Il volontario suicidio dell’anima politica
Se leggiamo con ardore, interesse o quantomeno curiosità la Storia politica del ‘900, rimaniamo spesso stupiti e a volte esterrefatti dalla volontà politica adamantina che animava i seguaci della Seconda Teoria Politica (socialcomunismo) e della Terza Teoria Politica (fascismo e nazionalsocialismo). Una volontà politica che li portava a non risparmiare sé stessi a favore della Causa, attraverso una vita fatta soventemente di stenti, persecuzione, prigione, dove i capi – come Stalin, Mussolini, Hitler, Codreanu, Gramsci, Mao Tze-Tung, Pertini, Nenni, Muti, Degrelle e molti altri – furono i primi a dare l’esempio e a pagare di persona per l’Idea. A onor di Storia, anche se un po’ più indietro nel tempo, la stessa tenace volontà politica la dimostrarono i fautori della Prima Teoria Politica (liberalismo), i quali nell’America e nella Francia nella seconda metà del XVIII Secolo, sotto l’egida delle Logge massoniche fautrici di un nuovo ordine del mondo, contribuirono alla sconfitta dell’Impero Britannico nel territorio più intensamente popolato del Nuovo Mondo e al crollo dell’Ancien Régime nella Francia dei Capetingi.
Per quanto riguarda la Storia italiana, complici la democrazia, il boom economico e il benessere, negli anni ’60, ’70 e ’80 del XX Secolo – nonostante i casi legati agli eredi dei delusi della Resistenza e ai figli spirituali della Generazione che non si è arresa fascista repubblicana, i quali optarono per la lotta armata sia per motivi di autodifesa armata sia per volontà di sovvertire con un colpo di Stato le Istituzioni repubblicane – questa tenace volontà politica si affievolì e spesso venne meno. Fino a coinvolgere anche la maggior parte dei rivoluzionari di professione, attraverso i fenomeni del pentitismo e del riflusso, condizione quest’ultima di ritorno alla normalità borghese verso una vita ormai scevra da ogni interesse politico e metapolitico, dopo i furori studenteschi del ’68 e del ’77 e le rivendicazioni della classe operaia a partire dagli anni ’60, il cui epicentro erano gli stabilimenti FIAT di Torino.
Il processo di imbarbarimento rispetto alla purezza dell’Idea metapolitica e della volontà politica extraparlamentare sia di destra sia di sinistra, dalla metà degli anni ’80 del XX Secolo si manifesta con la commistione tra politica e sport vivente nella subcultura sociale degli stadi. Sottocultura la quale, al di là della buona fede dei suoi componenti ma anche della scarsa conoscenza da parte loro delle idee nazifasciste o anarchiche o socialcomuniste ristrette solamente a plateali manifestazioni di liturgia della contestazione da stadio contro il Sistema, trova oggi i suoi esiti ultimi dopo le maree skinheads e noglobal degli ultimi decenni, nella presenza degli hooligans parapolitici al conflitto russo-ucraino, i quali costituiscono anche una buona fetta dei cosiddetti battaglioni della morte pseudo nazisti ucraini – creati dal Deep State americano e addestrati dalla CIA e dalla NATO come già gli stessi fecero con l’ISIS in Medioriente – che dall’anno 2014 al 2022 hanno impunemente massacrato e ora continuano a colpire la popolazione russa del Donbass.
Nel mondo attuale, dove il liberalismo ha definitivamente trionfato sul socialcomunismo e sul nazifascismo ed ora mostra il suo volto totalitario, risulta facile essere affascinati dalle avvenenze virtuali che lo smartphone e i social media ci propongono in ogni momento, nonostante il perdurare di una crisi globale ormai sistemica. Chiudersi in sé stessi, crearsi un proprio mondo di affetti virtuali e in parte reali, non vivere né combattere né manifestare più per l’Idea in quanto essa porta solo sventure e persecuzione e morte, rinunciare alla lotta per un mondo migliore perché questa stessa lotta non ci ha mostrato il suo volto di bellezza finale ma ci ha rivelato l’oscuro volto della Morte per cui adesso non siamo neanche più in grado di gridare l’ardito motto del “Me ne frego!”, tutto questo equivale ad un suicidio volontario dell’anima politica individuale. Non parliamo qui di suicidio politico in senso lato, come quello di un Partito che si estingue a causa dell’utopia della sua linea politica, né vogliamo additare qui la dipartita di onorabili persone come Jan Palach o Dominique Venner i quali hanno accentuato la protesta antisistemica fino alla distruzione volontaria del proprio corpo, testimoniata come negazione estrema della propria esistenza, della propria presenza e della propria appartenenza ad una società civile non più riconosciuta come propria.
Parliamo invece in senso stretto di coloro che dopo aver combattuto generosamente per l’Idea ed essere stati violentemente perseguitati a causa dell’Idea, hanno definitivamente rinunciato all’Idea e ora vivono nel più squallido soddisfacimento dei bisogni primari e in una disperata vita basso borghese, senza nessuna prospettiva di futuro tranne quella di arricchirsi, di vivere nell’agio e nel comfort della società liquida postmoderna o di essere rassegnati per sempre all’isolamento e all’estinzione. Questo genere di persone non vanno criticate, ma sostenute e incoraggiate con la nostra presenza e il nostro aiuto, in quanto spesso sono state generosissime e alla Causa hanno dato tutto ciò che erano e tutto ciò che avevano, a volte hanno anche subito arresti, vessazioni psicologiche, torture fisiche e lunga ferma nei penitenziari, ma poi una volta pagati i loro presunti debiti con la giustizia si sono disperse, sono andate in crisi esistenziale non ritrovando più sé stesse né tanto meno un ambiente metapolitico a loro confacente, così hanno subito la logica del riflusso nei meandri marcescenti della vita stentatamente borghese, mentre questa loro apparente morte potrebbe trasformarsi nella vita eroica del Soggetto Radicale.
Il suicido giovanile, dal punto di vista strettamente socioclinico, si caratterizza nella rinuncia alla vita per mancata realizzazione della primaria struttura familiare di coppia, in cui l’amato o l’amata sono stati mentalmente iper-idealizzati in una sorta di felice limbo sociopsichico. Per cui l’avvenuta mancanza del soggetto iper-idealizzato e il vuoto lasciato da esso che in realtà si era meramente trasformato in oggetto di culto religioso personale fatto di dipendenza psicologica totale, provocano un dolore e un vuoto esistenziale incolmabili, i quali nel disturbo neurobiologico di percezione della realtà proprio della persona abbandonata appaiono così fortemente traumatici da trovare pretesa risoluzione solo nell’atto di togliersi la vita. Una cosa simile accade nel suicidio volontario dell’anima politica individuale, in quanto nelle Tre Teorie Politiche della Modernità sopracitate, ossia liberalismo massonico, socialcomunismo e nazifascismo, la realtà naturale dell’Idea è stata scalzata dall’irrealtà utopistica dell’Ideologia che viene fanatizzata al punto di essere in simbiosi con coloro che professano il suo credo ideologico. Una volta sconfitta ed eradicata storicamente dal contesto sociopolitico che l’ha generata, ecco che molti membri di tale Ideologia fanatizzata vedendo irrealizzate le loro aspirazioni e vanificati i loro progetti politico-sociali, presi dal lutto, dallo scoraggiamento e dalla pesante sconfitta subita, rinunciano alla lotta fosse anche solo culturale, generando un volontario suicidio della loro anima politica e immergendosi più o meno in toto nel qualunquismo e nel consumismo liberale della società liquida totalitaria. Tuttavia, morte per morte, questo genere di individui se vengono risvegliati alla lotta politica eurasiatista della Civiltà multipolare per l’Impero d’Europa, potranno trasformare il loro mortifero disagio in humus spirituale per un nuovo inizio della Tradizione ed essere trasfigurati nel Soggetto Radicale, il quale perseguitato da satana ma in sodalizio con sorella Morte si accinge come ultraguerriero dei Tempi Ultimi a compiere l’annientamento e lo sterminio del male cosmico.
L’alternativa della Quarta Teoria Politica
Il Progetto del Movimento Eurasiatista si fonda sulla Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, per un nuovo inizio della Tradizione e il ripudio ontologico e metafisico della Modernità e dell’attuale Postmodernità, non attraverso resistenze politico-sociali di taglio conservatore, ma dando una nuova direzione all’entropia provocata dallo sfaldamento postumano del crollo dell’anticiviltà postmoderna e guidando la sua estinzione attraverso l’affermazione di una Nuova Metafisica detta anche Metafisica del Caos. Tale Nuova Metafisica, a livello metapolitico si attua come una lotta per l’affermazione di una nuova Civiltà multipolare che rispetti la diversità spirituale, culturale ed etnica delle diverse aree geostoriche e geopolitiche viventi sul pianeta in antagonismo alla pretesa imperialista unipolare a trazione USA, la quale pretende di esportare in ogni zona del pianeta la sua pretesa verità disgregatrice delle diversità antropologiche mondiali, attuando violentemente schiavitù economica e finanziaria attraverso il mercato globale, disintegrazione morale dei valori, obbligo delle politiche di genere che disgregano l’unità familiare e sociale, presenza militare della NATO come conquista, controllo e imposizione del sistema unipolare.
La weltanschauung metapolitica della Quarta Teoria Politica è il ritorno dell’Idea di Tradizione, la sua attuazione pratica è la lotta per una nuova Civiltà multipolare, il suo Progetto politico è la realizzazione dell’Idea Imperiale. Un’idea di Imperium che ritrova le sue radici nella tripartizione sociale propria dei popoli indoeuropei: Sacerdozio, Aristocrazia, Popolo; i quali in termini contemporanei possono essere tradotti secondo l’intuitiva e intelligente espressione di Rainaldo Graziani in: Ritorno del Sacro, Aristocrazia intellettuale, Giustizia sociale. L’Idea Imperiale si contrappone nettamente all’ideologia imperialista Usa e Occidentale che ne è storicamente la scimmia, il sosia, il suo doppio. L’Idea Imperiale è un’idea prevalentemente arioeuropea, la quale prima dell’avvento dell’anticiviltà della Modernità ha plasmato spiritualmente in strettissima e vitale correlazione col Cristianesimo il continente europeo ed euroasiatico. Essa oggi si impone come soluzione politica concreta per queste due aree geostoriche e geopolitiche, dopo la devastazione plurisecolare dettata dall’odio etnico e dallo sfruttamento prima assolutista e poi capitalista provocato dalla nascita e dall’affermazione delle Nazioni e dalla demolizione progressiva del Sacro Romano Impero e dell’Impero Russo della Terza Roma. La figura di un Imperatore, non dinastico ma eletto corporativamente dagli Stati Generali, che funge da moderatore, da protettore e soprattutto da stimolatore e da punto di accordo, di pace e di cooperazione tra i vari popoli, etnie e tradizioni religiose, diventerebbe il fautore di quel realismo spirituale, politico, economico e sociale che già fece grandi attraverso la manifestazione imperiale l’Europa e la Russia eurasiatica.
Tra coloro che hanno aderito alla causa eurasiatica e hanno sposato in continuità ideale la Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin e il suo pensiero, troviamo diversi seguaci di Julius Evola principalmente – ma non solo – già membri o simpatizzanti dell’Area di quello che fu prima il Centro Studi e infine Movimento Politico Ordine Nuovo le cui figure fondanti furono appunto Julius Evola, Clemente Graziani, Pino Rauti. L’approccio duginiano ad Evola, la trasposizione del suo Uomo indifferenziato nella novità apocalittica del Soggetto Radicale, nonché la concezione indoeuropea e cristiana dell’Idea Imperiale hanno attecchito in molti cuori dell’Area Nazionalpopolare che si ispiravano ad Evola e al disciolto Ordine Nuovo. Infatti, il portato essenziale dell’Ordinovismo, oltre al superamento della concezione fascista dello Stato e del biologismo razziale del nazionalsocialismo, risultò inequivocabilmente essere quello di una renovatio dell’Idea ghibellina dell’Impero, visto già storicamente prefigurarsi, da parte dei militanti e dei simpatizzanti di ON, nell’alleanza anticomunista che vide moltissimi giovani di etnie europee e eurasiatiche militare nelle Forze armate tedesche tra lo stupore di quest’ultime, nonché dalla presenza di almeno seicentomila volontari italiani i quali aderirono in funzione prettamente anticapitalista, o antiplutocratica come si diceva allora, alla Repubblica Sociale Italiana: «Pur sapendo che la Guerra era persa e che molti di noi non sarebbero più tornati, noi andammo a combattere per difendere l’Italia, contro il capitalismo americano e contro la plutocrazia ossia l’alta finanza internazionale. Nella speranza di stare sempre al fronte a combattere contro i nemici e a non dover rivolgere le nostre armi contro altri italiani in una guerra civile che noi tutti odiavamo». 1
Attualità del Movimento Eurasiatista in Italia
«La Quarta Teoria Politica è una “crociata” contro la postmodernità; la società postindustriale; il pensiero liberale, così come è messo in atto nella pratica; la globalizzazione, con i suoi presupposti logistici e tecnologici. Se la terza teoria politica criticava il capitalismo da destra, e la seconda da sinistra, allora il nuovo palcoscenico non è più caratterizzato da questa topografia politica: è impossibile determinare dove si collochino la Destra e la Sinistra in relazione al postliberalismo. Ci sono solo due posizioni, entrambe globali: adesione e obbedienza (il centro) e dissenso (la periferia). La Quarta Teoria Politica è l’amalgama di un progetto comune e nasce da un impulso comune verso tutto ciò che è stato scartato, messo da parte e umiliato durante il processo di costruzione della “società dello spettacolo” (della postmodernità). “La pietra che il costruttore ha scartato è divenuta testata d’angolo” (Vangelo di Marco 12, 10). Il filosofo Aleksandr Sekackij ha giustamente sottolineato la rilevanza dei “marginalia” (gli elementi relegati ai margini) nella formazione di una nuova visione filosofica, suggerendo il termine “metafisica dei detriti” come metafora». 2
Con quasi settanta Comunità Organiche di Destino, delle quali almeno quindici molto attive, la Quarta Teoria Politica, attraverso il Movimento Eurasiatista ha notevolmente attecchito sul suolo metapolitico italiano. Gli antesignani di tale presenza italiana sono stati principalmente: Maurizio Murelli, già editore della Rivista rossobrunista Orion e attuale fondatore di AGA Edizioni che ha fatto conoscere Aleksandr Dugin negli ambienti d’Area già dal 1992, insieme al compianto Carlo Terracciano; Rainaldo Graziani, (figlio di Clemente il capo del M.P. Ordine Nuovo), già fondatore di Meridiano Zero e Responsabile della Comunità Organica di Destino La Corte dei Brut; Claudio Mutti, fondatore delle Edizioni all’Insegna del Veltro e Direttore della Rivista di geopolitica Eurasia. L’attuale referente del Movimento Eurasiatista Italiano, scelto dallo stesso Dugin è Lorenzo Maria Pacini, Direttore del website Idee&Azione, giovane e coraggioso filosofo politico e docente universitario.
La creazione della Quarta Teoria Politica e del Movimento Internazionale Eurasiatista nell’anno 2003 da parte di Aleksandr Dugin, segna il suo definitivo distacco dal Nazionalbolscevismo, una tendenza politica russa diffusasi poi nel resto d’Europa e in Italia negli anni ’80 e ’90 del XX Secolo all’interno dell’Area extraparlamentare di destra e di sinistra denominata anche rossobrunismo, tesa a salvare e ad amalgamare gli elementi validi di ordine sociale e patriottico in funzione anticapitalista propri dell’esperienza storica della Seconda e della Terza Teoria Politica, ossia dei comunismi e dei fascismi. Il cammino dalla Terza Teoria Politica dei fascismi alla Quarta Teoria Politica dell’Idea Imperiale per un Imperium d’Europa a fianco di un Imperium eurasiatico russo, è stato un processo psicologicamente complesso, lento e doloroso ma metapoliticamente fluido, almeno per quanto riguarda quella porzione dell’Area metapolitica umana legata direttamente o indirettamente all’Idea Imperiale ghibellina dell’Ordinovismo evoliano italiano.
Con l’esordio della Operazione Militare Speciale Russa che ha scatenato il conflitto nelle zone del Donbass, le idee dell’Eurasiatismo italiano trovano resistenza passiva, indifferenza interessata da motivi psicologici o da paura di persecuzione da parte del potere giudiziario e, a volte, resistenza aperta da parte di quelle organizzazioni che, ad esempio come Casa Pound, pur avendo avuto un’origine comune con elementi ordinovisti passati poi alla Causa eurasiatista con un moto di continuità ideale, appoggiano risolutamente le milizie cosiddette neonaziste ucraine pur sapendo esplicitamente che esse sono state “fondate” e “addestrate” dalla CIA con l’aiuto della NATO, le quali sono a tutti gli effetti l’intelligence e l’apparato militare del Deep State americano e occidentale. Forse in un moto di calcolata utopia, tali organizzazioni della Destra radicale pensano in buona fede al ritorno del nazionalsocialismo in Europa sotto l’egida del liberalismo e dell’Alleanza atlantica in funzione antirussa. Non sanno che finita la sua funzione antirussa, il totalitarismo liberale sterminerà i cosiddetti neonazisti ucraini così come ha fatto poi con il Califfato dell’ISIS, perché non più necessari all’esercizi del suo instrumentum regni.
Il conflitto russo-ucraino innescato dall’Operazione Militare Speciale, iniziata come prima sfida geopolitica del multipolarismo nei confronti dell’unipolarismo, si è presto trasformato in uno scontro di Civiltà, o meglio in una guerra sulla terra d’Ucraina tra l’anticiviltà occidentale unipolare e le Civiltà del resto del mondo che aspirano ad un mondo multipolare così come viene esplicitato negli Obiettivi dichiarati del Movimento Internazionale Eurasiatista:
«favorire lo sviluppo d’un ordine mondiale multipolare, fondato sul rispetto e la cooperazione tra popoli, civiltà e culture; l’associazione fra paesi europei e paesi asiatici, con la Russia nel ruolo fondamentale di mediatrice; l’integrazione politica, economica, strategica e culturale dello spazio post-sovietico, fino alla creazione d’una “Unione Eurasiatica”; il dialogo ed il reciproco rispetto tra le confessioni tradizionali del continente eurasiatico; la conservazione delle identità etnica, culturale e religiosa d’ogni popolo del mondo; l’opposizione alle tendenze negative dell’attuale ordine mondiale: unipolarismo, omologazione culturale, decadenza spirituale, narcotraffico, degrado ambientale, iniquità sociali». 3
In un mondo che scorre naturalmente, ma anche con grandi resistenze da parte dell’Occidente, verso la Civiltà multipolare, la sfida più grande del XXI Secolo è e sarà la rinascita e l’attuazione metapolitica e politica dell’Idea Imperiale indoeuropea all’interno dell’Europa e della Russia euroasiatica. L’afflato di un nuovo Sacro Romano Impero garante della libertà, dello sviluppo, della pacifica convivenza e delle autonomie dei popoli e delle etnie viventi nel continente europeo, deve entusiasmarci nella lotta per questa verità di ordine naturale e spirituale che può tornare ad essere realtà viva e vivente dopo i marosi plurisecolari della Modernità e del decadimento Postmoderno.
In questa grande guerra epocale, in questa battaglia contro il male cosmico che attanaglia la Terra ci aiutino tutti quegli Uomini cristiani che hanno fatto grande il suolo e la Patria Europa: Re Artù, Carlo Martello, gli imperatori Costantino, Carlo Magno, Federico II Hohenstaufen, Carlo d’Asburgo; e poi veglino su di noi gli eroi insorgenti e difensori dei diritti e delle legittime autonomie locali dei Popoli d’Europa: Robin Hood, difensore dei poveri in terra inglese; Guglielmo Tell, che con le sue gesta produsse l’insorgenza svizzera dai soprusi degli avidi emissari imperiali; Alberto da Giussano, comandante della Compagnia della Morte alla Battaglia di Legnano; Andrea Robustelli, iniziatore della liberazione cattolica della Valtellina dai soprusi protestanti del Canton Grigioni, una vittoriosa rivolta detta Sacro Macello valtellinese; Andreas Hofer, un umile oste fedele all’Imperatore ed eroe dell’indipendenza del Tirolo dall’aggressione napoleonica; Henri de la Rochejaquelein, François de Charette, Jean Chouan e tutti gli altri comandanti vandeani e bretoni della Guerra di Vandea e della chouannerie, difensori della Chiesa e della Corona; i Requetés carlisti spagnoli e Jose Antonio Primo de Rivera col suo martirio; e infine Corneliu Zelea Codreanu con tutti i martiri ortodossi della Legione dell’Arcangelo Michele.
Il loro aiuto e la loro benedizione scendano su di noi, ci rendano coraggiosi, impassibili e terribili distruttori del male cosmico e delle sue schiere umane e angeliche, come forti Soggetti Radicali pronti a combattere, a vivere e a morire fino alla Vittoria per la giustizia sociale, per l’Aristocrazia intellettuale, per il ritorno del Sacro, per tutto ciò che rappresenta la santità dell’Idea Imperiale fino al ritorno del Verbo di Dio Rex regum et Dominus dominantium. Amen!
1. Testimonianza di Italo Manusardi, volontario minorenne nella R.S.I. al figlio e ai suoi allievi di Sport del Ring.
2. Aleksandr Dugin, La Quarta Teoria Politica, NovaEuropa, Milano 2017, pp. 16-17.
3. Wikipedia L’enciclopedia libera, Voce: Movimento Internazionale Eurasiatista.
Articolo completo: Per la rinascita dell’Idea Imperiale | Геополитика.RU (geopolitika.ru)

