Un anno dopo la morte del neomodernista Joseph Ratzinger
Segnalazione del Centro Studi Federici
IL VATICANO IN LINEA CON SOROS. Dimissioni di Ratzinger per intrighi di Palazzo
di Silvano Danesi
Per rimanere nella tempistica utile non si poteva aspettare la morte di Benedetto XVI e così lo si è invitato, per usare un eufemismo, alle dimissioni. Si arriva, dunque, alla rinuncia del Papa teologo… (Stando così le cose, è evidente che le dimissioni di Ratzinger abbiano favorito la “mafia di San Gallo”. Il comportamento dell’ “emerito”, a seguito delle dimissioni è stato più che accondiscendente. Se, in realtà, egli fosse d’accordo, non lo sapremo mai. Sappiamo che ha assecondato la “mafia di San Gallo” e certamente non avrebbe dovuto. [N.d.R.] )
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Da tre giorni La Verità scrive dei rapporti tra la Cei, guidata dal cardinale Matteo Maria Zuppi e l’ex noglobal Luca Casarini. Rapporti che hanno dato luogo a finanziamenti alla ong che arma la Mare Jonio, un rimorchiatore che trasporta migranti e che ora è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta giornalistica rivela che anche la Open Arms è stata finanziata, ma direttamente dal Papa.
L’inchiesta è stata iniziata da Panorama e ieri il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, dopo che Luca Casarin è stato addirittura invitato al Sinodo, si chiede come sia stato possibile inquinare così i vertici cattolici.
Forse la domanda ha una risposta nei vertici cattolici stessi, ossia in Jorge Mario Bergoglio, nella sua elezione, nelle sue esternazioni, nei suoi rapporti internazionali e nella sua posizione su clima, green e migranti.
Nell’insieme il papato di Jorge Mario Bergoglio si pone in perfetta linea con la Open Society Foundations di George Soros e con la cupola finanziario- filantropica che dirige la musica sul clima, sulla nuova religione green e sui rapporti con la Cina in chiave di controllo sociale.
I vertici cattolici non sono inquinati da Casarin, che è solo una delle tante pedine di un disegno, ma dal vertice stesso, in quanto, come scrive Sir Henry Sire, docente universitario e storico, nonché cavaliere dell’Ordine di Malta (poi espulso per aver scritto di Bergoglio) con lo pseudonimo di Marcantonio Colonna (“Il Papa dittatore”), “Bergoglio è stato eletto dalla “mafia” liberale, un gruppo di vescovi e di cardinali progressisti che per anni ha agito per centrare proprio questo obbiettivo”.
Il termine “mafia” è stato introdotto per la prima volta in un’intervista televisiva nel settembre 2015 dal Cardinal Godfried Danneels, arcivescovo emerito, ma al tempo ancora molto influente, di Bruxelles-Mechelen a proposito del Gruppo di San Gallo.
“Danneels – scrive Colonna – ha affermato di aver fatto per anni parte di questo gruppo che si era opposto a papa Benedetto XVI durante tutto il suo pontificato. Il gruppo ha lavorato, egli ha detto, per favorire la formazione di una Chiesa Cattolica ‘molto più moderna’ e per far eleggere papa l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio”.
Il gruppo “si incontrava ogni anno dal 1996” a San Gallo, in Svizzera, originariamente su invito del vescovo della città, Ivo Fürer, e dell’arcivescovo di Milano, il cardinale gesuita Carlo Maria Martini.
“Danneels – scrive Colonna – aveva rilasciato l’intervista per promuovere la sua biografia autorizzata e ha aggiunto che il gruppo San Gallo vantava vescovi e cardinali, “troppi da elencare”. Ma tutti avevano lo stesso obiettivo comune: l’attuazione di un programma “liberale/progressista” in opposizione a Papa Benedetto e all’orientamento di un moderato conservatorismo dottrinale”.
Uno degli aspetti interessanti, che mettono subito in risalto la rete italiana che collega le posizioni del Vaticano di Bergoglio con la politica italiana è Villa Nazareth a Roma.
Colonna riferisce che nel 2015, Paul Badde, scrittore tedesco ed esperto delle questioni concernenti il Vaticano, ha sostenuto di aver ricevuto informazioni attendibili “che tre giorni dopo la sepoltura del papa Giovanni Paolo II, i cardinali Martini, Lehmann e Kasper dalla Germania, Bačkis dalla Lituania, van Luyn da Paesi Bassi, Danneels da Bruxelles e Murphy O’Connor da Londra «si sono incontrati nella cosiddetta Villa Nazareth a Roma, casa del cardinale Silvestrini, il quale ormai non era più eleggibile; hanno poi discusso in segreto una tattica per evitare l’elezione di Joseph Ratzinger»”.
Silvestrini, discepolo del cardinal Casaroli, era il potere della curia romana dietro ad Andreotti ed è stato, come riferisce Colonna, anche uno dei manovratori che ha fatto si che i Gesuiti arrivassero al potere con l’elezione di Bergoglio.
Nel Collegio di Villa Nazareth vengono fatti studiare dei ragazzi che faranno successivamente cureranno gli interessi del Vaticano in giro per il mondo.
Nel Collegio Nazareth di Roma, proprietà di una fondazione guidata dal cardinale Achille Silvestrini (ora defunto) ha studiato Giuseppe Conte e del Collegio era direttore monsignor Pietro Parolin, attuale segretario di Stato del Vaticano.
In una fase delicata della politica italiana, Giuseppe Conte è stato messo all’opera. Renzi, che faceva gli esercizi spirituali tutti gli anni dai Gesuiti, ha lanciato l’idea del Governo Conte bis, il cui operato è ben conosciuto da tutti noi, anche per quanto riguarda i rapporti con il Dragone.
In questo panorama si inserisce anche l’interessante esperimento italiano che ha dato vita al Movimento Cinque Stelle.
In un articolo di Giacomo Amadori e di Gianluca Ferraris (Panorama, 3 aprile 2013) l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, fondatore della Gran loggia regolare d’Italia, restauratore in Italia degli Illuminati di Baviera e fondatore di Dignity, alla domanda dei giornalisti volta a chiedere se Gianroberto Casaleggio, autore di una profezia di “un futuro senza religioni in cui «l’uomo è Dio»” e che fa immaginare “un approccio umanistico”, sia stato un massone risponde: “Non mi risulta che Casaleggio sia massone, la sua ideologia è sicuramente più vicina a quella degli Illuminati di Baviera e all’accademia che io ho risvegliato in Italia nel 2002. Quale la differenza? I massoni vogliono migliorare il mondo così com’è, gli illuminati puntano a ripensarlo rispetto alle future condizioni; in più gli Illuminati considerano la democrazia una forma di degenerazione del potere che va superata come hanno già postulato Platone e Aristotele. Il credo contenuto nel video della Casaleggio e associati va proprio in questa direzione”. “La visione di Casaleggio in Gaia e la mia nel libro La conoscenza umana (Marsilio) – continua Di Bernardo – sono molto simili: entrambi riteniamo che nel futuro dell’umanità scompariranno le differenziazioni ideologiche, religiose e politiche. Per me a governare sarà una comunione di illuminati, presieduta dal «tiranno illuminato», per Casaleggio a condurre l’umanità sarà la rete, probabilmente controllata dal tiranno illuminato. Un concetto che, però, Casaleggio non ha ancora esplicitato”. Esplicitazione giunta di recente dal comico Giuseppe Grillo, con la sua teoria degli Elevati.
Il 4 marzo 2013 Casaleggio mette in onda Gaia, un video dove si afferma che si arriverà, il 14 agosto 2054, ad un mondo governato dalla rete, con un governo mondiale chiamato Gaia eletto dai cittadini attraverso la rete. Nel 2054 non esisteranno più partiti politici, ideologie, religioni e i cittadini non avranno più carte d’identità o passaporti, ma esisteranno solo se saranno iscritti a Earthlink, un social network, mente una mega intelligenza artificiale collettiva, chiamata Braintrust, risolverà i problemi del mondo. Il primo esperimento è stato fatto sulla pelle degli Italiani e ne sopportiamo le conseguenze tragiche. Altro che intelligenza artificiale. Qui siamo in presenza di un tentativo di dittatura strisciante venduto per democrazia di massa ( https://www.youtube.com/watch?v=rx46BpHQ2mo ).
Le teorie di Gaia, frutto delle visionarietà di Gianroberto Casaleggio, esplicitate dal Comico Giuseppe Grillo, sono, secondo Giuliano Di Bernardo, molto vicine a quelle degli Illuminati di Baviera.
L’Ordine degli Illuminati fu organizzato, il primo maggio 1776 da Adamo Weishaupt sulla base di un modello gesuitico.
L’Ordine ebbe uno scopo più politico che religioso e la corrente illuministica interna alla Stretta Osservanza, alla ricerca di un progetto massonico da opporre ai Martinisti, guardò agli Illuminati con la mediazione di Knigge, che aveva come modello il Paraguay gesuitico e pensava a stati modello nelle Indie Occidentali (America).
Alain Wodroow, uno dei massimi esperti dei Gesuiti, a proposito dell’esperimento del Paraguay, afferma: “Questa esperienza di comunismo paternalista è singolare e fu esempio per gli utopisti del XX secolo. L’ammirava persino Voltaire, che fu allievo dei Gesuiti, ma li detestava”. [1]
L’intreccio si fa ancor più interessante quando guardiamo alla politica estera del Vaticano di Bergoglio, con la sua deriva filo cinese e anti occidentale.
In un’intervista del giornalista americano Glenn Beck a Whitney Webb, autrice di “A Nation Under Blackmail”, una nazione sotto ricatto (disponibile grazie a Roberto Mazzoni – https://mazzoninews.com/2023/11/26/deep-state-finanzieri-spie-mafiosi-editori-e-pedofili-parte-4-mn-236-ritorno-alla-poverta/), l’intervistatore afferma: “Ho amici industriali che 30 anni fa mi dicevano: “La Cina è il nuovo modello”. E ho pensato, questo è un cattivo modello. Noi non lo vogliamo. Si limitavano a dire con leggerezza che la Cina era il nuovo modello. Ci sono voluti 10 anni, prima che iniziassi a rendermi conto che ne erano sinceramente convinti, e che avremmo portato in America l’approccio cinese”.
Whitney Webb risponde: “Certo. Questo è stato il piano per molto tempo. Abbiamo parlato prima del CinaGate. Al suo interno troviamo le origini della Silicon Valley. E molte delle persone più potenti del nostro complesso industriale militare, tra cui Lockheed Martin, vi erano coinvolte e volevano che quella tecnologia segreta andasse in Cina e minasse la nostra sicurezza nazionale. Notiamo che c’era qualcosa che stava succedendo allora e penso che lo stiamo vedendo succedere sempre di più anche adesso.
Nel 2020 ho scritto un articolo sulla National Security Commission on Artificial Intelligence, la Commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale. Fondamentalmente dice che, per essere competitivi nell’intelligenza artificiale e garantire l’egemonia economica e militare per gli Stati Uniti, dobbiamo andare oltre la Cina in termini di implementazione della tecnologia di sorveglianza, e dell’uso dell’intelligenza artificiale, dobbiamo abbandonare la proprietà privata delle automobili, a cui si riferiscono come sistema tradizionale. E bisogna abbandonare le visite mediche di persona, passando all’alternativa basata sull’intelligenza artificiale. Questo accadeva nel 2019, prima del Covid”.
Glenn Beck: “Due anni prima di questo, ho parlato con il presidente del consiglio di amministrazione di General Motors e mi ha detto che entro il 2030 non produrremo più auto di proprietà singola, ma flotte di veicoli di uso comune”.
Whitney Webb: “Uber offrirà noleggi solo all’interno delle città intelligenti e il passeggero non potrà controllare la destinazione. Non si potrà più viaggiare da una città all’altra. Niente più scampagnate. Non potrai più decidere dove andare, magari guidare per tre ore per vedere la tua famiglia o chiunque altro, magari i tuoi amici. È finita se queste persone vincono. E la Commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artificiale era gestita da Eric Schmidt, ex capo di Google. Uno dei co-presidenti era un uomo di alto livello che lavora a stretto contatto con Schmidt e che era al Dipartimento della Difesa. E le persone che sempre più decideranno cosa potete fare appartengono alla comunità dell’intelligence, alle forze armate e alla Silicon Valley. E ritengono che falliremo se non andremo oltre il sistema di sorveglianza cinese, le sue megalopoli e il suo modello di città intelligente”.
In buona sostanza, per combattere la Cina dobbiamo essere più cinesi dei cinesi, ossia per combattere una dittatura dobbiamo essere una dittatura ancor più dittatura. Non male come prospettiva. E come la mettiamo con la deriva filo cinese del Vaticano?
Torniamo a Bergoglio e alla “mafia di San Gallo”.
Danneels era uscito di scena, ma il conclave del 2013 – scrive Colonna – “lo ha riportato al centro della politica della Chiesa, con il nuovo papa che lo ha invitato a unirsi a lui nella Loggia di San Pietro per la sua prima apparizione alla folla. Ha avuto il privilegio di intonare le preghiere della Messa inaugurale di Francesco. Più tardi il cardinale, che molti avevano considerato “in disgrazia”, è stato invitato da papa Francesco, godendo così di uno speciale favore papale, a partecipare ad entrambi i Sinodi sulla Famiglia dove ha assunto una ruolo importante. Danneels stesso ha descritto il suo ultimo conclave come “un’esperienza di risurrezione personale”.
La “squadra Bergoglio” ha dunque completato l’opera di San Gallo.
“Nonostante regole della più rigorosa segretezza – scrive sempre Colonna – , dopo il conclave del 2005 si è venuto a sapere che lo sconosciuto gesuita di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, era arrivato secondo nelle votazioni. Il gruppo di San Gallo era presente quasi al completo e aveva lavorato sodo per il suo candidato. E il suo sostegno aveva avuto il suo peso”.
L’esergo del testo “Il Papa dittatore, di Marcantonio Colonna” è una citazione di Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.
Ai tempi di Peron, Bergoglio era uno dei suoi seguaci, ma il suo legame era con l’ala destra del Peronismo. “Nel 1971 – scrive Colonna – è stato nominato Maestro dei Novizi della provincia argentina e ha saputo coniugare questo incarico al sostegno della Guardia de Hierro (Guardia di Ferro), che a quel tempo era impegnata per il ritorno di Perón dall’esilio. Austen Ivereigh descrive questo coinvolgimento eufemisticamente come “sostegno spirituale” al movimento; esso era in realtà molto di più ed è rivelante degli interessi politici che dovevano distinguere Bergoglio per tutta la sua vita. Per tutte le norme, era un modo insolito per un maestro dei novizi di un ordine religioso di trascorrere il suo tempo libero”.
Resta il fatto che la Guardia de Hierro argentina si ispira all’omonimo gruppo rumeno. La Guardia di Ferro (in romeno Garda de Fier) è infatti la denominazione data da Corneliu Zelea Codreanu alla branca armata del movimento da lui fondato negli anni Trenta del XX secolo.
Dal 1965 ql 1981 il Generale dei Gesuiti è stato lo spagnolo Pedro Arrupe, il quale ha impresso alla Compagnia una svolta a sinistra, verso la teologia della liberazione.
Svolta che ha coinvolto la Università del Salvador e che ha visto contrario il peronista Bergoglio, il quale, ci dice Colonna, l’ha consegnata ad alcuni suoi compagni della Guardia di Ferro peronista.
Diventa, pertanto difficile capire come Bergoglio si sia poi orientato a sinistra, se non entrando nella logica argentina del peronismo.
Scrive in proposito Sir Henry Sire, alias Marcantonio Colonna: “Si narra la storia che Perón, nei suoi giorni di gloria, un giorno abbia proposto a un nipote di iniziarlo ai misteri della politica. Dapprima ha portato con sé il giovane quando ha ricevuto una delegazione di comunisti; dopo aver ascoltato le loro idee, ha detto loro: “Avete ragione”. Il giorno dopo ha ricevuto una delegazione di fascisti e ha risposto di nuovo alle loro argomentazioni: “Avete ragione”.
Poi ha chiesto a suo nipote cosa pensasse e il giovane ha detto: “Hai parlato con due gruppi con opinioni diametralmente opposte e hai detto ad entrambi che sei d’accordo con loro. Questo è completamente inaccettabile”. Perón ha risposto: “anche tu hai ragione”. Tale aneddoto è la spiegazione del motivo per cui nessuno può sperare di capire Papa Francesco se non comprende la tradizione della politica argentina, un fenomeno al di fuori dell’esperienza del resto del mondo; la Chiesa è stata colta di sorpresa da Francesco perché non possedeva la chiave per comprenderlo: egli è la trasposizione ecclesiastica di Juan Perón. Coloro che cercano di interpretarlo in altro modo non dispongono dell’unico criterio valido”.
Va anche considerato il rapporto di Bergoglio con il fevrerismo, al quale fu introdotto da Esther Ballestrino.
Le motivazioni che spingono il Vaticano di Francesco a cercare un rapporto con la Cina sono chiaramente non dovute alla difesa dei cristiani cinesi, ma agli interessi in altre aree del mondo: l’Africa, l’America Latina e la stessa Europa. Vi sono, inoltre, motivazioni ideologiche che coinvolgono i singoli protagonisti in campo. Bergoglio, fevrerista, peronista, propugnatore della Patria Latina, ha un rapporto difficile con gli USA e di collaborazione intensa con i regimi latino americani non collaborativi con gli States. La Curia vaticana è stata riempita di prelati latino americani in posizione di potere. Potere che condividono con il vero dominus della politica, il tedesco cardinale Reinhard Marx, sostenitore della politica filo cinese della Germania, dovuta agli interessi economici di Berlino nelle terre del Dragone.
Il grande enigma della conversione di Bergoglio alla sinistra e alla parte liberale della Chiesa, e in particolare il gruppo di San Gallo, che l’ha trasformato nel suo uomo guida, trova la giustificazione nella logica peronista. Perón, come Presidente, non ha avuto alcuna esitazione a spostarsi dalla destra all’estrema sinistra, fa notare Sir Henry Sire “se la sua smania di potere lo richiedeva”.
“Nel 2005 – scrive Sir Henry Sire -, i piani del gruppo di San Gallo sembravano infranti dall’elezione di Benedetto XVI. Si pensava che Benedetto avrebbe regnato per un periodo di dieci o addirittura quindici anni, e sarebbe stato un periodo troppo lungo per le persone interessate per poterne beneficiare. L’abdicazione del febbraio 2013 è arrivata appena in tempo per rilanciare il programma del gruppo di San Gallo. Il Cardinale Martini era morto l’anno precedente, ma Danneels e Kasper erano ancora abbastanza giovani per poter evitare l’esclusione dai conclavi papali che per i cardinali arriva all’età di ottanta anni, un limite che entrambi avrebbero raggiunto più tardi nel corso dell’anno. Specialmente Bergoglio, all’età di 76 anni, rimaneva papabile; il prolungamento del suo mandato da parte di Papa Benedetto significava che egli era ancora in carica come arcivescovo di Buenos Aires e quindi era un capo della gerarchia latino-americana”.
E qui facciamo i conti con i tempi e con la necessità di tenere un conclave in tempo utile per far votare i cardinali di San Gallo.
Per rimanere nella tempistica utile non si poteva aspettare la morte di Benedetto XVI e così lo si è invitato, per usare un eufemismo, alle dimissioni.
Si arriva, dunque, alla rinuncia del Papa teologo, inviso alla “mafia” di San Gallo.
Sir Henry Sire cita le pressanti “circostanze che l’avevano causata: la piaga continua delle finanze vaticane, che per anni aveva resistito ad ogni sforzo di essere sanata; lo scandalo “Vatileaks” del 2012, quando il maggiordomo del Papa aveva rivelato documenti segreti proprio per mostrare quanto Benedetto XVI fosse impotente nel controllare il caos intorno a lui; e infine il rapporto privato che è circolato nel dicembre 2012, il quale rivelava una tale corruzione morale nella Curia che si pensava fosse la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso nel persuadere Benedetto di non essere più in grado a far fronte a una tale situazione”.
Ora i nodi vengono al pettine e come diceva Abramo Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”.
Le linee seguite dal Vaticano sono sempre più leggibili e sono sempre più evidenti i legami tra la linea di Bergoglio e quella del centro finanziario e dei sedicenti filantropi (Soros in primis, in quanto finanziatore di ong che si occupano di migranti).
La vicenda Casarin inoltre disastra la politica estera vaticana, ultimamente molto delegata al cardinal Zuppi, il quale è in rapporto stretto con la Comunità di Sant’Egidio (filocinese) e colpisce nell’intimo il Pd, perché il cardinal Zuppi è in stretti rapporti con Romano Prodi e con l’ala cattolica del Partito democratico, la cui politica sui migranti è chiaramente ispirata da quella vaticana.
E così, alla domanda di Maurizio Belpietro riguardante come sia stato possibile che si siano inquinati a tal punto i vertici vaticani la risposta la troviamo nella “mafia di San Gallo e in tutto quello che è avvenuto in questi anni.
Chiaramente la Chiesa sta passando un gran brutto momento, basti pensare ai recenti siluramenti di prelati Usa invisi a Bergoglio.
L’emergenza climatica pare stazionare sulla cupola di San Pietro.
[1] Alan Woodrow, Una storia di potere, Newton Compton
Bibbia Queer: “Blasfemie contro la Madonna nel commentario al Vangelo di Luca”
Segnalazione di L.C.
Indizio n.162 Commentario Bibbia Queer: “Blasfemie contro la Madonna nel commentario al Vangelo di Luca: qualche alto prelato ha letto i contenuti pubblicati dalla ‘cattolica’ EDB?”
di INVESTIGATORE BIBLICO
Alcuni dei motivi fondamentali per cui Ratzinger era eretico
di Enrico Maria Radaelli
UN LIBRO CONTRO TUTTO E TUTTI
O UN LIBRO PER SALVARE TUTTO E TUTTI?
Fonte: https://enricomariaradaelli.it/emr/aureadomus/convivium/convivium_al_cuore_di_ratzinger.html
Primo: un libro contro Papa Ratzinger o un libro invece per salvare Papa Ratzinger?
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16), la più illogica e deprimente: cancellazione dei corpi gloriosi dei beati in Paradiso, compresi i corpi gloriosissimi di Gesù Cristo e della Beatissima Vergine (§§ 50-1); anatemizzata; 17), la più ripugnante: la convinzione che « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano », con tutte le molteplici, gravissime ed estremamente ereticali conseguenze che tutto ciò comporta (§ 71); anatemizzata; e ben tre volte;
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Dove Gesù dice Bianco, Ratzinger dice Nero
Riportiamo qui questo articolo pubblicato dal blog “Chiesa e post Concilio” il 26/02/2018 perché ci sembra di vivere l’epoca della confusione dottrinale e l’identificazione nelle sciocchezze di alcuni falsi pastori, che si spacciano per conservatori o tradizionalisti, ma che sono o sette di bastian contrari trombati da Bergoglio o personaggi funzionali al sistema di potere che occupa i Sacri Palazzi dal Concilio Vaticano II (1962 – 1965) per contenere entro i loro recinti il legittimo dissenso di fedeli disorientati. Specifichiamo che non c’è assonanza né vicinanza tra le posizioni del succitato sito e viceversa. Dissenso che andrebbe, altresì, sorretto da una buona preparazione dottrinale e teologica, che, però, forse non a caso, è deficitaria o assente. Questo contributo del Prof. Radaelli, discepolo del Prof. Romano Amerio, è autorevole e competente. Ovviamente vi sono molti altri aspetti concretizzatisi durante l’occupazione del Soglio da parte di Ratzinger, come ad esempio le visite amichevoli nei templi delle false religioni (Moschea di Istanbul, scalzo, in preghiera con l’imam per l’unico Dio (sic!), visita alla Sinagoga di Roma nel solco di Wojtyla, tra baci e abbracci coi rabbini, Cortile dei Gentili, in cui atei, agnostici e anticlericali di ogni risma avevano un liberale diritto di parola, visita alle chiese protestanti, riabilitazione di Lutero, abrogazione del Limbo, massima collegialità, l’incontro demonolatrico denominato Assisi III, la parificazione del rito di Montini con la Messa Cattolica di San Pio V e sua sottomissione in nome dell’inesistente ermeneutica della continuità di un’unica Fede, che è falsa e bestemmia, l’ invenzione del “papato emerito” che ha scandalizzato nelle modalità e nella sostanza ma indebolito l’immagine del Primato di Pietro, ecc. ecc.). Ratzinger non è mai stato Papa perché modernista, aderente al Conciliabolo Vaticano II e mente di tutte le riforme ereticali del post-conciliabolo. La sua elezione era invalida perché fatta da altri modernisti (“ipso facto et sine ulla declaratione” decaduti da ogni Autorità nella Chiesa ex can. 188,4 del CDC 1917 per eresia manifesta) così come tutti i suoi predecessori fino a Roncalli. Una crisi senza precedenti, figlia di un castigo per l’umanità incredula e peccatrice, che Dio risolverà quando e come riterrà opportuno. (Il Circolo Christus Rex)
di Enrico Maria Radaelli
Questi i cinque esempi.
2. PRIMO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O Ia INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.
3. SECONDO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IIa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.
Infatti: « Anche noi tutti, … eravamo per natura figli dell’ira » (Ef 2,3); “per natura” a causa del peccato originale trasfuso in noi da Adamo attraverso il seme biologico dei nostri padri.
4. IL TERZO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IIIa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.
5. QUARTO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O IVa INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.
6. QUINTO “PECCATO DELLA CARNE” DI JOSEPH RATZINGER,
O Va INCONCILIABILITÀ TRA I SUOI SCRITTI E IL VANGELO.
7. CONCLUSIONI:
IERI I GALATI, OGGI IL CARDINALE RATZINGER, ENTRAMBI
DEVONO RESPINGERE LA “CARNE” E TORNARE ALLO “SPIRITO”.
8. PERÒ POTREBBE ESSERE ANCORA JOSEPH RATZINGER,
SE SOLO LO VOLESSE, A ILLUMINARCI LA STRADA VERSO DIO:
SEGUENDO L’ORSO DI SAN CORBINIANO DI CUI RACCONTA,
E L’ANIMALE DA SOMA IN CUI SI DOVETTE TRASFORMARE.
Ma tale è anche la differenza, si fa notare qui, tra quel teologo che, come un orso tutto attaccato alla terra e a ciò che proviene dalla terra, elabora una fede in Dio su basi naturalistiche, storicistiche, soggettiviste, e il teologo che invece si lascia imbrigliare da Dio, accetta di essere attaccato al suo carro, con le spranghe e le redini di una fede dovuta a una razionalità superiore, a una razionalità « caduta dal cielo » come scrive ancora il Professore di Tubinga a p. 102 di Introduzione al cristianesimo parlando della Rivelazione.
Bergoglio coopta Casarini
di Raffaele Amato, Vice-Responsabile del Circolo Christus Rex-Traditio
Bergoglio coopta Casarini – La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in due sessioni distinte a ottobre 2023 e a ottobre 2024, basandosi sul testo dell‘Instrumentum Laboris, si propone di disegnare la nuova Chiesa affrontando temi quale il diaconato femminile, aperture verso il mondo Lgbtq+, e soprattutto, quella che è oramai un’autentica ossessione bergogliana: l’accoglienza verso i migranti.
Quella auspicata dal Pontefice, però, sembra aver poco di evangelico.
Tutta protesa verso il fenomeno migratorio assolutamente incontrastato, l’accoglienza modello ONG non sembra affatto proporsi l’ingresso dei migranti nella comunità dei credenti, la loro conversione, il loro accompagnamento verso la retta dottrina e il Sommo Bene, che è Dio.
E’ piuttosto un accontentarsi di rifocillare e mantenere parcheggiate a tempo indeterminato un numero illimitato di persone sradicate dalla loro terra, all’inseguimento del miraggio di un improbabile e, spesso, impossibile benessere puramente terreno.
In uno slancio di ulteriore strappo verso la tradizione cattolica, anche verso quella post conciliare, che tanto cattolica non è più, Bergoglio allarga il recinto sinodale anche a chi vescovo non è ed estende inviti di partecipazione anche ai non consacrati, fino ad un personaggio con cui i flirts in passato non sono mancati: Luca Casarini.
Centri sociali sovversivi
Esponente dei centri sociali (tra cui il noto “Pedro”) e della sinistra extra parlamentare padovana, Casarini balzò agli onori delle cronache ai tempi del G8 di Genova.
All’epoca il movimento No Global, molto composito al suo interno, contava accanto a sinceri idealisti anche non pochi facinorosi che sfruttavano le manifestazioni per devastare le città. Casarini era il capo della frangia dei cosiddetti “Disobbedienti”.
Ben presto in quel movimento maturò la convinzione che, in fondo, la globalizzazione non andava condannata in toto.
Riciclati
Quindi NO alle multinazionali, ma SI alla migrazione di massa – come se le due cose non fossero strettissimamente collegate-. Insomma, dato che le parole d’ordine No Global e No Border -quest’ultima nata successivamente ma con radici riconducibili allo storico internazionalismo rosso- sono in palese, reciproca e assoluta contraddizione, fu coniato il termine New Global. Dopo non molto tempo il movimento perse di consistenza, ma Casarini seppe restare sulla cresta dell’onda, come esponente di varie sigle dell’estrema sinistra vendoliana e non solo, fino a ricoprire l’incarico di consulente del ministro Livia Turco nel primo governo Prodi.
La Quinta Internazionale
Da anni si distingue per la sua attività nella Mediterranea Saving Humans e in altre ONG immigrazioniste, tutte ben attente che i migranti arrivino rigorosamente in Italia. La saldatura tra Bergoglio e il compagno Casarini, alla luce di quanto sopra, potrà forse scandalizzare, ma non certo stupire.
Questa nuova Chiesa che si sta cercando di costruire è qualcos’altro rispetto all’ essenza bimillenaria del cattolicesimo.
Una Chiesa tutta terrena, dove il Trascendente è evocato solo incidentalmente e quello che conta è il solo aiuto materiale, praticato il quale, ognuno può legittimamente percorrere qualunque strada. Una Chiesa per cui il proselitismo, che altro non è che la conversione del prossimo, cessa di essere un’esortazione del Vangelo e viene trasformato in uno dei peggiori abomini. Tutt’altra cosa, appunto. Ma allora perché chiamarlo “Sinodo dei vescovi”? Quinta Internazionale sarebbe stata assai più appropriata.
Fonte: https://www.2dipicche.news/bergoglio-coopta-casarini/
La Chiesa tedesca sfida il Vaticano, è ufficiale: “Benedire le coppie gay”
BARUFFE NELLA “CONTRO-CHIESA” CONCILIARE? (N.D.R.)
Terremoto nella Chiesa: il sinodo tedesco approva il documento per la benedizione delle coppie omosessuali. Il Papa contrario
La rivoluzione è servita, o giù di lì. La Chiesa Cattolica tedesca ha aperto alla celebrazione di cerimonie per benedire le coppie di stesso sesso. Lo ha deciso l’Assemblea sinodale con 176 voti a favore, 14 contrari e 12 astensioni. Si inizia dal marzo del 2026.
Si tratta di una notizia importante, che farà sicuramente discutere, come già successo negli anni scorsi con scontri neppure troppo velati tra tradizionalisti e progressisti le cui tensioni sono riemerse in tutta la loro forza in occasione della morte di Benedetto XVI. Il sinodo tedesco ha superato la maggioranza dei due terzi dei vescovi che era necessaria per approvare il provvedimento (38 a favore, 9 contrari, 11 astenuti). I tre anni che dividono la decisione dalla sua applicazione saranno dedicati a definire il formato liturgico di questo tipo di cerimonia. La benedizione dell’unione riguarda sia le coppie gay chi si è risposato dopo un divorzio. Come si legge nel documento, rifiutare la benedizione di due persone “che vogliono vivere il loro amore nell’impegno e nella responsabilità reciproca verso Dio” sarebbe una sorta di discriminazione che “non può essere giustificata in modo convincente in termine di teologia della grazia”. E questo nonostante una nota esplicativa della Congregazione della dottrina della fede avesse nel 2021 precisato che la benedizione per le coppie omosessuali non fosse possibile.
La discussione sinodale era iniziata nel 2019. La preoccupazione del Vaticano per il percorso intrapreso dalla Chiesa tedesca non è certo un mistero. Il segretario di Stato Parolin, nel 2022 durante un incontro con Georg Bätzing, vescovo di Limburg e presidente della Conferenza Episcopale di Germania, aveva sottolineato il rischio di “riforme della Chiesa e non nella Chiesa”. Pochi giorni fa, anche Papa Francesco aveva lanciato il suo allarme: “Il pericolo è che trapeli qualcosa di molto, molto ideologico. E quando l’ideologia viene coinvolta nei processi ecclesiali, lo Spirito Santo torna a casa perché l’ideologia supera lo Spirito Santo”, aveva detto all’Associated Press. “L’esperienza tedesca non aiuta, perché non è un Sinodo, un cammino sinodale serio, è un cosiddetto cammino sinodale, ma non della totalità del popolo di Dio, ma fatto di élite”.
Sempre nell’incontro del novembre del 2022, il presidente dei vescovi tedeschi aveva già fatto capire che la chiesa di Germania non avrebbe tolto la possibilità di benedire le coppie omosessuali. “Noi siamo cattolici e lo restiamo cattolici – disse – ma vogliamo essere cattolici in modo diverso e sentiamo questa responsabilità”. Per il sinodo tedesco “non si può andare avanti come prima, si tratta di trasmettere il messaggio del Vangelo qui e ora, e non guardare sempre al passato, anche correndo il rischio di una Chiesa ammaccata”. Da più parti però si avanza l’ipotesi di un vero e proprio scisma. Nel luglio del 2022 la Santa Sede arrivò a pubblicare una nota ufficiale in cui “per tutelare la libertà del popolo di Dio” chiariva che “il cammino sinodale in Germania non ha la facoltà di obbligare i vescovi e i fedeli ad assumere nuovi modi di governo e nuove impostazioni di dottrina e di morale“.
Le novità intanto non finiscono qui. I vescovi hanno infatti approvato un testo che chiede a Bergoglio di “riesaminare il legame tra la concessione delle ordinazioni e l’impegno al celibato”. In sostanza, la possibilità per i preti di sposarsi. Quasi il 95% dei membri dell’Assemblea ha votato a favore del testo, come riporta infocattolica. Dei 60 vescovi presenti all’assemblea sinodale, 44 hanno votato a favore, 5 contrari e 11 si sono astenuti.
Fonte: https://www.nicolaporro.it/la-chiesa-tedesca-sfida-il-vaticano-e-ufficiale-benedire-le-coppie-gay/
Dossier Ratzinger: quando il Reno si gettò nel Tevere
Segnalazione del Centro Studi Federici
Il Sedevacantismo è l’unica posizione logica, prevista dal Magistero della Chiesa
Noi sedevacantisti siamo i più papisti di tutti, perché per amore del papato romano siamo costretti a constatare la Vacanza della Sede Apostolica per onorare la figura del Vicario di Cristo.
Chi, dopo sessant’anni di “chiesa conciliare” non vuole constatare la sede vacante, o è ignorante in materia teologica o è in mala fede. Oppure, entrambe messe assieme. L’animo candido e puro, che conosce le verità e non ha freni mondani di qualsiasi tipo è sedevacantista, anche solo nell’approccio e nell’atteggiamento, senza affermare pubblicamente di esserlo. Infatti, chi critica il Vicario di Cristo in materia di Fede e/o Morale, contravviene al dogma dell’infallibilità pontificia, si erge al disopra del Papa, con atteggiamento fallibilista e gallicano.
Al fine di una comprensione che vada oltre gli slogan dei difensori dell’eresia vaticano secondista e, quindi, dei loro massimi pastori, ritengo molto utile comprendere il Magistero ecclesiastico in materia di legittimità del Sommo sovrano Pontefice. Così si arriverà a comprendere che, nella situazione attuale, il cattolico papista è paradossalmente il sedevacantista, mentre il cattolico con approssimazione, che giunge all’eresia, è il papolatra, che, generalmente per motivi di comodo, diffonde una dottrina erronea sul papato romano, creando confusione e pericolo per le anime.
Il canone 188,4 del Codice di Diritto Canonico del 1917 è chiarissimo: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.” [124]
Papa Vigilio, Concilio di Costantinopoli II, 553 DC: “… Noi teniamo a mente ciò che fu promesso circa la Santa Chiesa e Colui Che affermò: ‘I cancelli dell’Inferno non prevarranno contro di essa.’, per essi noi comprendiamo le lingue trattanti di morte degli eretici, … ” [1] L’indefettibilità non significa che la Chiesa Cattolica non venga ridotta ad un rimanente, siccome accaduto durante la crisi Ariana, e siccome predetto accadere alla fine. Essa non significa che degli Antipapi non regnino da Roma, Italia, siccome accaduto, o che non esista un periodo senza un Papa. Gli eretici sono definiti essere dai Papi i cancelli dell’Inferno. Sono coloro i quali asseriscono che gli eretici possono essere Papi a proclamare che i cancelli dell’Inferno sono prevalsi sulla Chiesa Cattolica. Esiste nessun singolo dogma citabile contraddicente la situazione di una Chiesa Cattolica contraffatta, capeggiata da Antipapi, opponentesi alla vera Chiesa Cattolica ridotta ad un rimanente.
L’autorità è il dogma Cattolico. Asserire che l’utilizzo di un dogma sia un’interpretazione privata è un’azione condannata da Papa San Pio X. Il Concilio di Trento insegna che i dogmi sono regole infallibili di Fede Universale intese per tutti i fedeli, onde distinguere la verità dall’errore ed i Cattolici dagli eretici. La Chiesa Cattolica esistette centinaia di volte senza un Papa, per anni. La risposta include una citazione proveniente da un teologo risaputo, avente scritto dopo il Concilio Vaticano I, il quale affermò che la Chiesa Cattolica può esistere per decenni senza un Papa. Le definizioni del Concilio Vaticano I non contraddicono in modo alcuno la posizione di coloro rigettanti gli Antipapi del Vaticano II; sono offerte delle risposte alle citazioni di passaggi specifici. Infatti, solamente coloro rigettanti Antipapa Francesco possono professare fedelmente i dogmi del Concilio Vaticano I, giacché egli li rigetta completamente. È precisamente perciocché si crede nel Concilio Vaticano I e nelle di esso definizioni circa l’Ufficio Papale che occorre rigettare gli Antipapi del Vaticano II, i quali le reputavano e reputano insignificanti.
La Santa Sede ha scandito che nessun eretico può occuparla. Negare ciò equivale a giudicare la Santa Sede. Il significato originale della frase si riferisce al rendere soggetto un vero Vescovo di Roma ad un processo, avente nulla a che vedere con il riconoscere che un eretico manifesto non può essere Papa. Papa Paolo IV distrusse tale obiezione citando tale esatto insegnamento nell’esatta bolla Papale Cum ex Apostolatus Officio dichiarante l’impossibilità di accettare un eretico come il Papa. San Roberto Bellarmino detta che un eretico manifesto non può essere il Papa. Nel passaggio reso dall’obiezione egli discute di un Papa malvagio, non di un eretico manifesto. Inoltre, i sedevacantisti non depongono un Papa. Essi riconoscono che un eretico manifesto si è deposto da solo.
È un fatto dogmatico che un eretico non può essere il capo della Chiesa Cattolica, giacché è un dogma che un eretico non è un membro della stessa. Un “cardinale sotto scomunica” presuppone che la scomunica non sia avvenuta per eresia, dacché un eretico non è più un cardinale. Vi sono numerose motivazioni per cui un cardinale venga scomunicato e rimanga un cardinale Cattolico: la distinzione tra scomuniche maggiori e minori. Ciò è reso chiaro dal fatto per cui Papa Pio XII discute di punizioni Ecclesiastiche. Gli eretici sono sbarrati dal Papato non meramente per legge Ecclesiastica bensì per Legge Divina. Papa Pio XII discute di Cattolici sotto impedimenti Ecclesiastici, non di eretici. Anche se si concedesse, per scopi argomentativi, che Papa Pio XII avesse legiferato che gli eretici possano essere eletti, cosa che egli non fece, egli affermò che la scomunica di un cardinale viene sospesa solamente per lo scopo dell’elezione, tornando in vigore subito dopo. Ciò significherebbe, quando anche si concedesse per scopi argomentativi che l’obiezione sia corretta, che l’eletto eretico perderebbe il suo ufficio immediatamente dopo l’elezione.
Se la questione non importasse allora la “nuova” messa non importerebbe, l’acattolicesimo della setta del Vaticano II non importerebbe e così via. In aggiunta, se si accettassero Antipapa Francesco, Antipapa Benedetto XVI, Antipapa Giovanni Paolo II e così via come validi Papi allora si potrebbe neanche presentare la Fede Cattolica come vincolante ad un Protestante. Ciò è illustrato nel Dilemma devastante.
Il dilemma devastante dimostra che si potrebbe neppure tentare di convertire in maniera consistente un Protestante qualora si accettassero i “Papi” del Vaticano II !!!!!
Papa Paolo IV insegnò esplicitamente che non è possibile accettare come valida l’elezione di un eretico come Papa, anche se essa accadesse con il consenso di tutti i presunti cardinali, dimostrando che ciò sia una possibilità. All’inizio del Grande Scisma di Occidente tutti gli apparenti cardinali rigettarono Papa Urbano VI ed accettarono Antipapa Clemente VII.
La gente male interpreta in che cosa consista la visibilità della Chiesa Cattolica. Essa non esclude la possibilità donde la Chiesa Cattolica venga ridotta ad un piccolo rimanente alla fine, essente precisamente ciò che è predetto accadere dalla profezia Cattolica e dalla Sacra Scrittura e ciò che fu osservato durante la fase dell’eresia Ariana. La gerarchia permane assieme al minuto clero rimanente fedele alla pienezza della Fede Cattolica. La setta del Vaticano II non può essere la visibile Chiesa Universale del Cristo; infatti, una delle sue eresie è la di essa negazione della visibilità della Chiesa Cattolica. Importante, dunque, è ricordare bene che l’eresia pubblica depone un chierico dall’ufficio senza alcuna dichiarazione ex Codex 1917.
Fonte: Libro completo: La verità su ciò che è realmente accaduto alla Chiesa Cattolica dopo il Vaticano II [PDF] redatto da Fratello Michele Dimond, O.S.B., e Fratello Pietro Dimond, O.S.B.
Tabella dei contenuti
Glossario di termini e principii
PARTE I
4. Una lista completa degli Antipapi nella storia
5. Il Grande Scisma di Occidente (1378-1417) e ciò che esso insegna circa l’apostasia post-Vaticano II
8. La rivoluzione del Vaticano II (1962-1965)
9. La rivoluzione “liturgica”: una nuova “messa”
10. Il nuovo rito di “ordinazione”
11. Il nuovo rito di “consacrazione episcopale”
12. I nuovi “Sacramenti”: i tentati cambiamenti agli altri Sacramenti
13. Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni XXIII
15. Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni Paolo I
16. Le eresie di Antipapa Giovanni Paolo II, l’uomo più viaggiante della storia e forse il più eretico
18. La setta del Vaticano II contro la Chiesa Cattolica sulla partecipazione all’adorazione acattolica
20. Le eresie di Antipapa Benedetto XVI (2005-2013)
20 bis. Le eresie di Antipapa Francesco (2013- )
Per concludere, è necessario e indispensabile chiarire che l’unica Messa Cattolica è stata codificata da S. Pio V e dispone di indulto perpetuo, ex Bolla Quo Primum Tempore, che infligge l’anatema a chiunque intenda modificarne anche un solo iota. Il Novus Ordo Missae, già ampiamente criticato dai cardinali Ottaviani e Bacci nel “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae” (1969) non è cattolico ma figlio delle eresie ecumeniste conciliari.
Veniamo, infine, all’ “una cum”.
del Rev. Abbé Hervé Belmont
Nel canone della Santa Messa, nella prima preghiera Te Igitur, il sacerdote celebrante, parlando del Sacrificio di cui è in corso l’offerta, pronuncia le seguenti parole:
… in primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta catholica : quam pacifiquere, custodíre, adunáre et régere dignéris toto orbe terrárum : una cum fámulo tuo Papa nostro N. et Antístite nostro N. et ómnibus orthodóxis…
La lettera N. significa nomen e quindi indica che va sostituita con il nome del Sommo Pontefice, poi quello del Vescovo diocesano.
Il Ritus servandus in Celebratione Missæ posto all’inizio del Messale Romano detta (VIII, 2): «Ubi dicit : una cum famulo tuo Papa nostro N., exprimit nomen Papae : Sede autem vacante verba prædicta omittuntur».
In caso di posto vacante nella Santa Sede, le prime parole devono essere omesse (che sono ovviamente le sei parole che il Ritus servandus ha stampato in rosso): di queste parole soppresse, dunque, appartiene la frase una cum. È, quindi, che una cum si riferisce solo al nome del Papa, e non si riferisce al vescovo del luogo, né eventualmente al Re, né ad altri (vescovi) di buona dottrina e di unità cattolica.
Ciò non dovrebbe sorprendere, poiché qui è in questione la Chiesa militante nella sua interezza (… catholica… toto orbe terrarum…).
Una cum significa quindi in comunione con il Sommo Pontefice.
2. Fin dall’antichità la menzione del Papa nei dittici è stata considerata come appartenente all’unità della Chiesa e condizionante l’appartenenza alla Chiesa; ci troviamo nell’ordine teologico (e non solo morale e tanto meno amministrativo). Questa menzione non è una semplice intenzione di preghiera, comporta fedeltà e una certa collaborazione da parte dei presenti.
Quando, nell’anno 449, il Patriarca di Alessandria Dioscoro osò togliere il nome di San Leone papa dai dittici delle messe, la sua audacia suscitò la generale disapprovazione.
Iceforo riferisce che nel V secolo il Patriarca di Costantinopoli Acacio († 489) escluse dai dittici il nome di papa Felice II († 492). L’imperatore Costantino Pogonat andò immediatamente dal Papa per spiegare la sua resistenza a questo istigatore dello scisma. Più tardi, quando il Patriarca di Costantinopoli Fozio provocò il dissenso della Chiesa greca (858), i nomi dei Papi furono cancellati dalla liturgia scismatica.
In Occidente, il Concilio di Vaison (529), convocato da San Cesareo d’Arles, prescriveva di citare nella Messa il nome del Papa che presiede la Sede Apostolica: «Et hoc nobis justum visum est ut nomen domini Papae quicumque Sedi apostolicæ præfuerit in nostris ecclesiis recitetur” (canone 4). E ci è sembrato giusto che nelle nostre chiese si recitasse il nome del Signor Papa che sarà stato a capo della Sede Apostolica.
Papa Pelagio II (579–590) ha insegnato che omettere il nome del Papa dal canone della Messa significa separarsi dalla Chiesa universale.
Quindi non ci sono dubbi: si tratta di una cosa seria che ha conseguenze importanti che non possono essere ignorate subito.
3. Una cum Papa nostro è per il celebrante edificazione ed espressione della comunione con il Sommo Pontefice. In questo caso non si tratta di una comunione qualsiasi, ma della comunione più profonda.
Ecco l’insegnamento di Papa Benedetto XIV: «La commemorazione del Romano Pontefice durante la Messa, così come le preghiere da lui offerte durante il Sacrificio, sono — nella testimonianza e nella realtà — un segno sicuro con il quale si dichiara di riconoscere questo stesso Pontefice come Capo della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo e Successore di San Pietro; così si fa professione di spirito e di cuore aderendo fermamente all’unità cattolica; come ben indica anche Christian Lupus, scrivendo sui Concili (volume IV, edizione Bruxelles, p. 422): Questa commemorazione è la più alta e onorevole forma di comunione». (Lettre Ex quo primum tempore, 1 er mars 1756, § 12. Benedicti Papae XIV Bullarium, Malines 1827, tomo iv, vol. 11, p. 299)
Questa effettiva dichiarazione di comunione non è fatta a beneficio di alcun membro della Chiesa; è indirizzata a colui che è riconosciuto come sommo Pontefice, Vicario di Gesù Cristo, come regola vivente della fede, come titolare della giurisdizione sovrana e immediata su ciascuno dei cattolici, come punto di riferimento per l’unità dei la Chiesa. È, quindi, una comunione di fedeltà e di subordinazione: una comunione di intelligenza e di intenti.
4. Per la Chiesa cattolica, l’espressione una cum assume una nuova gravità. Questo perché, come avremo notato, queste due parole e ciò che esse comandano (la menzione del Papa) si riferiscono direttamente alla Santa Chiesa. È lei che, in sacrificio, si unisce a quella nominata. Ora la Chiesa è doppiamente coinvolta nel Santo Sacrificio della Messa:
A. Come beneficiario. Questo è ciò che esprime la preghiera del Te Igitur. La Messa vivifica la Chiesa: pacifica, custodisce, unifica e guida; la Messa fa tutto questo perché la Chiesa sia una e perché la Chiesa è una con il Sommo Pontefice qui nominato; la Messa lo fa in e mediante la sua unione con il Capo visibile della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo e Sovrano dei suoi membri.
L’unità della Chiesa è il fine proprio e primario del sacramento dell’Eucaristia. Questo è l’insegnamento di san Tommaso d’Aquino: “La grazia prodotta da questo sacramento è l’unità del Corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza”. [Suma Theologica, IIIa, q. LXIII,a.3]
Questa è anche la dottrina del Concilio di Trento: «[Gesù Cristo, nell’istituire il sacramento della Santissima Eucaristia] volle che fosse garanzia della nostra gloria futura e della nostra felicità eterna, insieme simbolo di questa singolare Corpo di cui egli stesso è il capo e al quale ha voluto che noi, come sue membra, fossimo legati dai più stretti vincoli di fede, speranza e carità, perché tutti professiamo la stessa cosa e non ci siano fra noi scismi. ” (Sessione XIII, De Eucharistia, c. 2, Denzinger 875)
B. Come offerente. La presenza e il primato della Chiesa come beneficiaria dell’offerta della Messa hanno un significato che ci spiega san Tommaso d’Aquino (Suma teologica, IIIa, q. XLVIII, a.3) facendo proprio un testo di sant’Agostino: “ L’unico e vero mediatore [Gesù Cristo] che ci riconcilia con Dio mediante il sacrificio della pace deve rimanere uno con colui al quale ha offerto questo sacrificio, per rendere uno in lui coloro per i quali l’ha offerto (unum in se faceret pro quibus offerebat ), per essere tutt’uno ciò che ha offerto e ciò che ha offerto”.
Coloro per i quali Gesù Cristo offre il suo Sacrificio, beneficiando della virtù santificante del sacrificio, diventano tutt’uno con il sacerdote nell’atto stesso dell’offerta. Per questo il Concilio di Trento afferma che è la Chiesa che offre la Santa Messa: “Dio, Nostro Signore […], per mezzo dei sacerdoti) sotto segni visibili” (Sess. XXII, c. 1).
Non solo il Papa è associato come capo all’essere della Chiesa, ma è associato al fine del sacrificio (che è l’unità della Chiesa) e anche all’offerta sacrificale stessa, che è offerta dalla Chiesa, dice il Concilio di Trento. È difficile diventare più intimi, più coinvolti.
5. Il canone della Messa è immacolato: tale è l’insegnamento del Concilio di Trento nella sua XXII sessione, rafforzato da un canone che rifiuta chi professa diversamente.
“La Chiesa cattolica ha istituito, molti secoli fa, il santo canone così puro da ogni errore, che non vi è nulla in esso che non respiri grande santità e pietà, e non elevi lo spirito di coloro che lo offrono a Dio”. (Denzinger 942)
“Se qualcuno dice che il Canone della Messa contiene errori e va revocato: sia anatema”. (Denzinger 953)
Coinvolgere il nome di Jorge-Bergoglio-Francesco-I non significa negare in un atto solenne questo solenne insegnamento del Concilio di Trento?
L’erede e l’aggravante del Vaticano II, assumendo e prolungando la diffusa distruzione della fede teologale che vi ebbe luogo, hanno il loro posto nel cuore del Mysterium fidei?
È possibile allearsi con lui – partecipando attivamente all’efficienza sacramentale – quando è necessario sottrarsi alla sua giurisdizione (al suo governo) se si vuole conservare la fede e salvare la propria anima?
Il nome di un profeta dell’ecumenismo, che promuove il dissenso nella fede e cerca di dissolvere l’unità della Chiesa, non deflora un’azione così santa il cui scopo è proprio l’unità della Chiesa?
Chi è intrappolato in un “sistema sacramentale” ispirato al protestantesimo, il cui fiore all’occhiello (!) è la “Messa di Lutero”, può essere nominato capo e identificatore della Chiesa cattolica che offre il Sacrificio di Gesù Cristo?
Porsi queste domande significa rispondere. Se, come abbiamo visto, è difficile fare di più intimo e più coinvolgente dell’unione di Chiesa e Papa nel Santo Sacrificio della Messa, sarebbe difficile fare di più empio e di più oltraggioso alla Chiesa di Gesù Cristo, se fosse nominato un falso papa, falsa regola di fede, e quel che è peggio, regola di falsa fede.
Si noti bene che non si tratta qui della scienza, della virtù o dello zelo di coloro che occupano la Sede Apostolica. Se gravi colpe in queste materie hanno conseguenze disastrose per il bene della Chiesa, esse non sono in alcun modo incompatibili né con l’autorità apostolica né con la loro menzione nel canone della Messa.
Dopo i disastrosi proclami e le riforme del Vaticano II, ci troviamo in presenza di carenze fondamentali, ufficiali, permanenti: riguardano la regola della fede, l’ordine sacramentale, l’offerta del Sacrificio, l’unità della Chiesa. Riguardano sia la Messa che la Chiesa, che, insegna san Tommaso d’Aquino, è costituita dalla fede e dai sacramenti della fede (IIIa, q. LIV, a. 2, ad 3).
Non è quindi per leggerezza o per spirito di opposizione all’unità della Chiesa che rifiutiamo di nominare Jorge-Bergoglio-Francisco-I nel Te Igitur: è testimonianza della fede cattolica, è richiesta di la dottrina e l’unità della Chiesa. Perché nominarlo implica necessariamente — pena la negazione della dottrina più certa — accogliere il suo insegnamento senza finzioni, sottomettersi alla sua regola senza vacillare, dare e ricevere i sacramenti sotto la sua egida… in altri errori è separarsi altrimenti dall’unità della Chiesa.
6. Anche per gli assistenti (fedeli) si pone il problema. Sono membri della Chiesa, battezzati e cresimati, deputati ad offrire con il sacerdote per il loro carattere sacramentale che è “partecipazione al sacerdozio di Cristo, derivato da Cristo stesso” (San Tommaso, Summa Theologica, IIIa, q. LXIII , a .5, c). Già san Pietro diceva: “Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale” (I Pietro II, 9).
Solo il sacerdote offre sacramentalmente, ma i fedeli si uniscono a Gesù Cristo in questo stesso sacrificio, per offrire il sacrificio della Chiesa. «Questa oblazione che viene dalla consacrazione è una certa affermazione (testificatio) che tutta la Chiesa concorda (consentiat), concorda con l’oblazione fatta da Cristo e la offre insieme con lui» (San Roberto Bellarmino, De missa, II, v. 4, citato da Pio XII, Mediator Dei, 20 novembre 1947).
Sebbene i fedeli stessi non pronuncino questa una cum così ferita dalla santità della Messa, vi sono comunque associati. Con la loro presenza, con la loro azione, portano collaborazione al meum ac vestrum sacrificium che il sacerdote celebra all’altare. Per discernere la moralità di questa presenza, dobbiamo fare riferimento ai principi che regolano la cooperazione al male.
Qualsiasi cooperazione formale deve essere respinta senza esitazione. Chi deliberatamente sceglie di assistere alla Messa una cum, coopera formalmente alla grave distorsione che essa comporta in relazione alla santità della Messa, in relazione all’unità della fede e della Chiesa. E abbiamo scelto ogni volta che potevamo fare diversamente, anche se dovevamo fare uno sforzo significativo (distanza, tempo, ecc.).
È anche impossibile realizzare un’immediata cooperazione materiale, come sarebbe realizzata dall’ufficio di diacono o suddiacono.
È vietata anche la collaborazione materiale, stretta oa distanza, a meno che non sussista un grave motivo per annullarla: a meno che, quindi, non sia possibile fare diversamente. Questa grave ragione deve essere proporzionata; è necessario evitare lo scandalo e combattere gli effetti negativi su di sé — perché non ci devono essere illusioni: la fedeltà, anche indiretta e odiata, a Francesco Bergoglio, a cui ci si abitua, lascia tracce profonde nell’anima e nell’integrità della fede cattolica , pur avendolo. Inoltre, se si assiste a una Messa “falsata”, si deve protestare interiormente contro la distorsione per evitare una collaborazione formale.
Quanto più stretta e abituale è la collaborazione, tanto più grave deve essere il motivo. Ci possono essere differenze di apprezzamento in questa materia, e ognuno deve decidere davanti a Dio per se stesso e per coloro di cui ha la responsabilità con molta purezza di intenzione e fede illuminata. Quanto più stretta e abituale è la cooperazione, tanto più sarà necessario cercare di sottrarsi ad essa. Quanto più stretta e abituale è la cooperazione, tanto più necessario è odiare interiormente e, di tanto in tanto, assistere esteriormente a questo disaccordo. Quanto prima e abituale sarà la cooperazione, tanto più bisognerà fare di tutto per non abituarsi ad essa (perché l’abitudine modifica il giudizio), tanto più sarà necessario educarsi a non lasciarsi trascinare in le false dottrine alla base dell’una cum Francesco.
7. La posta in gioco in una cum consiste anche in questo: la menzione di Francesco Bergoglio nel canone della Santa Messa è un male, ma è ben lungi dall’essere l’unico male esistente o possibile; non risolviamo tutto una volta che lo omettiamo. Sarebbe una grave illusione immaginare di poterci poi liberare dall’osservanza della giustizia e della carità verso il prossimo, dalla prudenza e dalla fermezza nel fare il bene, dalla lotta contro il peccato e contro l’occasione del peccato.
Sarebbe ancora e sempre un’illusione mortale credersi esenti dall’amore della verità; lo studio della dottrina cattolica in tutta la sua ampiezza; l’acquisizione e il mantenimento della naturale rettitudine dell’intelligenza, rettitudine di giudizio; doveri verso il bene comune della Città e delle diverse società di cui essa fa parte.
Peggio ancora sarebbe trovare nel rifiuto dell’una cum un pretesto per ricorrere, direttamente o indirettamente, a consacrazioni episcopali senza mandato apostolico, ovvero a quanto segue: sarebbe cercare di combattere il male con il male, sarebbe voler evitare una ferita profonda all’unità della Chiesa ricorrendo ad un attacco all’unità della Chiesa (e, in questo caso, ad un’azione più abbondante e più direttamente condannata dall’autorità della Santa Chiesa).
Lasciamo a Gesù Cristo ciò che è oggetto di una sua solenne promessa, e che quindi è sua esclusiva competenza: la perpetuazione della sua Chiesa militante fino al suo ritorno nella gloria. Intanto: «Gli uomini ci considerino ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora ciò che si richiede agli amministratori è che siano trovati fedeli”. (I Cor. IV, 1-2)
Fonte: https://medium.com/@veritatis_catholicus/lenjeu-de-l-una-cum-o-problema-da-una-cum-a436579c2c0e