Storia dei Tradizionalisti

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La prima domenica d’Avvento del 1969 determinò l’accettazione della riforma di Paolo VI da parte di molti e il suo rifiuto da parte di una minoranza di cattolici.
L’accettazione o il rifiuto della “nuova messa” fu quasi sempre la conseguenza della stessa posizione avuta nei confronti dei testi del Concilio Vaticano II. I refrattari al Concilio e alla riforma furono chiamati “tradizionalisti”.
Dal 1969 a oggi molte cose sono cambiate (in peggio) e sorprendentemente il termine “tradizionalista” viene utilizzato, in modo improprio, anche per indicare dei personaggi che hanno accettato i decreti conciliari e i nuovi riti.
Riferendoci al tradizionalismo storico, segnaliamo la recensione (giustamente critica) al libro “Storia dei tradizionalisti” dello storico francese Yves Chiron.
“L’histoire des Traditionalistes” di Yves Chiron, recensione di don Francesco Ricossa, Sodalitium n. 73, da pag. 72 a pag. 77.
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I moderati contro i cattolici integrali. Dallo scioglimento del Sodalitium pianum di Mons. Benigni alla “vittoria” conciliare del modernismo.

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XIX convegno di studi Albertariani – novembre 2023

I moderati contro i cattolici integrali. Dallo scioglimento del Sodalitium pianum di Mons. Benigni alla “vittoria” conciliare del modernismo.

FONTEhttps://www.sodalitium.biz/video-del-19-convegno-di-studi-albertariani-milano-18-11-2023/

 

Primo video: Papa san Pio X e i cattolici integrali: Mons. Benigni, il cardinal Merry del Val e la battaglia contro il modernismo.

Secondo video: La svolta moderata sotto Benedetto XV. Il cardinal Gasparri; lo scioglimento del Sodalitium Pianum

Lezioni della giornata di Vignola (MO) 2023 sul Modernismo

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Le tre lezioni tenute da don Francesco Ricossa al seminario di studi tenuto sabato 7/10/2023 alla giornata per la regalità sociale di Cristo che si è svolta a Vignola (MO), cui ha partecipato una nutrita delegazione del nostro Circolo Christus Rex:

DAL MODERNISMO DOGMATICO AL MODERNISMO SOCIALE E RITORNO. Per le altre due lezioni cliccate su: https://www.sodalitium.biz/lezioni-della-giornata-di-vignola-mo-2023/

Milano, 18/11/23, Centro Studi Albertario: “I moderati contro i cattolici integrali”

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XIX CONVEGNO di studi Albertariani Milano,

Milano Sabato 18 novembre 2023 ore 15,00 presso

Hotel Andreola, via Domenico Scarlatti 24

I moderati contro i cattolici integrali.

Dallo scioglimento del Sodalitium pianum di Mons. Benigni alla “vittoria” conciliare del modernismo

 

 

Relatore: don Francesco Ricossa

 

1° Intervento
Papa san Pio X e i cattolici integrali: Mons. Benigni, il cardinal Merry del Val e la battaglia contro il modernismo.
2° Intervento
La svolta moderata sotto Benedetto XV. Il cardinal Gasparri; lo scioglimento del Sodalitium Pianum

 

Fonte: https://www.davidealbertario.it/2023/07/04/xix-convegno-di-studi-albertariani/

 

L’argomento è molto importante per comprendere meglio l’attualità. Il nostro Circolo Christus Rex-Traditio parteciperà e, allo stesso tempo invita tutti gli amici e conoscenti a partecipare numerosi. La nostra Fede autentica, ovvero integrale, nel senso di integralmente cattolica ed i cambiamenti che hanno prodotto i risultati per cui molti sono delusi e disorientati vanno conosciuti e approfonditi. Inoltre, ad essi occorre saper dare le risposte corrette delle Sacre Scritture, del Magistero Perenne e della Tradizione, per evitare di cadere nelle maglie dei conservatori, di pseudo-tradizionalisti, santoni, visionari, guru, confusi, disagiati sociali e prezzolati personaggi in cerca di visibilità e denari (n.d.r.).

Il Signore degli Anelli – Un appassionato saggio di Paolo Nardi a 50 anni dalla morte di Tolkien

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di Marco Milioni

 

Per addentrarsi nel modo dovuto nell’opera di John Ronald Reuel Tolkien, autore tra gli altri de «Il signore degli anelli», filologo inglese del quale nel 2023 cadono i cinquant’anni dalla scomparsa, è necessario comprendere bene il rapporto «tra il mondo primario», quello della vita di tutti i giorni e «quello secondario» che poi è quello «dell’immaginario» delle opere «mitologiche» dello scrittore e linguista nato in ma vissuto e morto nel Regno Unito. Più nel dettaglio in questo contesto il «mondo secondario» deriva da quello «primario ma «non ne dipende». È questo uno degli aspetti ai quali il mestrino Paolo Nardi tiene particolarmente. Si tratta di un concetto richiamato più volte ieri 26 settembre durante la presentazione presso la libreria L’isola del Tesoro a di via Marconi a Verona, dell’ultimo libro dello stesso Nardi: «Alla scoperta della terra di mezzo. Mito, linguaggio e potere nell’opera di Tolkien» questo il titolo del libro uscito in questi giorni per i tipo della casa editrice scaligera Fede & cultura.

Cominciata alle 20,30 di ieri e finita poco prima delle 23, quella di Nardi, che è stato stimolato anche dalle domande di una trentina di lettori giunti un po’ da tutto il Nord del Paese, è stata una vera e propria galoppata in lungo e in largo rispetto ad alcune tematiche «indispensabili» per percorrere «l’immaginario tolkeniano». Il quale come accade spesso con gli scrittori di vaglia, questo è il giudizio di una parte rilevante della critica, finisce per vivere una vita propria. Il che nel caso di Tolkien avviene anche «per la sua capacità di attingere ai miti e alla storia per poi dare forma, attraverso la riscrittura creativa, a storie, personaggi, luoghi» completamente nuovi. Questo secondo lo scrittore mestrino è per l’appunto uno degli aspetti quintessenziali della «narrazione» per come la intendeva lo scrittore britannico.

Ad ogni modo Nardi, che ha pure un canale YouTube molto apprezzato dai suoi aficionados (sul quale peraltro è già disponibile l’intera registrazione dell’evento di ieri ), durante due ore fitte fitte di intervento e di botta e risposta coi lettori non si è tirato indietro dai temi presenti nell’opera di Tolkien. E così si è parlato di mitologia, di politica, di ecologia, di guerra, di saggezza e di moltissimo altro. Si tratta di un paniere così «ricco» e così riccamente «strutturato» da rendere l’opera dell’inglese «mai manichea, universalista e straordinariamente moderna» fa sapere il protagonista della serata letteraria di ieri.

Per di più uno dei passaggi Nardi (al centro della foto durante l’incontro presso la libreria veronese l’Isola del tesoro) lo ha riservato ad uno dei protagonisti de «Il signore degli anelli» ossia l’anello del potere. In quel manufatto, al quale possono essere date «innumerevoli letture», l’autore mestrino vede una sorta di allegoria della capacità di traviare ogni cosa, «bene incluso»: una allegoria «della macchina tecnocratica» in grado di pervertire ogni cosa anche le azioni di chi è animato «dalle migliori intenzioni». Tanto che l’insegnamento cui Tolkien sembra sottintendere, così da come è possibile scorgere «dai personaggi» della sua opera che meglio «sembrano rifuggire» dalle lusinghe del potere è quello di rifiutarlo o di limitarlo al massimo o quanto meno di tenerlo a debita distanza. Si tratta di una nozione che in qualche modo, è riconducibile alla nozione greca di «hybris»: un concetto, quello della «dismisura tracotante» che è stato richiamato in modi e tempi diversi anche da alcuni scrittori contemporanei che molto si sono interrogati sul senso della modernità e della pervasività «della megamacchina» nella società industriale come Massimo Fini e Serge Latouche.

Articolo completo: Il Signore degli Anelli – Un appassionato saggio di Paolo Nardi a 50 anni dalla morte di Tolkien – LineaNews | LineaNews

La condanna del modernismo sociale in nome di Cristo Re

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della GIORNATA PER LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema:
“IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA SAN PIO X A J.M. BERGOGLIO”.
Programma
ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.
ore 10,45 Inizio dei lavori.
ore 11,00 Prima lezione: “DAL MODERNISMO DOGMATICO” AL “MODERNISMO SOCIALE” E RITORNO.
ore 12,30 pranzo.
ore 14,30 Seconda lezione: AUTORITÀ, CAPITALE E LAVORO, STATO E CHIESA, RELIGIONE E PATRIA. IDEE CHIARE PER UN CATTOLICESIMO INTEGRALE E NON LIBERALE.
ore 16,00 Terza lezione: J. M. BERGOGLIO, E L’APOLOGIA DI GIUDA, CAPOSTIPITE DEI NEMICI INTERNI (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).
ore 17,30 Conclusione dei lavori.
PRANZO: quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.
Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)
– Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
– Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).
Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.
Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

“Famiglia e bullismo”

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Cinzia Notaro intervista Gianfranco Amato

“Famiglia e Bullismo”. Un incontro tenutosi di recente presso l’Abbazia di Santa Scolastica in Bari. Emarginazione, umiliazione pubblica, violenze fisiche, psicologiche e verbali, bullismo, cyberbullismo.

Ne sono succubi  secondo gli ultimi dati resi noti da “Terre des Hommes” soprattutto i giovani in età adolescenziale, che finiscono col soffrire nella maggior parte dei casi di ansia sociale, attacchi di panico, disturbi alimentari, depressione, autolesionismo.

Utero in affitto, identità di genere gli altri temi affrontati nel corso del dibattito.

Sono intervenuti: Enzo Fortunato Presidente Europa Benedettina , Manuela Antonacci di ProVita e FamigliaPaolo Scagliarini direttore de “La Fiaccola”, Samuele Lella di Gioventù Nazionale Bari, Michele Picaro Consigliere regionale di Fratelli d’Italia e l’avv. Gianfranco Amato che abbiamo avuto l’onore d’intervistare, Presidente dell’Associazione Giuristi per la Vita,  nominato il 26 giungo 2023 Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle Famiglie della Regione Siciliana, con decreto assessoriale 103 del 27 giugno 2023: “Ho  ricevuto questa nomina conferitami con decreto dell’assessore regionale alla famiglia, alle politiche sociali e al lavoro – ha specificato – per un ruolo riservato ad “esperti” di comprovata esperienza, competenza e professionalità. Si tratta certamente di un gratificante riconoscimento del lavoro svolto in questi ultimi quindici anni, ma soprattutto di una grande responsabilità. Ho deciso di accettare questa sfida perché sono convinto che la Sicilia possa diventare un laboratorio di politiche volte a valorizzare la famiglia a livello non solo italiano ma anche europeo. L’idea è quella di partire da una legge approvata esattamente venti anni fa – mi riferisco alla legge regionale 10 del 31 luglio 2023 – che aveva proprio come oggetto quello della «valorizzazione e tutela della famiglia». Si tratta di una legge avveniristica per l’epoca in cui fu approvata, e dovuta sostanzialmente alla particolare sensibilità sul tema della famiglia dell’allora presidente della regione Totò Cuffaro. Il punto è che non fu mai pienamente attuata. Credo che oggi ci siano le condizioni politiche a livello regionale e nazionale, per dimostrare che la famiglia non deve essere considerata una sorta di “corpo moribondo” da sostenere con sussidi, sovvenzioni, bonus, ecc., ma una vera e propria risorsa economico-sociale. Bisogna passare dalla logica dell’accanimento terapeutico, che guarda alla famiglia come ad un “peso sociale” da sostenere finanziariamente, alla logica della valorizzazione, che considera la famiglia nella prospettiva indicata dall’art.1 della Legge regionale 10/2003, ovvero quella di un «soggetto sociale di primario riferimento» per le politiche regionali.  La Sicilia può diventare un interessante laboratorio per sperimentare politiche familiari innovative  – ha dichiarato –  e introdurre iniziative volte a tutelare e valorizzare la famiglia, grazie anche all’amplia autonomia legislativa regionale e alle possibilità concesse da una legge avveniristica (L.R. 10/2003) che, dopo vent’anni di congelamento, ora potrà finalmente vedere la sua integrale applicazione. Ci aspetta un grande lavoro”.

Venendo ai temi dell’incontro, l’utero in affitto, rappresenta  un vero e proprio sfruttamento della donna che diventa un mezzo per avere un figlio a tutti i costi ed è pagata per questo, come in qualunque altro rapporto commerciale. Il bambino le viene letteralmente strappato, come se lei fosse solo un contenitore servito alla realizzazione dell’opera. Il mondo delle tenebre non finisce mai di sorprenderci !

L’ho definita una “barbara pratica”. Da giurista, è inconcepibile il fatto che un essere umano possa essere considerato oggetto di un contratto commerciale. Per trovare un precedente simile nella Storia del Diritto occorre ricorrere all’istituto della schiavitù. Non mi sembra un gran precedente. E nemmeno un gran progresso. In realtà le donne sfruttate sono due. Da una si ottengono gli ovociti contenenti il prezioso DNA, mentre l’altra viene semplicemente utilizzata come un contenitore. Infatti, normalmente gli ovociti vengono scelti accuratamente: di solito si tratta di una giovane donna di razza caucasica, bionda, con occhi azzurri, quoziente intellettivo alto, ecc. Mentre il contenitore lo si fa fare ad una donna del terzo mondo. In India esiste un disgustoso traffico di donne che hanno disperatamente bisogno di soldi e si prestano a questa vergogna. I committenti maschi non utilizzano una sola donna – sarebbe più semplice ed economico – perché in questo caso la donna rischierebbe di sentire come proprio il figlio e potrebbe rifiutarsi di farselo strappare via. Così, è preferibile sfruttarne due di donne, senza che nessuna delle due si affezioni troppo all’oggetto del contratto. Alcune femministe balbettano qualche critica, ma quel mondo, soprattutto il mondo omosessualista, è fermamente a sostegno di questa barbara pratica.

Occorre far prevalere il concetto che avere un figlio non è un diritto. Non esiste un diritto al bambino, ma c’è il diritto alla vita riconosciuto dalla Corte Costituzionale, il diritto di conoscere le proprie origini. Seguono poi i diritti ad essere educato dai propri genitori, alle relazioni familiari, e alla sua famiglia. Si può affermare che con la pratica dell’utero in affitto il nascituro è privato dei suoi diritti fondamentali?

Ci sono  importanti documenti a livello internazionale che riconoscono il diritto di un bambino a crescere in un contesto che favorisca il suo sviluppo armonico attraverso l’educazione complementare di un individuo biologico di sesso maschile, il padre, e un individuo biologico di sesso femminile, la madre. Questo è un dato oggettivo derivato dalla natura. Privare un bimbo di una madre o di un padre, è  una forma crudele e spietata di egoismo da parte di due adulti. Nessun bambino vuole nascere orfano. Semmai dobbiamo chiederci che tipo di civiltà è quella che tra il diritto sacrosanto di un essere debole e indifeso, quale  è un bambino, e il desiderio o il capriccio di due adulti, opta per quest’ultimo. È una civiltà dove vige la legge della giungla, in cui prevale il più forte e il più ricco. Qualcosa di molto  diverso dal modello che  per secoli ha caratterizzato  la civiltà occidentale cristiana.

Tornando all’incontro a cui ha partecipato recentemente presso l’Abbazia di S. Scolastica a Bari, la famiglia odierna si prende cura dei propri componenti? Li accompagna a scoprire i propri talenti ? Li porta a riconoscere i veri valori della vita? I genitori danno buon esempio ai propri figli? Ci si rispetta a vicenda? O ci sono muri di silenzio, incomprensioni, mancanza di dialogo? La Tv e i social network  hanno preso il suo posto?

Oggi sembra essere smarrito, non solo nella famiglia ma anche nella scuola, il concetto stesso di educazione. Che cosa significa educare? Tre verbi latini mi pare rendano bene l’idea di questa delicatissima funzione: educĕre/tradĕre/introducĕre. Se, infatti, la stessa derivazione etimologica del termine offre l’idea di “tirar fuori” ed estrarre le potenzialità di un figlio o di uno studente (educĕre), questa idea non può prescindere da altri due aspetti fondamentali.

Il primo è legato alla tradizione (tradĕre), ovvero al compito di “consegnare”, “trasmettere” il patrimonio di sapienza e di fede ricevuto dagli avi. E’ proprio il legame con la tradizione a costituire uno dei fattori originali delle dinamiche dell’evento educativo. La tradizione rappresenta il cuore dell’identità di un individuo, al punto che il suo disconoscimento non solo lo priva di un’origine, ma, scollegandolo dalle generazioni che lo hanno preceduto, lo immerge in un micidiale cocktail fatto di individualismo relativista, di cinico scetticismo e di squallido edonismo. A volte teleguidato da Tv e social network. L’assurdo ripudio della tradizione – falsamente immaginato come emancipazione in funzione di progresso – ha fatto dilagare tale micidiale cocktail nell’attuale sistema educativo e persino nella famiglia, dove insegnanti e genitori, succubi del pensiero unico dominante, hanno timore e addirittura vergogna di tradĕre l’eredità culturale fatta di principi, valori e ideali ricevuti dalle generazioni precedenti. Solo il legame con la Tradizione  può consentire oggi ad un giovane di acquisire un giudizio critico capace di osservare la realtà senza il paraocchi del pregiudizio ideologico e di guardare al di là delle false apparenze. Solo così un giovane può essere veramente libero e far fallire i tentativi di manipolazione che il Potere ininterrottamente mette  in atto – anche attraverso la distruzione della famiglia – per arrivare ad avere davanti a sé un uomo isolato, un pezzo di materia, un cittadino anonimo e privo del senso del destino. Il secondo aspetto concerne la funzione ultima della stessa educazione, ossia quella di introdurre (introducĕre) alla realtà nella totalità dei suoi fattori, proprio perché è insita nel cuore dell’uomo la domanda di senso totale, che non potrà mai trovare risposta in una ragione dimostrativa o scientifica. Ma chi oggi educa più in famiglia al riconoscimento di queste domande fondamentali dell’uomo?

L’istituzione della famiglia e del matrimonio sono stati istituiti prima del cristianesimo, vero?

La prima immagine che noi abbiamo di una famiglia, senza aggettivi (naturale, tradizionale, ecc.), è quella di una semplice famiglia fatta di madre, padre, figli, punto, risalente al periodo preistorico. Nel 2005 ad Eulau, in Germania, gli archeologi hanno scoperto alcune tombe del periodo  neolitico superiore. In una di esse hanno trovato i resti di quattro esseri umani: un uomo, una donna, e due bambini. Attraverso l’esame del DNA è stato dimostrato che si trattava di una famiglia: padre, madre e figli. Li avevano sepolti abbracciati tra di loro, e ciò fa intendere che sarebbero morti nello stesso momento. Gli scienziati hanno ricostruito attraverso un disegno i membri di quella famiglia, un’immagine molto commovente, ma che ci dice qualcosa di molto importante: in quell’epoca non esisteva nessuno Stato, nessun Parlamento, nessuna legge, nessuna Chiesa. Esisteva la famiglia, elemento naturale che precede tutte queste istituzioni. Per questo si dice che la famiglia è un elemento pre-politico e pre-giuridico. Nessuna istituzione umana e nessuna religione ha dato origine alla famiglia.

E che la famiglia fosse ritenuta una cellula della società risale alle più antiche civiltà, così come ha ripetuto più volte durante il suo intervento.

Uno dei primi a teorizzare in maniera “scientifica” questo concetto fu Aristotele nella sua opera Politica. Ci furono, poi, anche altri grandi pensatori del passato, come per esempio Cicerone che nel De Officiis spiega, appunto, che «prima societas ipso coniugio est», la famiglia è la cellula della società. Sempre in quell’opera, Cicerone riteneva la stessa famiglia come «principium urbis», fondamento della società e «seminarium rei publicae» un vivaio dello stato. Il concetto è poi passato nei grandi pensatori della Tradizione cristiana. Pensiamo, per esempio, a Sant’Agostino che ha espressamente definito la famiglia «particula civitatis», ovvero «la cellula della società e il suo principio» (De Civitate Dei, XIX 16). E così tutti gli altri grandi filosofi e teologi del cristianesimo. Sempre Sant’Agostino insegnava che «il primo naturale legame della società è quello tra uomo e donna (De bono coniugali, I, 1), e che «il matrimonio si chiamò così dalla radice etimologica mater» (Contra Faustum manichaeum, XIX 26). Per questo le  unioni contro natura tra persone dello stesso sesso non possono essere qualificate come matrimonio e quindi dare vita ad una famiglia. Del resto lo dice anche la nostra Costituzione all’art. 29, il quale recita che «La Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». È interessante anche il verbo utilizzato in quell’articolo : «riconosce». Riconosce significa semplicemente prende atto di una realtà naturale che preesiste allo Stato. Non si dice la Repubblica istituisce la famiglia e ne disciplina le modalità di costituzione ed estinzione. La famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ripeto, non è una creazione dello Stato e, quindi, non può essere modificata dallo stesso. Ancora più assurda ritengo la pretesa avanzata da alcuni movimenti omosessualisti di celebrare “nozze” tra persone dello stesso sesso nelle chiese. La libertà religiosa – che ricordiamo è un diritto fondamentale dell’uomo – non può essere conculcato in nome di un desiderio, o meglio di un capriccio di due persone che hanno un particolare orientamento sessuale.

Si può dire che c’è un piano infernale contro la famiglia, contro la fede, contro l’Europa cristiana?

Io ho avuto la grazia e il privilegio di conoscere personalmente, e frequentarlo negli ultimi anni della sua vita, il compianto cardinal Carlo Caffarra. Lui era stato incaricato nel 1981 dall’allora Pontefice di fondare l’Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia. Caffarra ricordava spesso dalle mani di Suor Lucia di Fatima, una lettera in cui la veggente profetizzava che lo scontro finale tra Satana e il Regno di Cristo sarebbe avvenuto proprio sulla famiglia. Il Nemico dell’uomo non potendo attaccare direttamente il Creatore avrebbe attaccato la creatura, colpendo innanzitutto il luogo in cui essa nasce, cresce, si educa e si sviluppa. Chi ha fede crede a questa chiave di lettura. Non v’è dubbio, poi, che vi sia in atto una vera e propria guerra ideologica e cultura contro le radici cristiane dell’Europa. Basti pensare che lo stesso riferimento a tali radici è stato tolto dal preambolo della bozza della Costituzione europea.

Il fine di questa cultura della morte è annientare l’unica forma di difesa dell’uomo, la famiglia, e  spingerlo all’individualismo per farne un essere debole e fragile, facilmente plagiabile?

La famiglia è l’ultimo, piccolo, angusto spazio di libertà tra la persona e il Potere. Per questo il Potere vuole eliminarlo. Il Potere vuole un uomo solo, isolato, senza un luogo d’appartenenza, senza radici, fragile, indifeso. Un individuo perfettamente manipolabile. Come diceva il grande scritto inglese Chesterton la famiglia è un «test of freedom», un test di libertà, perché «è l’unica cosa che un uomo libero fa da sé e per sé».  Mons. Luigi Giussani, che è stato il mio Maestro, già trent’anni fa insegnava che l’interesse del potere a distruggere la famiglia è duplice: 1) distruggendo questa primordiale unità-compagnia dell’uomo, il potere riesce ad avere davanti a sé un uomo isolato che senza forza, resta un pezzo di materia, un cittadino anonimo, privo del senso del destino, privo del senso della sua ultima responsabilità e che si piega facilmente al dettato delle convenienze. La famiglia è attaccata per far sì che l’uomo sia più solo, privo di tradizioni che gli consentano di veicolare responsabilmente qualcosa che possa esser scomodo per il potere o che non nasca dal potere; 2) distruggendo la famiglia si demolisce  l’ultimo e più forte baluardo che resiste naturalmente alla concezione culturale che il potere introduce, dando spazio ad una realtà in cui il bene sia l’istinto o il piacere, o meglio ancora il calcolo.

A proposito  dell’identità di genere, il relativismo morale impera: un uomo vuole diventare donna, e viceversa. E quello che è più triste è che sono arrivati a provocare disagio anche nei bambini facendogli sorgere dubbi sulla propria identità sessuale. Vogliono distruggere la purezza dei piccoli. Il gender propagato nelle scuole… i piccoli vengono corrotti  ancor prima che prendano consapevolezza della gravità di certi insegnamenti! Non pensa che sarebbe bene far frequentare ai propri figli per difenderli dal male scuole parentali cristiane?

È un tema molto complesso che non può essere liquidato con una risposta da intervista. Quello che posso dire è che la cosiddetta ideologia gender più che una forma di relativismo morale integra un vero e proprio relativismo materiale. Si nega la realtà. È una sorta di delirio collettivo che rischia di distruggere la società, e certamente svuota la base antropologica della famiglia. La cosa più grave è che spesso si assiste ad un indottrinamento ideologico nelle scuole, partendo proprio dai più piccoli, i soggetti più facilmente plasmabili. Del resto ogni regime totalitario utilizza l’indottrinamento scolastico, e l’attuale dittatura del pensiero unico in cui stiamo vivendo non fa eccezione. Ritengo che l’opzione delle scuole parentali sia da prendere in seria considerazione. Continuo a conoscere esperienze disseminate in tutta Italia, davvero edificanti e che aprono una luce di speranza. Avessi dei figli in età scolare, opterei senza dubbio per questa soluzione rispetto all’alternativa di un campo di rieducazione dove giovani sono costretti all’indottrinamento dell’ideologia woke, del politicamente corretto, della cancel culture, della prospettiva omosessualista.

L’era sessantottina ha portato al caos. Da qui la mancanza di rispetto dei figli nei riguardi dei genitori, degli alunni riguardo gli insegnanti, della moglie rispetto al marito. Questa rivoluzione è stata graduale e lentamente ha provocato un vero disastro, quello che vediamo adesso? Com’era la famiglia  decenni fa e com’è oggi? La donna che responsabilità ha nel degrado morale e spirituale attuale? Il suo lavoro fuori casa le impedisce di avere cura del focolare domestico e di svolgere il ruolo fondamentale che Dio le ha affidato nel far crescere in età e grazia i propri figli e di essere accanto al proprio marito per aiutarlo e sostenerlo: Il Signore disse: «Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui», Gen 2,18.

Su che cosa abbia significato l’esperienza storica che va sotto il nome di “Sessantotto” e su quali siano stati gli effetti esiziali che ancora oggi perdurano, rinvio all’interessante saggio di un mio carissimo e fraterno amico: Giovanni Formicola. Credo che il suo libro intitolato “Sessantotto Macerie e Speranza” sia uno dei testi più illuminanti ed utili per comprendere in profondità quel fenomeno. Senza dubbio una vera rivoluzione che ha preso di mira anche l’istituto della famiglia quale cellula della società, in un’ottica ideologicamente distruttiva.

Assistiamo anche ad una certa manipolazione linguistica: la contraccezione viene descritta come “controllo del proprio corpo”; l’aborto (uccisione del nascituro) come “interruzione volontaria della gravidanza”; gli assassini degli innocenti sono chiamati “pro-scelta” e gli omosessuali “gay”, ovvero gaudenti. Ne consegue che l’arte, la musica sono state stravolte da cambiamenti culturali, che si allontanano da qualsiasi cosa che assomigli alla moralità cristiana.

Anche il regime totalitario in cui viviamo, come tutti i regimi totalitari che si rispettino, utilizza la manipolazione linguistica. Basta ricordare la celebre “neolingua” ipotizzata dallo scrittore George Orwell nel suo romanzo di fantascienza distopica 1984. Agli esempi che ha fatto Lei potremmo aggiungere anche “maternità di sostegno” per indicare la barbara pratica dell’utero in affitto, o la “procreazione medicalmente assistita” per indicare la procreazione artificiale. Cercano sempre di dare una valenza positiva a cose che, in realtà, sono sempre contro natura e contro l’uomo. Vittime dell’imperante totalitarismo ideologico e culturale in atto certamente anche la Storia, l’Arte, la Musica, basti pensare all’inquietante fenomeno noto come “cancel culture”.

Da cosa nasce la disgregazione familiare a livello giuridico, e la Chiesa cattolica è ancora davvero convinta dell’indissolubilità del matrimonio?

È stato il divorzio a rendere le relazioni umane e la società molto più liquide, e la solubilità del matrimonio ha incrinato la stessa stabilità della convivenza civile. Questo lo si deve onestamente ammettere, prescindendo da qualunque valutazione di carattere religioso, sacramentale, teologico. È possibile, infatti, parlare di matrimonio indissolubile anche da un punto di vista squisitamente laico. Se la famiglia è la cellula della società, uno Stato ha interesse a che la cellula sia solida. Una cellula liquida, infatti, rende liquida tutta la società. Non serve la fede, del resto, per comprendere anche la necessità del matrimonio indissolubile per il destino dei figli, il loro sostentamento e la loro educazione. Come ricordava il grande filosofo francese Gustave Thibon, se prima di sposarsi un individuo è consapevole dell’irrevocabilità del matrimonio, è anche indotto a non avventurarsi alla leggera in quel vicolo cieco che ha il muro di chiusura alle spalle; come il conquistatore che brucia i suoi vascelli per togliersi prima della battaglia ogni possibilità di ritirata, i fidanzati che acconsentono a legarsi l’uno all’altro fino alla morte, si procurano da questa “idea-forza” una garanzia preliminare contro tutti gli eventi del destino che minacceranno il loro amore. Al contrario, la sola idea del divorzio possibile prende dimora tacitamente nel profondo dell’anima, come un verme deposto da una mosca in un frutto in formazione e che ne divorerà un giorno la sostanza. L’esperienza ha più volte dimostrato, infatti, che in alcune circostanze, specie quando si tratta di grandi prove, è sufficiente considerare una cosa come possibile perché essa divenga necessaria. Si tratta di un dato psicologico elementare che da solo basta a sfatare, tra l’altro, il mito del cosiddetto “matrimonio di prova”.

Per questo resto basito quando mi riferiscono che ad alcuni “corsi prematrimoniali” è lo stesso parroco a spiegare ai nubendi, che, in fondo in fondo, se poi le cose vanno male, resta sempre aperta l’opzione del divorzio. Non mi addentro in tutte le polemiche sull’interpretazione dell’enciclica “Amoris Laetitia”, e neppure nella triste vicenda dei legittimi “dubia” sollevati da quattro cardinali della Chiesa cattolica (rimasti peraltro senza risposta), ma credo che l’orientamento attuale della Sacra Rota sia sempre più, diciamo, permissivo. È lo spirito del mondo che aleggia dentro la Chiesa.

Fonte: https://www.lafiaccola.it/wp/famiglia-e-bullismo/

DROGA: I DATI DELLA RELAZIONE ANNUALE 2023

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di Daniele Onori

La Relazione Annuale sul fenomeno delle tossicodipendenze 2023 è stata inviata al Parlamento dal Sottosegretario Alfredo Mantovano. Questa relazione è la principale fonte informativa nazionale del Dipartimento per le Politiche Antidroga ed è prevista dal DPR 309/90. I dati utilizzati per la relazione provengono da diverse fonti, tra cui amministrazioni centrali, periferiche, centri di ricerca e enti del privato sociale competenti in materia. Lo scopo principale della Relazione è fornire un quadro il più accurato possibile del fenomeno delle tossicodipendenze al fine di guidare gli interventi pubblici in questo settore. Il rapporto mira a rappresentare in modo completo e aderente alla situazione attuale il problema delle tossicodipendenze. Inoltre, si prevede un adeguamento nella raccolta dei dati per renderne l’aggiornamento ancora più puntuale dal prossimo anno. Questo adeguamento comprenderà anche altre forme di dipendenze, come quelle comportamentali, al fine di fornire una visione più completa e aggiornata della situazione delle dipendenze nel paese.

La Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia[1] rappresenta uno strumento di analisi essenziale per la comprensione del fenomeno delle dipendenze che è sempre più legato a dinamiche di mercato complesse che caratterizzano sia la domanda che l’offerta di sostanze stupefacenti. L’analisi affronta le tendenze che caratterizzano la situazione attuale e identifica i nuovi scenari emergenti.

Il fenomeno analizzato da un punto di vista dei consumi appare in aumento sia nella fascia 18-64 anni sia nella fascia 15-19 anni.

In particolare, preoccupante è l’incremento nella fascia giovanile rispetto ai dati riferiti al 2021 (aumento dei consumi dal 18,7% al 27,9%) con un aumento rilevante soprattutto per cannabinoidi sintetici e NPS.

Nei dati di quest’anno da segnalare in particolare la persistenza di una alta prevalenza di uso di cannabinoidi sintetici e delle NPS che nel loro complesso rappresentano circa il 10% dei consumi. Sostanze queste “di nuova generazione” che hanno come fonte principale di acquisto il mercato del web. Ulteriore dato che colpisce è l’uso di psicofarmaci (SPM) riportato nella fascia 15-19 anni al 10,8% (nel 2021 era di 6,6%)

Lo stesso Rapporto Mondiale sulla Droga 2022 dello United Nation Office of Drugs and Crime ha confermato il sensibilissimo aumento nella coltivazione e nel traffico di cocaina, nonché l’esponenziale crescita nella produzione e commercializzazione delle Nuove Sostanze Psicoattive, individuando nella popolazione giovanile a livello planetario il “target” privilegiato per l’offerta delle sostanze stupefacenti e riconoscendo necessarie nelle Agende dei Governi le decisioni condivise in tema di politiche di prevenzione, cura e contrasto alle droghe illegali per la tutela della salute delle popolazioni.

Quale e quanta droga si consuma in Italia?

La cocaina continua ad essere una delle sostanze più presenti nel mercato delle droghe in Italia, con un flusso di sostanza proveniente in prevalenza via mare dai Paesi di produzione sudamericani: negli ultimi quattro anni i quantitativi intercettati nel nostro Paese sono passati da circa 3 tonnellate e mezzo (2018) a oltre 26 tonnellate di sostanza sequestrata, il 77% delle quali presso le aree doganali marittime. A fronte di una maggiore diffusione nel territorio non è cambiata nel tempo la concentrazione media (70%) di principio attivo rilevata nei campioni di sostanza analizzati. Stabili anche il costo medio al chilogrammo a livello del narcotraffico (38.300 euro) e il prezzo sul mercato della strada, dove un grammo di sostanza costa in media 83 euro.

La spesa per il consumo stimata nel 2022 rappresenta poco meno di un terzo della spesa generale attribuita all’acquisto di sostanze stupefacenti e si aggira intorno ai 5 miliardi di euro. Tornano a crescere anche i consumi fra i giovanissimi (15-19enni): nel 2022 circa 44.000 studenti (ossia il 2% della popolazione studentesca) ne riferiscono l’utilizzo.

Sono mezzo milione le persone tra i 18 e gli 84 anni (1,1%) che ne hanno fatto uso nel corso dello stesso anno rendendo evidente che la cocaina resta una delle sostanze stupefacenti più diffuse nel Paese, dato confermato anche dalle analisi delle acque reflue.

La penetrazione nei territori è confermata anche dall’incremento nell’ultimo decennio delle segnalazioni per possesso di sostanza per uso personale (Art.75 DPR n.309/1990), che rappresentano il 18% del totale delle segnalazioni avvenute nel 2022 e che vedono protagonisti soprattutto i consumatori con almeno 30 anni di età. A fronte di un generale decremento delle denunce per traffico e detenzione (Art.73 DPR n.309/1990) e quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art.74 DPR n.309/1990), crescono in percentuale quelle associate a reati penali cocaina/crack-correlati.

Gli ultimi anni hanno reso evidente anche il maggiore impatto dei danni sanitari correlati alla sostanza e, se i dati del 2022 riferiti alle persone in trattamento presso i SerD, per uso primario o secondario di cocaina, mostrano una sostanziale stabilizzazione, cresce il numero di coloro che intraprendono un percorso nell’ambito dei servizi per le dipendenze del Privato Sociale, dove questa è la sostanza per il maggior numero di persone (39%) in trattamento.

Importante inoltre evidenziare che la cocaina rappresenta la sostanza d’uso primaria per oltre la metà dei detenuti tossicodipendenti e che il numero assoluto dei detenuti assistiti per disturbi da uso di sostanze da questa sostanza (10.047 soggetti) è quasi il doppio di quello riferito agli oppioidi (5.323 soggetti). In progressivo aumento anche i ricoveri correlati al consumo di cocaina, sia per diagnosi principale sia per diagnosi multiple droga-correlate, rispettivamente pari al 24% e 34% dei ricoveri droga-correlati.

Coerentemente aumentano anche i decessi attribuibili a overdose da cocaina/crack che nel 2022 hanno superato il 22% del totale (n.66). In generale si assiste quindi a un aumento della diffusione di cocaina, sia sul mercato sia a livello dei consumi: un fenomeno che necessita di essere attentamente monitorato al fine di contrastarne la diffusione e prevenirne il consumo.

Cannabis: la sostanza illegale più utilizzata

Tutti gli indicatori esaminati descrivono i prodotti della cannabis come le sostanze stupefacenti più utilizzate in Italia, dato in linea con i medesimi indicatori riferiti a domanda e offerta a livello europeo e mondiale.

Dopo un’apparente contrazione osservata nel biennio trascorso il mercato torna ai valori del periodo pre-pandemico. Nel 2022 in più di 9.400 operazioni di polizia, che rappresentano circa il 50% delle operazioni totali, sono state sequestrate oltre 47 tonnellate di cannabis e derivati.

Oltre il 93% della sostanza sequestrata è stata rinvenuta nel territorio nazionale e nello specifico sulle persone fermate, in abitazioni private, in auto e all’interno di pacchi e lettere. Dall’analisi qualitativa è emersa una importante variabilità del quantitativo di principio attivo contenuto nei campioni con un sostanziale incremento medio di quello rinvenuto nei sequestri di hashish che dal 2018 è passato da una concentrazione media del 17% al 29%.

A conferma di una capillare penetrazione nel Paese, circa 4 milioni di persone tra i 18 e gli 84 anni (8,5%) hanno riferito di aver utilizzato prodotti della cannabis almeno una volta nel corso dell’anno e dalle analisi delle acque reflue si stimano circa 50 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti. Fra i giovanissimi sono oltre 580mila gli studenti tra i 15 e i 19 anni (24%) che ne hanno riferito l’uso nell’anno con valori tornati alle prevalenze osservate prima della pandemia.

Il 75% delle segnalazioni per detenzione a uso personale (Art.75 DPR n.309/1990) è legato al possesso di cannabinoidi dato questo che, a seguito di una riduzione nel biennio precedente, torna a crescere, mentre restano stabili le denunce cannabis-correlate per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (Art.73 DPR n.309/1990) così come quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art.74 DPR n.309/1990) che rappresentano rispettivamente il 44% e l’8% del totale delle denunce. Stabile la quota delle persone assistite per l’uso di derivati della cannabis, circa l’11% delle persone in trattamento presso i SerD e poco meno dell’8% per quanto riguarda gli utenti in trattamento presso i servizi del Privato Sociale. Bassa seppur in progressivo aumento dal 2011 la percentuale di ricoveri direttamente attribuibili alla cannabis (dal 3% al 6% dei casi droga-correlati), dato che tuttavia incrementa sensibilmente quando ci si riferisce a ricoveri con diagnosi multiple (26%), arrivando a rappresentare la seconda sostanza maggiormente indicata.

Eroina e Oppiacei: un fenomeno da non sottovalutare

I dati relativi alla diffusione di eroina e oppiacei descrivono un contesto articolato e controverso. Nel corso del 2022 si è osservata una generale stabilità del mercato degli oppiacei. I quantitativi di sostanza intercettata (circa 550 chilogrammi) si mantengono, come nel 2021, al di sotto dell’1% del totale delle sostanze sequestrate dalle Forze dell’Ordine. L’analisi qualitativa nei campioni sequestrati in media presenta percentuali di principio attivo stabile rispetto agli anni passati. Stabile o in leggera diminuzione anche il prezzo medio nello spaccio e nel traffico.

Stabili anche le segnalazioni per detenzione per uso personale (Art.75 DPR n.309/1990), che rappresentano il 5% delle segnalazioni totali, e le denunce eroina-correlate per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (Art.73 DPR n.309/1990) così come quelle per associazione finalizzata al traffico illecito (Art.74 DPR n.309/1990) che, complessivamente, racchiudono il 7,4% delle denunce per reati droga-correlati.

Il dato relativo ai consumi nella popolazione indica invece una inversione di tendenza rispetto agli anni passati. Se nella popolazione studentesca si è tornati a livelli pre-pandemici con circa 25.000 studenti (1%) che riferiscono l’uso nel 2022, nella popolazione generale sono 750.000 le persone fra i 18 e gli 84 anni (1,4%) che riportano l’uso almeno una volta di eroina/oppiacei nell’anno, con un valore 3 volte superiore rispetto alla rilevazione del 2017.

Questo incremento potrebbe risentire della recente maggiore disponibilità di farmaci a base oppiacea, interpretazione sostenuta dal fatto che gli incrementi maggiori sono stati osservati nella popolazione femminile fra i 55 e i 74 anni.

In un quadro generalmente stabile gli oppiacei, e l’eroina in particolare, continuano a rappresentare la sostanza con un maggiore impatto di tipo sanitario, rappresentano infatti la principale sostanza di consumo tra gli utenti in trattamento ai servizi pubblici per le dipendenze e sono responsabili del 30% dei percorsi di recupero presso le strutture del Privato Sociale e del 20% dei ricoveri con diagnosi principale droga-correlata.

L’uso principale di eroina/oppiacei è inoltre attribuito al 14% dei detenuti tossicodipendenti. Rappresentano infine la categoria di sostanze responsabili del 50% dei decessi per overdose registrati in Italia seppur con una tendenza alla riduzione osservata nel corso degli ultimi tre anni. In un quadro di generale stabilità si osserva quindi un lento ritorno alla situazione pre-pandemica che potrebbe risultare inasprita da una maggiore contiguità con i farmaci a base oppiacea.

Nuove sostanze psicoattive: ancora più potenti e pericolose

La crescente variabilità nel mercato delle sostanze stupefacenti è influenzata dalla disponibilità e dal consumo delle cosiddette NPS (Nuove Sostanze Psicoattive), composti sintetici che, essendo rapidamente manipolabili, sono difficili da rilevare e non sono immediatamente elencati nelle liste delle sostanze vietate dalla legge e dagli accordi internazionali.

Si tratta di un insieme molto ampio e dinamico, in continua evoluzione, che comprende sostanze molto pericolose o potenzialmente letali. Queste caratteristiche rendono il monitoraggio di questo fenomeno tanto centrale quanto complesso.

Da anni il Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) rende possibile un aggiornamento costante di questa tipologia di sostanze: nel 2022 ha rilevato 76 nuove sostanze, appartenenti prevalentemente alla classe dei cannabinoidi sintetici e dei catinoni sintetici, 29 delle quali circolanti per la prima volta nel nostro Paese. L’identificazione è avvenuta quasi sempre a seguito di sequestro.

Inoltre, 48 sostanze stupefacenti e 2 piante sono state inserite all’interno delle Tabelle ministeriali contenenti le sostanze stupefacenti e psicotrope. Nella popolazione generale questo tipo di sostanze ha una diffusione contenuta, in crescita se comparata alla rilevazione precedente: nel 2022 sono circa 300.000 le persone che riferiscono di averne fatto uso, la loro diffusione e versatilità è confermata anche dalla presenza nelle analisi delle acque reflue che identificano la presenza varie tipologie di catinoni sintetici, di triptamine, di aricicloesamine, di ketamine e di fetanili.

Sono in particolare i più giovani a consumare NPS: tra gli studenti di 15-19 anni è circa il 6%, equivalente a oltre 140mila ragazzi, ad averle consumate almeno una volta nell’anno. Dopo la cannabis rappresentano la seconda tipologia di sostanze più diffusa e spesso vengono utilizzate in associazione con altre sostanze psicoattive. Le NPS maggiormente popolari fra gli studenti sono i cannabinoidi sintetici (4,4%) che hanno visto un ritorno ai valori pre-pandemici, seguiti da oppioidi sintetici (0,9%), ketamina (0,7%) e catinoni (0,5%).

Le nuove sostanze psicoattive rappresentano quindi un complesso e significativo problema nell’attuale panorama delle dipendenze: nonostante coinvolgano una percentuale relativamente bassa di persone è un mercato che si caratterizza per la sua dinamicità e volatilità, con sostanze che emergono e scompaiono rapidamente, potenzialmente molto dannose e difficili da individuare con importanti conseguenze per la salute pubblica. Pertanto, è di fondamentale importanza identificare e sviluppare tecniche di analisi rapide ed efficaci, nonché implementare interventi preventivi per affrontare questa problematica e contrastare l’aumento del mercato delle NPS.

Sostanze stupefacenti: in Italia è emergenza under 25

In particolare, le sostanze psicoattive, legali e illegali, risultano piuttosto diffuse tra i giovanissimi. Nel 2022 si è osservato un generale aumento dei consumi che sono tornati a valori in linea o superiori rispetto a quelli prepandemici.

Tra le sostanze psicotrope legali, la più diffusa è l’alcol, consumato nell’anno da circa 1milione e 900mila studenti di 15-19 anni. Per oltre 780mila studenti (33%) si è trattato di un consumo elevato che ha portato all’intossicazione alcolica e, tra i 18-24enni, la quota di quanti si sono ubriacati nell’ultimo anno è circa il 50%. La grande novità sta nel sorpasso di genere: nel 2022 sono state soprattutto le studentesse sia ad utilizzare alcolici (M=77%; F=79%) sia ad essersi ubriacate (M=29%; F=35%).

In forte aumento anche l’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica che nell’ultimo anno ha coinvolto quasi 270mila 15-19enni. Queste sostanze risultano da sempre più diffuse tra le studentesse, per le quali, nel 2022, si registrano i valori di consumo nell’anno più elevati mai osservati fino a oggi (15,1%). Il consumo di sostanze psicoattive illegali ha interessato circa il 30% della popolazione studentesca, il dato è in crescita rispetto al 2021 e ha raggiunto valori superiori a quelli pre-pandemici. La sostanza maggiormente utilizzata è la cannabis, seguita dalle nuove sostanze psicoattive, inalanti e solventi, cannabinoidi sintetici, stimolanti, allucinogeni, cocaina, anabolizzanti e oppiacei.

La cannabis è stata consumata dal 24% degli studenti e da oltre un quarto dei 18-24enni, con percentuali che tendono a diminuire dopo i 25 anni. Aumenta anche la quota di minorenni segnalati per violazione dell’Art.75 DPR n.309/1990, in particolare tra le ragazze che, nel 2022, raggiungono il 16% (M=11%; Totale=12%). Così come crescono del 15%, rispetto all’anno precedente, le denunce alle Autorità Giudiziarie per reati droga-correlati a carico di minorenni. Nel 2022, quasi il 10% degli accessi al Pronto Soccorso direttamente droga-correlati ha riguardato minorenni e circa il 14% 18-24enni. Tra i ricoveri con diagnosi principale droga-correlata, il 15% ha riguardato persone con meno di 24 anni, valore che risulta anch’esso in aumento. Si osserva inoltre una generale riduzione dell’età media dei ricoverati, specialmente nel genere femminile.

Nuove dipendenze

Oltre all’uso di sostanze, negli ultimi anni, si è assistito all’emergere di ulteriori comportamenti a rischio e potenzialmente additivi, spesso legati a Internet e alle nuove tecnologie. Il più diffuso tra questi è il gioco d’azzardo che nel 2022 ha interessato circa la metà degli studenti 15-19enni.

In seguito alla pandemia si osserva inoltre un incremento dell’utilizzo di Internet a rischio e della percentuale di vittime e autori di atti di cyberbullismo. Sempre nel mondo delle relazioni digitali emergono nuovi fenomeni come il ghosting o il ritiro sociale volontario. Il primo, nel 2022, ha coinvolto oltre 850mila studenti mentre sono circa 55mila gli studenti che sono rimasti isolati per oltre 6 mesi. Nello scenario attuale si osserva sempre più frequentemente una concomitanza di questi comportamenti, associati spesso tra loro e al consumo di sostanze psicoattive, legali e illegali, questo configura la necessità di considerare numerose dimensioni di fragilità in questa delicata fase dello sviluppo e l’urgenza di prospettare una presa in carico multidisciplinare capace di accogliere i bisogni dei più giovani.

Da vari anni, il tema delle dipendenze si è esteso includendo sempre di più, accanto alle principali forme di dipendenza legate a sostanze (ad es. alcol, cocaina, oppiacei), le cosiddette dipendenze comportamentali in cui non è implicato l’uso di sostanze.

Queste nuove dipendenze o New Addictions, che interessano un numero di persone sempre maggiore, vengono considerate da alcuni autori come malattie della postmodernità. Infatti, la loro diffusione sembra essere agevolata dall’innovazione tecnologica e dai cambiamenti socioculturali e socioeconomici.

Conclusioni

Dalla Relazione annuale emerge ancora una volta che  la droga costituisce una minaccia per la salute di ogni persona e per la sicurezza delle nostre comunità. È dovere di uno Stato opporsi a qualsiasi forma di traffico di sostanze stupefacenti e anche alla legalizzazione di talune di esse, perché tutte sono dannose, non ci sono droghe leggere.

Come affermato sapientemente dal Sottosegretario Alfredo Mantovano alla 66esima sessione della Commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite il 13 marzo 2023:

Di fondamentale importanza è l’attività di prevenzione, informazione e comunicazione rivolte specialmente agli adolescenti, ponendo attenzione al trattamento e al recupero delle persone dipendenti garantendo l’accesso ai servizi di cura a chiunque ne abbia bisogno, senza discriminazione, sviluppando una solida rete territoriale, basata sulla collaborazione tra servizi pubblici di trattamento delle dipendenze e comunità terapeutiche. In altre Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento, ad esempio, del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione. Non possiamo dire altrettanto per il consumo di droga, questo perché continuano a circolare con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze. Il richiamo ai diritti impone di interessarci, prima ancora dei milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle varie tabelle dei singoli Stati, di qualcosa di più importante: e cioè del significato da conferire a termini come libertà e responsabilità.  Per chi intende riscrivere le legislazioni sulla droga avvicinandole a esperienze di legalizzazione, libertà ha la declinazione di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre sé stesso nelle condizioni di non essere più sé stesso. Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre sé stessi e la propria dignità, e nel dare senso alla propria vita.


[1] https://www.politicheantidroga.gov.it/it/attivita/relazioni-annuali-al-parlamento/relazione-annuale-al-parlamento-sul-fenomeno-delle-tossicodipendenze-in-italia-anno-2023-dati-2022/

droga, Alfredo Mantovano,

Fonte: https://www.centrostudilivatino.it/droga-i-dati-della-relazione-annuale-2023/

Vignola (MO), 7/10/2023: Il modernismo sociale: dalla dottrina sociale della Chiesa alla sua negazione. Da san Pio X a J.M. Bergoglio

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di Sodalitium

 

“Molti sono, infatti, quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull’autorità sociale, sul diritto di proprietà, sui rapporti fra capitale e lavoro, sui diritti degli operai, sulle relazioni fra Chiesa e Stato, fra religione e patria, fra classe e classe, fra nazione e nazione, sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell’episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono e, quel che è peggio, operano come non fossero più da seguire, o non col rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente ed invariabilmente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifici, nominatamente di Leone XIII, Pio X e Benedetto XV. Contro questa specie di modernismo morale, giuridico, sociale, non meno condannevole del noto modernismo dogmatico, occorre pertanto richiamare quelle dottrine e quelle prescrizioni che abbiamo detto” (Pio XI, enciclica Ubi arcano Dei consilio, 23 dicembre 1922)

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della giornata per la regalità sociale di Cristo, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema: 

IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA S. PIO X A J.M. BERGOGLIO

Programma

ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.

ore 10,45 Inizio dei lavori.

ore 11,00 Prima lezione:  “Dal modernismo dogmatico” al “modernismo sociale” e ritorno.

ore 12,30 pranzo.

ore 14,30 Seconda lezione: Autorità, capitale e lavoro, Stato e Chiesa, religione e patria. Idee chiare per un cattolicesimo integrale e non liberale.

ore 16,00 Terza lezione:  J. M. Bergoglio, e l’apologia di Giuda, capostipite dei nemici interni (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).

ore 17,30 Conclusione dei lavori.

  • Pranzo: quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
  • Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
  • Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.

Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)

  • Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
  • Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).

Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.

Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

 

Articolo completo: Vignola (MO), 7/10/2023: Il modernismo sociale: dalla dottrina sociale della Chiesa alla sua negazione. Da san Pio X a J.M. Bergoglio – Sodalitium

Vignola (MO), 7/10/2023: alla 16ª giornata di Cristo Re si parlerà di modernismo sociale

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Vignola (MO), 7/10/2023: alla 16ª giornata di Cristo Re si parlerà di modernismo sociale

“Molti sono, infatti, quelli che credono o dicono di tenere le dottrine cattoliche sull’autorità sociale, sul diritto di proprietà, sui rapporti fra capitale e lavoro, sui diritti degli operai, sulle relazioni fra Chiesa e Stato, fra religione e patria, fra classe e classe, fra nazione e nazione, sui diritti della Santa Sede e le prerogative del Romano Pontefice e dell’episcopato, sui diritti sociali di Gesù Cristo stesso, Creatore, Redentore, Signore degli individui e dei popoli. Ma poi parlano, scrivono e, quel che è peggio, operano come non fossero più da seguire, o non col rigore di prima, le dottrine e le prescrizioni solennemente ed invariabilmente richiamate ed inculcate in tanti documenti pontifici, nominatamente di Leone XIII, Pio X e Benedetto XV. Contro questa specie di modernismo morale, giuridico, sociale, non meno condannevole del noto modernismo dogmatico, occorre pertanto richiamare quelle dottrine e quelle prescrizioni che abbiamo detto” (Pio XI, enciclica Ubi arcano Dei consilio, 23 dicembre 1922)

Sabato 7 ottobre 2023 presso l’hotel La Cartiera di Vignola (MO), Via Sega 2, si svolgerà la XVI edizione della giornata per la regalità sociale di Cristo, col seminario di studi tenuto don Francesco Ricossa, direttore della rivista Sodalitium, dal tema: 

IL MODERNISMO SOCIALE: DALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ALLA SUA NEGAZIONE. DA S. PIO X A J.M. BERGOGLIO

Programma

ore 10,00 Arrivo dei partecipanti e apertura dell’esposizione di libri e riviste.

ore 10,45 Inizio dei lavori.

ore 11,00 Prima lezione:  “Dal modernismo dogmatico” al “modernismo sociale” e ritorno.

ore 12,30 pranzo.

ore 14,30 Seconda lezione: Autorità, capitale e lavoro, Stato e Chiesa, religione e patria. Idee chiare per un cattolicesimo integrale e non liberale.

ore 16,00 Terza lezione:  J. M. Bergoglio, e l’apologia di Giuda, capostipite dei nemici interni (“Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri”, 1 Jo 3,19).

ore 17,30 Conclusione dei lavori.

  • Pranzo:quota di 28,00 euro a persona, prenotazione obbligatoria entro giovedì 5/10/2023 sino a esaurimento dei posti (gradita una caparra di 10,00 euro che verrà trattenuta in caso di mancata partecipazione).
  • Anche coloro che non si fermano a pranzo sono invitati a segnalare la loro partecipazione, per poter predisporre nella sala conferenza i posti sufficienti.
  • Non è permessa la distribuzione di materiale informativo senza l’autorizzazione dell’organizzazione.

Come raggiungere l’hotel la Cartiera a Vignola (MO)

  • Per chi arriva da Firenze/Padova/Bologna in autostrada: uscita al casello di Valsamoggia, poi prendere la Via Bazzzanese/SP569 in direzione di Vignola (dal casello: 12,9 km).
  • Per chi arriva da Piacenza/Milano/Verona in autostrada: uscita al casello di Modena-Sud, poi prendere la strada provinciale SP623 in direzione Spilamberto – Vignola (dal casello: 9,8 km).

Organizzatori della Giornata: la rivista “Sodalitium” e il Centro Studi “Giuseppe Federici”.

Per informazioni e iscrizioni:
tel. 0541.758961 – info.casasanpiox@gmail.com

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