Una bella delegazione del nostro Circolo Christus Rex ha assistito all’ordinazione di don Piergiorgio Coradello e 4 sono state le Cresime di appartenenti al nostro gruppo (2 adulti sub condicione e due bambini, un maschio e una femmina)
Il giorno 6 maggio 2023, festa di S. Giovanni alla Porta Latina, don Piergiorgio Coradello è stato ordinato Sacerdote da Mons. Geert Stuyver nella chiesa SS. Pietro e Paolo di Verrua Savoia (TO). Erano presenti 14 Sacerdoti, 11 appartenenti all’Istituto e 3 amici, che gli hanno imposto le mani insieme al Vescovo.
In calce il link dell’avvenimento pubbilcato sul sito Sodalitium:
La vittoria del complesso militare/sicurezza sul presidente Trump ha condannato gli Stati Uniti e il loro impero europeo, canadese, australiano e giapponese a un declino irreversibile. L’intenzione di Trump di “normalizzare le relazioni con la Russia” è stata percepita dal potente complesso militare e di sicurezza, su cui avevano messo in guardia sia il presidente Eisenhower che il presidente John F. Kennedy, come una minaccia al proprio bilancio, al proprio potere, al proprio primato. Così è stata avviata dalla CIA e dall’FBI la lunga e continua era delle false accuse contro un Presidente americano, sia in carica che fuori, da parte dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti.
La conseguenza è che il mondo si sta allontanando dalla nostra influenza, abbandonando il sistema finanziario dominato dal dollaro e aderendo ad uno stato di diritto invece che alle regole egoistiche di Washington.
Le conseguenze per il mondo occidentale saranno il declino della moneta, l’inflazione e l’abbassamento del tenore di vita, la scarsità di energia e la decadenza sociale dovuta a masse non assimilate di immigrati-invasori che il mondo occidentale non ha la convinzione di poter respingere.
Anche una guerra rovinosa potrebbe essere una conseguenza, con risultati disastrosi per l’Occidente, i cui sistemi di armamento sono inferiori a quelli russi e i cui eserciti sono demoralizzati dalle “promozioni della diversità” e dall’indottrinamento anti-bianco.
Il Presidente russo Putin ha definito “folle” l’ambizione neocon di egemonia americana. Putin ha preso le misure dell’Occidente:
“Qualsiasi ideologia di superiorità è per sua natura disgustosa, criminale e mortale. Le élite globaliste continuano a insistere sul loro eccezionalismo; mettono le persone l’una contro l’altra, dividono le società, provocano conflitti sanguinosi e colpi di stato, seminano odio, russofobia e nazionalismo aggressivo, distruggono i valori familiari tradizionali che rendono umani gli esseri umani”.
Putin descrive l’“ordine basato sulle regole” di Washington come “un sistema di rapina, violenza e soppressione sulla scena internazionale”.
Contrariamente agli interessi di americani, russi, cinesi e del resto del mondo, il complesso militare e di sicurezza statunitense e i suoi scagnozzi neoconservatori hanno istituzionalizzato l’Occidente come nemico del resto del mondo. Le conseguenze per l’America e il suo impero saranno disastrose.
Strade sbriciolate, città allagate, crostoni crollati. Le opere hanno cent’anni. I dirigenti locali: “Prendetevi in silenzio quello che avete scelto” – VIDEO
Maltempo in Emilia Romagna, ad Affari il parere di un dirigente del Comune di Bologna e di un ingegnere privato esperto del settore (che hanno preferito l’anonimato). Guarda il video del crollo sui colli in Romagna
Ingegner K, sta vedendo le immagini?
“Non ascoltate quel branco di scemi in tv, non è il cambiamento climatico… E’ che non fanno le manutenzioni da decenni, in tutta la regione e quasi ovunque in Italia. In Emilia Romagna le macchine idrauliche che tengono sono del 1933, lo può capire un bambino leggendo: c’è scritto sugli impianti ‘Riva 33’. E poi ci sono opere degli anni ‘60. Opere su cui nessuno fa manutenzione. Motori elettrici che funzionano ma hanno quasi cent’anni. Non abbiamo fatto nulla di nuovo? A Ferrara non è accaduto nulla perché ci sono opere imponenti delle bonifiche del fascismo e degli anni ‘60. E’ un problema culturale non politico. Se fai un argine alto 200 metri, sai che per un certo periodo non verrà superato ma prima o poi accadrà: è statistica. Che tracimi ci sta, ma se crolla è un problema strutturale, tecnico, non dovuto alle precipitazioni. Non è colpa solo dei politici, è un problema culturale”.
Perché culturale?
“Perché si preferisce spendere i soldi in cose visibili, che diano consenso nel nostro modello di società. Chi è che fa l’inaugurazione di una fognatura, di un argine e si prende dei meriti? Lo ha mai visto? Che consenso porterebbe al politico di turno?”
GUARDA IL VIDEO dei colli in Romagna… poi continua a leggere l’intervista
Ma se crolla un argine?
“Sarebbe come accusare il sole perché crolla una casa. L’argine deve rimanere in piedi. La domanda è: chi fa manutenzione? Chi va a pulire? Chiaramente sono fenomeni enormi che esistono da millenni…”
E’ un problema che in Italia si trascina da decenni: quando le competenze di manutenzione sono passate dall’Anas agli enti locali questi non le hanno implementate e non fanno le manutenzioni…
“Non c’è Genio Civile, il Provveditorato alle Opere pubbliche non fa più niente, se non alcune ristrutturazioni. I Comuni non hanno strutture tecniche vere. Sono sessanta, cento anni che non si fa niente. La gente neanche sa cos’è il Cavo Napoleonico, ripreso negli anni ’60, che è il canale artificiale della pianura emiliana che collega i fiumi Reno e Po. Non è straripato il Reno perché hanno aperto il Cavo napoleonico. Ma chieda a 9 persone su 10 in Emilia Romagna cos’è il Cavo, non lo sanno ma è la cosa che gli permette di non essere sopraffatti dalla natura”.
Come vede il dibattito pubblico o quello che ne resta?
“È tornata fuori gente che dice cose a caso, che dipende da dove abbiamo costruito le case, l’adagio secondo il quale gli uomini vanno a costruire nelle zone dove non devono. Ma dove accade in Emilia-Romagna? Cesena è stata costruita nella zona di fondazione romana. Costruzioni abusive? L’acqua che arriva in Piazza Maggiore a Bologna sarebbe causa di quale abuso? Dicono cose a caso in tv”.
Ma ci sono piani ovunque..
“E’ l’altro vero problema umano: siamo in mano a gente che parla, parla, pianifica, parla, pianifica, parla e non spende una lira di risorse per fare dei lavori. Altrimenti sono cose naturali. Ma se l’uomo non fa niente… L’acqua si ferma con delle dighe, con dei canali, con degli argini, consolidando strade, non facendo piani. Non sta succedendo niente di incredibile. Dovremmo fare dei lavori non chiacchiere: di piani ne abbiamo finché ne vogliamo e spendiamo soldi per fare cazzate di ogni tipo. Faccio un esempio: il PNRR cosa finanzia di queste opere? La comunità europea su esigenze di Paesi del Nord Europa ci impone di costruire cose che in Italia non servono a un cazzo, tutto tranne rincorrere il dissesto idrogeologico”.
In molti Paesi, esperti e professionisti discutono dell’applicazione delle tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, al flusso di lavoro, alla gestione e alla vita stessa. A questo proposito, è interessante l’analisi preparata dal Pew Research Center, che include un sondaggio sociale su questo tema.
Va notato che, nell’illustrare le loro risposte, molti di questi esperti hanno affermato che il futuro di queste tecnologie avrà effetti sia positivi che negativi sull’attività umana. Hanno anche osservato che per secoli le persone hanno permesso ad altre organizzazioni di prendere decisioni per loro o sono state costrette a farlo dalle autorità tribali e nazionali, dai leader religiosi, dai burocrati governativi, dagli esperti e persino dagli stessi strumenti tecnologici.
Inoltre, questi esperti concordano ampiamente sul fatto che gli strumenti tecnologici digitali diventeranno sempre più parte integrante del processo decisionale delle persone. Questi strumenti forniranno alle persone una quantità crescente di informazioni che, come minimo, le aiuteranno a esplorare le scelte e a utilizzare le esperienze mentre viaggiano per il mondo.
Gli esperti di entrambe le parti concordano anche sul fatto che il momento attuale è un punto di svolta che determinerà in larga misura l’autorità, l’autonomia e l’agenzia delle persone, man mano che l’uso della tecnologia digitale si diffonderà in un numero sempre maggiore di aspetti della vita quotidiana. Collettivamente, le persone si troveranno ad affrontare domande come: in quali cose le persone vogliono davvero il libero arbitrio? Quando si sentiranno a proprio agio nel rivolgersi all’intelligenza artificiale per prendere decisioni? E in quali circostanze saranno disposti a lasciare le decisioni interamente ai sistemi digitali?
Un campione di opinioni generali sull’attività umana
Richard Watson, autore di “Digital vs Human: How we will live, love and think in the future”, ha commentato: “Il 2035 è un po’ presto perché gli esseri umani diventino più dipendenti dall’”intelligenza” delle macchine – il 2045 è più probabile. Nel 2035, gli esseri umani si limiteranno a cooperare e collaborare con le macchine e, nei casi più importanti, ci fideremo ancora del giudizio umano piuttosto che dell’intelligenza artificiale. Questo non significa che le aziende tecnologiche non cercheranno di togliere il libero arbitrio alle persone, e il lavoro di Shoshana Zuboff è interessante in questo contesto. Come può il processo decisionale automatizzato cambiare la società umana? Come si chiede Zuboff: chi decide? Chi crea le macchine e per quale scopo? Chi è responsabile quando sbagliano? Quali pregiudizi conterranno? Credo sia stata f a chiedersi se le macchine che pensano possono portarci a diventare persone che non pensano. È una forte possibilità, e ne stiamo già vedendo i segni”.
I sistemi basati sull’IA non saranno progettati in modo tale che gli esseri umani possano facilmente controllare il processo decisionale. Il paradigma dominante sia per la ricerca di base che per la progettazione di prodotti industriali nel campo dell’IA è quello di cercare di sviluppare sistemi/modelli di IA che soddisfino o superino le capacità umane. (Rob Reich, professore di scienze politiche e direttore del Centro per l’etica nella società dell’Università di Stanford).
Saggi di esperti sull’attività umana e la vita digitale
La maggior parte di coloro che hanno risposto a questo sondaggio ha dato risposte brevi a questa domanda di ricerca. Tuttavia, alcuni hanno scritto risposte a più livelli in un formato di saggio più lungo. La sezione del rapporto dedicata ai saggi è piuttosto lunga, quindi offriamo prima un esempio di commenti di alcuni di questi saggisti.
Paul Saffo ha avvertito che è probabile che in futuro “coloro che controllano la nostra intelligenza sintetica vi daranno un margine di manovra sufficiente a non farvi accorgere della vostra prigionia”.
Jamais Cacio ha condiviso diversi scenari convincenti per il 2035, che vanno da persone che traggono grandi benefici da “macchine di grazia amorevole” a una dittatura digitale che potrebbe persino includere “una replica digitale completa del famigerato leader autoritario di un tempo”.
“Per quanto brillanti possano diventare le IA, gli avatar e i bot, non saranno mai veramente autonomi. Lavoreranno sempre per qualcuno, e quel qualcuno sarà il loro capo, non voi, gli sfortunati utenti” – Paul Saffo, guru della predittività della Silicon Valley.
Suggerisce di esaminare alcune delle principali categorie in cui è probabile che avvenga questo smistamento:
“Decisioni personali e di vita importanti (istruzione, matrimonio, figli, occupazione, luogo di residenza, morte): non vedo una completa automazione del processo decisionale nelle decisioni personali importanti, anche se il supporto decisionale potrebbe migliorare, ad esempio con una scelta relativa nell’istruzione e nell’occupazione.
“Decisioni finanziarie (acquisto di una casa, investimenti personali, ecc.): le decisioni finanziarie riceveranno un maggiore supporto e vedo una delega significativa delle decisioni di investimento, soprattutto quelle semplici. Ma non credo che il sistema di intelligenza artificiale deciderà mai quale casa comprare.
“Utilizzo di servizi essenziali (sanità, trasporti): il supporto per l’IA nella sanità e nei trasporti continuerà a crescere, ma non vedo decisioni sanitarie di vita o di morte completamente automatizzate. Dubito che le auto senza pilota funzioneranno su larga scala, se non in ambienti controllati, finché non saranno disponibili sistemi di intelligenza artificiale altamente affidabili.
“Soluzioni sociali (governo, sicurezza nazionale): il governo deve affrontare sfide enormi su molti fronti. Potremmo risparmiare molto denaro e aumentare l’equità razionalizzando e automatizzando la riscossione delle imposte, ma è difficile vedere la volontà di farlo finché ridurre al minimo l’amministrazione pubblica rimane una priorità per un’ampia parte della popolazione. Non vedo altri 15 anni per cambiare la situazione. L’uso dell’IA per la sicurezza nazionale continuerà a crescere e deve rimanere sotto il controllo umano, soprattutto in situazioni offensive. Con un’adeguata supervisione, la sorveglianza basata sull’IA dovrebbe effettivamente ridurre gli attacchi erronei dei droni, come quelli recentemente riportati dalle principali organizzazioni giornalistiche”.
Gli scenari per il 2035 e oltre spazieranno probabilmente dalle persone che beneficeranno di “macchine di grazia amorevole” all’essere sotto il tallone di dittatori digitali.
Jamais Kasio , illustre ricercatore del Future Institute, ha previsto che entro il 2035 è probabile che nel futuro delle organizzazioni coesistano diversi scenari.
“In primo luogo, ho suggerito che le condizioni del 2045 saranno probabilmente molto diverse dal mondo del 2035. Il mondo di metà secolo sarà un’evoluzione del mondo che abbiamo creato nei due decenni precedenti. Entro il 2045, sospetto che i nostri tre scenari saranno i prossimi”.
Niente IA, niente grida: per molte ragioni, entro il 2045 saranno rimaste poche, se non nessuna, vere IA e gli esseri umani prenderanno le decisioni più importanti. Potrebbe essere una scelta (un rifiuto consapevole dell’IA, magari dopo un disastro globale) o una coincidenza (gli effetti di un disastro climatico sono così diffusi che le tecnologie infrastrutturali come l’energia, i pezzi di ricambio e i programmatori non sono più disponibili).
Il tutto sotto la cura di macchine dalla grazia amorevole: la piena fioritura del secondo scenario del 2035, in cui le nostre macchine/Is prendono effettivamente decisioni molto più intelligenti e sagge degli esseri umani, e va bene così. Lasciamo che sia la tecnologia a fare le scelte importanti per noi, perché è semplicemente più brava. Funziona.
Dittatori digitali: la piena fioritura del terzo scenario nel 2035. In questo caso assistiamo a un massiccio consolidamento del potere nelle mani di un numero molto ristretto di “umani”, ibridi di IA e pregiudizi umani. Forse anche una replica digitale completa del famigerato leader autoritario di un tempo, capace di vivere per sempre in ogni dispositivo.
La maggior parte degli esperti di questo sondaggio ha sostenuto che l’ecosistema globale della conoscenza in rete, dell’intelligenza artificiale (IA) e delle comunicazioni è gestito da circoli potenti che seguono i principi del capitalismo di mercato o dell’autoritarismo politico.
Argomenti di chi si aspetta che la tecnologia impedisca alle persone di controllare le decisioni chiave
I potenti interessi che creano questa tecnologia hanno pochi incentivi a rispettare la discrezione umana.
La maggior parte degli esperti di questo sondaggio ha sostenuto che l’ecosistema globale della conoscenza in rete, dell’intelligenza artificiale (IA) e delle comunicazioni è gestito da interessi potenti che seguono i principi del capitalismo di mercato o dell’autoritarismo politico.
Un intervistato anonimo ha scritto: “La domanda dovrebbe essere: “Gli esseri umani controlleranno i grandi sistemi di IA?”. Le aziende sono già agenti, in realtà lo erano già negli anni ’70 e ’80, prima che i computer prendessero piede. Le grandi aziende sono entità con menti, desideri ed etica propri, indipendenti dalle persone che lavorano per loro. Sono più preoccupato dalla monopolizzazione e dal potere di mercato che dal fatto che l’IA abbia una mente propria. Il problema “Amazon controlla l’IA che gestisce il tuo mondo” è Amazon, non l’IA”.
Argomenti di chi si aspetta che la tecnologia sia progettata in modo che le persone possano controllare le decisioni chiave.
Molti esperti fiduciosi sul futuro dell’attività umana osservano che nel corso della storia l’uomo e la tecnologia hanno sempre superato ostacoli significativi. La società si sta adattando attraverso una migliore regolamentazione, una migliore progettazione, l’aggiornamento delle norme sociali e la modernizzazione dell’istruzione. Le persone tendono ad adattarsi e/o ad accogliere sia gli aspetti positivi che quelli negativi del cambiamento tecnologico. Questi esperti prevedono che ciò avverrà anche con la diffusione di sistemi autonomi in rapida evoluzione.
Riflessioni finali sull’attività umana
Barry Chudakov , fondatore e direttore di Sertain Research, ha scritto: “Sarebbe saggio prepararsi a ciò che significa coscienza condivisa. Oggi questa condivisione avviene in modo casuale: prendiamo uno strumento e, una volta che iniziamo a usarlo e vediamo come è programmato, possiamo renderci conto (e possiamo rimanere scioccati) di quanto lo strumento usurpi la discrezionalità. Dobbiamo sapere cosa significa condividere la tecnologia e le persone e quanto, eventualmente, siamo disposti a condividere con lo strumento. Utilizzeremo sempre più l’intelligenza artificiale per aiutarci a risolvere i problemi insidiosi del cambiamento climatico, dell’inquinamento, della fame, dell’erosione del suolo, della scomparsa delle coste, della biodiversità, ecc. In questa divisione dell’azione, le persone cambieranno. Come cambieremo noi?”.
Conclusioni
I progressi di Internet e delle applicazioni online hanno dato grande potere alle persone, aumentando la loro capacità di risolvere problemi complessi, consentendo loro di condividere e accedere alle conoscenze in modo quasi istantaneo, aiutandole a diventare più efficienti e migliorando la loro capacità personale e collettiva di comprendere e modellare il loro ambiente. Le macchine, i bot e i sistemi intelligenti, basati in gran parte sull’intelligenza autonoma e artificiale (AI), continueranno questo progresso. Per farlo, ci sono dei compromessi. Alcuni temono che si sia verificata e si verificherà una devastante perdita del “libero arbitrio” individuale, del diritto e/o della capacità di prendere decisioni nel proprio interesse, di fare scelte al di là dei parametri stabiliti da interessi aziendali o governativi, di rispondere alla più ampia gamma di opzioni e così via.
Domanda: entro il 2035, le macchine intelligenti, i bot e i sistemi basati sull’intelligenza artificiale saranno progettati in modo tale che le persone possano facilmente controllare la maggior parte delle decisioni rilevanti per la loro vita attraverso la tecnologia?
I risultati di questa domanda riguardano l’evoluzione della progettazione uomo-macchina in relazione all’attività umana entro il 2035:
Il 56% di questi esperti ritiene che entro il 2035 le macchine, i bot e i sistemi intelligenti non saranno progettati in modo tale che l’uomo possa controllare facilmente la maggior parte dei processi decisionali attraverso la tecnologia.
Il 44% ha dichiarato di sperare o aspettarsi che, entro il 2035, le macchine, i bot e i sistemi intelligenti saranno progettati in modo tale che le persone possano controllare facilmente la maggior parte dei processi decisionali attraverso la tecnologia.
Nella sezione demografica di questo sondaggio, 342 dei 540 intervistati che hanno risposto alla domanda originale “sì-no” hanno fornito una spiegazione scritta della loro risposta. Degli esperti che hanno risposto a una o più domande demografiche: il 73% ha dichiarato di risiedere in Nord America e il 27% in altre parti del mondo; il 75% dei 321 intervistati che hanno risposto alla domanda sull’identità sessuale ha dichiarato di identificarsi come uomo, il 24% come donna e lo 0,6% in altro modo. Dei 342 intervistati che hanno indicato la loro “area di interesse principale”, il 37% si è identificato come professore/insegnante; il 15% come futurista o consulente; il 15% come ricercatore scientifico; il 7% come sviluppatore o amministratore di tecnologie; il 9% come sostenitore o attivista degli utenti; il 5% come imprenditore o dirigente d’azienda; il 4% come pioniere o creatore di Internet o di strumenti online; e l’8% ha indicato la sua area di interesse principale come “altro”.
IL GOVERNATORE DEL MONTANA VIETA LA CHIRURGIA E I TRATTAMENTI PER IL CAMBIO DI SESSO PER I MINORI
Il governatore repubblicano del Montana Greg Gianforte ha firmato un disegno di legge che vieta i trattamenti di “transizione di genere” per i minori. Il Senate Bill 99 è stato convertito in legge dopo che i repubblicani lo avevano approvato alla Camera.
La nuova legislazione vieta i bloccanti della pubertà, gli ormoni incrociati e gli interventi chirurgici transgender per i bambini. Progetti di legge simili sono stati presentati in altri stati guidati dai Repubblicani in tutto il paese.
Le norme del Montana prevedono anche sanzioni disciplinari e la sospensione dall’esercizio della medicina fino a un anno. I tutori legali possono essere denunciati con mezzi civili. La norma entrerà in vigore il 1° ottobre 2023. Finora, 15 stati USA hanno proibito o limitato questo tipo di cure mediche per legge, secondo i dati dell’American Civil Liberties Union.
I conservatori sostengono che le misure mirano a impedire ai giovani di prendere decisioni irreversibili di cui potrebbero poi pentirsi. In questo modo, il partito repubblicano continua, contro ogni previsione, a fare luce e applicare il buon senso di fronte alla follia ‘trans’, sostenuto dal movimento woke che cerca di trasformare i desideri in diritti e promuovere leggi liberticide con conseguenze devastanti e irreversibili, contrariamente alla logica e alla natura umana.
Una lettera aperta per chiedere la verità sul parroco di Barbiana nel centenario della nascita
Nell’ imminente centenario della nascita di don Lorenzo Milani, che ricorrerà il 27 maggio prossimo e per il quale è stata organizzata una nutrita serie di manifestazioni, incontri, giornate di ricordo e di studio, che si protrarranno fino a maggio 2024, è stato istituito un Comitato nazionale la cui presidenza è stata affidata all’on.le Rosy Bindi, e del quale fanno parte numerose istituzioni laiche e religiose: la Fondazione Don Lorenzo Milani, l’Istituzione culturale “Centro documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana”, l’Associazione di Volontariato “Gruppo don Lorenzo Milani di Calenzano”, l’Arcidiocesi di Firenze, la Conferenza Episcopale Italiana, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, la Regione Toscana, i Comuni di Firenze, Vicchio, Calenzano e Montespertoli. Infine, del Comitato nazionale fa parte anche la Presidenza della Repubblica, che ha concesso il suo alto patronato. E’ stata anche data notizia che lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà presente a Barbiana il 27 maggio.
In realtà, nonostante don Lorenzo Milani abbia ricevuto numerosi riconoscimenti istituzionali, inesorabilmente crescenti col passare dei decenni, il suo pensiero, la sua lezione, i suoi atti sono sempre stati caratterizzati da assai rilevanti criticità. Noi, da toscani, e quindi prossimi all’origine della questione, abbiamo dunque deciso di indirizzare una lettera apertaalle suddette Istituzioni nell’imminenza dell’evento. La missiva porta il titolo “Circa le imminenti iniziative di commemorazione del priore di Barbiana, raccomandiamo la ricerca della verità”.
Nel fare questo ci siamo serviti di un testo di riferimento, nel quale diamo la parola ad alcuni testimoni che lo conobbero personalmente, e anche ad altre voci. Tale testo di riferimento è il dossier in undici capitoli che accompagnava la “supplica”, che Pier Luigi Tossani – integrando le testimonianze fornitegli da Giuseppe Cipriani, senza le quali il dossier non avrebbe potuto essere completato nella sua interezza – volle rivolgere il 14 giugno 2017 a Papa Francesco e a tre Cardinali, nell’imminenza della visita del Pontefice a Barbiana, per metterli in guardia sui pericolosi contenuti della lezione del priore. Dossier e “supplica” sono tuttora leggibili online, sul blog La filosofia della TAV.
La posta in gioco è di estrema importanza poiché, come si diceva, nel tempo il pensiero milaniano è divenuto ormai un paradigma non solo italiano, ma in certo modo anche internazionale, per fare non solo pastorale ecclesiale ma anche educazione in senso lato, fare scuola e, infine, anche di trattare i temi del lavoro e della politica.
Per entrare nello specifico delle criticità milaniane, dobbiamo entrare in dettaglio. Procediamo dunque per punti, accennando sinteticamente in questa sede solo a quelli principali, e rimandando, per ogni necessario approfondimento, ai testi della lettera aperta e, più estesamente, del dossier.
1. Obbediente?… no, ribelle
Don Milani, lungi dall’essere quel “ribelle obbediente” alla Chiesa, come viene correntemente definito, si posizionava invece in uno stato di permanente ribellione verso di essa.
Card. Ermenegildo Florit
“Il secondo Vescovo di don Milani, il Card. Ermenegildo Florit, sa valutare correttamente il temperamento del suo prete, nonché la cifra del suo lavoro pastorale e ha la carità di scriverglielo con garbo, ma anche con franchezza e fermezza”. Florit è misericordioso davanti al temperamento costantemente polemico di don Milani. Ne esce quindi un don Milani, secondo Florit, che glielo scrive personalmente, “assolutista”, che fa una pastorale ispirata alla “lotta di classe”, caratterizzato da uno “zelo fustigatore” che lo fa apparire «dominatore delle coscienze prima ancora che padre». Don Milani pretende da Florit che il suo lavoro a San Donato a Calenzano e a Barbiana sia «solennemente e pubblicamente onorato», ma è fuori dalla realtà. Il priore non è quindi in grado di recepire la correzione del vescovo.
Dal libro di Mario Lancisi “Processo all’obbedienza: la vera storia di don Milani” (Laterza, 2016), si evince che il priore, già gravemente malato, se ne sfoga per lettera con uno dei suoi ragazzi, Francuccio Gesualdi. Al quale il 30 gennaio 1966 scrive che la risposta di Florit consiste in «tre pagine di crudeltà di falsità di ingiurie», e che non gli era mai stata data una parrocchia perché
«…manco di carità pastorale, sono classista, sferzante, credo di prendere la gente con l’aceto, invece ci vuole il miele, ecc. ecc. Ci ho sofferto per qualche ora, poi mi è passata perché lui (il Cardinale Florit, ndr) è un deficiente indemoniato (basti pensare la scelta del momento!) mi accusa ora che sono fuori combattimento di cose che se avesse creduto vere aveva il dovere di dirmi quando ero giovane e potevo correggermi. Pensa che è il primo rimprovero che ricevo dai ‘superiori’ in 19 anni di sacerdozio». (pag. 103)
Per il priore di Barbiana il suo Vescovo è dunque “un deficiente indemoniato”, che gli scrive una lettera piena “di crudeltà di falsità di ingiurie”. Questo è.
Dopo la valutazione di Florit circa il lavoro pastorale di don Milani, rimandiamo al dossier per vedere l’opinione del primo superiore di don Milani, il Venerabile Cardinale Arcivescovo Elia Dalla Costa. Al capitolo 10 riferiamo anche del parere di Angelo Giuseppe Roncalli, che all’epoca è patriarca di Venezia, e sarà poi il pontefice Giovanni XXIII. Nonché accenniamo alla severa critica del celebre testo milaniano “Esperienze pastorali” da parte de “La Civiltà Cattolica”, stampata con l’assenso del papa, che a quella data è Pio XII.
2. Il progetto educativo milaniano – Lettera “da” una professoressa
L’insieme degli aspetti problematici del priore ha ovviamente influenzato il suo progetto educativo, attribuendo ad esso un carattere ideologico e classista, che ne ha pregiudicato gravemente il livello nella qualità e nei contenuti. Ciò si è risolto in un danno, paradossalmente proprio nei confronti di quei poveri e di quegli ultimi che egli diceva di aver a cuore e voler aiutare, vale a dire in prima istanza i suoi allievi. Secondariamente verso tutti coloro, docenti e discenti, che si sono ispirati al suo esempio educativo. Si evince infatti dal dossier, che tutta la scuola italiana è stata largamente contaminata in modo negativo dal portato milaniano, che come si sa ha avuto moltissimi estimatori e seguaci.
Svolgiamo questo tema, in prima istanza, con l’ausilio della relazione della prof. Michela Piovesan, che cinquanta anni dopo la famosa Lettera a una professoressa risponde al priore di Barbiana. Seguono poi altri interventi, a firma della prof. Cesarina Dolfi, di Roberto Berardi e di Maurizio Grassini. I testi degli interventi sono tratti dalla rivista web fiorentina di cultura Il Covile, diretta da Stefano Borselli, che nella circostanza ringraziamo.
3. “Pacifista”, ma non operatore di pace
Il priore si dichiara “pacifista”, ma non è operatore di pace. Si veda, ad esempio, quando egli scrive nella Lettera ai cappellani militari toscani:
«…E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto».
Il che ci fa dedurre che il pacifismo del priore sia di matrice ideologica, strumentale alla lotta di classe. Don Milani, in effetti, dice che
«Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente…» però già agli albori del suo ministero, nell’ormai lontano 1950, quando era vice parroco a San Donato a Calenzano egli scriveva nella famosa Lettera a Pipetta:
«Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione».
Le due posizioni milaniane, quella disarmata e quella armata, vanno dunque fatalmente a confliggere.
4. Cuore di tenebra
Card. Elia Dalla Costa
Andiamo ora a verificare in questo importante capitolo se le valutazioni di Dalla Costa e Florit su don Milani erano giuste. E’ un servizio che rendiamo molto volentieri a questi due grandi della Chiesa fiorentina. Dopotutto capire don Milani è abbastanza semplice, potendo accedere direttamente al suo pensiero tramite i suoi numerosi scritti.
Rileviamo dunque che in alcuni suoi testi il priore di Barbiana si rivela un sostenitore della violenza rivoluzionaria. Egli infatti scrive nell’altrettanto famosa Lettera a Gianni, che porta la data del 30 marzo 1956:
«Ma domani, quando i contadini impugneranno il forcone e sommergeranno nel sangue insieme a tanto male anche grandi valori di bene accumulati dalle famiglie universitarie nelle loro menti e nelle loro specializzazioni, ricordati quel giorno di non fare ingiustizie nella valutazione storica di quegli avvenimenti. Ricordati di non piangere il danno della Chiesa e della scienza, del pensiero o dell’arte per lo scempio di tante teste di pensatori e di scienziati e di poeti e di sacerdoti».
Dunque la sentenza che giustifica l’ecatombe classista è già stata stesa. Poi leggiamo che
«Se quel Giudice quel giorno griderà «Via da me nel fuoco eterno» per ciò che Adolfo ha fatto colla punta del suo forcone, che dirà di quel che il signorino ha fatto colla punta della sua stilografica? E se di due assassini uno ne vorrà assolvere, a quale dei due dovrà riconoscere l’aggravante della provocazione? A quale dei due l’attenuante dell’estrema ignoranza? D’una ignoranza così grave da non esser neanche più uomini. Neanche forse più soggetti d’una qualsiasi responsabilità interiore».
Nella visione milaniana, gli sterminatori di classe hanno dunque diritto all’attenuante specifica dell’”estrema ignoranza”, che li esimerebbe dalla responsabilità degli omicidi da loro commessi a danno dei padroni, e che potrebbe anche persino aprir loro la porta del Regno dei Cieli. Il priore parla infatti di “assoluzione” divina per i proletari assassini. Anzi secondo lui essi non sarebbero “neanche più uomini”, e quindi, in quanto tali “forse” nemmeno perseguibili a termini di legge. Francamente quella di don Milani ci pare una disistima eccessiva per la classe contadina, che, specie nel 1956, non crediamo fosse ridotta nello stato di abbrutimento sub-umano da lui evocato. Ai padroni invece il priore assegna “l’aggravante della provocazione”, per il solo fatto di esistere.
Non sfugge dunque ad un occhio oggettivo il nocciolo profondo di violenza rivoluzionaria di stampo giacobino che evidentemente albergava nel cuore di tenebra del priore di Barbiana.
Il tutto ci pare eloquente. Il tempo futuro è domani, 31 marzo 1956. Il verbo non è il congiuntivo imperfetto, ma l’indicativo. L’eliminazione fisica della controparte, il prospettato massacro degli intellettuali, degli uomini di scienza, dei confratelli sacerdoti e perfino degli innocentissimi poeti, è preconizzato da don Milani come imminente e ineluttabile.
Diremmo che è particolarmente grave il fatto che il priore di Barbiana invece di scongiurare la violenza rivoluzionaria abbia evocato l’epilogo della lotta di classe fino alle sue estreme conseguenze invece di servirsi, da cattolico ancor prima che da prete, dei princìpi di sussidiarietà e di partecipazione autentica dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, per risolvere pacificamente i problemi del consesso civile con gli strumenti della Dottrina sociale cattolica. Rimandiamo, per altri episodi del medesimo tenore, alla Lettera a Ettore Bernabei e alla già citata Lettera a Pipetta. Dell’alternativa possibile e auspicabile ispirata alla Dottrina sociale, rispetto all’approccio milaniano caratterizzato dalla violenza rivoluzionaria, parliamo estesamente nel capitolo 7 del dossier.
5. Le pulsioni omosessuali e pedofile
In ultimo, don Milani manifesta anche pulsioni omosessuali e pedofile, inquadrate in una situazione psichica palesemente alterata, quando in una lettera all’amico Giorgio Pecorini egli scrive:
«Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani piú che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)»
e poi seguita
«…E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?»
Per il doveroso approfondimento della spinosa questione rimandiamo all’intero capitolo 5 e in particolare all’equilibrata relazione di Armando Ermini.
A questo punto in questa sede ci fermiamo e rimandiamo al testo integrale del dossier per gli altri temi pur importanti che vi abbiamo trattato. Tutto ciò premesso, leggevamo sul Corriere Fiorentino in data 7 dicembre 2022, circa le commemorazioni milaniane, che in proposito la Presidente Rosy Bindi si era espressa nel modo seguente: «Per dodici mesi, quindi anche nel 2024, non vogliamo celebrare, una parola cui lui era allergico, ma farlo parlare oggi, farlo parlare in primo luogo ai giovani, ai ventenni, motivo per cui ci sarà anche un sito del centenario e coinvolgeremo le scuole con iniziative, concorsi, premi, borse di studio collettive — spiega — il sito oltre a coinvolgere i giovani avrà spazio per tutte le iniziative legate al priore di Barbiana, non solo per quelle che faremo noi, poche, di livello nazionale e mi auguro di qualità».
Al che, abbiamo scritto ai destinatari istituzionali della nostra lettera aperta:
«Ebbene oggi, di cosa vogliamo far parlare don Milani, ai giovani, ma anche a noi stessi? E’ forse cambiato qualcosa rispetto al passato, rispetto alle valutazioni che su don Milani avevano dato i suoi diretti superiori dell’epoca, il Venerabile Cardinale Arcivescovo Elia Dalla Costa, e il Cardinale Ermenegildo Florit? E’ cambiato qualcosa rispetto alle valutazioni che ciascuno di noi ancora oggi può fare circa la lezione milaniana, attingendo direttamente dalle parole del priore? Può essere che la débâcle educativa milaniana, l’ammutinamento sistematico ai superiori, l’apologia della violenza rivoluzionaria, della lotta di classe, dello spargimento del sangue dei nemici del popolo, della lotta armata di stampo proto-brigatista e finanche – ma di questo Dalla Costa e Florit non erano a conoscenza – l’orgogliosa rivendicazione di pulsioni omosessuali e pedofile (il tutto è naturalmente documentato nei diversi capitoli del dossier), non siano più censurabili come lo erano una volta? »
«E’ una grave responsabilità quella di presentare il priore, non soltanto ai giovani, ma a tutti, come un modello da imitare. L’elementare principio di precauzione lo sconsiglia vivamente».
La lettera aperta sulla finestra di Overton milaniana operata dalle Istituzioni si chiude nel modo seguente: «Concludendo, ci pare evidente che a questo punto il tema centrale della questione vada ben oltre il pur importante ed esemplare caso specifico di don Lorenzo Milani. Ci permettiamo di segnalare piuttosto l’urgenza della ricerca della verità, ponendo sulla realtà uno sguardo libero da ideologie. Potremo così anche dare un giudizio chiaro e univoco, a pro di tutti, non sulla persona di don Lorenzo Milani, cosa che ci guardiamo bene dal fare, avendo anzi verso di lui la massima compassione, quanto piuttosto sulle scelte che egli fece e sulle parole inequivocabili che egli volle convintamente pronunciare. Una volta accantonato il mito ingombrante, potremo pienamente affidare il priore di Barbiana alla Misericordia di Dio e lasciarlo riposare in pace».
Václav Havel, nel Potere dei senza potere, scriveva: «La prima politica è vivere nella verità». Non sarà mai troppo tardi per riconoscere questo elementare dato di fatto”.
(*) Giuseppe Pucci Cipriani: scrittore e giornalista pubblicista di Borgo San Lorenzo, direttore della rivista “Controrivoluzione”.
Dopo le alluvioni disastrose dell’Emilia Romagna, i morti e i senza tetto Paolo Zanca, vecchio socialista iscritto ad Azione con una lunga carriera alle spalle, da fine conoscitore della macchina amministrativa locale, dopo anni di silenzio ha deciso si parlare con Affaritaliani: “Dal 2015 al 2023 quanti interventi di messa in sicurezza del territorio sono stati fatti?”
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“Dove è il report delle cose realizzate da Bonaccini e Schlein per contenere le alluvioni? Qua tutti parlano ma nessuno chiede il report. Come mai? Va chiesto per rispetto a chi è morto e a chi ha perso tutto. Ma lo sa come funziona la Protezione civile dell’Emilia Romagna?
“E’ una macchina da ringraziare, come tutti i vari corpi di polizia intervenuti e tutti i volontari, ma la Regione ha da anni spostato tutta la messa in sicurezza del territorio sulla propria Protezione civile regionale”
Ma non interviene solo per le emergenze?
“No, dalla Regione volevano creare, dicono loro, una pratica innovativa perché l’intervento nelle emergenze deve coniugarsi con la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Benissimo. La domanda che mi sento di fare è: dal 2015 al 2023 quanti interventi di messa in sicurezza del territorio sono stati fatti? Vogliamo in numeri, dove e come sono stati fatti. Si può fare questa domanda? Perché c’è un particolare non trascurabile”
Quale?
“Per legge, il bilancio della Protezione civile dell’Emilia Romagna viene redatto dal dirigente della Protezione civile con una determina, poi passa in prima commissione assembleare per un parere che non è vincolante, dopodiché viene approvato dalla giunta regionale ma non passa mai in Consiglio regionale”
Quindi nessuno conosce il dettaglio degli interventi e delle spese?
“Le chiedo perché in Consiglio regionale non passano”
Paolo Zanca
Ma come è possibile?
“A me interessano le cose pratiche non l’ideologia. Da quando la politica è diventato tifo da stadio per gli ultrà le cose pratiche scompaiono, che fare con i problemi e quali soluzioni. C’è solo il ‘io tifo per questo, io sto con la Schlein, tu stai con Giuseppina’. E’ la mela marcia del populismo italiano che ora si condisce di cambiamento climatico. Ma che interventi sono stati fatti e quali, finora? Si può sapere? Non mi interessano le religioni”
Eppure l’apparato burocratico di enti come la Protezione civile dell’Emilia Romagna esiste ed è imponente o no?
Ha visto quanto addetti ha la Protezione civile di Bonaccini?
Sì…
“I volontari sono migliaia ma sono 500 quelli dell’agenzia regionale e ha visto quanti di questi 500 sono apparato amministrativo?”
Sono quindi negli uffici …
“Quasi il 50%. E che vuol dire?”
Che circa 250 persone dovrebbero controllare ogni rivolo dell’Emilia Romagna…
“E vuol dire anche che se ho un bilancio di 100, faccio un’ipotesi, 50 li devo spendere per mantenere in vita il mio ente. Vuol dire che ogni volta che investo un euro ne spendo due per investirlo. È una follia”
Direi totale
“Scrivono che da quando hanno fatto la riforma del 2015 hanno assunto 80 persone di qua, 50 di là e sono arrivati praticamente a 500 addetti ma 240 sono amministrativi”
Di chi è la scelta?
“Di chi è? Hanno ritenuto che questo è il modo più efficace. Il mio vuole essere un ragionamento costruttivo. Ma visto il disastro queste domande vanno fatte. E’ questo il modo più costruttivo?”
A noi risulta che su 159 milioni di bilancio che la Protezione civile doveva utilizzare per interventi alla fine ne sono stati utilizzati 11,6 per la difesa del suolo. E’ corretto?
“Questo è quello che compare dalle carte. Per questo chiedo chiarezza al presidente della Regione Bonaccini. Le carte possono essere anche interpretate male ma secondo me qualcuno deve rispondere e dirci anche degli anni precedenti che scompaiono”
Cioè?
“Il piano di manutenzione del territorio della regione 2022-2024, 378 pagine, contiene di tutto salvo il resoconto di quello che e’ stato realizzato negli anni precedenti”
Dopo il passaggio delle competenze dall’Anas agli enti locali quelle competenze sono state assorbite dai nuovi uffici, per il controllo del territorio?
“Molte regioni avevano passato queste competenze alle province ma le province come sappiamo grazie a un meraviglioso intervento riformatore del maestro dei riformatori italiani, cioè Matteo Renzi, come noto sono state abolite, e quindi sono tornare alle regioni”
Lei è ironico…
“No assolutamente. L’uomo che, in pochi anni, passa dal 42% a percentuali ridicole e che ogni volta che qualcuno fa qualcosa, dice ‘ma il mio governo lo aveva già fatta di qua e di là” è un esempio per tutti. Tra le cose di cui si dovrebbe vantare è come ha affrontato la tematica delle province che sono state distrutte, tanto è vero che oggi si pensa di rifarle. Questo passaggio di deleghe è stato devastante. Prima c’erano i cantonieri provinciale che almeno facevano attività di sorveglianza, i cantonieri dell’Anas che facevano sorveglianza e avvertivano sulle zone a rischio”
In generale avere un’idea politica, più o meno legittima o interessante, non vuol dire saper fare politica… ci sta dicendo questo?
“Con me sfonda una porta aperta. Il mio vecchio professore di storia medievale mi spiegava che nel 500 il Po è esondato 12 volte, come esondavano il Tevere e l’Arno. Sono eventi che si sono ripetuti nella storia ambientale climatica molte volte. Ora vediamo errori di cementificazione del suolo e di costruzione sugli alvei dei fiumi, mancanza di manutanzione del territorio. C’è una variazione di carattere climatico, certo. Ma anche il climatologo Franco Prodi, fratello di Romano, propone un punto di vista diverso di leggere il rapporto tra cambiamento climatico e impatto delle attività umane. Considerare l’uomo come responsabile dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato, non ci sono prove, anche perché le nostre conoscenze sul sistema metereologico e climatico sono veramente limitate a poco tempo. Abbiamo sequenza di studi sul cambiamento climatico molto limitate. Quindi invece di concentrarsi sul ‘credo’ e sulle discussioni da bar concentriamoci su cosa si è fatto concretamente in un’area che nasce come una palude e che storicamente è sempre stata inondata. Aspetto delle risposte”.
Roma, 22 mag – Cosa ci fanno Lilli Gruber e Sanna Marin al meeting del Club Bilderberg, ormai celebre think tank dei potenti globalisti? Mistero della riservatezza elitaria. Perché gli invitati che prendono parte all’incontro, non possono divulgare alcun ordine del giorno dettagliato ufficiale né è riferibile successivamente quanto discusso. Dunque conosciamo solo quanto riportato sul sito ufficiale del Club, ovvero l’elenco dei partecipanti e i temi che verranno trattati, senza però sapere esattamente come, a quale scopo, con quali presupposti. Ma andiamo con ordine, per capirci di più.
Bilderberg, da Lilli Gruber e Sanna Marin: chi partecipa al meeting dei potenti
Gli italiani che hanno partecipato quest’anno al 69esimo incontro del Club Bilderberg, a Lisbona, sono ufficialmente tre: la conduttrice di La7 Lilli Gruber, l’ex As di Snam Marco Alverà e il commissario Ue, nonché ex premier, Paolo Gentiloni. La Gruber, della quale molti hanno notato l’assenza a Otto e Mezzo negli ultimi giorni, è ormai di casa al Club. Quando nel 2015 i potentoni si riunirono a Telfs-Buchen, in Austria, dall’11 al 14 giugno, vennero infatti invitati cinque italiani: il presidente di Fiat Chrysler Automobiles John Elkann, il re dell’acciaio italo-argentino Gianfelice Rocca, Mario Monti, l’ex presidente di Telecom Franco Bernabé e appunto Lilli Gruber (presente già 2013 e di nuovo invitata nel 2016 a Dresda).
Tra i non italiani presenti a Lisbona, fra gli altri, c’erano anche il vicepresidente della Commissione europea Josep Borrell, lo storico Niall Ferguson, l’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, il primo ministro finlandese Sanna Marin e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Oltre al direttore dell’Intelligence nazionale statunitense, Avril Haines e al direttore senior per la pianificazione strategica americana presso il Consiglio di sicurezza nazionale, Thomas Wright. Ma c’era pure Jen Easterly, direttore dell’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture. E ancora: il Ceo di OpenAI Sam Altman, quello di Microsoft Satya Nadella, il capo di Google DeepMind Demis Hassabis e l’ex Ceo di Google Eric Schmidt.
Il mistero del Club
Il primo incontro del Club si tenne, su iniziativa del banchiere David Rockefeller, il 29 maggio 1954 presso l’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi. Da allora, ogni anno, un centinaio di uomini politici, giornalisti, esponenti della finanza si riuniscono periodicamente a porte chiuse. Il Club, come sopra accennato, non prevede conclusioni scritte né comunicati. Avvicinarsi all’incontro, è pressoché impossibile a causa di un apparato di sicurezza privato efficientissimo e che non bada tanto per il sottile. La natura profondamente oligarchica della struttura è stata denunciata per decenni da isolati gruppi della cosiddetta destra radicale, fra il disinteresse o l’ironia generale, salvo divenire da qualche anno un tema di dibattito pubblico. Inutile dire che ha alimentato pure esagerazioni complottiste. Quest’anno a parte l’Ucraina, sono state queste le questioni che hanno ufficialmente dominato le riflessioni a Lisbona: intelligenza artificiale, transizione energetica, conflitto russo-ucraino, contenimento della Cina e leadership statunitense. Insomma, si sono affrontati i macrotemi del momento. Di per sé, nulla di sconvolgente. L’unico obiettivo, più o meno manifesto, è legare il più possibile l’Europa agli Stati Uniti. Ma alcune domande sono d’uopo: è accettabile che personalità istituzionali partecipino a questo tipo di incontri senza che poi rivelino nulla di ciò che è stato detto? A che titolo vi prendono parte? E a quale scopo?
Discorso alla 1° Conferenza globale sul multipolarismo del 29 aprile 2023
Il crollo dell’Unione Sovietica ha cambiato l’equilibrio internazionale del potere. Il mondo bipolare è stato sostituito da un mondo unipolare, il che ha avuto ripercussioni sui mezzi di comunicazione di massa, con il liberalismo che si è imposto e ha permesso ai media liberali di dominare l’agenda globale delle notizie.
Ma alcuni anni fa la situazione ha iniziato a cambiare. Il mondo è diventato multipolare, molti Paesi hanno scelto il proprio modo di sviluppare i media. È scoppiata una nuova guerra fredda, mentre il vecchio confronto tra capitalismo e socialismo è stato sostituito da dibattiti o, in alcuni luoghi, da vere e proprie battaglie tra i campioni del corso economico liberale e i sostenitori di una politica interna statale incentrata sul popolo.
Ora il nostro compito principale è quello di eliminare gli ingannevoli media liberali mainstream e trovare un modo per condividere informazioni veritiere con i Paesi del cosiddetto miliardo d’oro, raccontando loro la diversità del mondo e lo sviluppo dinamico di altri centri di gravità.
In Europa si è verificata una scissione ideologica che ha avuto un impatto anche sui media. La maggior parte dei media russi è stata bloccata in molti Paesi, non solo in quelli ostili. I megaprogetti russi del valore di molti miliardi non sono riusciti a riorganizzarsi in tempo nonostante i numerosi avvertimenti. Purtroppo, non svolgono alcun ruolo significativo come organi di informazione stranieri in Europa. Semplicemente non esistono più.
Per trovare sostenitori di un mondo multipolare in Europa, dobbiamo creare nuovi organi di informazione, unire gruppi interni europei nei social media e altre risorse. Potremmo iniziare con il supporto dei media lanciati dai connazionali russi.
Dobbiamo imparare a lavorare insieme a coloro che simpatizzano con la Russia, sostenendo così un mondo multipolare. Con coloro che non sono nostri compatrioti, ma che amano la Russia e sono pronti a dire la verità su di essa sui social media e sulle pagine pubbliche degli altri Paesi.
Ci sono davvero molte persone pronte ad ascoltare la verità, basta trovare la strada per raggiungerle. Camminate e arriverete.
L’Associazione delle Dieci Nazioni del Sud-Est Asiatico è stata creata come organizzazione per migliorare le relazioni commerciali tra i Paesi della regione, con l’obiettivo specifico di stabilire la pace e la stabilità sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite, di accelerare lo sviluppo economico e socio-culturale e di mantenere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con organizzazioni internazionali di natura simile (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico // Geopolitica).
Negli ultimi 20 anni o più, la quota dell’Associazione nel PIL globale è aumentata lentamente ma costantemente, passando dal 4,8% nel 2000 al 6,4% nel 2019. [Allo stesso tempo, anche il livello complessivo del PIL degli Stati dell’ASEAN è in crescita: nel 2017 era di 2,85 trilioni di dollari e nel 2023 di 2,85 trilioni di dollari. Allo stesso tempo, il prodotto interno lordo (PIL) dei Paesi ASEAN è in aumento – da 2,85 trilioni di dollari nel 2017 a 3,96 trilioni di dollari nel 2023 (un forte calo solo nel 2019-2020 a causa della situazione epidemiologica nel mondo) (Prodotto interno lordo (PIL) dei Paesi ASEAN dal 2017 al 2027 // Statista). Filippine, Malesia, Thailandia, Singapore e Indonesia rappresentano la maggior parte del PIL tra i Paesi del Sud-Est asiatico. Quest’ultimo è il Paese più grande all’interno di questa organizzazione [2, p. 74].
Nel 2019, l’ammontare degli investimenti diretti esteri nei Paesi dell’organizzazione ha raggiunto più di 180 miliardi di dollari USA. Ciò rende l’Associazione la più grande in termini di investimenti tra le organizzazioni simili nel mondo (ASEAN Investment Report: 2020-2021. Investing in Industry 4.0 // ASEAN Main Portal). Solo nel 2020 questa cifra è scesa, sempre a causa della pandemia di coronavirus. In seguito, tuttavia, i Paesi hanno iniziato ad attrarre sempre più investimenti, soprattutto in infrastrutture attraverso progetti nazionali, espansione delle opportunità legali per il settore privato, ecc. Oggi gli investimenti attratti solo in questo ambito ammontano a 184 miliardi di dollari all’anno [2, p. 75]. Oggi gli investimenti attratti solo in questa sfera ammontano a 184 miliardi di dollari all’anno [Ibid., P.75]. Il principale “sponsor” in questo caso è la Cina, che sta investendo anche nei settori dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni dei Paesi ASEAN, anche per promuovere la propria iniziativa “One Belt, One Road”. [Ibidem].
Oltre alla Cina, l’azienda chimica britannica Linde ha iniziato a costruire un complesso integrato per la produzione di gas a Singapore. Royal Dutch Shell, un’azienda britannico-olandese con attività simili, ha aperto una filiale in Malesia e nelle Filippine. Questi progetti hanno un valore di diversi miliardi di dollari USA. La giapponese Toyota ha costruito uno stabilimento in Myanmar nel 2019 per un costo di circa 60 miliardi di dollari. La Ford degli Stati Uniti ha potenziato i suoi impianti vietnamiti per oltre 80 milioni di dollari e la Ford degli Stati Uniti ha potenziato i suoi impianti vietnamiti per oltre 80 milioni di dollari. Indonesia e Thailandia sono diventate anche le sedi di molti stabilimenti automobilistici di colossi come Mitsubishi, Mazda. “Nissan, Audi, BMW, ecc. [Ibid., pp. 75-76].
Inoltre, tutte le nuove multinazionali, come la giapponese Murata, che produce componenti elettronici, in Malesia, o la taiwanese USI, che produce chip elettronici, in Vietnam, si stanno stabilendo nel Sud-Est asiatico. Anche in questo caso, i progetti prevedono investimenti per diverse centinaia di miliardi di dollari. Inoltre, società della RPC, del Giappone, degli Stati Uniti, della Corea e dell’UE sono i principali investitori nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché nella costruzione di strutture per la mitigazione dei cambiamenti climatici per le fabbriche situate nella regione [1, pagg. 65-69].
La cooperazione attiva tra l’ASEAN e i Paesi europei si è sviluppata fin dall’inizio del XXI secolo. L’UE ha assistito i Paesi dell’Associazione nel miglioramento dell’economia, dell’istruzione, della medicina e della sicurezza. Nel 1994 l’ASEAN è stata definita “la base del dialogo europeo con i Paesi asiatici” e dal 2000 l’ASEAN e l’UE hanno iniziato a dialogare insieme. L’ASEAN e l’UE hanno iniziato a tenere riunioni congiunte a livello di ministri dell’economia e incontri economici. Dal 1995, il volume degli scambi commerciali tra i Paesi è cresciuto e all’inizio del 2010 rappresentava il 5% del commercio globale [6, p. 38-39].
Anche gli Stati Uniti sostengono l’ASEAN, includendo gli aiuti ai Paesi ASEAN nella loro pianificazione di bilancio annuale [7, p. 84]. Dalla presidenza di B. Obama, l’Indonesia è il partner strategico più importante per gli Stati Uniti nella regione e nel 2016 gli Stati Uniti hanno revocato l’embargo economico nei confronti dell’ASEAN. Gli Stati Uniti hanno revocato l’embargo economico sulla vendita di armi al Vietnam; B. Obama e H. Clinton hanno incontrato la nuova leader Aung San Suu Kyi in Myanmar dopo l’insediamento di un governo democratico; nel 2016 si è tenuto un vertice USA-ASEAN a Sunnylands Manor in California [3, p. 145]; nel 2022, John Biden ha annunciato il lancio del partenariato strategico globale ASEAN-USA [Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti e l’ASEAN stanno lanciando un partenariato strategico globale // TASS]. Dal 2002, gli Stati Uniti hanno fornito più di 12 miliardi di dollari in aiuti totali ai Paesi del Sud-Est asiatico. Gli Stati Uniti hanno inoltre fornito oltre 1,4 miliardi di dollari in aiuti umanitari per salvare vite umane, assistere in caso di disastri naturali, fornire aiuti alimentari d’emergenza e sostenere i rifugiati in tutto il Sud-est asiatico [U.S.-ASEAN Special Summit: New Era in U.S.-ASEAN Relations // U.S. Embassy & Consulates in Indonesia].
Il principale rivale degli Stati Uniti nella regione è la Russia. Il partenariato ASEAN-Russia risale al 1996, ma fino al 2012 il sostegno e il fatturato della Russia non erano all’altezza degli investimenti europei, americani e cinesi. Ma poi, dopo il 2014, la politica russa ha effettuato un “pivot to the East”. Nel 2018, il vertice ASEAN-Russia di Singapore ha innalzato il livello del dialogo tra la Federazione Russa e l’ASEAN a un partenariato strategico [Dichiarazione congiunta del terzo vertice ASEAN-Federazione Russa sul partenariato strategico // Sito web del Presidente russo]. Il commercio complessivo ASEAN-Russia ha raggiunto i 18,2 miliardi di dollari nel 2019. Gli investimenti diretti esteri della Russia nell’ASEAN sono stati pari a 45 milioni di dollari. TUTTAVIA, LA RUSSIA È SOLO IL NONO CONTRIBUTORE DELL’ASEAN. Tuttavia, la Russia è solo il nono partner commerciale dell’ASEAN e il decimo partner per gli investimenti diretti esteri. Il contributo annuale della Russia al Dialogue Partnership Fund, istituito per rafforzare la cooperazione diversificata tra la Federazione Russa e l’Associazione, è di 1,5 milioni di dollari. Il contributo annuale della Federazione Russa al Fondo di partenariato per il dialogo, istituito per rafforzare la cooperazione multiforme tra la [Federazione Russa e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico], ammonta a 1,5 milioni di dollari. Si può dire che i meccanismi di cooperazione non sono ancora perfetti; tuttavia, la Russia continua a partecipare attivamente agli accordi con l’ASEAN sugli investimenti nei settori dell’energia, della medicina, della tecnologia dell’informazione, ecc. Inoltre, durante le consultazioni tra S.Y. Glazyev, Ministro per l’Integrazione e la Macroeconomia della Commissione Economica Eurasiatica – l’organo di governo dell’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) – e S. Singh, Vice Segretario Generale per gli Affari della Comunità Economica dell’ASEAN, nel 2021. Le parti hanno dichiarato l’intenzione di sviluppare la cooperazione tra le comunità imprenditoriali dell’EAEU e dell’ASEAN [EAEU and ASEAN declared their intention to promote business cooperation // Russian Union of Industrialists and Entrepreneurs], e nel 2023, a seguito di un incontro tra Glazyev e il Segretario Generale dell’ASEAN K. A Jakarta si è giunti alla conclusione che l’EAEU e l’ASEAN sono focalizzate sullo sviluppo della cooperazione tra le associazioni e che i settori dell’energia, dell’alimentazione, del turismo e della digitalizzazione sono stati indicati come prioritari in questa cooperazione [EAEU and ASEAN are focused on developing cooperation – EEC // RAPSI].
La cooperazione tra l’ASEAN e la RPC ha iniziato a svilupparsi rapidamente dopo l’inclusione di diversi Paesi della regione nell’iniziativa della Via della Seta Marittima del XXI secolo, che si è rivelata vantaggiosa per i Paesi, in quanto il progetto prevede la creazione di nuove rotte marittime dalla costa cinese alla regione del Pacifico meridionale attraverso il Mar Cinese Meridionale e dalle aree costiere della RPC alle coste dell’Europa attraverso il Mar Cinese Meridionale e l’Oceano Indiano [5, P. 5-6]. Nel 2018, durante la conferenza Cina-ASEAN, Han Zheng, vice premier del Consiglio di Stato cinese, ha formulato le principali aree di cooperazione tra Cina e ASEAN: rafforzamento della coniugazione delle strategie; promozione della cooperazione commerciale e degli investimenti; rafforzamento della cooperazione nella costruzione di una catena produttiva e logistica con una più profonda integrazione; implementazione dei progetti ferroviari Cina-Laos e Giacarta-Bandung, della linea ferroviaria nella Thailandia orientale, ecc. [Ibidem].
Inoltre, la Cina ha condotto due volte esercitazioni marittime congiunte con i Paesi del Sud-Est asiatico nel 2018 e nel 2019, Oltre ad aver co-presieduto il gruppo di esperti antiterrorismo alla riunione dei ministri della Difesa dell’ASEAN, dove è stata proposta la prima esercitazione militare su larga scala in Cina nell’ambito di questo meccanismo [中国-东盟合作事实与数据:1991-2021 [China-ASEAN Cooperation in Facts and Figures: 1991-2021 ] // 中华人民共和国外交部 [Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese]. Il 22 novembre 2021, il presidente cinese Xi Jinping e i leader dell’ASEAN hanno partecipato congiuntamente a un vertice commemorativo per celebrare il trentesimo anniversario dell’istituzione delle relazioni di dialogo Cina-ASEAN. Le due parti hanno inoltre tenuto altri 24 incontri dei leader e due vertici speciali. Le due parti hanno istituito 12 meccanismi di incontro a livello ministeriale su diplomazia, economia, commercio, trasporti, dogane, controllo di qualità, salute, telecomunicazioni, cultura e lotta alla criminalità transnazionale. A fine giugno 2021, gli investimenti bilaterali cumulativi superavano i 310 miliardi di dollari. L’ASEAN È LA TERZA ECONOMIA MONDIALE. L’ASEAN è la terza fonte di investimenti esteri per la Cina e nel 2020. La Cina è diventata la quarta fonte di investimenti diretti esteri dell’ASEAN [Ibid].
Pertanto, tutte le principali potenze mondiali sono ora interessate a cooperare con l’ASEAN. Per i Paesi dell’UE è un importante partner economico; per gli Stati Uniti è un alleato strategico; per la Cina è un modo per promuovere i propri progetti e iniziative nazionali; e per la Russia è un partner “orientale” che mantiene ancora legami con la Russia nelle attuali circostanze politiche e con il quale si tengono ancora oggi incontri e riunioni regolari per discutere le condizioni e le aree di ulteriore cooperazione.