Dai missili ipersonici a Taiwan: alta tensione tra Stati Uniti e Cina

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LETTERE DEL LETTORE

Riceviamo e pubblichiamo questo interessante articolo, che si trova anche su: https://www.ilmiogiornale.net/dai-missili-ipersonici-a-taiwan-alta-tensione-tra-stati-uniti-e-cina/

di Ferdinando Bergamaschi

Missili ipersonici: sono la nuova frontiera militare delle grandi potenze. “Le armi ipersoniche uniscono al vantaggio della velocità quello della manovrabilità, che permette loro di eludere i sistemi di difesa antimissile di teatro e territoriale e di colpire obiettivi situati nel cuore dei territori nemici oppure in mare”, scrive Joseph Henrotin nella prefazione a uno studio dell’Ifri (Institut français des relations internationales) pubblicato lo scorso giugno.

I missili ipersonici, che viaggiano a oltre 6.000 Kmh e hanno una portata superiore ai 2.000 km, sarebbero manovrabili come i missili da crociera e potenti quanto i missili balistici, se non addirittura di più. Questo perché la tecnologia ipersonica consente, e consentirà, di superare delle barriere tecniche in maniera formidabile. 

Delusione a Washington

Dopo i successi dei test compiuti da Mosca e Pechino sui missili ipersonici nelle ultime settimane, era arrivato il turno degli Stati Uniti. Ma clamorosamente le cose per Washington sono andate male. Il Pentagono ha infatti ammesso il fallimento dell’ultimo test avvenuto in Alaska. Il lancio è stato compromesso dal malfunzionamento del razzo usato per portare il missile oltre la velocità del suono. Da qui la grande preoccupazione degli analisti americani. Gli Stati Uniti, infatti, così come per le armi al laser e per i robot-soldato, hanno investito molto su queste nuovissime tecnologie belliche anche in funzione anticinese. 

Biden versus Pechino

Addirittura il presidente americano Joe Biden, poche ore dopo la diffusione delle notizie relative al fallimento dei test dei missili ipersonici, ha rilasciato dichiarazioni molto pesanti contro Pechino. “In caso di attacco dalla Cina, difenderemo Taiwan. Abbiamo un impegno a farlo”, ha affermato l’inquilino della Casa Bianca alla Town hall di Baltimora. La replica cinese non si è fatta attendere. Ed è stata durissima, avvertendo gli Usa di essere prudenti e di non inviare segnali sbagliati all’isola. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, è arrivato ad utilizzare toni minacciosi. “Nessuno dovrebbe sottovalutare la forte risolutezza, determinazione e capacità del popolo cinese di salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”. La Cina, ha concluso Wang, “non ha margine per compromessi”.  

Il peso di Taiwan 

Non è un caso quindi che Biden sia intervenuto proprio ora, dopo il fallimento dei test sui missili ipersonici americani; e che lo abbia fatto utilizzando toni bellicistici sulla questione di Taiwan. L’isola a circa 150 km dalla costa cinese ha infatti un ruolo molto importante da un punto di vista delle nuovissime tecnologie. Oltre ad essere al centro di mari strategici che la rendono così contesa da un punto di vista geopolitico, per esempio è leader mondiale nella produzione di semiconduttori. Sono i minuscoli dispositivi elettronici basilari per gli smarthphone, i computer e le automobili. E sempre più l’Occidente, dagli States all’Unione europea, guarda a Taiwan come fonte di approvvigionamento di questi componenti, indispensabili per vincere la competizione tecnologica mondiale.

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