (con effetto sbiancante). Dal Ghana: antibiotici, antinfiammatori, antimalarici e ancora creme all’idrochinone che arrivano anche dal Senegal. Dalla Cina: analgesici, farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti), gastroprotettori per lo stomaco, epatoprotettori, antibiotici, antinfiammatori, farmaci per la disfunzione erettile, strumenti per agopuntura, acido ialuronico e relative siringhe. Anche in questo caso sono destinati ai market tipici delle comunità locali.
DA