“Clima” per imporre l’agenda abortista

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Segnalazione di Corrispondenza Romana

di Tommaso Scandroglio

Dal primo al 12 novembre si svolgerà a Glasgow la conferenza annuale dell’Onu sui cambiamenti climatici, chiamata Cop-26. Una coalizione di più di 60 organizzazioni pro-aborto ha scritto una lettera ad Alok Sharma, presidente della conferenza sul clima Cop26, chiedendo al Regno Unito di modificare i criteri di ammissibilità al finanziamento per il clima, che ammontano a ben 11,6 miliardi di sterline, facendo ricomprendere anche progetti per sovvenzionare la cosiddetta salute riproduttiva. In altre parole, le organizzazioni pro-choice chiedono che un po’ di soldi destinati al clima finiscano per finanziare aborto, contraccezione e sterilizzazione.

Prontamente un portavoce del Foreign, Commonwealth and Development Office ha dichiarato: «Il Regno Unito è un leader globale sia nell’uguaglianza di genere che nella lotta ai cambiamenti climatici. È evidente che sostenere le donne, anche attraverso la pianificazione familiare e l’istruzione delle ragazze, aiuta le comunità ad adattarsi e ad essere più resilienti ai cambiamenti climatici. Ecco perché ci stiamo assicurando che i nostri finanziamenti internazionali per il clima rispondano alle questioni di genere e stiamo usando la nostra presidenza Cop26 per invitare gli altri a fare lo stesso».

Bethan Cobley , direttore dell’organizzazione abortista MSI Reproductive Choices, ex Marie Stopes International, ha voluto precisare “che ciò che vogliono veramente” le comunità più colpite dall’emergenza climatica “è l’accesso all’assistenza sanitaria riproduttiva, in modo che possano scegliere quando o se avere figli”. Sulla stessa frequenza d’onda la prof.ssa Susannah Mayhew, della London School of Hygiene & Tropical Medicine, la quale afferma che c’è una connessione tra clima e accesso alla contraccezione e aborto: «le persone che sono state colpite dai cambiamenti climatici e che hanno scarso accesso a servizi sanitari di qualità, comprendono tale connessione molto più di noi». Insomma pare proprio che milioni di donne africane vogliano abortire a causa del surriscaldamento del pianeta.

Ma dopo due occidentali, diamo la parola ad un africano, ad un addetto ai lavori: Obinuju Ekeocha, fondatore e presidente di Culture of Life Africa. Di fronte a queste argomentazioni Ekeocha ha così obiettato: «Se parliamo di aborto, beh, non credo che nessun paese occidentale abbia il diritto di pagare per gli aborti in un paese africano, soprattutto quando la maggior parte delle persone non vuole l’aborto… In tal caso, allora, diventerebbe una forma di colonizzazione ideologica». Ekeocha ha poi ricordato che i programmi di pianificazione familiare delle organizzazioni internazionali inviano in Africa circa 2 miliardi di preservativi all’anno, al costo di 17 milioni di dollari, denaro che potrebbe essere destinato all’accesso al cibo a prezzi accessibili, a fonti di acqua pulita, all’assistenza sanitaria e all’istruzione.

Di parere diverso è il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) che usa come pretesto il tema del cambiamento climatico per sdoganare l’aborto in tutto il mondo. L’UNFPA ha pubblicato un documento dal titolo “Cinque modi in cui il cambiamento climatico danneggia donne e ragazze”. Nel quinto modo si legge: «Come ha dimostrato il COVID-19, le emergenze deviano le risorse sanitarie per contrastare la minaccia sanitaria più recente e li distraggono dai servizi ritenuti meno essenziali. Le emergenze dovute ai cambiamenti climatici diventeranno più frequenti, il che significa che i servizi per la salute e per i diritti sessuali e riproduttivi potrebbero essere tra i primi a essere ridotti». Con agghiacciante candore il documento, ricordando la devastazione del ciclone Idai che colpì il Malawi nel 2019, riporta la testimonianza del dott. Treazer Masauli, che lavora presso l’ospedale del distretto di Mangochi: «Abbiamo dovuto utilizzare un elicottero per raggiungere aree non accessibili su strada per fornire servizi di salute sessuale e riproduttiva, come i preservativi, metodo di pianificazione familiare e per la prevenzione dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili». Il lettore ha capito bene: i soccorritori si sono alzati in volo in elicottero per distribuire preservativi agli abitanti che erano feriti, assetati, affamati, infreddoliti, che annaspavano nell’acqua, avevano la casa distrutta e piangevano i propri cari perché morti. Non portavano acqua, cibo, beni di prima necessità e medicinali, bensì preservativi e pillole abortive.

Il documento dell’UNFPA così prosegue: «I raccolti andati persi a causa del cambiamento climatico possono anche influenzare la salute sessuale e riproduttiva. Uno studio ha scoperto che dopo uno shock come l’insicurezza alimentare, le donne tanzaniane che lavoravano nell’agricoltura si sono rivolte al sesso transazionale per sopravvivere, il che ha contribuito a tassi più elevati di infezione da HIV/AIDS». Tradotto: le donne impoverite dai mancati raccolti dovuti ad un sedicente cambiamento climatico sono finite nella tratta internazionale della prostituzione. Da lì gravidanze indesiderate e malattie veneree. Conclusione: le donne, causa il clima che sta cambiando, hanno bisogno di aborto e contraccezione. Straordinari quelli dell’UNFPA: invece di preoccuparsi di trovare risorse per tamponare i danni provocati dai raccolti mancati, per incentivare le donne a rimanere in patria a lavorare e per disincentivare la tratta delle schiave del sesso, si preoccupano di fornire loro strumenti abortivi e contraccezione dato che si prostituiscono, finendo così per incentivare la prostituzione stessa dato che in tal modo diventerà più sicura per le donne.

Conclusione: il clima è solo un pretesto per diffondere ancor di più il credo abortista nel mondo.

Fonte: https://scholapalatina.lt.acemlna.com/Prod/link-tracker?redirectUrl=aHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cuY29ycmlzcG9uZGVuemFyb21hbmEuaXQlMkZjbGltYS1wZXItaW1wb3JyZS1sYWdlbmRhLWFib3J0aXN0YSUyRg==&sig=CYcpVyuf9jDZxWm6SfuKmirwpaT25gNe3Ln76XtG6QQM&iat=1634126750&a=650260475&account=scholapalatina%2Eactivehosted%2Ecom&email=WGByPjZY3AMGHbnlPw2cQTpxdzkQNl9LgdxZ9pnzLRY%3D&s=7fe708e192b517c76cb9155f667678b1&i=619A653A15A6238

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