di Mariangela Tessa
Cambio di marcia nelle politiche demografiche in Cina. In risposta ai dati sul calo della natalità emersi dall’ultimo censimento decennale, Pechino ha deciso di abolire il limite di avere massimo due figli e consentirà alle famiglie di averne fino a tre. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa cinese Xinhua.
La decisione prede le mosse dal secondo censimento decennale, condotto nel 2020, e i cui risultati sono stati pubblicati a inizio maggio. Da quest’ultimo emerge che il ritmo di crescita annuale della popolazione cinese è stato dello 0,53 per cento rispetto allo 0,57 per cento del decennio precedente.
Si è trattato del tasso di crescita più lento da quando i censimenti decennali sono iniziati, nel 1953.
Cina: sempre più vecchi, si rischia rallentamento della crescita
Non solo. Il censimento ha rivelato inoltre che al momento la popolazione cinese con più di 60 anni è il 18,7 per cento del totale, mentre nel 2010 era il 13,26 per cento. La popolazione tra i 15 e i 59 anni è invece passata dal 70,14 per cento del 2010 al 63,35 per cento attuale. Infine, nel 2020, il numero di nascite è sceso a 12 milioni, contro i 14,65 milioni del 2019, quando il tasso di natalità era gia’ al minimo dal 1949.
Dopo più di tre decenni di “politica del figlio unico”, per evitare la sovrappopolazione del paese, la Cina aveva allentato le regole nel 2016, permettendo a tutti i cinesi di avere un secondo figlio, principalmente a causa dall’invecchiamento medio degli abitanti, che rischiava di rallentare la crescita economica.
Ma questo a quanto pare non è stato sufficiente a far risalire il tasso di natalità: per questo ora il Partito comunista ha deciso di cambiare di nuovo, permettendo tre figli a coppia.