I portuali di Trieste lo avevano detto: non ci fermeremo. E stanno mantenendo la promessa, mettendo sempre più pressione al governo Draghi sul lasciapassare, che inizia a mostrare i primi segni di cedimento. La situazione è esplosiva. Domani entra in vigore il lasciapassare obbligatorio nei luoghi di lavorio e l’Italia rischia la paralisi, almeno dal punto di vista logistico. Oltre ai portuali triestini in rivolta contro il green pass, hanno annunciato lo sciopero anche i colleghi di Genova e tra gli autotrasportatori mancheranno all’appello 80mila conducenti. Se a questo si aggiunge una crisi globale della catena di distribuzione delle merci, non è difficile capire l’entità dell’insidiosa mina che il premier deve cercare di disinnescare.
Green pass, rivolta si allarga
Una prima vittoria i “resistenti” anti green pass l’hanno già ottenuta. Il governo nelle scorse settimane aveva escluso a prescindere la possibilità di rendere gratuiti i tamponi per chi non è vaccinato. Una certezza, ribadita in più sedi, che ora sta scricchiolando. Pare infatti che domani in Cdm il governo potrebbe discutere la possibilità di porre a carico delle aziende il costo dei test per i dipendenti. Proposta ovviamente rispedita al mittente da Confindustria. Salvini chiede che a finanziarli sia lo Stato, mozione contestata dal resto della maggioranza. L’alternativa, anche questa presa in considerazione dall’esecutivo, è quella di “ragionare sul fatto che test abbiano un prezzo calmierato“. Dunque uno sconto. Anche questa ipotesi, fino ad oggi sempre respinta da Draghi, sembra essere la conseguenza delle rivolte sorte in queste ore.
Lo sciopero a Trieste
A dire il vero, i portuali triestini sarebbero “disponibili a discutere”: domani potrebbero evitare lo sciopero, ma solo se l’avvio del green pass obbligatorio venisse rimandato al 30 ottobre. Altrimenti, nisba. Loro sono “determinati sulle nostre posizioni”, che riguardano sì il settore trasporti ma, dicono, anche tutto il resto del mondo del lavoro. Nemmeno il tampone gratuito, già proposto dal Viminale, li soddisferebbe. Il problema è che il governo non sarebbe disposto a rinviare l’entrata in vigore del decreto sul green pass. Dunque si andrà al muro contro muro. Domani i portuali minacciano di bloccare il porto sia in entrata che in uscita, un danno enorme per il sistema Paese. “Siamo disposti ad andare avanti fin quando il green pass non verrà tolto”, dice Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento lavoratori portuali Trieste (Clpt). Nessun passo indietro, anche se la Commissione sugli scioperi ha definito “illegittima” la mobilitazione annunciata dal 15 al 20 ottobre: “Siamo in dittatura, faremo comunque lo sciopero: noi pensiamo di essere una democrazia, lo Stato in una dittatura – insiste Puzzer – Vedremo chi vincerà. È ora di fermare l’economia che forse è l’unico segnale che possiamo dare a questo Stato, per fargli capire che ci sono tante persone in difficoltà, tante persone che rimarranno senza uno stipendio, e solo perché hanno esercitato una scelta libera quella di non farsi il vaccino. Adesso mi sembra ben chiaro che questo passaporto verde è solamente una manovra economica non sanitaria”.
Green pass, rischio caos autotrasporti
Altra grana riguarda gli autotrasportatori. Per Trasportounito mancheranno all’appello 80mila conducenti, difficilmente sostituibili vista la carenza di personale. Questo si tradurrà in ritardi nelle consegne di 320mila ore in più rispetto allo standard giornaliero. Per Confetra si rischia proprio “la paralisi del sistema logistico nazionale“. Su 400mila autisti confederati, il 30% sarebbe senza green pass. Oltre al fatto che molti di quelli stranieri sono vaccinati con Sputnik o altri farmaci non riconosciuti. Se il governo decidesse di permettere loro di lavorare lo stesso, Conftrasporto ha già annunciato che per protesta le imprese italiane fermeranno i camion. Almeno su questo una mezza pezza il governo potrebbe averla trovata: i camionisti che arriveranno dall’estero senza green pass potranno guidare in Italia, ma sarà loro vietato scaricare o caricare la merce.
A proposito di merci: il problema potrebbe verificarsi anche alla fonte. Confagricoltura fa notare infatti che in questa stagione stanno iniziando le raccolte della frutta e degli ortaggi autunnali, operazione spesso realizzata da stranieri. Il green pass, è il timore, rischia di provocare “mancanza di manodopera”: Un terzo degli operai dell’agricoltura sono stranieri, molti dei quali (il 60%) extracomunitari. La gran parte non sono vaccinati o hanno in corpo un siero non riconosciuto dall’Italia. Insomma: un caos totale. Cui ora Draghi, dopo aver tirato la corda, dovrà trovare una soluzione.
Fonte: https://www.nicolaporro.it/green-pass-rivolta-nei-porti-e-dittatura-non-ci-fermiamo/