Joe Biden grazia i condannati a morte, bufera negli Usa: l’umanitarismo in salsa Dem che disonora le vittime

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EDITORIALE
di Matteo Castagna, Editoriale per Affaritaliani.it del 29/12/2024 https://www.affaritaliani.it/esteri/joe-biden-condanna-morte-federali-dem-usa-950677.html
Si avvicina per lui l’importante traguardo dei 100 articoli/editoriali, circa uno a settimana, per la prima testata giornalistica online in Italia, fondata nel 1997 da Angelo Perrino
Biden criticato per aver graziato i condannati a morte: i racconti dagli Usa
Affaritaliani.it ha trattato in più occasioni dei condoni di pena, prima paventati, e poi effettivamente eseguiti dal Presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden.
L’aggiornamento, che proviene da Fox News Digital appare interessante, per chiudere il cerchio e gli atti del suo mandato, nella maniera controversa classica di molti suoi provvedimenti degli ultimi quattro anni.
Brandon Council è stato condannato a morte da una giuria federale il 3 ottobre 2019, dopo essere stato dichiarato colpevole di aver ucciso due donne che lavoravano in una banca della Carolina del Sud, durante una rapina, nel 2017.
La giornalista Elizabeth Pritchett aggiunge che l’ex procuratore afferma che è difficile vedere un “assassino senza rimorsi”, sollevato dalla sua condanna. Council era uno dei 37 assassini condannati che ora trascorreranno l’ergastolo, senza possibilità di libertà vigilata, dopo che Biden ha riclassificato le loro condanne a morte.

Derek Shoemake, ex procuratore aggiunto degli Stati Uniti per il distretto della Carolina del Sud e uno dei procuratori federali nel caso contro Council, ha detto a Fox News Digital che è stato “uno dei più grandi onori professionali” della sua vita cercare giustizia per le vittime Donna Major, 59 anni, e Kathryn Skeen, 36 anni, e il suo cuore si spezza per le loro famiglie dopo la decisione di Biden.

Donna Katie erano donne straordinarie, madri meravigliose e fari di luce nella loro comunità. Oggi i miei pensieri e le mie preghiere sono con le loro famiglie e il mio cuore si spezza per loro mentre elaborano questa notizia”, ha detto Shoemake in una dichiarazione.

Ha anche detto che i suoi pensieri e le sue preghiere sono con il team che “ha lavorato per più di un anno” per ottenere giustizia per Major e Skeen“assicurando che un assassino senza rimorsi ricevesse una sentenza che parlasse della natura orribile dei suoi crimini insensati”. Il 21 agosto 2017, Council è entrato nella CresCom Bank a Conway, nella Carolina del Sud, con l’intenzione di rapinare l’attività e uccidere i suoi dipendenti, secondo un comunicato stampa del 2017 dell’ufficio del procuratore degli Stati Uniti per il distretto della Carolina del Sud (USAO-SC).

Dopo essere entrato, Council ha sparato a Major, che era l’impiegata di banca, più volte con un revolver, ha affermato all’epoca l’USAO-SC. Poi è corso nell’ufficio di Skeen, dove lavorava come direttrice della banca, e le ha sparato più volte, mentre si nascondeva sotto la scrivania.

Prima di fuggire dalla banca, ha rubato le chiavi delle auto di entrambe le vittime, le loro carte di credito e più di $ 15.000 in contanti. Prese uno dei veicoli per andare al motel in cui alloggiava, fece i bagagli e partì.

“È difficile vedere una sentenza cancellata a 400 miglia di distanza dopo che è stata legalmente imposta da una giuria di uomini e donne della Carolina del Sud che hanno trascorso settimane ad ascoltare le prove, a deliberare e a decidere attentamente la punizione appropriata”, ha detto Shoemake.

Ha anche detto che fa male che le famiglie delle vittime “festeggeranno un altro Natale senza i loro cari”, mentre Council è tra i 37 assassini condannati a livello federale “che celebrano una vittoria politica”. Shoemake ha detto che il suo obiettivo non è il dibattito politico che circonda le commutazioni di Biden, ma “l’eredità di amore, famiglia e fede” che Major e Skeen incarnavano.

“Prego per le loro famiglie, come faccio spesso, e prego per tutte le famiglie delle vittime colpite oggi”, ha affermato.

In una dichiarazione della Casa Bianca che annunciava le commutazioni di lunedì, Biden ha detto di condannare gli assassini e i loro “atti spregevoli” e di essere addolorato per le vittime e le famiglie che hanno subito “perdite inimmaginabili e irreparabili”, ma “non può tirarsi indietro e lasciare che una nuova amministrazione riprenda le esecuzioni che ho interrotto”.

Solo tre detenuti rimangono nel braccio della morte federale. Sono Robert Bowers, l’attentatore della sinagoga Tree of LifeDylann Roof, l’attentatore della chiesa di Charleston, e Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston.

Quale differenza fra questi 3 attentatori che verranno uccisi dagli USA con iniezione letale e gli altri 37 che hanno assassinato brutalmente e, forse senza un reale pentimento o pubblico segnale di resipiscenza, che hanno ricevuto la grazia presidenziale?
Difficile spiegare le motivazioni di queste tre mancate commutazioni di pena, dal momento che Biden ha detto di essere “contrario in coscienza” alla pena capitale federale. “A pensar male si fa peccato, ma alle volte ci si azzecca”, diceva uno statista italiano di grande esperienza. Parliamo, dunque, di “umanitarismo in salsa Dem” o di “mancata grazia politica”, data l’essenza sostanzialmente suprematista dei tre, ai quali permane la massima pena?

Tony Effe censurato? Parla la poetessa Flaminia Colella

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La poetessa Flaminia Colella: “È uno zero assoluto, emblema di una deriva culturale. Chiamino De Gregori o Renato Zero per i concerti di capodanno”. E sui testi e i giovani… 

https://mowmag.com/culture/tony-effe-censurato-la-poetessa-flaminia-colella-e-uno-zero-assoluto-emblema-di-una-deriva-culturale-chiamino-de-gregori-o-renato-zero-per-i-concerti-di-capodanno-e-sui-testi-e-i-giovani

di Benedetta MinolitiBenedetta Minoliti per www.nowmag.com 

Tony Effe censurato, ma il problema sono davvero i suoi testi? O c’è altro? Lo abbiamo chiesto alla poetessa (romana) Flaminia Colella: “Tony Effe è, al pari di molti altri improvvisati e grotteschi personaggi che affolano le radio italiane negli ultimi anni, uno zero assoluto…”. E sulla deriva culturale e i giovani…

La censura di Tony Effe, escluso dal concertone di Capodanno al Circo Massimo di Roma, sta facendo parecchio discutere. Il rapper è stato difeso, sui social (e non solo), da motlissimi artisti, tra cui Mahmood e Mara Sattei, che hanno rinunciato all’evento, lasciando così vuoto il palco del concerto per l’ultimo dell’anno. Ma è giusto parlare di censura? E c’è, più che per il rapper, un danno d’immagine per Roma? Lo abbiamo chiesto alla poetessa romana Flaminia Colella, che ci ha anche spiegato cosa ne pensa dei testi di Tony Effe e dei giovani, che probabilmente non lo avrebbero mai escluso dal concerto di capodanno a Roma.

Rispondo alla domanda dicendo che Tony Effe è, al pari di molti altri improvvisati e grotteschi personaggi che affollano le radio italiane negli ultimi anni, uno zero assoluto, l’emblema di una deriva culturale, impensabile anche poter parlare di musica, la musica è altro ed è altrove. E per fortuna esiste ancora. La nostra città continua ad avere i suoi grandi cantanti, da De Gregori a Renato Zero, e molti altri dopo di loro, che chiamino loro per i concerti di capodanno, e si torni ad ascoltare vera musica, fatta di ricerca di parole e suoni e ritmi. Non mi sento nostalgica nel dirlo. I testi di cui si parla prima che sessisti e intrisi di parole violente e oscene sono assolutamente tutto fuorchè testi d’arte, sembrano piuttosto il profluvio vomitevole di un allucinato in preda al delirio, un insensato sfogo tardo-adolescenziale rivolto al nulla e a nessuno. I giovani purtroppo sono schiavi e vittime del mercato, in questo caso musicale, che si nutre di queste forme orribili di esibizionismo. Il gusto e la sua educazione dovrebbero tornare ad essere importanti più dei social network e del mercato, che in una bolla virtuale avulsa da qualsiasi realtà finiscono per confezionare personaggi che interessano i giovani solo e unicamente per l’immagine che trasmettono.

Il Campidoglio ha escluso Tony Effe dal Concerto di Capodanno al Circo Massimo dopo critiche di associazioni femministe e politici per i suoi testi ritenuti sessisti. Il sindaco Gualtieri ha giustificato la decisione per rispettare la sensibilità pubblica, scatenando polemiche sul confine tra libertà artistica e responsabilità istituzionale. E l’attivista Clizia De Rossi ci spiega perché ha fatto bene…

Il Campidoglio ha chiesto a Tony Effe di fare un passo indietro e di rinunciare ad esibirsi nel concerto di Capodanno al Circo Massimo dopo le numerose proteste arrivate dal mondo della politica e da associazioni femministe varie nei giorni scorsi, a seguito dell’annuncio della presenza del trapper tra gli artisti ingaggiati. Tra le prime associazioni a criticare la scelta fatta dal Comune di Roma è stata “Differenza Donna”, impegnata nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta contro la violenza di genere, con un comunicato rilasciato dalla presidentessa Elisa Ercoli: “Una scelta scellerata organizzare un concerto, dove il target saranno le ragazze e i ragazzi, nel quale sarà tra i protagonisti un cantante come Tony Effe, autore di testi sessisti, misogini e violenti. Non ci può essere posto su un palco di Roma Capitale per chi rappresenta con le parole la cultura nella prevaricazione e del disprezzo verso le donne, fenomeni che noi, ogni giorno, combattiamo nei Centri Antiviolenza e nelle Case Rifugio. La presenza di Tony Effe sarebbe una insopportabile offesa a tutte le donne che subiscono violenza e alle vittime di femminicidio: non possiamo accettarlo”. Sulla questione è intervenuto poi il sottosegretario di Stato alla Cultura con delega allo spettacolo dal vivo, Gianmarco Mazzi: “La vicenda innescata dalle polemiche sul concerto di Capodanno a Roma ci suggerisce che, d’ora in avanti, si dovrebbe prestare più attenzione a chi si offre un palco per cantare. Non c’entra nulla, in questi casi, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, che è sacro. C’entra invece il mostrare senso di responsabilità nel non diventare complici di spacciatori di violenza strapagati, nel non preparare loro ribalte per poterlo fare come se tutto fosse normale”.

Anche dalle forze politiche dell’amministrazione capitolina è arrivata la tempestiva condanna della scelta di ospitare Tony Effe al Concerto di Capodanno: “Siamo molto rammaricate del fatto che in occasione del 25 Novembre ci troviamo tutti insieme a condannare un linguaggio offensivo e mortificante, anche nella musica, che colpisce le donne nella propria dignità e invia messaggi negativi ai più giovani e poi vediamo che Roma Capitale per il concerto di Capodanno sceglie Tony Effe come artista di riferimento dell’ultima notte dell’anno”, hanno dichiarato in una nota congiunta consigliere di tutte le parti politiche, da Pd a Fdi. A loro ha fatto eco pure il senatore FI, Maurizio Gasparri che ha chiamato in causa addirittura la Rai e la partecipazione del trapper al Festival di Sanremo: “Invito pubblicamente la Rai a fare una riflessione su alcuni rapper improvvidamente coinvolti da Conti nel festival di Sanremo. Perfino il Comune di Roma, gestito dalla sinistra, di fronte alle giuste proteste per i toni molto violenti, sessisti e di offesa delle donne di canzoni di alcuni personaggi, come Tony Effe ed altri, ha deciso di cancellarne la presenza al concerto di fine anno che si terrà nella Capitale. Non si capisce perché invece il servizio pubblico dovrebbe trasformare l’importante palco di Sanremo in una tribuna per persone che, probabilmente anche a causa di una mancanza di cultura, divulgano, soprattutto tra i ragazzi, linguaggi e stili di vita assolutamente inaccettabili. La Rai è finanziata dai cittadini e non può essere trasformata nel megafono dell’Italia peggiore. Pertanto, invito pubblicamente i vertici dell’azienda a non fare il tappetino del Conti di turno e a cancellare dal Festival personaggi che non sono espressione della musica italiana, ma soltanto di una subcultura di scarto che offre cattivi esempi e usa un linguaggio deteriore.” A tutte queste legittime contestazioni è seguita infine la scelta del primo cittadino romano Gualtieri di ritirare l’invito al cantante, con una motivazione che io personalmente ho trovato assolutamente coerente e incontestabile. Il sindaco ha ricordato infatti che il concerto è un evento pubblico, finanziato con soldi pubblici e patrocinato da un comune il cui primo obiettivo e dovere deve essere sempre quello di tutelare la sensibilità di tutti i suoi cittadini: “Roma Capitale non censura nessuno. A Roma in questi tre anni hanno suonato tantissimi artisti, di ogni genere e provenienza. Roma è e resta una città aperta e libera, che ama l’arte e la musica in tutte le sue forme. Difenderemo sempre la pluralità delle idee e non imponiamo né controlliamo opinioni. Parlare di censura è quindi del tutto fuori luogo. Tuttavia, è evidente che si sono urtate alcune sensibilità su valori fondamentali come la libertà delle donne e la lotta contro ogni forma di violenza nei loro confronti. Il Concerto di Capodanno ha senso solo se è una festa che unisce e non divide la città”.

Tony Effe
A lato: Tony Effe ostenta la sua cultura anche sul corpo

A tutte queste legittime contestazioni è seguita infine la scelta del primo cittadino romano Roberto Gualtieri di ritirare l’invito al cantante, con una motivazione che io personalmente ho trovato assolutamente coerente e incontestabile. Il sindaco ha ricordato infatti che il concerto è un evento pubblico, finanziato con soldi pubblici e patrocinato da un comune il cui primo obiettivo e dovere deve essere sempre quello di tutelare la sensibilità di tutti i suoi cittadini: “Roma Capitale non censura nessuno. A Roma in questi tre anni hanno suonato tantissimi artisti, di ogni genere e provenienza. Roma è e resta una città aperta e libera, che ama l’arte e la musica in tutte le sue forme. Difenderemo sempre la pluralità delle idee e non imponiamo né controlliamo opinioni. Parlare di censura è quindi del tutto fuori luogo. Tuttavia, è evidente che si sono urtate alcune sensibilità su valori fondamentali come la libertà delle donne e la lotta contro ogni forma di violenza nei loro confronti. Il Concerto di Capodanno ha senso solo se è una festa che unisce e non divide la città”. Apriti cielo! Orde di “vip” e cosiddette “influencer”, a partire dalla stessa Giulia De Lellis, attuale fidanzata di Tony Effe, hanno iniziato a gridare allo scandalo e alla censura! A me duole immensamente dover stare anche solo per una volta dalla parte di gente come Gasparri, ma dove erano Mahmood, Sattei, De Lellis e tutti gli altri, quando a febbraio scorso c’è stato un vero caso di censura di stato nei confronti di Ghali e di Dargen D’Amico a cui la Rai ha impedito con vergognosi comunicati e rimproveri in diretta televisiva di parlare del genocidio in Palestina e di immigrazione? Forse le guerre e la disperazione umana non sono argomenti abbastanza comodi per prendere una posizione? Viene quasi da pensare che dietro questa alzata di scudi, con assurdo boicottaggio incluso, non ci sia tanto la singola volontà di difendere la libertà di un “artista”, quanto piuttosto un ordine alla comune sommossa gestito da case discografiche e agenzie correlate. A questi pseudo paladini ipocriti del politicamente scorretto che fino a ieri protestavano contro il patriarcato violento e maschilista del nostro Paese, pubblicando post e storie strappalacrime per le terribili vicende di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano, e che oggi invece difendono la “licenza artistica” di chi racconta le donne come “pu**ane” a cui “sputare in faccia” e “far su**hiare”, da usare come “un joystick”, “bambole” da “fott*re” dopo avergli “tappato la bocca”, vorrei ricordare che stanno applicando lo stesso identico amichettismo e doppiopesismo tanto contestato ai nemici politici, e che avrebbe avuto senso parlare di censura nel caso in cui fosse stato emesso un divieto statale di vendere i dischi, trasmettere le canzoni o invitare Tony Effe in un qualsivoglia concorso nazionale, non certamente per un episodio come questo di pura e semplice libertà di scelta, in cui un comune ha preferito ritirare un banale invito (come già accaduto, per altro, innumerevoli volte in svariati ambiti) per coerenza e rispetto nei confronti dei propri cittadin* che neanche un mese fa, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, hanno riempito le strade della capitale per onorare la memoria delle cento e rotte vittime di femminicidio nel solo anno corrente, al grido di “disarmiamo il patriarcato”, lo stesso che trasuda pericolosamente dalle canzoni di Tony Effe e di tanti altri suoi colleghi sempre più inspiegabilmente in voga tra i giovani di questo Paese…era ora che la politica se ne accorgesse!

 

Fonte: https://mowmag.com/culture/tony-effe-censurato-la-poetessa-flaminia-colella-e-uno-zero-assoluto-emblema-di-una-deriva-culturale-chiamino-de-gregori-o-renato-zero-per-i-concerti-di-capodanno-e-sui-testi-e-i-giovani

Morte del GEC, braccio armato della Disinformazione e Censura del Governo USA

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EDITORIALE

di Matteo Castagna per Stilum Curiae di Marco Tosatti https://www.marcotosatti.com/2024/12/28/morte-del-gec-braccio-armato-della-disinformazione-e-censura-del-governo-usa-matteo-castagna/

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul panorama geopolitico. Buona lettura e condivisione.

di Matteo Castagna

The Guardian ci informa che l’ ex capo della NatoJens Stoltenberg, è stato nominato nuovo co-presidente dell’influente Club Bilderberg, uno dei think thank sovranazionali, di indirizzo globalista, più noti al mondo.

Stoltenberg assume ora la presidenza del suo principale forum di discussione: un evento di quattro giorni ferocemente privato, frequentato da primi ministri, commissari dell’UE, capi di banche, amministratori delegati di aziende, leader dell’intelligence e, pure giornalisti. La sua nomina a co-presidente del Bilderberg consolida il ruolo del gruppo, al centro della strategia transatlantica. 

Nel frattempo, in America iniziano i cambiamenti della nuova era Trump. I“Global Engagement Center” del Dipartimento di Stato, accusato di censurare gli americani, chiude i battenti“Il Dipartimento di Stato si è consultato con il Congresso in merito ai prossimi passi”, ha affermato un portavoce.

Morgan Phillips e Michael Dorgan, con la supervisione del direttore esecutivo di Fox News, Mike Benz, hanno realizzato un servizio molto importante. Il “centro di disinformazione estera” del Dipartimento di Stato, accusato dai conservatori di censurare i cittadini statunitensi, ha chiuso i battenti, questa settimana, per mancanza di finanziamenti.

Elon Musk aveva definito il Global Engagement Center (GEC), fondato nel 2016, il “peggior trasgressore della censura del governo statunitense e della manipolazione dei media”, e i suoi finanziamenti sono stati revocati, come parte del National Defense Authorization Act (NDAA), la legge politica annuale del Pentagono.

“Il Global Engagement Center cesserà per effetto di legge [entro la fine della giornata] il 23 dicembre 2024”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato in una dichiarazione.

I legislatori avevano inizialmente incluso i finanziamenti per il GEC nella sua risoluzione continua (CR), o disegno di legge per finanziare il governo oltre la scadenza di venerdì. Ma i conservatori si sono tirati indietro da quella versione del disegno di legge sui finanziamenti, che è stato riscritto senza fondi per il GEC e altri finanziamenti. L’agenzia aveva un budget di circa 61 milioni di dollari e 120 persone nello staff.

In un momento in cui avversari come l’Iran e la Russia seminano disinformazione in tutto il mondo, i repubblicani hanno visto poco valore nel lavoro dell’agenzia, sostenendo che gran parte delle sue analisi di disinformazione è già offerta dal settore privato.

Il GEC, secondo il giornalista Matt Taibbi“ha finanziato un elenco segreto di subappaltatori e ha contribuito a creare una nuova forma insidiosa e idiota di lista nera” durante la pandemia.

L’anno scorso, Taibbi ha utilizzato i file di Twitter in cui il GEC “ha segnalato account come ‘personaggi e proxy russi’ in base a criteri come ‘descrivere il Coronavirus come un’arma biologica ingegnerizzata’, incolpare ‘la ricerca condotta presso l’istituto di Wuhan’ e ‘attribuire la comparsa del virus alla CIA’”.

“Lo Stato ha anche segnalato account che hanno ritwittato la notizia che Twitter aveva bandito il popolare sito web statunitense ZeroHedge, sostenendo che ‘ha portato a un’altra raffica di narrazioni di disinformazione’“. ZeroHedge aveva fatto dei rapporti ipotizzando che il virus avesse un’origine di laboratorio.

Il GEC fa parte del Dipartimento di Stato, ma collabora anche con il Federal Bureau of Investigation, la Central Intelligence Agency, la National Security Agency, la Defense Advanced Research Projects Agency, lo Special Operations Command e il Department of Homeland Security. Il GEC finanzia anche il Digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council.

Il direttore del DFRLab Graham Brookie ha precedentemente negato l’affermazione secondo cui utilizzano i soldi delle tasse per tracciare gli americani, affermando che le sovvenzioni del GEC hanno “un focus esclusivamente internazionale”.

Un rapporto del 2024 della Commissione per le piccole imprese della Camera guidata dai repubblicani ha criticato il GEC per aver assegnato sovvenzioni a organizzazioni il cui lavoro include il tracciamento di informazioni errate nazionali ed estere e la valutazione della credibilità degli editori con sede negli Stati Uniti, secondo il Washington Post.

La causa è stata intentata dal procuratore generale del Texas Ken Paxton, The Daily Wire e The Federalist, che hanno citato in giudizio il Dipartimento di Stato, il Segretario di Stato Antony Blinken e altri funzionari governativi all’inizio di questo mese per “aver preso parte a una cospirazione per censurare, deplatformare e demonetizzare i media americani sfavoriti dal governo federale”.

“Il Congresso ha autorizzato la creazione del Global Engagement Center espressamente per contrastare la propaganda e la disinformazione straniere”, ha affermato l’ufficio del procuratore generale del Texas in un comunicato stampa. “Invece, l’agenzia ha trasformato questa autorità in un’arma per violare il Primo Emendamento e sopprimere le opinioni degli americani garantite dalla Costituzione.

La denuncia descrive il progetto del Dipartimento di Stato come “una delle più atroci operazioni governative per censurare la stampa americana nella storia della nazione”.

La causa sostiene che The Daily Wire, The Federalist e altre organizzazioni di notizie conservatrici erano state etichettate come “inaffidabili” “rischiose” dall’agenzia, “privandole di entrate pubblicitarie e riducendo la circolazione dei loro reportage e servizi, il tutto come risultato diretto del piano di censura illegale [del Dipartimento di Stato]”.

Nel frattempo, America First Legal, guidata da Stephen Miller, la scelta del presidente eletto Trump per il ruolo di vice capo dello staff per la politica, ha rivelato che il GEC aveva utilizzato i soldi dei contribuenti per creare un videogioco chiamato “Cat Park” per “vaccinare i giovani contro la disinformazione” all’estero.

Il gioco “vaccina i giocatori … mostrando come titoli sensazionalistici, meme e media manipolati possono essere utilizzati per promuovere teorie cospirative e incitare alla violenza nel mondo reale”, secondo un promemoria ottenuto da America First Legal.

La Foundation for Freedom Online, ha affermato che il gioco era “anti-populista” e promuoveva determinate convinzioni politiche invece di proteggere gli americani dalla disinformazione straniera, secondo il Tennessee Star.

Da notare che in Italia non esiste una struttura governativa di controllo della veridicità delle notizie e contro le censure. L’Ordine dei Giornalisti dovrebbe essere titolato a questo compito, ma, spesso, lo adempie solo su segnalazione. 
Invece, sarebbe opportuno evitare la faziosità, la manipolazione delle notizie e la mancanza di controllo sui media di Stato con uno strumento legislativo simile, che dipenda dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed abbia poteri concreti, perché in un mondo ove le informazioni sono già vecchie dopo poche ore, disporre di una comunicazione pubblica corretta dovrebbe rientrare tra i diritti degli italiani.

ADRIANO SOFRI SCRIVE SU “IL FOGLIO”, E NESSUNO FIATA. NON E’ STRANO?

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EDITORIALE

di Matteo Castagna

Viviamo in un’Italia che non vuole fare i conti col suo passato. O, almeno, che continua a considerare la storia come una lotta tra chi è stato dalla parte giusta e da chi dalla sbagliata. Lo sforzo di grandi scrittori e docenti, come Renzo De Felice, Indro Montanelli, Marcello Veneziani, Giampaolo Pansa, e altri coraggiosi, mirato a descrivere la verità dei fatti del dopoguerra, ma anche della guerra civile 43′-45′, e le ragioni dei vinti, è stato censurato dai soloni del pensiero unico, in una maniera, a mio avviso, brutale, irrispettosa, isterica, manichea e intollerante.
Già leggendo il testo del 1976 “Camerata, dove sei?”, ristampato da pochi anni, da Angelo Paratico, della Gingko Edizioni di Verona, vide nella democratica, pluralista e difficile repubblica democristiana, una censura tale da indurre lo scrivente a usare lo pseudonimo di “Anonimo Nero” e a celare la casa editrice per timor di ritorsioni. Perché lungi dalla probabile ideologia dell’autore, ciò che vi era scritto era vero e ben documentato, al punto da mettere in serio imbarazzo l’establischment dell’epoca. 
 
La tristezza è che la nostra Costituzione e la nostra Repubblica arrivano dalle mani di molti voltagabbana. Un Benigno Zaccagnini, con l’aspetto “benigno” del curato di campagna, ma che scriveva di razza e di sangue, come un ideologo delle SS? No, non lo credevo possibile. Un Davide Lajolo che gioiva  per l’entrata in guerra. Un Aldo Moro che poneva la razza prima e la religione cattolica quarta nella scala delle priorità. Un Giovanni Spadolini che gioiva per le uscite aggressive del Duce, perché ci teneva al proprio posto di lavoro…
 
Tutti i celebri personaggi che vengono passati in rassegna, devoti e fidati fascisti durante il ventennio, erano ancora in posizioni apicali di potere nel 1976 e dunque ben in grado di reagire con violenza al disvelamento dei propri trascorsi.
 
Giulio Andreotti, Michelangelo Antonioni, Domenico Bartoli, Arrigo BenedettiRosario Bentivegna, Carlo Bernari, Libero Bigiaretti, Giacinto Bosco, Paolo Bufalini, Felice Chilanti, Danilo De’ Cocci, Galvano Della Volpe, Antigono Donati, Amintore Fanfani, Mario Ferrari Aggradi, Massimo Franciosa, Fidia Gambetti, Alfonso Gatto, Giovanni Battista Gianquinto, Vittorio Gorresio, Luigi Gui, Renato Guttuso, Ugo Indrio, Pietro Ingrao, Davide Lajolo, Carlo Lizzani, Carlo Mazzarella, Milena Milani, Alberto MondadoriElsa MoranteAldo Moro, Pietro Nenni, Ruggero Orlando, Ferruccio ParriPier Paolo Pasolini, Mariano Pintus, Luigi Preti, Giorgio Prosperi, Ludovico Quaroni Tullia Romagnoli Carettoni, Edilio RusconiEugenio Scalfari, Giovanni Spadolini, Gaetano Stammati, Paolo Sylos Labini, Paolo Emilio Taviani, Arturo Tofanelli, Palmiro Togliatti, Marcello Venturoli, Benigno ZaccagniniCesare Zavattini erano tutti riusciti a passare indenni attraverso la guerra, che loro stessi avevano provocato (ciascuno per la sua parte) evocato e applaudito, ma poi si erano riciclati a sinistra e al centro, dando spesso contro ai vecchi camerati e negando di esserlo mai stati. 
 
A loro aggiungiamo i fascistissimi Cesare PaveseGiorgio BoccaGiaime Pintor e l’ex presidente del Tribunale della Razza, poi diventato ministro e assistente di Togliatti, Gaetano Azzariti. Il loro problema fu che scrissero su giornali e riviste, usando il proprio nome, per questo motivo la loro militanza fascista resta innegabile.
In fondo, tutti quanti avrebbero dovuto essere esclusi da cariche pubbliche nella Repubblica Italiana, in quanto profittatori del regime, ma le cose sono andate altrimenti, come ben sappiamo. E proprio per questo peccato originale stiamo ancora scontando il prezzo. 
 
Oltre ai voltagabbana, l’Italia si distingue per aver messo in cattedra i “cattivi maestri” quali Renato Curcio e Adriano Sofri, che negli anni hanno spiegato ai giovani la politica e scritto editoriali sui giornali, anche stavolta coi loro nomi e cognomi, mentre altri, d’opposta fazione, hanno trovato minimo spazio su qualche quotidiano, sotto pseudonimo.
 
Ebbene, il 27 dicembre, Il Foglio, che non è certo nuovo a certe firme, offre ai lettori una perla di Adriano Sofriex leader del movimento extraparlamentare marxista armato Lotta Continua, condannato a ventidue anni di carcere quale mandante, assieme a Giorgio Pietrostefani dell’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi, avvenuto nel 1972, mentre come esecutori materiali furono condannati i due militanti di Lotta Continua Leonardo Marino e Ovidio Bompressi.

Arrestato nel 1988 e poco dopo rinviato a giudizio, fu condannato e incarcerato per il reato di concorso morale in omicidio, dapprima nel 1990 e poi in via definitiva nel gennaio 1997. Scontò la pena dal 2005 in regime di semilibertà e dal 2006 di detenzione domiciliare, a causa di problemi di salute, venendo scarcerato nel gennaio 2012 per decorrenza della pena, che era stata ridotta a 15 anni per effetto dei benefici di legge. 

Eppure, Sofri scrisse in un editoriale del 18/05/1972, che non fu sufficiente ad un ergastolo da scontare in galera: «L’omicidio politico non è l’arma decisiva per l’emancipazione delle masse, anche se questo non può indurci a deplorare l’uccisione di Calabresi, atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia».

La perla de Il Foglio, a firma Sofri, si intitola: “Le parole di un Papa con cui simpatizzo perché dice tutto e il contrario di tutto”.   L’ex brigatista rosso scrive che “all’Angelus, ha detto con un estremo vigore che Dio “perdona tutto, perdona a tutti”. Non è vero, perdona ai puri di cuore, sinceramente pentiti e ravveduti, che hanno riparato al mal fatto. Ma a Sofri piace il buonismo perché, probabilmente gli dà una speranza che va oltre il pentimento e lo conferma nell’errore.

“E’ andato ad aprire “la basilica di Rebibbia”, ci è entrato tirandosi su in piedi, ha esortato a spalancare porte e braccia e cuori, il senso del Giubileo, e all’uscita, dal finestrino aperto della sua utilitaria, ha detto che in galera ci sono i pesci piccoli, soprattutto i pesci piccoli, e che i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanerne fuori, che è una bella idea a Buenos Aires e nel resto del mondo, e avrà fatto bestemmiare qualche grosso peccatore dentro e fuori. Ha detto: “Dobbiamo accompagnare i detenuti e Gesù dice che il giorno del giudizio saremo giudicati su questo: ero in carcere e mi hai visitato”. 

Che poi, non vengano proposti il sincero pentimento, la perfetta contrizione, il ravvedimento, poco importa a Bergoglio e pure a Sofri, che ne approfitta. Così facendo, la salvezza universale senza alcun merito diventa la boa pe Sofri e l’inclusione, sic et simpliciter, di peccati e peccatori nella nuova Chiesa.

 

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di ProVita & Famiglia

Il Parlamento Europeo, lo scorso giovedì 19 dicembre, ha approvato una Relazione contenente le raccomandazioni destinate al Consiglio in merito alle priorità dell’Unione Europea e in vista della 69esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile. Un voto dai risvolti gravi e pericolosi, poiché non solo promuove ancora una volta l’aborto e l’Agenda Lgbtqia+, ma è anche un vero e proprio attacco diretto alle associazioni pro life e pro family.

Tra i punti più controversi, infatti, la condanna esplicita dei cosiddetti “movimenti anti-diritti” – termine con cui vengono etichettati coloro che si battono per la vita e la famiglia naturale – accusandoli di ostacolare l’accesso sicuro e legale all’aborto. Si parla persino di adottare misure per limitare i finanziamenti delle associazioni pro life, colpevoli, secondo questa visione, di “attaccare” le persone LGBTQIA+.

Un’Europa che ignora il vero significato della tutela femminile, arrivando a sostenere pratiche e politiche che discriminano proprio le donne o che impediscono loro di essere aiutate e accompagnate durante una gravidanza difficile o indesiderata, è la conseguenza di politiche progressiste e radicali, che niente hanno a che fare con il bene comune e con la salvaguardia dei più fragili. Inoltre, come se non bastasse, una delle ipocrisie più grandi è la promozione dell’utero in affitto, definito eufemisticamente “gestazione per altri”, che schiavizza le donne, riducendole a strumenti di mercato. Allo stesso tempo, si vogliono appiattire le differenze naturali tra uomini e donne, consentendo agli uomini di accedere a spazi riservati alle donne, come sport e spogliatoi, minacciando così la loro sicurezza e dignità, il tutto con la sfiancante propaganda dell’Agenda arcobaleno.

I punti controversi della Relazione

Nel dettaglio ecco quali sono i punti più allarmanti e vergognosi della Relazione, che nelle sue premesse contiene anche un esplicito riferimento alla “risoluzione dell’11 aprile 2024 sull’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE”. Innanzitutto il punto K cita il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne che “in un’indagine relativa alla legislazione polacca in materia di aborto, ha concluso che la configurazione dell’aborto come reato e la sua limitazione discriminano le donne”.  Dopodiché l’articolo 1 (al comma “al”) parla di “eliminare le restrizioni e gli ostacoli giuridici, sociali e pratici all’accesso all’aborto sicuro e legale in tutto il mondo” e sostenere la lotta contro le reti che “si oppongono al diritto della donna di decidere sulla continuazione di una gravidanza”.

Per quanto riguarda, inoltre, le associazioni pro life e pro family, che vengono etichettate come “anti-scelta”, sempre l’articolo 1 (ai punti C e Q) parla di finanziamenti “in crescita a livello mondiale” a favore dei “movimenti anti-genere”. Gli stessi, chiamati anche “anti-diritti”, sarebbero sempre più influenti e secondo la Relazione bisogna condannare i presunti tentativi di “far arretrare, limitare o eliminare le tutele esistenti della parità di genere, anche riguardo alla salute materia sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, nonché tutte le forme di minaccia, intimidazione e molestie, online e offline, nei confronti dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile che si adoperano per far progredire tali diritti”.

La posizione degli eurodeputati italiani firmatari del Manifesto Valoriale

In questo panorama desolante, vale la pena sottolineare che tutti gli eurodeputati italiani che hanno aderito al Manifesto Valoriale di Pro Vita & Famiglia hanno votato contro questa Relazione. Un gesto significativo che dimostra come la battaglia per i valori della vita, della famiglia e della libertà educativa sia più che mai attuale e necessaria, nonostante la Relazione sia stata comunque approvata.

Un traguardo storico per Pro Vita & Famiglia

Il voto contrario degli eurodeputati firmatari del nostro Manifesto conferma l’importanza dell’azione di Pro Vita & Famiglia, che ha avviato con decisione i lavori del proprio Dipartimento dell’Unione Europea. Inoltre, l’associazione ha recentemente raggiunto un traguardo storico: l’iscrizione nel Registro di Trasparenza dell’UE, un riconoscimento che le permetterà di influenzare direttamente le politiche europee per la vita, la famiglia, la tutela dei minori e la libertà educativa.

Ora più che mai, dunque, è fondamentale unire le forze per contrastare questa deriva ideologica e promuovere una cultura che valorizzi la vita, difenda la dignità della donna e tuteli i diritti della famiglia naturale.

VERSO UN’ITALIA “PENSIEROUNICISTA”

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di Riccardo Sampaolo

Il Partito Radicale è indubbiamente stato il principale responsabile della modernizzazione dell’Italia e l’artefice indiscusso della grande stagione dei diritti civili, di cui la legge sul divorzio, e il fallimento del referendum del 1974, sono stati lo spartiacque per una nuova Italia, che iniziava a vantarsi di essersi messa finalmente alle spalle la visione cattolica, rurale, sacrale, comunitaria, socializzante, senza accorgersi che si sarebbe passati gradualmente ad abbracciare una continua, inesorabile e quasi infinita normazione ossessiva, che è oramai un aspetto saliente di questo Occidente, sempre meno fondato sulle sue radici classiche o cristiane, e sempre più in balia del pensiero progressista a senso unico, sotto la continua e interminabile egida di una normazione sempre più ossessiva e cavillosa.

Una società tanto più è atomizzata e tanto più ha bisogno di essere sottoposta a legislazione stringente. La legge assume quindi una dimensione che va ben oltre il perimetro all’ interno del quale ci si può muovere e diventa sempre più il canale comportamentale esclusivo nei più disparati ambiti, fino a poco tempo prima non normati, riducendo continuamente i liberi margini di autonomia degli individui e desocializzando la comunità. Il Partito Radicale ieri, e il suo diretto discendente oggi, +Europa, hanno sempre ottenuto consensi limitati, ma nonostante ciò la loro visione del mondo è di fatto oggi imperante; liberismo, atlantismo, femminismo, liberalizzazione dei costumi, americanismo, genderismo, financo immigrazionismo , sono aspetti odierni del nuovo conformismo, dai tratti pesantemente totalizzanti, e sono la quasi interezza del bagaglio  culturale-ideologico di tale partito, il quale è messo in frequente, e spesso aprioristico, positivo risalto dalla maggioranza dei media, che rischiano di agire quindi, come pericoloso vettore pensierounicista. L’impiego sapiente, oculato e insistente della finestra di Overton è stato il principale strumento che ha indotto nelle masse, sempre più atomizzate, l’accettazione di un percorso, che a un’attenta analisi, ha liberato l’individuo dalla comunità, relegandolo a conflitti permanenti, di tipo orizzontale con le sue più prossime conoscenze, siano esse familiari o di altra natura, riposizionando l’essenza dello Stato, da garante dei diritti sociali, a strumento per il perseguimento, progressivo e continuo di diritti individuali, la cui individuazione, non di rado proveniva da settori circoscritti della società, in prevalenza urbana, e quindi non in grado di esprimere un sentire genuinamente popolare di ampio respiro.

Ci troviamo quindi, da tempo, trascinati verso una direzione “valoriale”, il cui motore propulsivo è rappresentato da un piccolo partito, che è stato in grado di infondere, in quasi tutti gli altri, il proprio bagaglio politico, fatto di liberismo, atlantismo, femminismo, liberalizzazione dei costumi, genderismo, che sono oramai l’asse portante dell’ ideologia dominante, abbracciata da quasi tutti i partiti politici, di una certa rilevanza, in Italia.

Il quadro è ovviamente desolante, soprattutto per il fatto che il dissenso da tale visione ha sui media una visibilità infima.

Un qualsiasi lettore potrebbe comunque chiedersi quale sia il problema di tale capillare diffusione “valoriale”, e io mi sentirei di rispondergli che il mondo radicalpannelliano è tra i principali artefici di una visione che vede l’Italia come una periferia retrograda dell’ Occidente da modernizzare, attraverso il faro luminoso di un certo mondo anglosassone votato alla pericolosa concezione che esistono solo individui e leggi, e non esiste alcuna società, e tantomeno comunità; è questa la più pericolosa deriva attualmente in corso da tempo, che ha compiuto poderosi passi in avanti, nella direzione sbagliata.

Il riconoscimento della rivista TIME. Verona alla guida della rivoluzione green della logistica in Europa

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di Angelo Paratico, Gingko edizioni VR

L’Interporto Quadrante Europa di Verona protagonista su TIME Magazine Verona – Il Consorzio ZAI – Interporto Quadrante Europa di Verona conquista un traguardo storico: per la prima volta nella sua storia, l’interporto è stato scelto come protagonista di una pagina di approfondimento sull’autorevole rivista internazionale TIME Magazine. L’articolo, incluso nell’edizione speciale che celebra la Persona dell’Anno 2024, sottolinea il ruolo strategico dell’Interporto Quadrante Europa nel panorama logistico mondiale, riconoscendone l’eccellenza e la capacità di innovare.

TIME Magazine, una delle pubblicazioni più prestigiose e influenti al mondo, rappresenta un palcoscenico di risonanza globale. Essere presenti tra le sue pagine non è solo un riconoscimento al valore del nostro operato, ma anche un’opportunità unica per far conoscere Verona e il nostro modello di intermodalità sostenibile al pubblico internazionale.
A tal proposito, il Presidente del Consorzio ZAI, Matteo Gasparato, ha dichiarato:
“Questo risultato è motivo di immenso orgoglio per me e per tutto il Consorzio ZAI. Desidero ringraziare il consiglio direttivo, il personale di Consorzio ZAI e tutti i lavoratori del Quadrante Europa che ogni mattina, con dedizione e professionalità, contribuiscono a rendere grande l’Interporto. Questo traguardo dimostra che il lavoro di squadra, l’innovazione e l’impegno costante sono la chiave del nostro successo.”

Alleghiamo il testo integrale, tradotto in italiano, dell’approfondimento pubblicato, con l’invito a scoprire come il Consorzio ZAI – Interporto Quadrante Europa continui a distinguersi come punto di riferimento nel settore logistico e infrastrutturale, promuovendo la crescita economica del territorio e l’integrazione delle reti europee.

Nel cuore dell’Italia settentrionale, Verona incarna il potere trasformativo della logistica e della sostenibilità. A guidare questa evoluzione c’è il Consorzio ZAI, l’istituzione che gestisce uno dei più importanti hub intermodali d’Europa. Fondato nel 1948, il Consorzio ZAI ha avuto un ruolo fondamentale nel trasformare Verona in un punto di riferimento per la logistica, la sostenibilità e l’innovazione.
Conosciuto come Quadrante Europa, l’Interporto di Verona è il terminal intermodale più grande d’Italia e uno dei più avanzati in Europa. Con una superficie di 2,5 milioni di metri quadrati, è molto più di una semplice zona industriale: è una vera e propria “città delle merci”, che ospita 140 aziende, impiega oltre 13.000 persone e funge da porta d’accesso per le merci in tutta Europa e oltre. “Abbiamo sviluppato un’infrastruttura all’avanguardia che non solo collega l’Italia al resto d’Europa, ma rappresenta anche un modello di logistica sostenibile ed efficiente,” afferma Matteo Gasparato, Presidente del Consorzio ZAI.
Questo successo ha portato al Quadrante Europa riconoscimenti prestigiosi. Nel 2010 e nel 2015, è stato premiato come miglior terminale intermodale d’Europa dal GVZ, l’associazione tedesca degli interporti. Questo riconoscimento è stato ribadito nel 2020, sottolineando il ruolo cruciale di Verona nella logistica europea.
Con l’intensificarsi delle preoccupazioni globali sui cambiamenti climatici, il settore dei trasporti affronta una crescente pressione per ridurre la propria impronta di carbonio. Il Consorzio ZAI ha intrapreso passi audaci per allinearsi agli ambiziosi obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea. Nel 2022, ha introdotto il suo Bilancio di Sostenibilità, un documento che si prefigge di tracciare un futuro più verde per la logistica e il trasporto. “La sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo,” spiega Gasparato. “I nostri investimenti in tecnologie green e infrastrutture ferroviarie non riguardano solo il miglioramento dell’efficienza, ma anche la salvaguardia dell’ambiente per le future generazioni.”
I numeri parlano chiaro: nel 2023, l’Interporto di Verona ha lavorato 13.944 treni, movimentando 7,27 milioni di tonnellate di merci e spostando oltre 506.000 camion dalla strada alla ferrovia. Questo spostamento verso la ferrovia ha ridotto le emissioni di CO₂ di ben 506.446 tonnellate, consolidando il ruolo di Verona nella rivoluzione green del trasporto in Europa.
Con la Commissione Europea che mira a trasferire un terzo del traffico merci sopra i 350 km su rotaia entro il 2030—e il 50% entro il 2050— l’Interporto di Verona è pronto a soddisfare questi obiettivi. Gasparato osserva: “Siamo pronti a supportare la visione dell’UE di una rete di trasporti sostenibile e incentrata sulla ferrovia. Verona avrà un ruolo fondamentale nel realizzarla.”
Per integrare i suoi investimenti ferroviari, il Consorzio ZAI sta promuovendo iniziative lungimiranti come il progetto “Kilometro Verde” lungo l’autostrada A4, vicino alla zona logistica della Marangona. Questo progetto prevede la piantumazione di 6.200 alberi, che assorbiranno oltre 170 tonnellate di CO₂ all’anno, avanzando l’ambizione di Verona per la neutralità climatica entro il 2030.
Guardando al futuro, il Consorzio ZAI è concentrato sull’espansione delle capacità e dell’infrastruttura tecnologica di Verona per mantenere il proprio vantaggio competitivo. Tra i progetti chiave, vi è la costruzione di un nuovo terminal di 750 metri in collaborazione con RFI (Rete Ferroviaria Italiana), finanziato dall’UE attraverso il progetto Veneto Intermodal. Progettato per soddisfare gli standard europei per il trasporto ferroviario, questo terminal accoglierà treni più lunghi, veloci ed efficienti, riducendo i tempi di lavorazione e ottimizzando le operazioni.
Inoltre, il progetto ambizioso della Marangona—una zona logistica, produttiva e d’innovazione—mira a ridefinire il futuro intermodale della città. Integrando tecnologie all’avanguardia, la Marangona creerà un ecosistema dinamico e green per la logistica e la manifattura. “La Marangona rappresenta più di una semplice espansione fisica dell’area interportuale” sottolinea Gasparato. “Si tratta di costruire un ecosistema d’innovazione che combini logistica, produzione e sostenibilità per plasmare il futuro del commercio globale.”
L’interporto di Verona non è solo una storia di successo italiana, ma un punto di riferimento per la logistica a livello mondiale. Essendo uno dei più grandi hub intermodali d’Europa, funge da collegamento cruciale nella catena di approvvigionamento globale, connettendo industrie e persone attraverso un trasporto sostenibile ed efficiente. “Il futuro della logistica è green, digitale e connesso,” afferma Gasparato. “Lavoriamo ogni giorno per garantire che Verona rimanga all’avanguardia di questi cambiamenti, guidando innovazione e sostenibilità in un mercato globale in rapida evoluzione.”
Grazie a investimenti continui in tecnologia, sostenibilità e infrastrutture, l’Interporto Quadrante Europa è destinato a rimanere un protagonista chiave nel futuro della logistica europea, plasmando il modo in cui le merci si muovono attraverso i confini e minimizzando l’impatto ambientale.

 

Fonte: https://giornalecangrande.it/il-riconoscimento-della-rivista-time-verona-alla-guida-della-rivoluzione-green-della-logistica-in-europa/

il femminismo è suicida!

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di Emilio Giuliana

Dalla notte dei tempi le società solari sono patriarcali; l’asse orizzontale su cui poggia il patriarcato è la maternità, simbioticamente si elevano su l’asse verticale che li proietta spiritualmente verso il cielo;   le società telluriche lunari matriarcali, fondano la loro esistenza unicamente su un asse orizzontale, priva di spinte verso l’alto, limitata alla dimensione materialista. Oggi, ma non per sempre, gruppi di uomini matriarcali, si sono imposti mondialmente sulle civiltà solari, attraverso molti stratagemmi e mezzi, nel caso di specie il FEMMINISMO, movimento creato da maschi, che a questo gioco al massacro, non hanno fatto sconti neanche ai loro “strumenti”, le femmine (la rivoluzione mangia sempre i suoi figli), privandole della cosa più grande, un bene prezioso che le rende uniche, la maternità!

L’etimologia della parola madre è da ricondursi alla lingua sanscrita; essa rimanda alla radice sanscrita “ma-“ con il significato primario di misurare, ma anche di preparare, formare. Da questa radice deriva poi il termine “matr”, che diventerà mater in latino, colei che ordina e prepara, donando il suo corpo e sopportando il dolore, il frutto dell’amore, alla vita.

Il primo suono che un bambino percepisce nella pancia della mamma è il battito del suo cuore. Il primo segnale di vita di ciò che si svilupperà in embrione e poi in feto è un piccolo battito nell’uovo formato dallo spermatozoo e l’ovulo: è il battito che permetterà a quel piccolo seme di vita, quell’essere umano in potenza, di svilupparsi, crescere, vivere.

In questo suono è racchiuso il legame con la vita, con la madre e di conseguenza con tutto ciò che riguarda il nostro stare al mondo: va dal sentirsi amati all’essere consapevoli che essere nutriti, sostenuti e curati sono nostri diritti di nascita, sono le radici che ci permetteranno di diventare delle persone sicure delle proprie capacità, fiduciose nella vita e con un rapporto sano con gli altri.

C’è tutto un universo in un battito, ecco perché a volte basta posare la testa sul petto di qualcuno che ci offre un riparo tra le sue braccia e lasciarsi andare al ritmo del suo cuore per lasciare vecchie ferite sfociare in un pianto catartico.

Il mistero della vita sta lì: in un battito, è quindi naturale tornare a quel suono primordiale per guarire alcune ferite del nostro bambino interiore.

È il battito della madre, e per estensione di Madre Terra ‒ la madre di tutti gli esseri viventi ‒ che i primi uomini e donne hanno cercato di riprodurre: ascoltare musica è un modo per ritornare ad uno stato tale di coscienza da permettere una comunicazione diretta tra l’archetipo materno e l’individuo.

In questo caso non si tratta più della madre individuale ma del principio materno per eccellenza con il quale ci si ricollega, come se fosse una porta sull’infinito. Nel battito del cuore c’è il suono, la frequenza della creazione, della vita stessa.

Nazione, nascita, NATALE è la Festa per eccellenza, dal greco festaio  che indica l’atto di accogliere presso il focolare (in sanscrito il focolare si indica con il termine vastya) confermando il significato originario e di condivisione, accoglienza, e di comunione gioiosa della “festa”, festa del nascituro che riporta alla maternità, cioè la mamma, perché la mamma è perpetuamente festa, così come l’etimologia del termine, spiega: “Riporta al focolare domestico/focolare della casa”.

Gli orchi della modernità, adelfi della dissoluzione, che nel nome di pari opportunità ed un femminismo antropologicamente selvaggio vorrebbero relegare la mamma ad un insensato quanto sterile e vuoto neologismo genitore 1 o 2, se non lo hanno mai fatto, o se lo hanno fatto e l’hanno scordato, prendano il tempo di poggiare la propria testolina sul petto di una madre, ne troverebbero immediato beneficio e rinsavimento.

 

Vi spiego chi pagherà il conto del piano di Draghi per la competitività dell’Europa Guido Salerno Aletta

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di Guido Salerno Aletta

L’Europa non si è mai sottratta alla presa statunitense: a partire dal 2010, la crisi del debito è servito alla finanza USA per ribaltare sull’altra sponda dell’Atlantico il peso del riequilibrio.

La prosperità futura dell’Europa ora, secondo il Piano Draghi, dipenderebbe da investimenti aggiuntivi per centinaia di miliardi di euro annui, che nessuno sa da dove arriveranno se non dal saccheggio dei depositi bancari dei risparmiatori, e dalla definitiva unificazione dei debiti nazionali: in realtà, c’è dietro il solito disegno, quello della sparizione degli Stati nazionali a favore della Celeste Burocrazia di Bruxelles, che non risponde democraticamente a nessuno.

Ed è ovvio che queste proposte siano contenute nel documento sulla competitività dell’Unione che è stato redatto da Mario Draghi, proprio da colui che dapprima ha diretto come Direttore generale del tesoro lo smantellamento delle Partecipazioni Statali, poi da Governatore della Banca d’Italia ha auspicato addirittura la anticipazione di un anno del pareggio strutturale del bilancio pubblico italiano poi imposto come obiettivo di medio termine col Fiscal Compact, e che poi alla Bce ha accompagnato la deflazione strutturale così brutalmente imposta con misure straordinarie di politica monetaria che hanno fatto pagare agli investitori europei la riduzione del debito tedesco, che pagava tassi di interesse negativi: un evento mai successo prima nella storia finanziaria.

È invece da sciocchi parlare del futuro economico dell’Unione europea senza fare prima i conti con la Storia, non tanto quella che risale alla divisione del Continente dopo la Seconda guerra mondiale in due sfere di influenza politica ed economica, quella americana ad Ovest e quella sovietica ad Est, con due Alleanze militari opposte e simmetriche, la Nato ed il Patto di Varsavia, quanto quella che inizia dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e dopo la dissoluzione dell’URSS nel dicembre del 1991.
[…]

tratto da: Vi spiego chi pagherà il conto del piano di Draghi per la competitività dell’Europa (money.it)

 

Il messaggio dell’Onu indirizzato al G7 su Gaza

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Il segretario generale aggiunto dell’ONU per gli affari umanitari, Martin Griffithsha denunciato che la difficile situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, dove le ostilità tra l’aggressione di Israele contro l’enclave assediata dura da otto mesi.

Nella dichiarazione, indirizzata ai paesi del G7, Griffiths ha avvertito che nell’enclave palestinese ” si prevede che metà della popolazione – più di un milione di persone – dovrà affrontare la morte e la fame entro la metà di luglio”. Il funzionario dell’organizzazione internazionale ha ribadito che il conflitto a Gaza, come in altri focolai di tensione nel mondo, “è fuori controllo” e “sta spingendo milioni di persone sull’orlo della fame”.

Inoltre, Griffiths ha indicato che ” gli intensi combattimenti, le restrizioni inaccettabili e gli scarsi finanziamenti impediscono agli operatori umanitari di fornire cibo, acqua, sementi, assistenza sanitaria e altri aiuti salvavita su una scala vicina a quella necessaria per prevenire la fame di massa”.

“La situazione deve cambiare, non possiamo permetterci di perdere un solo minuto “, ha proseguito, esortando i paesi del G7 a “contribuire immediatamente con la loro considerevole influenza politica e risorse finanziarie” per garantire che gli aiuti umanitari possano raggiungere coloro che ne hanno bisogno nonostante i combattimenti. “Il mondo deve smettere di alimentare le macchine da guerra che stanno affamando i civili a Gaza e in Sudan”, ha concluso.

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A GAZA LA SITUAZIONE UMANITARIA E’ FUORI CONTROLLO. LA PULIZIA ETNICA DECISA

C’E’ UNA ONG, GAZZELLA ONLUS, CHE NON SI ARRENDE A QUESTE BARBARIE E OGNI GIORNO, EROICAMENTE, PORTA BENI DI PRIMA NECESSITA’ ALLA POPOLAZIONE STREMATA

L’ANTIDIPLOMATICO E LAD EDIZIONI, INSIEME A Q EDIZIONI, E’ IMPEGNATA ALLA RACCOLTA FONDI PER LA POPOLAZIONE DI GAZA
ACQUISTANDO IL LIBRO “IL RACCONTO DI SUAAD – PRIGIONIERA PALESTINESE” DAL NOSTRO SITO CONTRIBUIRETE ATTIVAMENTE ALL’INVIO DI AIUTI ALLA POPOLAZIONE DI GAZA

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_messaggio_dellonu_indirizzato_al_g7_su_gaza/45289_55249/

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