LA NOTIZIA
di Leonardo Motta
Dallo scorso 3 ottobre è entrato in vigore in tutta la Federazione Russa uno degli emendamenti recentemente introdotti alla legge “Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose”, approvata il 5 aprile scorso.
Il provvedimento richiede la verifica della “formazione religiosa ricevuta” dai servitori di culto di tutte le religioni. In particolare saranno valutati coloro che hanno compiuto parte o tutti gli studi teologici all’estero.
La legge era stata approvata dopo lunghe consultazioni dei rappresentanti delle diverse comunità con la commissione per gli affari religiosi della Duma (la camera bassa del parlamento), guidata dal comunista Sergei Gavrilov. Tuttavia, i redattori non sono riusciti a rimuovere le restrizioni e i controlli, che sono diventati ancora più astrusi con la formulazione finale della legge. La nuova Duma avrà il potere di approvare o meno “l’attività dei servitori di religione e del personale religioso che per la prima volta partecipano a celebrazioni e riti, allo svolgimento di compiti missionari o all’insegnamento nel territorio della Federazione”.
Se ritiene che la formazione ricevuta sia “insoddisfacente”, il neoconsacrato dovrà partecipare a “corsi di formazione integrativa presso enti autorizzati, i cui programmi siano debitamente accreditati, secondo la normativa statale”. Migliaia di comunità protestanti sono a rischio, poiché l’educazione religiosa è in gran parte gratuita. Inoltre, in ambito teologico e spirituale non c’è una chiara distinzione tra clero e laici, né tra educazione “patriottica” e internazionale.
La nuova legge sostituisce anche la nozione di “membro” di una comunità con quella di “partecipante” , senza ulteriori precisazioni. Ciò attribuisce ancor più responsabilità ai capi delle associazioni religiose per il comportamento di tutti i ‘partecipanti’. Con questa sfumatura, i legislatori hanno attribuito ai gruppi dei Testimoni di Geova una serie di comportamenti “estremisti”, dichiarati poi illegali con il “decreto Jarovoj” – che porta il nome del deputato responsabile delle modifiche introdotte nel 2016.
Nelle ultime settimane altre associazioni religiose in Russia sono state condannate e bollate come estremiste. Spicca il caso di quattro comunità pentecostali fondate in Lettonia e Ucraina con il nome di “Nuova Generazione”, ora bandite in tutta la Federazione. Sotto i riflettori ci sono tutti i gruppi evangelici russi, già pesantemente vessati per la loro allergia ai “registri statali”. Il 16 settembre, un tribunale della città siberiana di Kemerovo ha condannato un libro del fondatore dei gruppi New Generation, definendolo estremista. L’autore è Aleksej Ledjaev, e il suo testo, intitolato The New World Order, che esprime visioni escatologico-spirituali che costituiscono “un’ideologia estremista molto pericolosa”, secondo le autorità.
La Corte ha invece condannato Ledjaev per ribellione, nonostante l’uomo fosse incluso nell’elenco delle persone a cui è impedito l’ingresso nel territorio della Federazione. Pertanto, l’autore lettone non ha avuto la possibilità di difendersi direttamente, né di impugnare la sentenza. Non è stato nemmeno ufficialmente informato della procedura giudiziaria, né all’estero, né ai suoi rappresentanti nel tribunale di Kemerovo.