di Marco Milioni
Per addentrarsi nel modo dovuto nell’opera di John Ronald Reuel Tolkien, autore tra gli altri de «Il signore degli anelli», filologo inglese del quale nel 2023 cadono i cinquant’anni dalla scomparsa, è necessario comprendere bene il rapporto «tra il mondo primario», quello della vita di tutti i giorni e «quello secondario» che poi è quello «dell’immaginario» delle opere «mitologiche» dello scrittore e linguista nato in ma vissuto e morto nel Regno Unito. Più nel dettaglio in questo contesto il «mondo secondario» deriva da quello «primario ma «non ne dipende». È questo uno degli aspetti ai quali il mestrino Paolo Nardi tiene particolarmente. Si tratta di un concetto richiamato più volte ieri 26 settembre durante la presentazione presso la libreria L’isola del Tesoro a di via Marconi a Verona, dell’ultimo libro dello stesso Nardi: «Alla scoperta della terra di mezzo. Mito, linguaggio e potere nell’opera di Tolkien» questo il titolo del libro uscito in questi giorni per i tipo della casa editrice scaligera Fede & cultura.
Cominciata alle 20,30 di ieri e finita poco prima delle 23, quella di Nardi, che è stato stimolato anche dalle domande di una trentina di lettori giunti un po’ da tutto il Nord del Paese, è stata una vera e propria galoppata in lungo e in largo rispetto ad alcune tematiche «indispensabili» per percorrere «l’immaginario tolkeniano». Il quale come accade spesso con gli scrittori di vaglia, questo è il giudizio di una parte rilevante della critica, finisce per vivere una vita propria. Il che nel caso di Tolkien avviene anche «per la sua capacità di attingere ai miti e alla storia per poi dare forma, attraverso la riscrittura creativa, a storie, personaggi, luoghi» completamente nuovi. Questo secondo lo scrittore mestrino è per l’appunto uno degli aspetti quintessenziali della «narrazione» per come la intendeva lo scrittore britannico.
Ad ogni modo Nardi, che ha pure un canale YouTube molto apprezzato dai suoi aficionados (sul quale peraltro è già disponibile l’intera registrazione dell’evento di ieri ), durante due ore fitte fitte di intervento e di botta e risposta coi lettori non si è tirato indietro dai temi presenti nell’opera di Tolkien. E così si è parlato di mitologia, di politica, di ecologia, di guerra, di saggezza e di moltissimo altro. Si tratta di un paniere così «ricco» e così riccamente «strutturato» da rendere l’opera dell’inglese «mai manichea, universalista e straordinariamente moderna» fa sapere il protagonista della serata letteraria di ieri.
Per di più uno dei passaggi Nardi (al centro della foto durante l’incontro presso la libreria veronese l’Isola del tesoro) lo ha riservato ad uno dei protagonisti de «Il signore degli anelli» ossia l’anello del potere. In quel manufatto, al quale possono essere date «innumerevoli letture», l’autore mestrino vede una sorta di allegoria della capacità di traviare ogni cosa, «bene incluso»: una allegoria «della macchina tecnocratica» in grado di pervertire ogni cosa anche le azioni di chi è animato «dalle migliori intenzioni». Tanto che l’insegnamento cui Tolkien sembra sottintendere, così da come è possibile scorgere «dai personaggi» della sua opera che meglio «sembrano rifuggire» dalle lusinghe del potere è quello di rifiutarlo o di limitarlo al massimo o quanto meno di tenerlo a debita distanza. Si tratta di una nozione che in qualche modo, è riconducibile alla nozione greca di «hybris»: un concetto, quello della «dismisura tracotante» che è stato richiamato in modi e tempi diversi anche da alcuni scrittori contemporanei che molto si sono interrogati sul senso della modernità e della pervasività «della megamacchina» nella società industriale come Massimo Fini e Serge Latouche.
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