Una speranza per il Cile

Condividi su:

QUINTA COLONNA

dell’Avv. Gianfranco Amato

Il 21 novembre 2021 si terranno in Cile le elezioni presidenziali. Stando ai sondaggi, il candidato di destra José Antonio Kast sembra aver preso il volo, e inizia a distanziare il rivale di sinistra, Gabriel Boric, inizialmente considerato come favorito. Questa circostanza non può che far piacere a tutti i sinceri pro-life e pro-family di casa nostra. E spiego il perché. Io ho avuto modo di conoscere personalmente Kast e sua moglie Maria Pia nel 2017, quando mi trovavo a Santiago del Cile inviato da alcune università a tenere delle conferenze sulla famiglia e contro l’ideologia gender. Fu in quell’occasione, infatti, che mi incontrai con questo parlamentare, avvocato, cattolico praticante, coniugato con nove figli, e appartenente con tutta la famiglia all’esperienza religiosa del movimento mariano Schoenstatt, che era curioso di conoscermi.

Scoprii, infatti, che avevamo le stesse identiche idee in tema di vita, famiglia, educazione e libertà religiosa. Kast è un politico che ha sempre avuto il coraggio di affermare pubblicamente di essere a favore della vita e contro l’aborto ed eutanasia, a favore della famiglia naturale e contro il cosiddetto “matrimonio omosessuale”, a favore della libertà educativa dei genitori e contro l’indottrinamento gender nelle scuole, a favore della libertà religiosa e contro gli attacchi laicisti del potere massonico.

Kast è uno dei pochi che non ha esitato a parlare pubblicamente di “dictadura gay”, e denunciare la violenta intolleranza della lobby LGBT, che ha potuto sperimentare personalmente. Nell’aprile del 2018, infatti, Kast si era recato nella città di Iquique per partecipare in qualità di relatore ad una conferenza presso l’Università Arturo Prat (UNAP). Non ha potuto parlare perché prima che riuscisse a raggiungere l’aula dove si teneva l’incontro è stato assalito da un folto gruppo di studenti che lo hanno aggredito e malmenato al punto da costringerlo al ricovero in ospedale per diverse lesioni, tra cui anche una slogatura al piede. Una violenta aggressione durata più di mezz’ora, in cui Kast è stato preso a pugni, a schiaffi e colpito a distanza con una serie di oggetti. Insieme a lui sono stati malmenati anche l’avvocato Ignacio Dülger e il dirigente politico Hector Vergara, due suoi preziosi collaboratori.

Oggi Kast è un papabile presidente della repubblica cilena.

Il suo programma elettorale, intitolato Per tornare a credere, ha il pregio di contenere le stesse coraggiose posizioni di sempre, senza arretrare di un millimetro. Basta leggere, ad esempio,nel capitolo Famiglia e Diritti Umani, il punto n.27 che prevede testualmente «l’abrogazione immediata della legge sull’aborto e la predisposizione di un piano di sostegno permanente per la maternità, anche attraverso il reperimento di risorse finanziarie necessarie per aiutare le madri e le famiglie che decidono di portare a termine gravidanze indesiderate o difficili, nonché la revisione delle procedure e delle disposizioni in tema di adozione». Oppure il punto n.32 dedicato alla necessità che lo Stato riconosca «il ruolo fondamentale delle chiese cristiane (di varie confessioni) che condividono la visione antropologica cristiana che ha fondato la civiltà occidentale su cui si radica la società cilena, a cominciare dalla visione di famiglia­».

C’è anche qualcosa per ovviare a tanti «casi Bibbiano» che si verificano nel mondo. Il punto n.35, infatti, prevede l’istituzione di un «Avvocato Difensore del diritto dei genitori ad educare i propri figli», partendo dalla «revisione delle attuali competenze dei tribunali minorili, dove i genitori non possono contare su un’adeguata difesa contro le accuse da parte di istituzioni ideologizzate che molto spesso tentano di privare i genitori del loro diritto di educare i propri figli, diritto fondamentale dell’uomo e prioritario rispetto allo Stato». Detto così, senza mezzi termini.

Assolutamente da leggere è il capitolo Educazione, il cui punto n. 66 prevede l’«abrogazione della riforma del sistema scolastico», nella parte in cui non viene consentito «ai genitori l’esercizio del diritto di scelta del tipo di educazione ed istruzione da impartire ai propri figli, e il diritto di usufruire di istituti scolastici d’eccellenza», nonché l’«eliminazione di tutti i programmi e le materie d’insegnamento che costituiscano propaganda o sostegno dell’aborto e della ideologia gender». Un punto preciso del programma, il n.78, prevede addirittura l’«abrogazione di tutte le circolari e le istruzioni che attentano direttamente alla libertà d’istruzione, al diritto dei genitori di educare i propri figli e alla libertà religiosa di tutti i cileni». Cominciando proprio dalle circolari e istruzioni che pretendono di imporre l’ideologia gender».

Anche sulla libertà d’educazione il programma elettorale di Kast non scherza. Queste le iniziative che nel punto n.75 si impegna ad assumere: «Pieno riconoscimento del diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni sulla base del diritto alla libertà d’insegnamento. Assicurazione del diritto dei genitori di scegliere non soltanto l’istituto scolastico per i propri figli, ma anche di poter impedire che venga imposta agli studenti qualunque forma di indottrinamento ideologico. Consentendo, in particolare, l’opposizione al cosiddetto “matrimonio omosessuale” e all’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso, giacché si ritiene interesse superiore del bambino il diritto ad avere un padre ed una madre».

Tutte cose che vengono riprese anche nel capitolo Sovranità e politica estera, il cui punto n.15 evidenzia la necessità, «in nome del principio di autodeterminazione del popolo cileno, di rivendicare la sovranità e l’assoluto rispetto della Costituzione, tutelandola da qualunque tentativo esterno di vincolare l’ordinamento giuridico cileno in materie come aborto, “matrimonio omosessuale”, identità di genere, controllo statale, diritto di priorità dei genitori nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli».

Se José Antonio Kast dovesse davvero vincere le elezioni e diventare Presidente della Repubblica, occorrerebbe ponderare seriamente se non sia il caso di trasferirsi in Cile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *