Segnalazione del Centro Studi Livatino
di Maria Pia Baccari Vari
già professore ordinario di Diritto romano
Per i giudici inglesi la piccola Indi Gregory di otto mesi deve morire. In proposito, su un quotidiano, è apparsa un’intervista a uno studioso di Filosofia del diritto, allievo della gloriosa scuola di Sergio Cotta, che è stato molti anni membro e poi presidente del Comitato nazionale di bioetica. Il prof. D’Avack non solo condivide la decisione, ma addirittura aggiunge: “non stiamo salvando una bambina da una guerra o da una pericolosa epidemia, ma vogliamo strapparla a uno degli ospedali pediatrici migliori del mondo, dove eccellenti medici hanno decretato che tenerla in vita attaccata a delle macchine è disumano”. Aggiunge D’Avack: “Questa è la vera pietas. Non l’atto ipocrita di un governo che in otto minuti dà la cittadinanza italiana a una bambina inglese che nel suo Paese ha tutte le cure possibili”. Anche l’utilizzo di pietas, a ben vedere è errato e fuorviante: il termine indica il rispetto, sentimento religioso, amore, affetto, fedeltà, senso del dovere, la devozione verso gli dei: tutto ciò che comporta l’adoperarsi per salvare vite e sicuramente non eliminarle.
La esemplare decisione del Consiglio dei Ministri di dare la cittadinanza italiana per portare in Italia la piccola Indi addirittura per lo studioso “sarebbe stato un atto di vero accanimento terapeutico”.
In realtà, a essere iniqua è la decisione del giudice inglese. A quanto risulta dalle notizie di stampa il giudice, Robert Peel, ha respinto anche l’appello con cui la famiglia chiedeva almeno di poter portare la piccola a casa per farla spirare tra i suoi cari.
Viene proclamata una vera e propria sentenza che porta alla morte. Vorrei chiedere al professore D’Avack: “ma uccidere è umano?” D’altronde anche in Francia il presidente Macron vuole far riconoscere tra i diritti dell’uomo l’aborto.
Mi sembra siano violate le norme riconducibili alla protezione e alla indisponibilità della vita, ai principi elementari di diritto naturale, principi “non negoziabili”, alla autodeterminazione dei genitori.
Arturo Carlo Jemolo alla fine degli anni ’40, diceva: «la famiglia appare sempre … come un’isola che il mare del diritto può lambire soltanto … la famiglia è la rocca sull’onda, ed il granito che costituisce la sua base appartiene al mondo degli affetti, agl’istinti primi, alla morale, alla religione, non al mondo del diritto», aggiungendo che la legislazione ordinamentale non può penetrarvi senza il rischio di travolgerla. Ed è proprio così: uno Stato deve aiutare, proteggere difendere la vita, sostenere la famiglia e non eliminare alcuni membri della stessa.