Ascesa e declino del re delle virostar, Anthony Fauci

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di Gianluca Spera,

Stella sempre più cadente: il suo approccio basato su chiusure e mascherine smentito da nuovi studi, mentre si aggiungono accuse di depistaggio sull’origine del virus

 

Chissà se il ricordo dell’era pandemica influirà sull’esito delle elezioni presidenziali americane del novembre 2024. Certo, se in Italia a sinistra si è provato a costruire una nuova egemonia culturale, anche negli States sul virus venuto della Cina si è imbastita una narrazione politica martellante con cui è creata una netta linea di demarcazione tra buoni e cattivi, responsabili e incoscienti, obbedienti e “negazionisti”.

A dominare in modo preponderante la scena è stato senza dubbio il dottor Anthony Fauci, ricevuto alla CIA “come una rockstar”, secondo il racconto di un agente dell’Intelligence. Eppure, la stella di Fauci è sempre più cadente mentre le sue teorie vacillano di fronte alle più recenti evidenze scientifiche.

Le luci della ribalta

Già, qualche tempo fa, la rivista Newsweek gli aveva rinfacciato una serie di errori commessi quando suggeriva prima a Trump e poi a Biden il catalogo di restrizioni per affrontare l’epidemia (ne abbiamo dato conto su Atlantico Quotidiano lo scorso 11 marzo).

Nominato da The Donald a capo della task force sanitaria, ha conservato e rafforzato i suoi poteri con Biden che lo nominò consigliere medico capo del presidente. Con Trump i rapporti sono stati segnati da frequenti contrasti anche sotto la spinta di una parte del partito repubblicano che mal digeriva le misure estreme come lockdown e chiusure.

Col cambio di guardia alla Casa Bianca, Fauci si è preso tutto il palcoscenico mostrando una maggiore affinità con il presidente democratico. La fama dell’immunologo non si è fermata in America. L’approccio draconiano non poteva non essere apprezzato alle nostre latitudini.

Tanto è vero che, nel maggio 2022, l’allora ministro Roberto Speranza, nell’annunciare in maniera altisonante la creazione di un hub italiano contro le pandemie, comunicò pure che il nuovo centro avrebbe annoverato tra i suoi collaboratori Fauci (poi insignito di una laurea honoris causa dall’Università di Siena). Insomma, ci siamo ritrovati davanti ad una specie di totem da venerare, il cui verbo infallibile non poteva essere contestato pena una sicura scomunica.

Le ombre

Ebbene, dietro tanta gloria, cominciano ad addensarsi altrettante ombre. Non bastano le discutibili teorie (poi messe in pratica) sulla massiccia e generalizzata campagna di vaccinazione, sul richiamo ossessivo all’uso delle mascherine o sulla necessità di chiudere le scuole. A tal proposito, bisognerebbe contrapporgli i risultati diramati dall’Agenzia governativa per la sicurezza sanitaria del Regno Unito che ha certificato come siano carenti le prove circa l’efficacia degli NPI (interventi non farmaceutici) nel ridurre la trasmissione del virus.

In altre parole, i lockdown, le chiusure prolungate degli istituti scolastici, le restrizioni legate ai viaggi, le mascherine, l’isolamento dei positivi sono misure che non hanno apportato un significativo contributo al contrasto dell’epidemia. Per rintracciare questo studio così importante (e forse anche tardivo) è sufficiente consultare il sito del governo inglese. Naturalmente, pochi hanno dato la giusta rilevanza a delle conclusioni che ribaltano completamente il credo pandemico tanto caro a Fauci e ai suoi seguaci.

Il depistaggio

Peraltro, per l’immunologo americano i grattacapi non finiscono qui. Ora, torna in ballo un argomento piuttosto scivoloso: quello sull’origine del virus che ha provocato la cinesizzazione delle democrazie occidentali. La questione insegue da tempo Fauci che aveva tacciato di cospirazionismo tutti coloro che sostenevano l’ipotesi della fuga dal laboratorio di Wuhan.

Su questi malcapitati si abbatté perfino la censura a mezzo social con gli zelanti fact-checkers, guardiani del politicamente corretto e delle tesi filo governative, a segnalare i pericolosi complottisti che inondavano – a loro dire – l’etere di fake-news. Chi usciva dallo stretto recinto del pandemicamente consentito veniva subito bannato e messo all’indice.

Adesso, invece, la Commissione sulla pandemia istituita dal Congresso degli Stati Uniti ha raccolto una serie di elementi che indicano come il dottor Fauci abbia provato a indirizzare l’indagine sull’origine del virus sostenendo la tesi contraria alla fuga del laboratorio di Wuhan. Si parla anche di incontri non ufficiali (cioè senza registrazione all’ingresso) presso gli uffici della CIA in cui lo stesso Fauci avrebbe caldeggiato con vigore la sua teoria sull’origine naturale del Covid. La questione è già stata trattata con dovizia di particolari da Federico Punzi.

Manipolazione

Perciò, non resta che evidenziare quello che appare un aspetto assai inquietante di questa vicenda. La Commissione ha scritto un documento nel quale ha espresso la sua profonda preoccupazione circa “la promozione di una falsa narrazione sulle origini del Covid-19”. Da quello che sta emergendo, lo storytelling farlocco ha riguardato anche altro, in particolare tutti i teoremi non dimostrati e non dimostrabili sulla base dei quali si è lacerato il tessuto civile delle società occidentali e si è sospeso il normale corso delle nostre democrazie.

Al di là di quelle che saranno le conclusioni della Commissione, si confermano tutti i timori di chi ha denunciato in presa diretta la deplorevole polarizzazione delle posizioni scaturita dai comandamenti sanitari, l’incredibile manipolazione della popolazione attraverso la grancassa dell’informazione mainstream e, da ultimo ma non in ordine di importanza, la subordinazione delle libertà individuali a deboli precetti sanitari privi di supporto scientifico. Di questo parliamo quando parliamo ancora di Covid. Con buona pace dei nostalgici sacerdoti dell’ortodossia sanitaria che ancora pontificano dalle loro cattedre ormai traballanti.

 

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