L’imbarazzante flop delle sardine: al sit in per la moschea partecipano in undici

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di Cristina Gauri

Pisa, 2 nov — La costruzione di una moschea a Pisa è un tema molto sentito tra la cittadinanza della città toscana: lo testimonia l’affluenza record — in negativo ovviamente, ben undici (11) persone — al sit in delle sardine volto alla raccolta fondi per la creazione di un centro di preghiera islamico in città. Un flop apocalittico, in altre parole.
Il sit in per la moschea di Pisa naufraga 
Non che avessimo dei dubbi, sin dal giorno dell’annuncio comparso sulla pagina dei sodali pisani di Mattia Santori: «Siete tutte e tutti invitati domenica 31 ottobre, alle ore 12, per un imperdibile appuntamento, con pranzo al sacco, sul luogo dove verrà costruita la moschea di Pisa. Sarà una splendida occasione per ritrovarci, conoscerci e cogliere l’occasione per raccogliere fondi per la costruzione della stessa». Così il post delle Sardine invitava simpatizzanti e militanti ad accorrere numerosi all’evento. «Un panino per la libertà di culto», questo il nome dell’iniziativa.
Le donazioni latitano
Le testimonianze fotografiche pubblicate dal sito L’Arno raccontano un’altra, prevedibile verità. Cioè che ai pisani non potrebbe fregare di meno della costruzione di una moschea, peraltro decisamente costosa — per la sua edificazione sono necessari 2 milioni e 800mila euro. Il tutto sotto l’egida dell’«incontro di culture», ovviamente. «Il luogo – proseguiva infatti il post – deve essere, come ha sempre voluto la comunità islamica, un’occasione d’incontro, per conoscere l’altro, un’altra cultura ed altre tradizioni, per un momento di accoglienza reciproca, che giovi alle vite personali di tutti noi ed al benessere collettivo». Buona fortuna alle sardine, allora, quando nel merito dell’«occasione di incontro» con «l’altra cultura» dovranno spiegare ai padri di famiglia musulmani la propria visione su gender e matrimoni omosessuali.   
Ma l’Imam è ottimista 
Nonostante il flop di domenica e la campagna di donazioni arenatasi a 8.356 euro di donazioni, da parte di 138 benefattori, l’imam Mohamed Khalil si dice ottimista: «Tra poco inizieranno i lavori della moschea, entro due anni saranno finiti». Sì, ma con che soldi? «Passeremo a una raccolta nazionale. Siamo fiduciosi, anche se i ritardi causati dal Covid ci hanno creato non pochi problemi». Non solo a voi, caro Imam. Non solo a voi.
Cristina Gauri

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/imbarazzante-flop-sardine-moschea-212978/

In arrivo la moschea di Firenze, sì in commissione

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Palazzo Vecchio fa posto a una moschea. In Comune è arrivato un altro sì importante. Quello della commissione Territorio, urbanistica, infrastrutture e patrimonio del Consiglio.

La commissione, presieduta da Renzo Pampaloni, ha approvato la mozione presentata dai consiglieri del Pd – sottoscritta anche dal capogruppo del Movimento 5 Stelle De Blasi – per riconfermare la disponibilità dell’Amministrazione comunale a valutare le proposte della Comunità islamica fiorentina per individuare un luogo adeguato alla realizzazione di una moschea. ”La realizzazione di un luogo di culto – spiega il presidente della Commissione Renzo Pampaloni – deve essere sempre vista come un’opportunità per la città. Per quanto riguarda la moschea si è discusso molto, negli ultimi anni, di una sua realizzazione che dai risultati emersi nel percorso partecipativo promosso nel 2012 dalla Comunità islamica, si deve porre una serie di obiettivi tra cui creare un luogo di culto degno per la comunità islamica (sono oltre 30.000 i credenti presenti nella città di Firenze), creare un luogo di incontro tra culture per tutta la città che sia anche un luogo di valore architettonico. Ringrazio l’assessora all’urbanistica Cecilia Del Re e l’assessore ai rapporti con le confessioni religiose Alessandro Martini – conclude Pampaloni – che stanno dimostrando di recepire le istanze delle confessioni religiose e, nel caso di quella islamica, di aver raggiunto un protocollo per trovare spazi temporanei per il Ramadan e la Festa del sacrificio”.

La mozione impegna il sindaco e la giunta a riconfermare la disponibilità dell’Amministrazione comunale a valutare con la massima attenzione, anche nel prossimo Piano operativo, le proposte provenienti dalla Comunità islamica fiorentina per l’individuazione di un luogo adeguato pienamente integrato nella città sotto il profilo urbanistico e architettonico, condiviso da tutte le comunità islamiche della città, aperto e accessibile quale centro che valorizzi occasioni di scambio e dialogo con la cittadinanza e le istituzioni, anche in collaborazione con i comuni contermini; a valutare in maniera analoga le esigenze manifestate dalle altre confessioni religiose all’interno del prossimo Piano operativo, proseguendo il lavoro di mappatura e recepimento già attivati all’interno del Regolamento urbanistico.

Fonte: https://blog.ilgiornale.it/giannoni/in-arrivo-la-moschea-di-firenze-si-in-commissione?_ga=2.116407878.1310388860.1632557848-792965245.1615027750

Lo “Stato profondo” del Papa: ecco chi comanda in Vaticano

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Viganò ha parlato di Chiesa profonda. Un pezzo di Vaticano impegnato a disegnare il futuro e il trono di Pietro

di Francesco Boezi

Monsignor Carlo Maria Viganò, nella sua lettera a Donald Trump – quella che il presidente degli States ha rilanciato sui social – ha parlato di una “deep Church”, ossia di una “Chiesa profonda”. Un emisfero che potrebbe essere associato al Vaticano. Uno “Stato profondo” che si oppone, secondo l’analisi dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, anche alla riconferma del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Uno strato che guida i processi che incidono sul globo, nonostante non si palesi di fronte a tutto.

Il “deep State”, nella narrativa sovranista, è composto dai potentati che non accettano che un anti-sistema come Trump possa governare la nazione più importante del mondo. Lo stesso discorso varrebbe per la Santa Sede. In questo secondo caso, però, per “Stato profondo” o “Chiesa profonda” bisognerebbe intendere anche gli autori di una spinta ideologico-culturale che punterebbe a destrutturare la Chiesa cattolica per come l’abbiamo conosciuta in nome del progressismo.

Esiste una cerchia più o meno ristretta che influisce sulle posizioni di Papa Francesco e sull’avvenire del cattolicesimo: questa è la convinzione del “fronte tradizionale”. Carlo Maria Viganò, nella sua missiva, ha scritto quanto segue: “E non stupisce che questi mercenari siano alleati dei figli delle tenebre e odino i figli della luce: come vi è un deep state, così vi è anche una deep Church che tradisce i propri doveri e rinnega i propri impegni dinanzi a Dio. Così, il nemico invisibile, che i buoni governanti combattono nella cosa pubblica, viene combattuto dai buoni pastori nell’ambito ecclesiastico”. La Chiesa cattolica americana appare divisa in vista delle elezioni presidenziali: i conservatori sostengono apertamente The Donald, mentre i progressisti ed i cattolici democratici propendono per Joe Biden. Si tratta di una storia antica, ma la spaccatura interna adesso è più visibile che mai. Jorge Mario Bergoglio insiste nel dire che dividere è opera del diavolo. Gli appelli degli ecclesiastici progressisti in favore del candidato dei Dem, tuttavia, non si contano più. Così come quelli dei pro life in favore di Trump. Chi è, dunque, che sta alimentando le divisioni nella Ecclesia? Il quesito è attuale. Continua a leggere

A.A.A CERCASI 12 SQUILIBRATI

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I conciliari, occupanti le Sedi Apostoliche, appartengono a una religione che non è cattolica. Chi segue questo sito (e non solo) lo ha imparato a memoria. Sa che non è una teoria ma un dato di fatto, che si esplicita in molte forme. Anche nella pastorale che per forza di cose, è una conseguenza dell’insegnamento dottrinale, morale, disciplinare. Ecco qui cosa si inventano nella diocesi della Città Eterna. Grazie della segnalazione a Gianni Toffali (N.d.R.)

http://www.diocesidiroma.it/le-equipe-pastorali-custodi-del-fuoco-della-comunita-cristiana/

Dodici persone che possano collaborare stabilmente con il parroco, o comunque un piccolo gruppo che sia «appassionato dello squilibrio». Non tanto «professionisti competenti e qualificati», quanto «cristiani apparentemente come tutti, ma in realtà capaci di sognare, di contagiare gli altri con i loro sogni, desiderosi di sperimentare cose nuove». Non «pensatori isolati», ma gente che ha «voglia di incontrare gli altri», che non si vergogna «di farsi vicina ai poveri» ed «esercitano una certa attrazione sui giovani». Dovranno avere queste caratteristiche i membri delle nuove équipe pastorali, per il cardinale vicario Angelo De Donatis. Ne delinea il profilo in una lettera inviata oggi (giovedì 11 luglio) ai parroci e ai sacerdoti della diocesi di Roma.

Nel testo il cardinale torna sulle novità previste per l’anno pastorale 2019-2020. Innanzitutto, quella della formazione di una équipe pastorale che «possa prendersi cura del cammino di tutti, custodendo la direzione comune e animando concretamente le diverse iniziative». Ma comunque, sottolinea il vicario, «tutta la comunità cristiana e tutti gli operatori pastorali sono chiamati a mettersi in atteggiamento di ascolto». Quell’ascolto del «grido della città» richiamato anche da Papa Francesco. L’équipe «aiuterà la comunità cristiana a portare avanti l’ascolto, lasciando agire il Fuoco che abbiamo invocato insieme nella Veglia con il Papa. Sarà lui a illuminare, a purificare, a scaldare». Continua a leggere

L’islamica in niqab non tollera il gay: sinistra in tilt

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Buongiorno, oggi vi voglio consigliare la lettura di un articolo uscito sul Giornale e scritto dal mio collega Luigi Mascheroni. Tutto parte da un video postato ieri da Giulio Meotti sul suo account twitter. Siamo in un sobborgo a nord di Londra. Una signora in niqab, dunque musulmana, insulta un militante LGBT avvolto nella bandiera arcobaleno. Alla fine, il militante viene allontanato da uno steward. Nessuno si sogna di dire qualcosa alla signora velata

VIDEO

Morale: le due minoranze coccolate dalla sinistra ben presto entreranno in conflitto e molti scommettono che sarà l’ortodossia religiosa a vincere. Il multiculturalismo ci ha preparato una bella società (in)tollerante… In realtà il video ci dice che è impossibile stare contemporaneamente con l’islam ortodosso e con il movimento LGBT. Presto si imporrà una scelta. Il rischio è che il primo, anche in modo democratico, possa imporre leggi liberticide in cui non c’è spazio per il secondo.

Alessandro Gnocchi, 30 luglio 2019

fonte – https://www.nicolaporro.it/lislamica-in-niqab-non-tollera-il-gay-sinistra-in-tilt/

Le nuove femministe mettono il burkini in piscina: è cultura islamica, va indossato

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Il buonismo oltre il buonismo genera assurdità e disobbedienza alle regole. Capita così che un gruppo di donne,  militanti di un’associazione, abbia voluto contestare il regolamento in vigore nelle  piscine pubbliche dove è vietato fare il bagno in burkini. Succede a Grenoble, Francia sud-orientale, dove un gruppo di donne ha voluto rivendicare i diritti di entrare in acqua come si vuole, anche, dunque,  con il costume integrale tipico della cultura islamica. In Francia, per motivi igienici, nelle piscine pubbliche è vietato l’uso del  vestito che copre il corpo delle donne dalla testa i piedi. Ora non si possono più neanche stilare dei regolamenti pubblici? Alla faccia dell’integrazione.

In piscina col burkini

Lo racconta TgCom24, che pubblica anche il video. Le attiviste sono state accompagnati dai volontari dell’Alliance citoyenne de l’agglomeratione grenobloise, e sono entrate domenica 23 giugno in una piscina comunale del centro della città. Le loro gesta sono state immortalate dai media locali, convocati appositamente. Una contestazione pacifica, con la convocazione della la polizia a bordo vasca; la piscina, infatti, ha contattato le forze dell’ordine subito dopo aver notato la dimostrazione.

fonte – https://www.secoloditalia.it/2019/06/le-nuove-femministe-mettono-il-burkini-in-piscina-e-cultura-islamica-va-indossato/

Verso l’islamizzazione dell’Europa, un report lancia l’allarme

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Presentato oggi alla Camera dei deputati.

L’Europa corre il serio rischio di essere totalmente “islamizzata”. Lo sostengono i numeri relativi agli irregolari giunti nel nostro continente durante gli ultimi anni. A confermarlo è la fondazione “Fare Futuro” che insieme a Fratelli d’Italia è a lavoro per redigere il “Rapporto annuale sull’islamizzazione dell’Europa“. L’iniziativa è stata presentata stamattina alla Camera dei deputati, ma – al netto di qualche anticipazione – verrà divulgata ufficialmente il prossimo 11 settembre.

Nello specifico, i primi dati emersi fanno notare come l’80% di coloro che sono arrivati illegalmente in un paese europeo negli ultimi anni professa la religione musulmana. Ad aggravare il dato anche la maggiore tensione alla maternità delle donne islamiche, rispetto a quelle di altre confessioni.

Si considera quindi che la quota di musulmani presenti oggi in Europa è destina ad aumentare in maniera esponenziale, triplicandosi entro vent’anni. Un dato allarmante se sovrapposto a quello relativo alle vittime di atti terroristici. Nel vecchio continente, infatti, dal 2001 ad oggi, gli attentati di ogni genere hanno ucciso oltre 700 persone, di cui quasi il 90% morte per mano del fondamentalismo islamico.

fonte – https://vocecontrocorrente.it/verso-lislamizzazione-delleuropa-un-report-lancia-lallarme/

Verso l’islamizzazione dell’Europa, un report lancia l’allarme

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Presentato oggi alla Camera dei deputati.

L’Europa corre il serio rischio di essere totalmente “islamizzata”. Lo sostengono i numeri relativi agli irregolari giunti nel nostro continente durante gli ultimi anni. A confermarlo è la fondazione “Fare Futuro” che insieme a Fratelli d’Italia è a lavoro per redigere il “Rapporto annuale sull’islamizzazione dell’Europa“. L’iniziativa è stata presentata stamattina alla Camera dei deputati, ma – al netto di qualche anticipazione – verrà divulgata ufficialmente il prossimo 11 settembre.

Nello specifico, i primi dati emersi fanno notare come l’80% di coloro che sono arrivati illegalmente in un paese europeo negli ultimi anni professa la religione musulmana. Ad aggravare il dato anche la maggiore tensione alla maternità delle donne islamiche, rispetto a quelle di altre confessioni.

Si considera quindi che la quota di musulmani presenti oggi in Europa è destina ad aumentare in maniera esponenziale, triplicandosi entro vent’anni. Un dato allarmante se sovrapposto a quello relativo alle vittime di atti terroristici. Nel vecchio continente, infatti, dal 2001 ad oggi, gli attentati di ogni genere hanno ucciso oltre 700 persone, di cui quasi il 90% morte per mano del fondamentalismo islamico.

fonte – https://vocecontrocorrente.it/verso-lislamizzazione-delleuropa-un-report-lancia-lallarme/

Linea dura di Salvini sull’islam: controlli a tappeto nelle moschee

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La miniaccia islamista preoccupa il Viminale. Salvini avverte i prefetti: “Monitorare tutti i luoghi di incontro per musulmani”

Adesso l’allerta è massima. E la stretta non può che essere commisurata al livello di pericolo che il Paese sta correndo. E così, per prevenire qualsiasi attacco di matrice jihadista, Matteo Salvini ha firmato una circolare che impone ai prefetti di aumentare i controlli e il livello di attenzione su tutti i luoghi di aggregazione di cittadini musulmani.

La stretta riguarderà, dunque, sia i centri islamici sia le moschee. Ma non solo. Il vice premier leghista ha, infatti, raccomandato di “riservare una cura particolare alle dimensioni di elezione del proselitismo, anche ovviamente il web.

Non che prima fossero mancati i campanelli d’allarme. Ma negli ultimi mesi si sono fatti più pressanti. Tanto da alzare il livello d’attenzione. Tanto per citarne alcuni: i due lupi solitari che stavano progettando “un’azione aclatante a bordo di un camion”, il senegalese che urlando “Allah Akbar” aveva pestato due poliziotti con una sbarra di ferro; il marocchino che aveva tentato di sgozzare un passante “perché portava un crocifisso al collo”. E poi l’instabilità della Libia e la preoccupazione che sui barconi possano imbarcarsi quei foreign fighter che, persa la guerra in Libia, vogliono tornare a combattere il jihad in Europa. Non da ultimo il terribile attacco ai cristiani in Sri Lanka e il ritorno in video del califfo Abu Bakr al Baghdadi. È la minaccia di un incubo che torna in continuazione. Una minaccia che non è possibile mai sconfiggere del tutto, ma che si può tentare di prevnire con misure più stringenti come quelle che Salvini sta cercando di applicare in Italia. Oggi il numero uno del Viminale ha, infatti, pubblicato la direttiva che aveva già annunciato nei giorni scorsi. “In considerazione del profilo della minaccia (del terrorismo internazionale, ndr), incarnata anche da singoli radicalizzati istigati dal messaggio propagandistico – si legge nella circolare – occorre riservare una cura particolare alle dimensioni di elezione del proselitismo”.

Gli occhi non dovranno essere unicamente puntati sulle moschee. Nei luoghi che Salvini ha chiesto ai prefetti di tenere sotto controllo rientra anche tutta quella “variegata realtà dei centri di aggregazione e delle associazioni culturali asseritamente ispirate alla fede musulmana”. Strutture distribuite su tutto il territorio nazionale ma che si concentrano, in modo particolare, in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Sicilia e Toscana. Una presenza che, secondo i dati del Viminale, è “in aumento” ed è contraddistinta “da differenti ideologie” che, in certi casi, sono orientate a “una strumentale interpretazione radicale e intransigente dell’islam. I numeri sono impressionanti. Le associazioni culturali islamiche censite dal ministero dell’Interno nel nostro Paese sono 1.382. La stragrande maggiorza di queste (ben 1.068) vengono usate dai musulmani anche come luoghi di preghiera. Ed è qui che dilaga il radicalismo islamico.

A ingrossare le fila degli estremisti è ancora una volta l’immigrazione di massa che ha assunto “dimensioni significative”. Come si legge nella circolare, “trafficanti senza scrupoli, organizzazioni e reti criminali” alimentano i canali alle infiltrazioni terroristiche. Proprio per questo l’allerta non può più essere circoscritta ai centri islamici. A preoccupare sono anche i “circuiti parentali e relazionali” che, però, “risultano di difficile penetrazione”. Tanto che, a fronte del dilagare del proselitismo, divente sempre più importante “riuscire a intercettare il bacino potenzialmente esteso ed insidioso dei radicalizzati in casa” per anticipare “possibili progettualità ostili”.

fonte – http://www.ilgiornale.it/news/linea-dura-salvini-sullislam-controlli-tappeto-nelle-moschee-1686691.html?mobile_detect=false

Testimoni di Geova S.p.A., un fiume di soldi dietro la fede: conti segreti e fondi speculativi

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Può un “ente religioso, di istruzione, assistenza e beneficenza” investire in un fondo che ha sede in un paradiso fiscale? O essere il beneficiario delle azioni di società che vendono armi? Per rispondere a queste domande, Fanpage.it ha realizzato un’inchiesta sulle finanze della Società Torre di Guardia, l’istituzione dei testimoni di Geova per promuovere la loro opera religiosa in 240 Paesi al mondo.

Cosa hanno in comune la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, l’istituzione dei testimoni di Geova per promuovere la loro opera mondiale, e la JP Morgan, la più grande banca del mondo? Può un “ente religioso, di istruzione, assistenza e beneficenza” investire in un fondo che ha sede in un paradiso fiscale? Chi ha il compito di istruire spiritualmente, può essere il beneficiario delle azioni di società che vendono armi? Per rispondere a queste domande, Fanpage.it ha realizzato un’inchiesta sulle finanze della Società Torre di Guardia (in inglese, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania), l’ente no profit istituito nel 1884 negli Stati Uniti e presieduto da un Corpo direttivo di 8 membri, lo “schiavo fedele e saggio”. La Società Torre di Guardia ha tra i suoi obiettivi l’attività editoriale con la pubblicazione di Bibbie (circa 220 milioni di copie) e altri testi religiosi, l’istruzione, l’assistenza e beneficenza. La sede principale si trova a Warwick, nello Stato di New York, dove le varie congregazioni dei testimoni di Geova inviano i rapporti sull’opera di predicazione svolta da oltre otto milioni e mezzo di fedeli, presenti in 240 Paesi. Accanto a queste finalità religiose e caritatevoli, però, esiste un altro aspetto meno conosciuto: dai documenti contabili, infatti, emerge che la Torre di Guardia ha realizzato investimenti finanziari in JP Morgan; beneficiato di azioni di società che vendono armi; senza contare le entrate da un fondo in un paradiso fiscale o gli enormi profitti con la vendita di immobili a New York. Tutte queste attività, perfettamente legali, sono in gran parte sconosciute ai fedeli.

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fonte – https://www.fanpage.it/testimoni-di-geova-s-p-a-un-fiume-di-soldi-dietro-la-fede-conti-segreti-e-fondi-speculativi/

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