Reddito di cittadinanza: dopo gli ultimi scandali, va cancellato o va cambiato?

Condividi su:

LETTERE DEL LETTORE

di Ferdinando Bergamaschi

Reddito di cittadinanza: nei giorni scorsi hanno fatto clamore i nuovi e numerosi casi venuti a galla sui cosiddetti furbetti. A intascare senza titolo i soldi previsti dalla misura statale nullatenenti con Ferrari; personaggi che se la spassavano in barca; proprietari di vari appartamenti; la titolare di un autonoleggio con 27 auto; nonché il proprietario di una scuola di ballo. C’è stato anche chi si è inventato di avere dei figli che non aveva.

I nuovi furbetti del reddito di cittadinanza sono stati incastrati tra il 1° maggio e il 17 ottobre dai controlli dei Carabinieri del Comando Interregionale Ogaden, insieme al Comando Carabinieri Tutela del Lavoro. Sono state 4.839 le irregolarità riscontrate, il 12% dei 38.450 nuclei familiari controllati per un campione di 87.198 persone. Ben 1.338 percettori indebiti del reddito erano già noti alle Forze di Polizia per altri motivi e 90 hanno condanne o precedenti penali per gravi reati di tipo associativo.

È emersa così un’altra truffa ai danni dello Stato di quasi 20 milioni di euro indebitamente percepiti soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia Abruzzo, Molise e Basilicata). I controlli delle forze dell’ordine, che continuano in tutto il Paese, tra il 2019 e il 2021 finora hanno portato alla luce circa 48 milioni di incassi illeciti.

Dalla cronaca alla politica

La posizione più dura contro il reddito di cittadinanza è quella espressa da Matteo Renzi che con Italia Viva addirittura ha proposto un referendum per affondare la misura. Poi c’è Giorgia Meloni con il suo partito. La leader di Fratelli d’Italia già si era espressa molto duramente la scorsa estate definendo il Reddito di cittadinanza come “metadone di Stato”, scatenando le ire del Movimento 5 Stelle. E ancora ieri l’altro, a margine del suo incontro col premier Mario Draghi ha pronunciato parole meno forti ma pur sempre emblematiche: “Come sapete FdI è contrario al reddito di cittadinanza ma almeno si mettano dei paletti. Leggiamo di 5 milioni di euro andati a chi non meritava quel sussidio. I controlli si facciano ex ante. Indegno riconoscere 780 euro a un giovane in buona salute e dare 270 euro di pensione di invalidità a un anziano”.

Più sfumata e ragionata, ma pur sempre critica sulla questione, è la posizione della Lega. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, dopo aver parlato di “lavoro di cittadinanza”, ha auspicato anche di correggere il rifinanziamento al reddito. Il titolare del Mise ha chiesto infatti di cambiare le coperture, non prendendo 40 milioni di euro inutilizzati per i pensionamenti dei lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare molto presto e che fanno lavori usuranti. “Prendano le risorse da un’altra parte, non da lì”, aveva chiosato Giorgetti, a rimarcare una netta differenza tra lavoratori e percettori del reddito di cittadinanza. 

Le modifiche di Orlando

Soprattutto il ministro del Lavoro Andrea Orlando si è impegnato su un progetto per le politiche attive, che però non tocca nella sostanza il reddito di cittadinanza. Il ministro ha puntato sul rafforzare i Centri per l’impiego, completando le molte assunzioni programmate ma non ancora avvenute. Ed è sempre il titolare del Lavoro che ha posto negli scorsi giorni il problema dell’applicazione del reddito: “Abbiamo detto che vedremo i coefficienti su cui discutere”, ha affermato.

Il reddito di cittadinanza per Orlando dovrebbe essere ricalibrato in primis in base al numero di persone che fanno parte dello stesso nucleo familiare. Altro elemento da valutare, ha fatto sapere il ministro del Pd, “la questione delle modalità di accesso che devono essere in qualche modo ripensate, considerato che durante la pandemia sono emersi alcuni elementi di distorsione”.

Massimo due no

Proprio su quest’ultimo punto si è mosso in particolare il Governo. Ci saranno molto probabilmente delle verifiche preventive al riconoscimento dell’assegno (proprio come chiedeva la Meloni); così come una modulazione dell’importo che decrescerà col passare del tempo. In pratica, se il soggetto beneficiario verrà considerato occupabile, ma continuerà a percepire l’aiuto, il sussidio inizierà ad essere ridotto di cinque euro al mese dopo sei mesi senza impiego. Ciò accadrà fino a quando almeno uno dei membri della famiglia non sottoscriverà un contratto di lavoro. In più, se fino ad oggi i percettori del reddito potevano rifiutare fino a tre proposte di lavoro, con la nuova decisione del Governo le tre offerte potrebbero ridursi a due. E dal prossimo anno, quindi, chi rifiuterà anche la seconda potrebbe perdere l’accesso al reddito.

Un assistenzialismo intelligente 

Ad eccezione di Fratelli d’Italia e Italia Viva tutti i partiti comunque non parlano di cancellazione del reddito di cittadinanza, bensì di una sua trasformazione. Compreso il Movimento 5 Stelle che lo ha imposto sulla scena socioeconomica italiana.

In questo quadro, come Mario Draghi, pensiamo che un assistenzialismo universalista sia ancora necessario: l’economia privata è ancora troppo avida ed egoista perché possa essere del tutto autonoma. L’epoca odierna non è ancora matura per abbandonare un modello misto di economia, cioè un modello che contempli al tempo stesso liberismo e statalismo (attivo e passivo).

Quando l’economia privata sarà abbastanza matura, allora si potrà anche fare a meno dell’assistenzialismo ma ancora non è arrivata quest’epoca. Quel che è certo, d’altra parte, è che la vita dell’uomo è fondata sul lavoro e non sull’assistenza: saranno quindi benedetti i tempi in cui l’uomo svolgerà liberamente il suo lavoro in quanto esso coinciderà con la sua vocazione, come vagheggiava Giovanni Gentile parlando di “umanesimo del lavoro”. Saranno i tempi in cui non sarà più necessaria l’assistenza pubblica, poiché libertà e socialità cammineranno insieme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *