di La Redazione
Roma, 22 mag – Cosa ci fanno Lilli Gruber e Sanna Marin al meeting del Club Bilderberg, ormai celebre think tank dei potenti globalisti? Mistero della riservatezza elitaria. Perché gli invitati che prendono parte all’incontro, non possono divulgare alcun ordine del giorno dettagliato ufficiale né è riferibile successivamente quanto discusso. Dunque conosciamo solo quanto riportato sul sito ufficiale del Club, ovvero l’elenco dei partecipanti e i temi che verranno trattati, senza però sapere esattamente come, a quale scopo, con quali presupposti. Ma andiamo con ordine, per capirci di più.
Bilderberg, da Lilli Gruber e Sanna Marin: chi partecipa al meeting dei potenti
Gli italiani che hanno partecipato quest’anno al 69esimo incontro del Club Bilderberg, a Lisbona, sono ufficialmente tre: la conduttrice di La7 Lilli Gruber, l’ex As di Snam Marco Alverà e il commissario Ue, nonché ex premier, Paolo Gentiloni. La Gruber, della quale molti hanno notato l’assenza a Otto e Mezzo negli ultimi giorni, è ormai di casa al Club. Quando nel 2015 i potentoni si riunirono a Telfs-Buchen, in Austria, dall’11 al 14 giugno, vennero infatti invitati cinque italiani: il presidente di Fiat Chrysler Automobiles John Elkann, il re dell’acciaio italo-argentino Gianfelice Rocca, Mario Monti, l’ex presidente di Telecom Franco Bernabé e appunto Lilli Gruber (presente già 2013 e di nuovo invitata nel 2016 a Dresda).
Tra i non italiani presenti a Lisbona, fra gli altri, c’erano anche il vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell, lo storico Niall Ferguson, l’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, il primo ministro finlandese Sanna Marin e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Oltre al direttore dell’Intelligence nazionale statunitense, Avril Haines e al direttore senior per la pianificazione strategica americana presso il Consiglio di sicurezza nazionale, Thomas Wright. Ma c’era pure Jen Easterly, direttore dell’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture. E ancora: il Ceo di OpenAI Sam Altman, quello di Microsoft Satya Nadella, il capo di Google DeepMind Demis Hassabis e l’ex Ceo di Google Eric Schmidt.
Il mistero del Club
Il primo incontro del Club si tenne, su iniziativa del banchiere David Rockefeller, il 29 maggio 1954 presso l’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi. Da allora, ogni anno, un centinaio di uomini politici, giornalisti, esponenti della finanza si riuniscono periodicamente a porte chiuse. Il Club, come sopra accennato, non prevede conclusioni scritte né comunicati. Avvicinarsi all’incontro, è pressoché impossibile a causa di un apparato di sicurezza privato efficientissimo e che non bada tanto per il sottile. La natura profondamente oligarchica della struttura è stata denunciata per decenni da isolati gruppi della cosiddetta destra radicale, fra il disinteresse o l’ironia generale, salvo divenire da qualche anno un tema di dibattito pubblico. Inutile dire che ha alimentato pure esagerazioni complottiste. Quest’anno a parte l’Ucraina, sono state queste le questioni che hanno ufficialmente dominato le riflessioni a Lisbona: intelligenza artificiale, transizione energetica, conflitto russo-ucraino, contenimento della Cina e leadership statunitense. Insomma, si sono affrontati i macrotemi del momento. Di per sé, nulla di sconvolgente. L’unico obiettivo, più o meno manifesto, è legare il più possibile l’Europa agli Stati Uniti. Ma alcune domande sono d’uopo: è accettabile che personalità istituzionali partecipino a questo tipo di incontri senza che poi rivelino nulla di ciò che è stato detto? A che titolo vi prendono parte? E a quale scopo?
Articolo compelto: Bilderberg, da Lilli Gruber a Sanna Marin: chi partecipa al meeting dei potenti globalisti e perché (ilprimatonazionale.it)