Segnalazione del Centro Studi Federici
La notizia che segnaliamo non la troverete sui media italiani, di sinistra o di destra, perché nessuno ha il coraggio di denunciare la logica conclusione dell’occupazione sionista della Terra Santa: il tentativo di cacciare i cristiani da Gerusalemme. Solo i mezzi d’informazione legati alle strutture ufficiali della Chiesa in Terra Santa denunciano periodicamente (seppur con toni annacquati in nome del “dialogo giudaico-cristiano”, toni presenti anche nell’articolo che pubblichiamo) la crescita di aggressioni verbali e materiali nei confronti dei cristiani: voce che grida nel deserto… L’ultimo fatto riguarda una troupe del “Terra Sancta Museum” aggredita da un gruppo di giudei.
«Non vogliamo cristiani qui!»
Il 12 ottobre scorso, durante le riprese per un materiale audiovisivo destinato al Terra Sancta Museum, lungo l’antico cardo di Gerusalemme, la troupe è stata cacciata da un gruppo di ebrei ortodossi. Un incidente non isolato.
«Fate i bagagli e andatevene!», ordina un ebreo ultraortodosso sulla trentina alla troupe cinematografica del Terra Santa Museum, prima di aggiungere con tono aggressivo: «I cristiani non rimarranno più a lungo a Gerusalemme». L’episodio, del tutto reale, è avvenuto mercoledì 12 ottobre mattina – mentre gli ebrei erano in piena celebrazione della festa di Sukkot – sul selciato del vecchio cardo romano, che solca il quartiere ebraico della città vecchia. È l’ennesimo esempio dei quotidiani gesti di intolleranza commessi contro i cristiani a Gerusalemme.
La squadra della Custodia di Terra Santa, composta da cristiani francesi e palestinesi, si trovava quella mattina nel cardo per girare alcune scene di un video educativo che sarà proiettato ai visitatori della sezione storica del Terra Sancta Museum in via di allestimento presso il convento francescano di San Salvatore.
L’audiovisivo servirà a raccontare la storia della presenza cristiana in Terra Santa. La scena che si stava girando il 12 ottobre vuole mostrare i primi ebrei seguaci di Gesù, che, diventati cristiani, continuano a pregare secondo la tradizione ebraica. Quattro israeliani hanno accettato di recitare indossando abiti d’epoca e scialli da preghiera. La produzione aveva ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie per girare sul cardo.
«All’inizio, i passanti ci guardavano con curiosità – riferisce una dei membri del gruppo di lavoro – poi è arrivato un ebreo ortodosso che ci ha chiesto cosa stessimo facendo, prima di chiamare altri suoi amici. Una decina di minuti più tardi sopraggiunge un intero gruppo che entra nel campo di ripresa delle telecamere e cantando motivi religiosi». «Hanno capito che eravamo cristiani. Non sembravano particolarmente aggressivi, ma neppure molto benevoli – soggiunge la giovane testimone –. Abbiamo subito messo via l’attrezzatura e i figuranti se ne sono andati».
Un’intimidazione
Quello descritto non è un incidente isolato. Atti di inciviltà, come sputi e insulti, sono frequenti da parte di una popolazione ebrea ultraortodossa che poco sa del cristianesimo. Anche i monasteri e conventi situati sul monte Sion sono regolarmente oggetto di atti vandalici da parte degli appartenenti a gruppi radicali.
«Penso che sia un’intimidazione – osserva una delle comparse coinvolte la mattina del 12 ottobre, un israeliano, ebreo praticante e molto impegnato nel dialogo ebraico-cristiano –. Vogliono solo mostrare il loro potere là dove sono, ma non c’è nient’altro dietro. Se fosse stata presente la polizia, non avrebbero fatto nulla». (…)
«Incidenti simili sono imbarazzanti perché si imprimono nella memoria e danneggiano l’immagine della città e delle persone che vi abitano. Atteggiamenti simili vanno contro quello che stiamo cercando di fare: insegnare e spiegare», denuncia Hana Bendcowsky, direttrice dei programmi del Centro di Gerusalemme per le relazioni ebraico-cristiane (Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations – Jcjcr), la cui pagina Facebook ha riportato il video dei fatti qui descritti. https://www.facebook.com/jcjcr.org/videos/1601281490269690
C’è anche chi si adopera per disinnescare le tensioni: dal 2021, ad esempio, alcuni volontari israeliani in giubbotti gialli dell’associazione Finestra sul Monte Sion, accompagnano ogni domenica le processioni armene (minacciate dai giudei, ndr) dal convento di San Giacomo alla basilica del Santo Sepolcro.