L’ipocondria di Stato

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QUINTA COLONNA (grassetti nostri. Articolo che il “Circolo Christus Rex- Traditio” condivide in pieno)

di Marcello Veneziani

Fonte: Marcello Veneziani

Il virus c’è e nessuno ce lo può togliere di mezzo, né i medici né i politici né i negazionisti.

Il contagio sale, come era del resto previsto, e nessun può negarlo. Però accanto alla realtà c’è la sua interpretazione, c’è la politica fondata sul virus, la politica che campa sul virus e spera nel virus. Potremmo chiamarla politicovid, ed è adottata da governi, media, campagne elettorali. Oltre la realtà della pandemia c’è l’iperrealtà del suo uso politico.
Di che si tratta? Di una partita doppia, anzi cornuta: da una parte siamo alla somministrazione controllata dell’Ipocondria di Stato e dall’altra siamo all’uso iettatorio della malattia, come anatema politico-sanitario, giustizialismo del malaugurio, malocchio, ordalia o giudizio divino del nemico odiato.
Spieghiamoci meglio. I contagi sono in crescita, non solo da noi, e già si sapeva che sarebbe successo in autunno. Non sono nostradamus ma le prime pagine di questi giorni me le aspettavo da mesi. L’uso politico del contagio precede e amplifica il contagio stesso.
I numeri servono per giustificare un lockdown strisciante, una psico-quarantena permanente e per imbavagliarci in tutti i i luoghi a tutte le ore, per farci vivere sotto schiaffo della calamità permanente e dunque con la paura e il bisogno dello Stato salvatore. I numeri e i casi servono a giustificare il protrarsi di uno stato d’emergenza che altri paesi anche più inguaiati del nostro non sentono la necessità di proclamare. Se c’è da prendere le misure si prendono, basta essere pronti e preparati; non c’è bisogno di stabilire per legge i pieni poteri speciali al governo per uno stato d’emergenza che così protratto e accompagnato da campagne terroristiche, va ben oltre i limiti temporali e sostanziali dello stato d’eccezione.
È grottesco che si diffonda il panico gridando ai megafoni di mantenere la calma. Pericolo pericolo!, i letti negli ospedali si esauriranno, il morbo dilaga, focolai dappertutto, attenzione, timore e terrore, isolamento. Però, vi raccomando, mantenete la calma. Ormai abbiamo capito come tradurre quel mantenete la calma: tutti col guinzaglio e la museruola, mantenete lo status quo, non pensate a destabilizzare, tenetevi stretti il governo in carica, ubbidite al potere politico-sanitario, senza obiezioni; anche voi medici, guai se con seri argomenti osate dubitare per esempio degli obblighi vaccinali: sarete rimossi, denigrati, cancellati.
Il risultato complessivo è quel che dicevo: l’ipocondria di Stato, una specie di patofobia di cittadinanza, somministrata agli italiani da istituzioni e media. Intendiamoci, nessun uomo di senno può sognarsi di negare la realtà dei contagi; si può perfino pensare che non sia frutto del caso e della scalogna ma vi sia qualche responsabilità perfino qualche volontà. Qui come in Cina. Si può arrivare a pensare – ma non a sostenere se non hai prove fondate – che questi guai vengono per metà dalla (s)fortuna e per metà da fattori umani, parafrasando Machiavelli. Ma negare l’esistenza del covid e rifiutare ogni misura precauzionale è andare contro la realtà e l’evidenza.
Però l’amplificazione ossessiva, il pestaggio mentale che subiamo da più di sette mesi sta avvelenando la nostra vita, mettendola sotto scorta e in naftalina, negandoci a ogni socialità, ogni evento, ogni viaggio. La realtà c’è ma la sua interpretazione ingigantita ci sta rendendo ipocondriaci.

Qui scatta l’uso etico-politico della malattia: vedete Johnson, Bolsonaro, Trump o Briatore e Berlusconi? Erano quelli che sottovalutavano il morbo e la profilassi, o peggio, accusati di negazionismo, erano quelli dell’immunità di gregge, ecco gli sciagurati, se la sono cercata. Non capisco perché a questo proposito si cita Johnson e non si cita il governo progressista della Svezia sulla stessa linea dei britannici, anzi hanno proseguito ad oltranza, con risultati non tragici ma nella media europea. Ma Boris è conservatore, dunque è irresponsabile…
Si usa politicamente la malattia per biasimare Trump e i sovranisti, ma si accusano gli stessi di uso politico quando osano accennare alle responsabilità cinesi nei ritardi, le omissioni, la propagazione e poi lo sfruttamento del virus. Si può associare il covid ai sovranisti ma guai ad associarlo al regime comunista cinese, dal cui paese pure è partito.
Ogni notizia di sovranisti “positivi” è accompagnata da una ola di euforia e un commento implicito o a volte esplicito: se la sono cercata, l’hanno meritata, “ben li sta”. Ai negazionisti si oppongono i punizionisti: è il Signore, è l’Angelo sterminatore, è la provvidenza che punisce i colpevoli. Ecco i riti wodoo degli intellettuali e delle megere nigeriane o il sorrisino compiaciuto di chi gode per la punizione degli atei o scettici di dio covid. Ben gli sta. Ma ecco soprattutto la speranza: ciò che non fanno i popoli, ciò che non è riuscita a fare la magistratura, ora lo può fare il virus. Togliere di mezzo i sovranisti. Benedetta malattia, il covid sia lodato. Sarebbe facile dimostrare che gli atteggiamenti spavaldi di Trump risalgono a prima che l’onda investisse gli Stati Uniti; dunque nonostante usi da tempo le precauzioni, si è beccato solo ora il covid, non allora. Ed è azzoppato in campagna elettorale. Biden è una mezza sega, non regge il confronto; ci vuole qualcosa di più strong, magari un bel virus, visto che non bastano le inchieste giudiziarie, sessuali, finanziarie.
Ai tempi del comunismo l’avversario veniva eliminato fisicamente. Ai tempi del postcomunismo l’avversario veniva eliminato per via giudiziaria. Oggi l’eliminazione del nemico avviene per via sanitaria, per una malattia di cui è accusato lo stesso malato. Ecco l’uso politico del covid: da una parte per tenere i popoli sotto ipocondria e dall’altro per tenere i nemici sotto malattia.
È falso negare i rischi del contagio ma è altrettanto falso negarne l’uso politico.

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