E l’inventore dei computer scoprì la coscienza

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di Marcello Veneziani

Che dire di uno scienziato che dopo aver passato una vita a studiare la fisica e a inventare formidabili macchine e congegni che tutti usiamo, arriva a fare la scoperta delle scoperte: non siamo solo materia ma spirito e coscienza, il mondo è irriducibile a una macchina o un computer, a un algoritmo o all’intelligenza artificiale? Che vorrebbero dichiararlo insano di mente, se non fosse che quella stessa mente, ora rivolta all’amore come energia universale e alla coscienza come motore di ogni processo, è la stessa che ha inventato il micro-processore e il touchscreen, solo per dire un paio di cose preziose di cui dobbiamo essergli grati. E allora puoi dare tre diverse spiegazioni: la prima, che era lucido e poi è impazzito e da scienziato è diventato un po’ santone; la seconda, che solo un pazzo può fare invenzioni geniali che cambiano il corso del mondo, e se vuoi le une, devi rispettare le altre; la terza, che non sia pazzo ma la sua intelligenza lo ha condotto dopo le sue invenzioni a trovare il punto di fusione tra la ricerca scientifica e la ricerca spirituale.

Sto parlando di Federico Faggin, vicentino, vivente, fisico e metafisico, ormai. E ve ne parlo non da oggi, ma da qualche anno e da qualche libro. È uscito un documentario della Rai, ora visibile su RaiPlay, a cura di Marcello Foa e di altri suoi collaboratori, L’uomo che vide il futuro, che ne ricostruisce puntualmente la storia, la vita e raccoglie le parole del suo straordinario cammino. Vi sto parlando di uno scienziato che ha rivoluzionato Silicon Valley: senza di lui – ha detto Bill Gates – sarebbe solo una Valley: è lui che ha compiuto la rivoluzione del silicio. Una rivoluzione che lo pone sulla scia di Marconi e di Fermi, tra i grandi inventori italiani che hanno fatto nascere il mondo nuovo.

Ma raccontiamo in breve la sua storia. Figlio di uno studioso di filosofia antica e platonica, Giuseppe Faggin, curatore delle opere di Plotino, Federico decide di “tradire” gli studi di suo padre, e diventa perito industriale. Vuole occuparsi di aeronautica, è la sua passione, ma un incidente produrrà il distacco della retina e gli impedirà di realizzare il suo sogno di volare: una disgrazia che col tempo si rivelerà una grazia, una “provvida sventura”. Perché i suoi studi prendono una via fruttuosa. A diciannove anni, alla fine degli anni cinquanta, fabbrica il primo, rudimentale computer; un enorme bestione ingombrante. Viene assunto dalla Olivetti, dove mette a fuoco le sue prime scoperte. Si laurea in Fisica a Padova; poi, come è accaduto a tanti, a troppi, il suo talento è costretto a emigrare negli States: l’Italia sforna ingegni ma non offre poi loro il contesto favorevole per mettere a frutto le loro opere, devi andartene oltreoceano. Comunque sarà lì che la scoperta si farà realtà. Meucci, Marconi, Fermi… È dai tempi di Cristoforo Colombo che le imprese dei nostri scopritori poi le mettono in pratica in America…

Faggin mette a punto un piccolo calcolatore elettronico, poi lavora sui transistor, li rende più efficienti e più veloci, quindi li applica a nuovi dispositivi, sposa il computer al telefono (ma nel frattempo sposa anche sua moglie, che le è ancora a fianco). L’anno chiave è il ’68: mentre da noi in Europa nasce la rivoluzione delle parole, dei cortei, delle occupazioni, delle barricate e poi della violenza, il ’68 di Faggin compie la rivoluzione del silicio che cambierà sul serio la nostra vita. Inventa il microprocessore, rende parlante il pc, antesignano dell’i-phone. Quindi, inventa il touchscreen, prima per gioco, poi preziosa scoperta di utilità universale. Faggin non è solo inventore ma anche imprenditore delle sue scoperte, con un suo gruppo di ingegneri. Successivamente decide di dedicarsi alle reti neuronali e quindi alle “macchine pensanti”, madri dell’intelligenza artificiale. Si inoltra in studi biologici e neurologici e si rende conto che i segnali elettrici non riescono da soli a produrre sensazioni, occorre qualcosa che non è riconducibile ai corpi, alla fisica, alla materia, che fa da supervisore alle reti neurali, dà un’impulso, una direzione, una consapevolezza: è la coscienza. Così Faggin tenta l’impresa ardita di programmare un Pc cosciente, davvero intelligente: ma si accorge che è impossibile. Anche in questo caso la sconfitta è la premessa alla sua nuova scoperta: dopo un periodo di insoddisfazione, avvenne l’illuminazione e la svolta. Una notte prenatalizia, sul lago Tahoe, Faggin avvertì “una fortissima energia irradiarsi dal suo petto” e da allora intraprese un cammino spirituale di conoscenza e di autoconoscenza, intrecciandolo alla ricerca scientifica. Voleva dimostrare che il mondo non è frutto del caos, del caso, degli atomi e di un “orologiaio cieco” ma di “enti coscienti che esistono da sempre” e sono tra loro connessi. Dopo anni di studi in cui mise a frutto anche le scoperte della fisica quantistica, scoprì il regno della coscienza e del libero arbitrio. Più di recente, nel suo saggio Irriducibile, Faggin mostrò “la natura spirituale dell’universo”; la materia è fatta di energia vibratoria, una cellula è ben più d’un miscuglio di atomi e molecole. La fisica, osserva, si ferma allo studio della materia, non va oltre e crede di avere in pugno l’universo. L’altro giorno in una conferenza a Praga un fisico teorico italiano contestava la chiave umanistica e spirituale del mio approccio e diceva che ormai la filosofia è superata dalla fisica che può darci una visione del mondo. Ma la fisica non ti dice nulla sul bello, sul bene, sul giusto, non è suo campo l’etica, l’estetica, i sentimenti, l’ontologia, ignora la scommessa della fede… Faggin formula il postulato dell’essere e lo poggia su due gambe; l’essere è dinamico, cioè cambia di continuo, ed è olistico, cioè è in relazione a tutto, è connesso col mondo e con gli altri. Così ritrova l’antico Conosci te stesso, premessa per conoscere anche gli altri. Ritiene che esistere voglia dire conoscere (“Fatti non fummo per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”); e cooperare con gli altri è meglio sotto tutti i punti di vista che competere. Ma c’è una realtà oltre il visibile. Non siamo macchine, come pensano gli scientisti, ma scienza e spiritualità alla fine convergono e danno senso alla nostra vita. Chi nega la realtà spirituale, commette “un crimine contro l’umanità” che “porta all’eliminazione dei valori umani” e della libertà. Faggin critica il riduzionismo: ”dal più può derivare il meno, ma non viceversa”. È possibile il degrado, ma per progredire occorre un fattore superiore.

In questo cammino c’è una grande rivoluzione circolare: il destino della scienza torna alle origini del pensiero. La fisica nuova si congiunge alla filosofia, e ritrova l’umanità, la coscienza, l’identità e la libertà.

Ma oltre questo cammino prodigioso che riguarda l’umanità, Faggin compie anche un suo intimo, personale cammino: dopo aver voltato le spalle a suo padre e ai suoi studi filosofici, ritrova alla fine del suo percorso gli autori, i pensieri e le intuizioni dei filosofi cari a suo padre che combaciano con gli esiti della fisica quantica. Lo scienziato ritorna al padre, come la scienza ritorna al pensiero. ”Ricondurre il divino che è in noi al divino che è nell’universo”, ripete Faggin con suo padre, citando Plotino. Così la gratitudine per averci migliorato la vita con la tecnica, si fa radiosa per averci poi donato la fiducia nell’essere e nel futuro.

Fonte: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/e-linventore-dei-computer-scopri-la-coscienza/

Dopo le polemiche sul manifesto di Ventotene. Una certa idea di Europa

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di Giovanni Perez

Il terreno di scontro tra la destra di governo e il fronte variegato della sinistra, si è recentemente giocato prendendo a elemento discriminante il Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 e firmato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. La lettura di questo testo, dal quale estrapolare alcune frasi diventa sicuramente un’operazione a dir poco azzardata, tuttavia, conferma in estrema sintesi ciò che Giorgia Meloni ha detto in Parlamento, ossia trattarsi dell’evocazione di un’idea di Europa che non è quella della destra politica, come lo stesso Massimo Cacciari ha onestamente riconosciuto, per cui le reazioni scomposte, violente, addirittura isteriche che sono seguite a sinistra, non possono che significare quanto meno un elemento di chiarezza, storico e dottrinario.

A parte lo stesso incipit del testo, laddove si identifica troppo sbrigativamente la modernità con il principio della libertà, ciò che emerge è una radicale requisitoria nei confronti non tanto dello stato nazionale, ritenuto storicamente, almeno alle sue origini, un “potente lievito di progresso”, ma del nazionalismo, inteso come esasperazione del sano patriottismo, al quale si fanno risalire la responsabilità di aver portato alla creazione dello stato totalitario, imperialista e militarista, di aver trasformato i cittadini in sudditi, di aver consolidato il “controllo poliziesco della vita dei cittadini”. Si tratta di affermazioni, anch’esse, che andrebbero contestualizzate e che descrivono situazioni che potremmo ritrovare non solo nell’allora Russia bolscevica, ma anche, certamente in forma più attenuata, nelle stesse liberal-democrazie, come Evola stupendamente descrisse nel saggio Americanismo e bolscevismo.

Per quanto concerne poi l’interpretazione del fascismo europeo, quale braccio armato della borghesiacapitalistica, si tratta di una tesi che nemmeno ai più trinariciuti antifascisti, oggi verrebbe in mente di riproporre come la più adeguata tra le tante possibili. Peraltro, di fatto contraddicendosi, nel Manifesto si ammette che il corporativismo rappresentò una globale alternativa tanto al liberal-capitalismo, quanto al social-comunismo, anche se infine non raggiunse i risultati che si era proposti, come ebbero a riconoscere non pochi pensatori fascisti, come Ugo Spirito e Camillo Pellizzi.

Nel Manifesto trovano spazio anche un acceso, quanto coerente, anticlericalismo, prevedendo una necessaria abolizione del Concordato del 1929; un giudizio sicuramente sbagliato sulla Geopolitica, ritenuta null’altro che una pseudo-scienza; il desiderio di un’utopica realizzazione, oltre lo stesso Stato federale europeo, di un’«unità politica dell’intero globo», ossia di un «solido stato internazionale». Non solo, nel Manifesto c’è una critica radicale all’ideologia comunista, definita essenzialmente come una degenerazione del socialismo, soprattutto per una sbagliata concezione della proprietà, come le errate realizzazioni del modello di “dispotismo burocratico” proprie della Russia sovietica, ampiamente confermano. Trova poi spazio l’evocazione di un ipotetico e fantomatico Partito rivoluzionario, guidato da intellettuali «illuminati», capaci di impedire, alle incerte e deboli democrazie, di non essere in grado di far fronte ai tentativi, dei soliti ceti parassitari, di riciclarsi nuovamente dopo la sicura sconfitta militare della Germania. È questo Partito rivoluzionario che dovrà realizzare una «dittatura», che, di fatto, si dovrà sostituire a quelle esistenti non si sa per quanto tempo, fino alla creazione di un «nuovo ordine», di un «nuovo stato» e di una «nuova democrazia», sulla cui fisionomia i tre «illuminati» di Ventotene nulla aggiungono come ulteriore precisazione.

il Manifesto nella tradizione di pensiero illuministica

Vi sono poi altri contenuti che situano il Manifesto nella tradizione di pensiero illuministica, laica, egualitaria, progressista, in breve, di sinistra. Ma questo in che senso? Nel senso che ho avuto modo già di evidenziare parlando dell’ultimo libro di Marcello Veneziani intitolato, Senza eredi. Mi riferisco alla concezione dell’uomo che è implicita al Manifesto e che rimanda all’idea di «uomo astratto», la cui definizione fa astrazione, ossia prescinde da ogni riferimento alla dimensione storica in cui si esprime nella sua concretezza l’umanità, così come l’esperienza vissuta di ogni singola persona. Si tratta di un’idea di uomo stabilita dalla sola ragione, trasformando e confondendo la dimensione del desiderio, di un ideale e ipotetico dover essere, inspiegabilmente a priori ritenuto essere quello migliore e giusto, con la realtà delle cose. Da qui il violento rifiuto del naturale radicamento dell’umanità in una patria, in una nazione, in una tradizione, perché tutto ciò spinge verso una dimensione dove contano le identità, le tante comunità tra loro differenti, che il Manifesto reputa necessariamente foriere di pulsioni fratricide e guerrafondaie.

Pertanto, come già aveva postulato Kant nel saggio, del lontano 1795, Per la pace perpetua, nella futura Europa non ci potrà essere alcuno spazio per gli Stati nazionali, per il nazionalismo e tutte le tradizioni che distinguono le comunità (a sinistra si usa invece la parola collettività), che andranno azzerate in un solo agglomerato di individui-atomi, indistinto e «fluido», come oggi si direbbe. Si tratta dell’Europa che oggi stanno realizzando, purtroppo, le false élites dell’Unione Europea, che hanno perciò accontentato, almeno in questo, gli estensori del Manifesto, salvo rendendo inutile, almeno per il momento, la creazione di una Federazione europea, con una sola Costituzione. Del resto, si è proceduto all’eliminazione per altre vie della sovranità politica, legislativa e monetaria degli stati membri, creando un mostrum burocratico di cui siamo divenuti sudditi, al servizio di occulte lobbies, non solo finanziarie, di cui è evidente da tempo la volontà di distruggere le identità etniche degli europei, attraverso dissennate politiche immigrazionistiche.

Nella misura in cui questa Europa ha realizzato il Manifesto di Ventotene, essa non può certo essere l’Europa delle Patrie, delle Identità nazionali, delle Tradizioni, degli uomini concreti definiti dalla ragione storica, che sta dentro il DNA della vera Destra. Chi volesse approfondire la questione, può riferirsi all’ancor splendido volume di Carlo Curcio, Europa storia di un’idea, da leggere insieme a quell’altro di Federico Chabod, Storia dell’idea d’Europa. Ma, a dimostrazione del fatto che, ben prima del Manifesto, si sviluppò nel corso degli anni Trenta una notevole attenzione verso l’idea di Europa, si deve almeno ricordare agli smemorati della sinistra, che nel 1932 si svolse a Roma, indetto dalla Regia Accademia d’Italia e organizzato dalla «Fondazione Volta», un celebre Convegno intitolato: «Unità dell’Europa in relazione alla crisi mondiale», cui parteciparono decine di politici di varie tendenze, storici, geografi, studiosi della politica e del diritto, i cui Atti furono poi raccolti in un grosso volume, oggi sepolto nella polvere delle biblioteche, di fronte al quale gli Autori del Manifesto non meritano davvero, salvo che per ragioni di mera polemica politica, che ne offende peraltro la memoria, l’esagerata attenzione e l’apologia oggi a loro riservata.

Fonte: https://www.giornaleadige.it/2025/03/24/manifesto-ventotene-idea-di-europa/

Clotilde Bersone: confessioni di una ex sacerdotessa della massoneria

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di Cesare Sacchetti

Il suo nome evoca un viaggio oscuro che alcuni, quali l”esperto” di religioni Massimo Introvigne, hanno provato a liquidare come una storia del tutto falsa, frutto della fervida fantasia di qualche mente letteraria.

E invece la storia è terribilmente vera tanto che la Chiesa se ne interessò molto da vicino dopo l’uscita in francese dell’opera nel 1885 e incaricò monsignor Augusto Moglioni di scrivere una traduzione di questo libro.

Si tratta del libro rivelazione di Clotilde Bersone, una donna che sembrava essere predestinata ad essere una eletta delle logge massoniche sin dai primi anni della sua vita.

Suo padre, massone di alto livello e membro della loggia degli Illuminati a Costantinopoli, aveva abbandonato Clotilde quando questa era ancora una bimba per andarsene altrove e inseguire i suoi sogni di potere nel seno delle massonerie più importanti del pianeta.

La giovane si ricongiungerà al padre proprio nella antica capitale dell’impero romano d’Oriente a 18 anni, nel 1874, e iniziò a frequentare le logge massoniche dal per restarne poi profondamente disgustata.

Clotilde nel suo libro riconosce subito che non aveva alcuna protezione o vero insegnamento per comprendere cosa aveva di fronte.

La sua educazione era stata di stampo prettamente secolare. In quel periodo, ad unità d’Italia già avvenuta, dopo il 1871, si stava diffondendo un nuovo pensiero nelle scuole di natura esclusivamente scientista, laico, e soprattutto profondamente anticattolico.

Clotilde era stata educata a coltivare il libero pensiero sulla scia dei pensatori illuministi quali Rousseau e Voltaire che ancora oggi sono i capisaldi di tutta la presente scuola post-sessantottina europea modellata sulle idee del secolo dei lumi.

Non si studia più la Bibbia e non si insegna più che l’uomo è una creatura di Dio, ma si è fatta largo la teoria del massone Darwin che affermava che l’uomo derivava dalla scimmia – forse nel suo caso era vero – e che aveva anche uno stretto rapporto con Karl Marx, al secolo Mordechai Levy, altro massone di origini ebraiche.

Talmente alta era la stima tra i due che il “fondatore” del comunismo aveva mandato al padre dell’evoluzionismo una copia del suo “Il Capitale” nel quale c’erano delle idee prese in larga parte da altri filosofi collettivisti del secolo precedente, su tutti, Adam Weishaupt, il fondatore della loggia massonica degli Illuminati.

La Bersone piomba in questo mondo senza la corazza della fede e inizia ad avvicinarsi alla massoneria animata forse più che altro da uno spirito di curiosità e di sfida nei confronti di quegli uomini che sedevano ai gradini più alti di questa setta.

Il padre voleva portarla con sé, per iniziarla ai riti massonici e servirsi di lei probabilmente per ascendere ancora di più i gradini delle logge.

L’ingresso nell’alta massoneria della Bersone

Il primo impatto con gli arredi della loggia massonica nella quale Clotilde entra a Costantinopoli è senz’altro traumatico.

La donna si trova circondata da arredi a dir poco inquietanti e chiaramente di natura occulta e satanica.

Lei stessa descrive così quello che vide in quell’occasione.

“In mezzo alla Loggia, d’improvviso mi arrestai, sorpresa; quantunque mio padre si sforzasse di distogliermene, rimasi come bloccata dinanzi ad una bestia strana, di marmo bianco, distesa su un piedistallo, in un’attitudine minacciosa. Uno scettro e una corona spezzati sotto le sue zampe anteriori, e una tiara sotto le zampe posteriori: con sette teste, a volto quasi umano; alcune sembravano di leone senza però rassomigliarvi; altre con delle corna. Una vita strana, indefinibile, emanava da quel mostro, il cui multiplo sguardo sembrava essersi avvinto al mio e mi affascinava… “E’ il Dragone – disse mio padre con voce sorda – qui, lo chiamano Idra, l’Idra della cabala e degli Illuminati.”

Questa scena è straordinariamente simile a quella di fronte alla quale si trovarono i servitori della nobile famiglia romana dei Borghese.

A raccontare questo aneddoto è stato un altro pentito della massoneria, Domenico Margiotta, che ha lasciato una ricca, e ben nascosta dalla storiografia liberale, raccolta di opere nelle quali denuncia tutti gli intrighi della massoneria al tempo del Risorgimento e come solo e soltanto la forza della libera muratoria, assieme all’appoggio della famigerata famiglia di banchieri Rothschild, permise di uccidere diversi monarchi degli Stati pre-unitari e di togliere allo Stato pontificio i suoi possedimenti.

Il massone pentito Domenico Margiotta

I risorgimentali non erano certo animati da nobili intenti “patriottici” come volevano far credere ma erano piuttosto tutti mossi dal comune odio contro la Chiesa Cattolica, quella istituzione che ai loro occhi rappresentava il sommo ostacolo verso la cosiddetta Repubblica universale.

Margiotta scrive quando accadde dentro il palazzo Borghese che era stato dato in uso ad Adriano Lemmi, un altro famigerato personaggio del quale si è parlato in diverse occasioni.

Lemmi era il protetto del massone Giuseppe Mazzini, e dopo la morte di quest’ultimo nel 1872, il suo potere all’interno della massoneria italiana e internazionale crescerà a dismisura tanto da diventare egli stesso il capo supremo della massoneria mondiale in virtù della sua segreta adesione al rito palladiano, una sorta di superloggia alla quale appartengono soltanto pochissimi iniziati, le vere menti della massoneria.

Nell’opera di Margiotta intitolata “Le palladisme” si legge che la famiglia Borghese voleva tornare nuovamente in possesso del suo palazzo, ma gli uomini di Lemmi erano restii a lasciar entrare i servitori della nobile casata in una stanza che era chiusa.

I servitori del capo della massoneria alla fine dovettero cedere e lasciarono entrare gli uomini dei Borghese che si trovarono di fronte una scena raccapricciante.

La stanza era adornata alle pareti da drappi rossi e neri. In fondo ad essa, c’era una raffigurazione nientemeno che di Satana, e sotto questa c’era un altare sopra il quale si praticavano i vari sacrileghi riti seguiti dai massoni, specialmente quelli di grado più alto.

La verità che trapela da questa rivelazione è inequivocabile.

La massoneria ai vari iniziati di rango inferiore non rivela mai apertamente cosa essa davvero adora.

Preferisce trincerarsi dietro la criptica espressione del “Grande Architetto dell’Universo”, una entità misterica dietro la quale in realtà non si cela altro che Lucifero, l’angelo caduto.

Ai vari aspiranti massoni non viene mai detta subito tale verità nel timore di poterli spaventare e far rivelare al mondo esterno l’inconfessabile segreto della libera muratoria.

Soltanto dopo un attento processo di “valutazione” interna da parte dei capi della massoneria si giudica il candidato più adatto per salire i gradini dei 33 gradi, e anche oltre, che portano alla rivelazione suprema e ultima della natura luciferiana e anticristiana di questa organizzazione.

Il grado superiore segreto della massoneria

Clotilde Bersone ebbe questo “privilegio”.

I vari capi degli Illuminati fondati nel 1776 dal citato Weishaupt avevano chiesto a suo padre di portare la giovane in loggia perché la si voleva iniziare ai misteri più nascosti dell’alta massoneria e la si voleva usare meglio per gli scopi dell’organizzazione.

Una volta superato lo choc di vedere che ai gradi più alti della massoneria si venera apertamente il dragone, ovvero Satana, Clotilde entra in un’altra stanza nella quale trova il quadro di un personaggio citato poco fa, ovvero Giuseppe Mazzini.

La Bersone narra così quello che vide.

Era il ritratto di Giuseppe Mazzini, capo supremo dell’Antica Carboneria, poi del Consiglio dei Maestri Perfetti da dove si era originata questa nuova sètta di Illuminai Superiori che presiedeva, a sua volta, su tutti  i massoni dei gradi inferiori. Mazzini, ritto, s’appoggiava a un Dragone come quello della sala. Teneva in mano una corona reale, da cui sembrava strapparne ad un ad una le gemme, con un ghigno sarcastico e crudele. Ai sui piedi il suolo era cosparso di crani e ancora coperti o di mitra o di diadema. dietro il tribuno, si ergeva una donna, fluida e bianca, che con una mano porge a a Mazzini una coppa piena di sangue fino all’orlo, e nell’altra teneva un globo terrestre, al piede s’avvinghiava un serpente, Mazzini indossava un magnifico costume che, poi, ho veduto essere quello del Grand’Oriente delle Grandi Logge degli Illuminati.”

La testimonianza dell’aspirante massona acquista ancora più credibilità perché essa coincide perfettamente con quanto rivelato da Domenico Margiotta nella sua produzione saggistica sulla massoneria di alto livello.

Giuseppe Mazzini fino agli ultimi anni della sua vita era appunto parte di quel circolo segreto, il cosiddetto  e già citato rito palladiano, del quale facevano parte anche personaggi come Albert Pike che fino alla sua morte è stato il leader universale della massoneria prima di lasciare il testimone ad Adriano Lemmi, discepolo dello stesso Mazzini.

La Bersone era entrata, per così dire, nel “sancta sanctorum” della massoneria più alta, il livello superiore che governava ogni singola loggia del mondo e del quale soltanto pochissimi eletti sono a conoscenza.

La massoneria, come si vede, fa credere al pubblico esterno che i suoi capi siano i cosiddetti Gran maestri del 33° grado, ma al di sopra di essi ci sono i veri burattinai delle logge che impartiscono nel segreto più assoluto a tutti le varie direttive da eseguire.

Tempo addietro qualche magistrato, come Agostino Cordova, si stava avvicinando al piano più elevato delle logge massoniche prima appunto di essere fermato da altri magistrati come la moglie di Bruno Vespa, Augusta Iannini, che gli sfilarono e l’archiviarono in quel porto delle nebbie che è la procura di Roma.

Una volta entrata a contatto con quel mondo orribile, Clotilde sembra voler iniziare a scalare il potere di quelle logge segrete per vedere fino a dove esso si spinge e mentre lo fa sembra coltivare al tempo stesso il segreto intento di uno spirito di rivalsa nei confronti di quegli uomini che disprezzava.

I riti satanici dei leader della libera muratoria

Iniziano così i riti più abominevoli che si possano immaginare.

La donna dopo essere stata marchiata a fuoco dal suo amante e massone di altissimo grado, il futuro presidente degli Stati Uniti, James Garfield, e dopo aver eseguito un omicidio rituale è costretta ad eseguire gli ordini dei suoi superiori senza discutere.

E’ così che viene chiamata un giorno a procurarsi delle ostie durante la settimana Santa per mettere in atto una serie di riti dissacratori così tanto amati dai massoni.

Clotilde riluttante esegue e narra quello che viene fatto con queste ostie durante il giorno della Passione di Cristo.

Confondendomi deliberatamente all’afflusso degli Affiliati, che in silenzio si recavano al piano superiore, mi trovai nella Camera Verde, ove aspettammo gli Iniziati e gli Adepti. Appena giunti, si iniziò, se così si può osar dire, la festa, con una cerimonia comune. Al muro della sala, dal lato del Posto di vigilanza, era addossato un altare di marmo bianco, il cui centro portava un incavo. Al di sopra, giaceva un agnello, anch’esso di marmo; la sua testa era coronata di spine e le zampe trafitte da chiodi, il cuore trapassato da una lancia. Non c’era bisogno di spiegare questo simbolismo. Il Dragone e l’Agnello; il Cristo e l’Anticristo: tutto il vero segreto della Massoneria universale era là, schiacciando i miei occhi che non volevano vedere. Ed é per questo che questa festa della crocifissione è la Pasqua trionfale delle Logge; per questo tutte le Logge, in luogo della domenica dei cristiani, sognano, un po’ dappertutto sulla terra, di fare del venerdì il loro giorno di riposo e di baldoria per commemorare la loro vittoria. Quando furono tutti riuniti e disposti dinanzi questo apparato, un Fratello postulante, salendo l’altare, afferrò un agnello vivo, lo scannò e, metodicamente, lo trafisse con tutti gli strumenti della Passione, come nell’Agnello di marmo. Ne distaccò poi la testa, i piedi e il cuore, cinicamente e sapientemente seviziati dalle sue mani, e questi pezzi gettò, come per purificar tutto col fuoco, nel braciere di bronzo, dove fu immerso nella coppa di marmo, come per purificare tutto con l’acqua. Il sacrificatore, allora, si lavò le mani nel sangue che riempiva la cavità in mezzo all’altare; afferrò il ciborio, ne consumò l’Ostia consacrata, stritolò e insozzò a suo piacimento le altre ostie, recitando in ebraico la parodia di un testo sacro: “Non sei più tu che vivi, ma io che vivo in te, e t’immolo con le tue stesse mani”!

I signori che governano la massoneria, come si vede, sono gli uomini più degenerati e corrotti che il genere umano abbia mai visto.

Il Venerdì Santo che per i cristiani e i cattolici è un giorno di penitenza e di ringraziamento per il sacrificio offerto da Gesù sulla croce, per i liberi muratori è un giorno da oltraggiare con un sacrificio blasfemo di un agnello, parodia del Cristo agli occhi dei massoni, seguito poi da una dissacrazione dell’ostia consacrata che rappresenta il corpo di Cristo.

Nelle pagine di Pasque di Sangue, il libro “proibito” di Ariel Toaff, si narra di sacrifici simili da parte delle comunità ebraiche nei secoli passati che utilizzavano sacrificare alcuni bambini, come riferisce tra gli altri il pittore ebreo Israel Wolfgang, per dissanguarli e oltraggiare ancora una volta la morte di Cristo sulla croce.

Tolto ogni orpello misterico ed esoterico, la massoneria si rivela per essere null’altro che una espressione del satanismo più sfrenato e sacrilego praticato dalle varie “elite” che governano questa setta satanica.

La Bersone dopo aver assistito a questo ripugnante atto partecipa all’atto successivo che vede un altro bestiale omicidio rituale di un malcapitato portato nella stanza del sacrificio, seguito poi da un’altra profanazione delle ostie e del crocefisso spezzato e gettato sulla tavola imbandita nella quale i vari appartenenti a questo grado più elevato della massoneria brindavano alla morte del papa e alla morte della Chiesa Cattolica.

Se c’era un massimo livello di degradazione morale e spirituale, quello era il quale era arrivata la giovane donna piombata nelle viscere della più spinta depravazione satanica.

Qualcosa però inizia a cambiare nell’animo di Clotilde. Dopo aver invocato più volte Satana, si rende conto che questi non è altro che un falso dio e che invece è Cristo il vero Dio al quale l’angelo caduto deve soggiacere.

La sua ribellione viene notata dagli altri massoni e viene allontanata e rinchiusa in una casa di tolleranza per punizione nella quale rimane incinta, ma ormai la conversione della donna è inarrestabile.

Risoluta nel non voler consegnare il suo bambino al Moloch, e la donne cita esplicitamente la divinità ebraico-babilonese alla quale si sacrificavano gli infanti, la Bersone decide di prendere i voti, diviene suora, e rivela quanto da lei testimoniato nelle sue memorie consegnate agli uomini di Chiesa che le tradussero e le hanno fatte arrivare oggi a noi.

Gli altri membri degli Illuminati vengono informati da lei stessa di quanto fatto da lei, e così Clotilde va incontro al suo martirio quando viene uccisa e crocefissa nella loggia di Parigi dove un tempo lei stessa partecipava alla varie profanazioni massoniche.

La storia di questa donna, dimenticata e conosciuta da pochi, è ancora oggi una lezione fondamentale sulla vera natura della massoneria ma soprattutto è una lezione sulla straordinaria unicità della religione cattolica.

Anche il più dannato può redimersi se riscopre la fede.

Nessuna loggia massonica potrà mai fare nulla contro la verità e la forza del cristianesimo.

 

Fonte: https://www.lacrunadellago.net/clotilde-bersone-confessioni-di-una-ex-sacerdotessa-della-massoneria/

Trump, la Dottrina Monroe e le Sfide dell’Unione Europea.

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di Matteo Castagna

E’ necessario fornire un’analisi sull’insediamento di Donald Trump che vada oltre la retorica propagandistica e le opposte tifoserie. E’ un’operazione che non si fa mai a caldo, ma dopo aver riflettuto ed aver osservato le reazioni. Contrappesi, contingenze, contesti possono essere determinanti, in politica, fino a bloccare il potere esecutivo di qualsiasi inquilino della Casa Bianca. L’abbiamo visto con la denuncia degli Stati in mano ai Democratici, che hanno bloccato l’ordine esecutivo contro lo ius soli, portando la questione in tribunale.

Lo vedremo, se il Congresso darà sempre l’assenso, a maggioranza, ai provvedimenti, perché il Presidente non può fare tutto ciò che vuole, in quanto dispone di vincoli costituzionalmente garantiti. Un altro esempio concreto è rappresentato dall’ordine di sospendere i finanziamenti all’estero per 90 giorni, che, però, a quanto sembra dalle fonti documentali e personali del Financial Times, escluderebbe l’Ucraina.

Anche lo sfegatato “no vax” Robert Kennedy jr., nominato ministro della Sanità americana, ha già tirato il freno a mano rispetto alla campagna elettorale, dicendo di non voler più gettare i vaccini nella pattumiera, ma soltanto di dare loro maggiore trasparenza.

Ciononostante, la narrativa del presidente nel suo discorso di insediamento del 20 gennaio 2025 ha davvero rivelato molto, sia della volontà, sia della sua impostazione mentale, sia della visione d’insieme, che sarà attribuita alle scelte della nuova amministrazione.

Ciò che ha fatto impazzire molti progressisti è stata la presenza alla cerimonia dei grandi magnati del tecno-capitalismo americano: Mark Zuckerberg (Meta),  Sundar Pichai (Google), Jeff Bezos (Amazon) e Elon Musk (X, SpaceX, Tesla). E’ una dimostrazione di forza di chi promette di rendere il Paese “più grande, più forte, molto più eccezionale” di prima. “Da oggi, il declino dell’America è finito”, ha specificato The Donald.

Brucia ai globalisti che nessuno di questi uomini più potenti della terra fosse presente all’insediamento di Joe Biden, nel 2020, quando l’ospite più importante fu Lady Gaga. Quattro anni fa, non ci furono esponenti politici stranieri. Stavolta, invece, non è passata certo inosservata la presenza, assai eloquente, di Giorgia Meloni per l’Europa e del presidente argentino Javier Milei per l’America Latina.

Il codazzo di pubbliche rosicate si è letto solo da esponenti di centro-sinistra nostrani, che non perdono mai l’occasione di dimostrare totale mancanza di senso delle Istituzioni e invidie personali, ossia di gran provincialismo, il quale è sempre oggetto di scherno, Oltreoceano.

Per non parlare, poi, della ridicola levata di scudi dei soloni del nostro politicamente corretto per il saluto di Musk, così grave da aver meritato la risata dell’autore, l’indifferenza dei media e dei politici americani e, addirittura, parole ampiamente distensive da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che conosce come un po’ eccentrico il miliardario di origine sudafricana, ma non certo come un nazista antisemita. Queste accuse hanno prodotto fiumi d’inchiostro inutile solo qui e perdite di tempo sui social. Un antico proverbio dice che “con l’inchiostro, una mano può innalzare un furfante ed abbassare un galantuomo”, sembrando descrivere alla lettera il modello comunicativo di certa stampa sinistra occidentale.

Sul piano economico, da tempo l’immagine prevalente nei discorsi dei nuovi presidenti è quella di un Paese che deve risollevarsi da una crisi non grave, ma capitale. Lo disse Obama nel 2009, Trump nel 2017, Biden nel 2021, e di nuovo Trump stavolta. Da questo punto di vista, la novità è il tono particolarmente religioso usato da Donald Trump, che assume direttamente su di sé, la capacità di assicurare “il ritorno dell’età dell’oro”. Un po’ come faceva Silvio Berlusconi, quando si riteneva l’ unto dal Signore, in grado di liberare l’Italia dall’egemonia comunista.

“Il proiettile di un assassino mi ha strappato l’orecchio – ha ricordato riferendosi all’attentato subito a Butler, Pennsylvania il 13 luglio durante un comizio – ma Dio mi ha tenuto in vita per riportare l’America alla sua grandezza”. Trump ha, spesso, espresso in passato questo concetto, ma l’ufficialità del discorso d’insediamento ci porta a constatare che il nuovo presidente riconosce il divino come fonte di legittimazione del proprio potere.

Lo stesso George Washington, nel suo discorso di insediamento, nel 1789, davanti al Congresso, parlò di una repubblica che “per meritare il sorriso benevolo del Cielo” avrebbe dovuto seguire “le regole eterne dell’ordine e della legge”. Non il contrario. Ed è in questo solco che si possono mettere gli ordini esecutivi relativi all’etica, ossia l’abrogazione dei “generi” provenienti dall’ideologia gender e woke, per il ritorno agli unici sessi “maschio e femmina”, come Dio li creò.

Nell’ottica di una dimensione religiosa va vista anche la volontà di iniziare le cerimonie d’insediamento in chiesa, sebbene la “vescovessa” evangelica si sia lasciata trasportare in un patetico sermone sui presunti bambini gay e trangender da tutelare. Potrebbe essere motivo di riflessione, da approfondire con il suo amico e collaboratore Mel Gibson, cattolico tradizionalista, per l’inizio di un processo di conversione, a Dio piacendo.

La Costituzione, che spesso è il cuore dei discorsi di inaugurazione dei presidenti, è stata quasi del tutto ignorata da Trump, così come il Congresso (questo, ignorato del tutto). Il presidente ha immediatamente firmato circa cento ordini esecutivi, cioè dei decreti, nonostante disponga della maggioranza sia alla Camera che al Senato, per dimostrare, subito, come un vulcano, che lui è l’uomo del fare, al contrario del predecessore.

Tra di essi, fondamentale perché gli effetti si ripercuoteranno anche in Europa, è la chiusura dei rubinetti all’Organizzazione Mondiale della Sanità e un segnale politico importante è l’uscita dagli Accordi di Parigi sulla lotta al cosiddetto riscaldamento globale, cui Trump non crede. Il concetto è stato ribadito a Davos, al meeting del World Economic Forum, che ha fatto del green Deal la sua bandiera, ma che il tycoon ha subito ammainato, con parole severe e tranchant.

Il Presidente, come altro pilastro della sua legittimazione, ha sottolineato l’ampiezza della sua vittoria elettorale, con un’America “che si unisce sul mio programma”: “abbiamo vinto tutti gli swing States”, “abbiamo guadagnato consensi in tutte le categorie”, “abbiamo vinto il voto popolare di milioni di voti”.

Il 5 novembre Trump si è imposto con il 49,8% e 77 milioni di voti, contro il 48,3% di Kamala Harris e 75 milioni di voti. La vittoria c’è tutta ed è stata riconosciuta dagli avversari, ma i numeri dicono che l’America non è propriamente unita sul suo programma.

Su questo, il neo-eletto presidente dovrà prestare particolare attenzione perché, se da un lato la polarizzazione del voto è una caratteristica che include anche il terzo polo, formato dall’ astensionismo, determinati errori potrebbero essergli fatali per il futuro.

Non perderà consensi sul pugno di ferro verso l’immigrazione clandestina, che vede nei sondaggi un ampio consenso, allargato a moltissimi elettori democratici, ma dovrà tenere presente quanto gli statunitensi desiderino la pace e la tranquillità economica, in un ordinato sistema sociale, che sappia anche creare welfare e andare incontro alle fasce più deboli della popolazione.

Anche individuare una specifica urgenza nazionale è stato tipico degli ultimi discorsi di insediamento. Per Obama fu come far funzionare il mercato e lo stato in maniera più giusta per tutti (si era poco dopo lo scoppio della crisi del 2008), per il Trump del primo mandato fu “restituire il potere al popolo”, per Biden fu la difesa della democrazia (si era poco dopo l’assalto a Capitol Hill).

Trump ha trasformato l’urgenza in “emergenza”: l’immigrazione clandestina, contro la quale verranno utilizzati tutti i mezzi a disposizione, compreso l’abolizione del diritto alla cittadinanza americana per i bambini che nascono da persone che si trovano negli USA irregolarmente. “Milioni di stranieri criminali saranno rimpatriati”, garantisce il Presidente.

Ma c’è una seconda “emergenza nazionale”: quella energetica. Da quasi dieci anni gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica, ossia vendono all’estero molta più energia (gas e petrolio) di quanta ne comprino. Ma con l’espressione Drill, baby, drill (“trivella, baby, trivella”) il nuovo presidente promuove un ulteriore aumento della produzione nazionale di idrocarburi, con l’obiettivo, dice, di abbassare i prezzi. Prezzi che al momento sono determinati dall’intesa sostanziale tra Arabia Saudita e Russia. Presto ci sarà un incontro con Putin, in cui saranno vari i dossier aperti, mentre quello dell’Ucraina di Zelensky non sembrerebbe preoccupare più di tanto. Per alcuni analisti sarebbe forte la tentazione di Trump di lasciare la patata bollente alla UE.

Al contrario di molti altri predecessori, compreso l’ultimo repubblicano, George W. Bush, che nel 2001 si era mantenuto su temi di principio, come la responsabilità individuale e la partecipazione civica, da stimolare durante il suo mandato (sarebbe poi stato ricordato per aver lanciato le disastrose guerre di Afghanistan e Iraq), Trump è sceso molto nel dettaglio. In particolare, ha garantito che l’America ricostruirà la sua potenza industriale, che oggi è doppiata dalla Cina, partendo dalla produzione di automobili, vecchia gloria nazionale, ormai sbiadita.

Per fare questo, gli Stati Uniti “si dis-impegneranno dalle aree di conflitto nel globo”, per concentrarsi sulle proprie esigenze locali. Qui arriva il riferimento a Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e alleato di Trump, capace di costruire egemonia attraverso i suoi canali comunicativi. Musk “porterà l’America su Marte”. E Musk sarà il titolare del nuovo “ministero dell’Efficienza”, che si occuperà di tagliare la spesa pubblica, con l’obiettivo ideale di diminuirla del 75%.

A questo punto, pare che Trump voglia riprendere ed attualizzare la cosiddetta “dottrina Monroe”, che indica un messaggio ideologico del Presidente degli Stati Uniti James Monroe, contenuto nel discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato innanzi al Congresso, il 2 dicembre 1823, che esprime l’idea della supremazia degli States nel continente americano. Monroe affermò, in quel discorso, che qualsiasi intromissione di potenze straniere negli affari politici del continente americano, sarebbe stata considerata ostile.

Con un linguaggio più moderno ciò significa che la dottrina Monroe annunciava al mondo che gli USA erano decisi a preservare la propria integrità territoriale, soprattutto contro le pretese e le rivendicazioni sulla costa nordoccidentale del Pacifico. Roosevelt adattò questa teoria alla sua politica e Trump sembrerebbe voler riprendere in mano, anche nelle questioni riguardanti il Canada e la Groenlandia, ma soprattutto nell’apparente volontà di rimanere fuori dall’interventismo in Europa, che ha caratterizzato le politiche americane dal 1945 ad oggi.

Sarà pronta l’UE a camminare con le sue gambe? Ecco la sfida che, forse, i burocrati di Bruxelles non hanno ancora colto, ma che sarebbe una grande opportunità di indipendenza e sovranità per costruire un’Europa politica forte, che sappia cooperare con tutto il resto del mondo in un sistema multipolare in cui tutti i Paesi possano fornire il meglio delle loro eccellenze.

Trump dedica la sua conclusione all’America mitica ed eccezionale “che ha superato tutte le sfide che ha incontrato”, “che ha formato i più straordinari cittadini della Terra”, “che tornerà a vincere come mai prima”, “che fermerà tutte le guerre”. Non c’è più notizia dell’impegno di chiudere la guerra in Ucraina “nel primo giorno del mio mandato”, preso in campagna elettorale. Ma c’è la rivendicazione del cessate il fuoco tra Hamas e Israele, concesso dal premier Netanyahu, tre giorni prima del discorso, poco dopo aggirato dall’esercito israeliano con una serie di attacchi micidiali in Cisgiordania.

“La nostra società sarà basata esclusivamente sul merito”, dice riferendosi all’impegno di eliminare tutte le regole in difesa di minoranze e categorie protette. “La libertà di espressione trionferà e non ci sarà più censura”, dice riferendosi alla pratica da imporre non solo sulle reti sociali, ma anche nei media tradizionali, di eliminare il fact-checking, il controllo fattuale, prima della pubblicazione di dichiarazioni pubbliche.

“Da oggi, gli Stati Uniti d’America saranno un Paese libero e indipendente”, chiude Trump. Noi ce lo auguriamo anche per l’Europa.

 

 

Fonte: https://www.marcotosatti.com/2025/01/27/trump-la-dottrina-monroe-e-le-sfide-dellunione-europea-matteo-castagna/

Morte del GEC, braccio armato della Disinformazione e Censura del Governo USA

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EDITORIALE

di Matteo Castagna per Stilum Curiae di Marco Tosatti https://www.marcotosatti.com/2024/12/28/morte-del-gec-braccio-armato-della-disinformazione-e-censura-del-governo-usa-matteo-castagna/

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul panorama geopolitico. Buona lettura e condivisione.

di Matteo Castagna

The Guardian ci informa che l’ ex capo della NatoJens Stoltenberg, è stato nominato nuovo co-presidente dell’influente Club Bilderberg, uno dei think thank sovranazionali, di indirizzo globalista, più noti al mondo.

Stoltenberg assume ora la presidenza del suo principale forum di discussione: un evento di quattro giorni ferocemente privato, frequentato da primi ministri, commissari dell’UE, capi di banche, amministratori delegati di aziende, leader dell’intelligence e, pure giornalisti. La sua nomina a co-presidente del Bilderberg consolida il ruolo del gruppo, al centro della strategia transatlantica. 

Nel frattempo, in America iniziano i cambiamenti della nuova era Trump. I“Global Engagement Center” del Dipartimento di Stato, accusato di censurare gli americani, chiude i battenti“Il Dipartimento di Stato si è consultato con il Congresso in merito ai prossimi passi”, ha affermato un portavoce.

Morgan Phillips e Michael Dorgan, con la supervisione del direttore esecutivo di Fox News, Mike Benz, hanno realizzato un servizio molto importante. Il “centro di disinformazione estera” del Dipartimento di Stato, accusato dai conservatori di censurare i cittadini statunitensi, ha chiuso i battenti, questa settimana, per mancanza di finanziamenti.

Elon Musk aveva definito il Global Engagement Center (GEC), fondato nel 2016, il “peggior trasgressore della censura del governo statunitense e della manipolazione dei media”, e i suoi finanziamenti sono stati revocati, come parte del National Defense Authorization Act (NDAA), la legge politica annuale del Pentagono.

“Il Global Engagement Center cesserà per effetto di legge [entro la fine della giornata] il 23 dicembre 2024”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato in una dichiarazione.

I legislatori avevano inizialmente incluso i finanziamenti per il GEC nella sua risoluzione continua (CR), o disegno di legge per finanziare il governo oltre la scadenza di venerdì. Ma i conservatori si sono tirati indietro da quella versione del disegno di legge sui finanziamenti, che è stato riscritto senza fondi per il GEC e altri finanziamenti. L’agenzia aveva un budget di circa 61 milioni di dollari e 120 persone nello staff.

In un momento in cui avversari come l’Iran e la Russia seminano disinformazione in tutto il mondo, i repubblicani hanno visto poco valore nel lavoro dell’agenzia, sostenendo che gran parte delle sue analisi di disinformazione è già offerta dal settore privato.

Il GEC, secondo il giornalista Matt Taibbi“ha finanziato un elenco segreto di subappaltatori e ha contribuito a creare una nuova forma insidiosa e idiota di lista nera” durante la pandemia.

L’anno scorso, Taibbi ha utilizzato i file di Twitter in cui il GEC “ha segnalato account come ‘personaggi e proxy russi’ in base a criteri come ‘descrivere il Coronavirus come un’arma biologica ingegnerizzata’, incolpare ‘la ricerca condotta presso l’istituto di Wuhan’ e ‘attribuire la comparsa del virus alla CIA’”.

“Lo Stato ha anche segnalato account che hanno ritwittato la notizia che Twitter aveva bandito il popolare sito web statunitense ZeroHedge, sostenendo che ‘ha portato a un’altra raffica di narrazioni di disinformazione’“. ZeroHedge aveva fatto dei rapporti ipotizzando che il virus avesse un’origine di laboratorio.

Il GEC fa parte del Dipartimento di Stato, ma collabora anche con il Federal Bureau of Investigation, la Central Intelligence Agency, la National Security Agency, la Defense Advanced Research Projects Agency, lo Special Operations Command e il Department of Homeland Security. Il GEC finanzia anche il Digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council.

Il direttore del DFRLab Graham Brookie ha precedentemente negato l’affermazione secondo cui utilizzano i soldi delle tasse per tracciare gli americani, affermando che le sovvenzioni del GEC hanno “un focus esclusivamente internazionale”.

Un rapporto del 2024 della Commissione per le piccole imprese della Camera guidata dai repubblicani ha criticato il GEC per aver assegnato sovvenzioni a organizzazioni il cui lavoro include il tracciamento di informazioni errate nazionali ed estere e la valutazione della credibilità degli editori con sede negli Stati Uniti, secondo il Washington Post.

La causa è stata intentata dal procuratore generale del Texas Ken Paxton, The Daily Wire e The Federalist, che hanno citato in giudizio il Dipartimento di Stato, il Segretario di Stato Antony Blinken e altri funzionari governativi all’inizio di questo mese per “aver preso parte a una cospirazione per censurare, deplatformare e demonetizzare i media americani sfavoriti dal governo federale”.

“Il Congresso ha autorizzato la creazione del Global Engagement Center espressamente per contrastare la propaganda e la disinformazione straniere”, ha affermato l’ufficio del procuratore generale del Texas in un comunicato stampa. “Invece, l’agenzia ha trasformato questa autorità in un’arma per violare il Primo Emendamento e sopprimere le opinioni degli americani garantite dalla Costituzione.

La denuncia descrive il progetto del Dipartimento di Stato come “una delle più atroci operazioni governative per censurare la stampa americana nella storia della nazione”.

La causa sostiene che The Daily Wire, The Federalist e altre organizzazioni di notizie conservatrici erano state etichettate come “inaffidabili” “rischiose” dall’agenzia, “privandole di entrate pubblicitarie e riducendo la circolazione dei loro reportage e servizi, il tutto come risultato diretto del piano di censura illegale [del Dipartimento di Stato]”.

Nel frattempo, America First Legal, guidata da Stephen Miller, la scelta del presidente eletto Trump per il ruolo di vice capo dello staff per la politica, ha rivelato che il GEC aveva utilizzato i soldi dei contribuenti per creare un videogioco chiamato “Cat Park” per “vaccinare i giovani contro la disinformazione” all’estero.

Il gioco “vaccina i giocatori … mostrando come titoli sensazionalistici, meme e media manipolati possono essere utilizzati per promuovere teorie cospirative e incitare alla violenza nel mondo reale”, secondo un promemoria ottenuto da America First Legal.

La Foundation for Freedom Online, ha affermato che il gioco era “anti-populista” e promuoveva determinate convinzioni politiche invece di proteggere gli americani dalla disinformazione straniera, secondo il Tennessee Star.

Da notare che in Italia non esiste una struttura governativa di controllo della veridicità delle notizie e contro le censure. L’Ordine dei Giornalisti dovrebbe essere titolato a questo compito, ma, spesso, lo adempie solo su segnalazione. 
Invece, sarebbe opportuno evitare la faziosità, la manipolazione delle notizie e la mancanza di controllo sui media di Stato con uno strumento legislativo simile, che dipenda dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed abbia poteri concreti, perché in un mondo ove le informazioni sono già vecchie dopo poche ore, disporre di una comunicazione pubblica corretta dovrebbe rientrare tra i diritti degli italiani.

La strada per formare la nuova Commissione europea è lunga

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ELEZIONI EUROPEE

di Federico Gonzato su https://pagellapolitica.it/articoli/calendario-tappe-nuova-commissione-europea 

Una per una, abbiamo messo in fila tutte le prossime tappe da conoscere sui lavori del nuovo Parlamento europeo appena uscito dal voto     LEGGI ANCHEGuida al Parlamento europeo per principianti

Archiviati i risultati delle elezioni europee, il percorso che porterà alla formazione del nuovo Parlamento europeo e successivamente della nuova Commissione europea sarà parecchio lungo, e si concluderà a tutti gli effetti soltanto il prossimo dicembre.

Dalla formazione dei vari gruppi politici fino alla creazione del nuovo governo dell’Ue, abbiamo raccolto tutte le date fondamentali da tenere a mente.

10 giugno-15 luglio 2024
Dopo le elezioni europee iniziano i negoziati tra i vari partiti a livello europeo per la costituzione dei gruppi politici nel Parlamento europeo. All’interno del Parlamento europeo, i parlamentari non sono infatti raggruppati in base al loro Paese di provenienza, ma sono suddivisi in gruppi. Ognuno di questi gruppi è espressione di uno o più partiti europei, ma può contenere al suo interno parlamentari di forze politiche che non fanno parte di nessun partito europeo.

Un gruppo politico deve essere composto da almeno 23 deputati eletti in almeno un quarto degli Stati membri, ossia almeno sette. Per ottenere il riconoscimento ufficiale, i gruppi politici devono comunicare al Parlamento europeo il loro nome, la loro dichiarazione politica e la loro composizione entro il 15 luglio.

Nel nuovo Parlamento europeo il gruppo più numeroso sarà quello del Partito Popolare Europeo (PPE), a cui appartiene Forza Italia, e che ha eletto 186 parlamentari; il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), di cui fa parte il Partito Democratico, è il secondo con 135 membri. Il terzo gruppo è Renew Europe, ossia i liberali, con 79 parlamentari. A destra ci sono i Conservatori e Riformisti Europei, al quale fa parte Fratelli d’Italia, con 73 parlamentari. Più a destra c’è il gruppo sovranista di Identità e Democrazia, a cui aderisce la Lega, con 58 membri. Sul fronte opposto ci sono i Verdi (53 parlamentari) e il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo (36). Poi c’è il gruppo dei cosiddetti “Non iscritti”, con 45 membri, di cui fanno parte i parlamentari che non hanno aderito a nessun gruppo, come quelli eletti del Movimento 5 Stelle. Al momento, altri 55 parlamentari europei neoeletti non sono affiliati nemmeno al gruppo dei “Non iscritti”. In queste settimane questi parlamentari potrebbero aderire a uno dei gruppi del Parlamento europeo già esistenti, crearne uno nuovo o decidere di entrare ufficialmente in quello dei “Non iscritti”.

27-28 giugno 2024
Il Consiglio europeo si riunisce per trovare un accordo sul candidato alla presidenza della Commissione europea, da proporre al Parlamento europeo. Il Consiglio europeo è l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’Ue. La scelta del candidato alla presidenza della Commissione Ue è fatta sulla base dei risultati delle elezioni europee e sulla disponibilità dei vari gruppi politici europei a sostenere il nuovo governo dell’Ue. Per esempio, nel 2019 l’attuale presidente Ursula von der Leyen è stata proposta per l’incarico in quanto membro del Partito Popolare Europeo (PPE), prima forza politica nel Parlamento europeo. La candidatura di von der Leyen è stata poi sostenuta anche dal gruppo dei Socialisti e Democratici e da Renew Europe, che insieme ai Popolari hanno formato la maggioranza che ha guidato l’Ue negli ultimi cinque anni.

In occasione delle elezioni europee di quest’anno, il PPE ha scelto von der Leyen come suo Spitzenkandidat (una parola tedesca traducibile in italiano con “candidato di punta”) alla presidenza della Commissione Ue, per svolgere quindi un secondo mandato da presidente. Nella riunione di fine giugno, il Consiglio europeo cercherà di trovare un accordo anche sul candidato alla carica di presidente del Consiglio europeo, che dovrà essere eletto dal Consiglio stesso entro il 1° dicembre 2024. L’attuale presidente del Consiglio europeo è Charles Michel, già primo ministro del Belgio, appartenente alla famiglia politica Renew Europe. Michel è in carica dal 1° dicembre 2019 e il 24 marzo 2022 è stato rieletto per un secondo mandato, che scadrà il prossimo 30 novembre.

16-19 luglio 2024
Il Parlamento europeo si riunisce per la prima sessione plenaria della nuova legislatura, ossia la decima dal 1979 a oggi. Per “sessione plenaria” si intende la riunione di tutti i membri del parlamento nella sua sede di Strasburgo, in Francia. La prima seduta plenaria del Parlamento europeo sarà presieduta dalla presidente uscente, Roberta Metsola, deputata europea del PPE.

Nella prima seduta il Parlamento europeo elegge il suo presidente, oltre a 14 vicepresidenti e a 5 questori. Il presidente del Parlamento europeo è eletto tra una serie di candidati presentati dai vari gruppi politici e deve ottenere il voto della maggioranza assoluta dell’assemblea. Se dopo tre scrutini nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta, al quarto scrutinio vanno soltanto i due deputati che al terzo scrutinio hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti al quarto scrutinio, è proclamato eletto il candidato più anziano. Secondo lo stesso criterio sono eletti i vicepresidenti e i questori.

Immagine 2. L'attuale presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola – Fonte: Ansa

Immagine 2. L’attuale presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola – Fonte: Ansa
22-25 luglio 2024
Si costituiscono le varie commissioni parlamentari del Parlamento europeo. Le commissioni parlamentari sono “piccole assemblee” interne al Parlamento europeo, dove i parlamentari esaminano per esempio le norme dell’Ue. Le commissioni del Parlamento europeo sono in totale 20 e ognuna si occupa di un argomento specifico, dall’economia all’ambiente, passando per il lavoro. Ogni parlamentare europeo deve fare parte di una commissione.
16-19 settembre 2024
Sono le date previste al momento per l’elezione del presidente della Commissione Ue da parte del Parlamento europeo. Il candidato presidente scelto dal Consiglio europeo presenta al Parlamento il proprio programma politico per la legislatura, e al termine della presentazione il Parlamento la discute. Dopo la discussione si passa alla votazione a scrutinio segreto: per essere eletto presidente, il candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei parlamentari europei, ossia almeno 361 voti favorevoli sui 720 totali. Se il candidato non ottiene la maggioranza richiesta, il presidente del Parlamento europeo invita il Consiglio europeo a proporre entro un mese un altro candidato da eleggere seguendo la stessa procedura.

Nel 2019 si espressero a favore di Ursula von der Leyen 383 deputati su 747 totali, superando di poco la soglia necessaria per eleggerla presidente. Non è detto comunque che la votazione per l’elezione del presidente della Commissione Ue avvenga tra il 16 e il 19 settembre, ma potrebbe avvenire anche prima. Tutto dipende dal calendario dei lavori del Parlamento, che sarà stabilito dalla conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo in occasione della prima seduta, valutando le trattative interne al Consiglio europeo per la scelta del candidato presidente.

Immagine 3. La cerimonia di passaggio della campanella tra l'ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Ursula von der Leyen, 3 dicembre 2019 – Fonte: Ansa

 La cerimonia di passaggio della campanella tra l’ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Ursula von der Leyen, 3 dicembre 2019 – Fonte: Ansa
Ottobre-novembre 2024
Dopo l’elezione del presidente inizia la fase di formazione vera e propria della Commissione europea con la selezione dei commissari, ossia i 27 membri della Commissione. I commissari svolgono un ruolo simile a quello dei ministri all’interno di un governo e ognuno si occupa di una materia specifica. Per esempio, tra i commissari europei c’è l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, che è in sostanza il ministro degli Esteri dell’Ue ed è anche uno dei vicepresidenti della Commissione stessa.

La scelta dei commissari avviene all’interno del Consiglio europeo e a ogni Paese spetta la designazione di un commissario. Dopo averli scelti, il Consiglio europeo invia l’elenco dei candidati commissari insieme ai loro curriculum alle commissioni del Parlamento europeo competenti per materia e inizia un ciclo di audizioni, che dura circa due mesi, indicativamente tra ottobre e novembre 2024. Ogni commissario deve poi rispondere per iscritto a una serie di domande poste della commissione riguardo vari temi, dalle sue esperienze pregresse ai compiti che svolgerà come commissario. Dopodiché dovrà presentarsi di fronte alla commissione competente per un colloquio orale in cui presenterà per al massimo 15 minuti la sua candidatura e dovrà rispondere alle domande dei parlamentari europei.

Una volta esaminati tutti i commissari, le commissioni invieranno un testo riassuntivo con le loro valutazioni alla conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo, che invierà poi una risoluzione all’assemblea in seduta plenaria.

16-19 dicembre 2024
Il Parlamento europeo si riunisce in seduta plenaria per la votazione sull’intero collegio dei commissari proposti. Durante la discussione, il presidente della Commissione Ue presenta la squadra dei commissari ed espone il suo programma politico. A seguire i deputati discutono sul discorso fatto dal presidente e poi viene messa ai voti l’intera Commissione Ue per un mandato di cinque anni. Il mandato alla Commissione è approvato se ottiene la maggioranza semplice del Parlamento europeo, ossia la maggioranza dei presenti alla votazione.

LA CONFERENZA DI PACE IN SVIZZERA SALTERA’

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di Matteo Castagna* per https://www.2dipicche.news/la-conferenza-di-pace-in-svizzera-saltera/

Multipolare News ci racconta che gli ultimi sondaggi mostrano che ci sarebbe un sostanziale pareggio tra Trump e Biden per le elezioni presidenziali statunitensi. Trump, secondo altri sondaggi, sarebbe in vantaggio solamente di un punto percentuale sull’avversario. Ma la guerra tra Israele e Hamas ha diviso l’elettorato di Biden, con il 44% dei democratici che disapprova la sua gestione del conflitto.

Sembrerebbe che la maggioranza degli intervistati si fidi di Trump per quanto riguarda l’economia e la sicurezza, ma preferirebbe Biden per quanto riguarda il tema dell’aborto (sic!). Quel che fa ben sperare The Donald, è il recupero degli elettori che hanno fatto vincere Biden nel 2020: giovani, neri, ispanici e latini in generale sarebbero, sempre secondo la maggioranza dei sondaggisti, molto disillusi delle politiche e delle continue gaffes dell’attuale presidente.

Scandalo in Ucraina

Sul fronte ucraino, il blogger Vincenzo Lorusso informa dello scoppio di un grande scandalo di corruzione a causa della costruzione di fortificazioni difensive nella regione di Kharkov. Le attuali autorità promuovono questa costruzione da tanto tempo. In Aprile, il presidente Zelensky ha ispezionato le strutture finite. E’ emerso improvvisamente che non ci sono mai state fortificazioni e che decine di milioni di dollari sono stati, a tutti gli effetti, rubati. Infatti, il comandante di una delle unità delle forze armate ucraine, Denis Yaroslavsky ha affermato che la parte ucraina non ha attrezzato né fortificazioni né campi minati. Si è lamentato del fatto che in due anni al confine sarebbero dovute apparire strutture di cemento di “almeno tre piani”, ma non ci sono mai arrivate nemmeno le mine.

La corruzione in Ucraina rimane una delle più alte d’Europa. Lo afferma il rapporto al Congresso USA dell’Ispettore Generale del Pentagono Robert Storch. Egli afferma che il lavoro del Ministero della Difesa dell’Ucraina si basa su tangenti, bustarelle e prezzi eccessivi sugli approvvigionamenti. Secondo Storch, l’opacità del processo di approvvigionamento aumenta il livello di corruzione nel Paese di Zelensky.

Incontro Putin – Xi Jinping

La rivista The Economist ha contato il numero di incontri tra il leader cinese Xi Jinping e leader di altri Stati. Il 16 Maggio il presidente della Russia e il presidente della Repubblica Popolare cinese si sono incontrati per la 43ma volta.

E’ un dato che indica come siano diventati stretti i rapporti tra le due Superpotenze, in un’alleanza che si consolida sempre più a fronte di un Occidente sempre più sfilacciato e indeciso. Anche la Corea del Nord si sta muovendo. L’Agenzia KCNA ha riportato la notizia per cui Kim ha testato con successo un missile balistico tattico, con sistema di guida, “finalizzato allo sviluppo attivo di tecnologie belliche”.

La “conferenza di pace” Ucraina

Intanto, sempre l’Ucraina convocherà la sua “conferenza di pace” in Svizzera il 15 e 16 giugno. Sono stati invitati 160 Paesi. La Russia non vi parteciperà. La Svizzera afferma di aver ricevuto 50 telegrammi di conferma partecipazione. Lo scopo della conferenza è quello di esercitare “un’ampia pressione internazionale” sulla Federazione Russa nel contesto necessario all’Occidente per quanto riguarda le sue azioni in Ucraina.

Il Presidente Xi Jinping ha dichiarato durante durante i colloqui informali a Pechino con Putin, che la Cina sosterrà una conferenza di pace alla quale partecipino sia la Russia che l’Ucraina.

Il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa non parteciperà. ieri il leader brasiliano Josè Inàcio Lula da Silva ha annunciato il suo rifiuto. La CNN spiega che il motivo del rifiuto è che la diplomazia brasiliana non vede il motivo di un incontro di pace che non includa la Russia. Anche l’India si è ritirata.

Insomma, i BRICS+ fanno asse con Putin.

Perfino Joe Biden si è rifiutato di partecipare alla conferenza, evidentemente infruttuosa; non ha motivo di farsi carico di una situazione tossica alla vigilia delle elezioni. E se non ci vanno gli Stati Uniti, che senso ha che ci vadano gli altri? Per alcuni analisti, infatti, l’iniziativa non si farà.

Secondo la DZEN forse una cerchia ristretta di Paesi occidentali e Zelensky firmeranno qualcosa. Gli altri aspetteranno una vera conferenza di pace sull’Ucraina, ma nessuno sa quando né di cosa si parlerà.

 

*Pubblicista, Comunicatore Pubblico e Istituzionale tessera 2353, scrittore, finora di 3 libri e appassionato di Geopolitica, scrive ogni fine settimana, da oltre tre anni per: www.2dipicche.news, www.affaritaliani.it , www.informazionecattolica.it Stilum Curiae: www.marcotosatti.it  e, all’estero, viene tradotto e pubblicato in spagnolo da Voces del Periodista (America Latina) e Info.Hispania (per leggere tutti i suoi numerosi editoriali e articoli andate sulla home page dei media online indicati e scrivete il suo nome e cognome sul motore di ricerca) e, saltuariamente per altri quotidiani o riviste.

 

Stranezze del 7/10: “soffiata” alla Borsa e filmati di sicurezza spariti

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Segnalazione del Centro Studi Federici
“Significative vendite allo scoperto prima del 7/10 di decine di società quotate nella Borsa di Tel Aviv”. Spariti i filmati dalle telecamere di sicurezza al confine con Gaza. L’AI “fabbrica obiettivi” e calcola gli effetti collaterali (!)
“Uno studio condotto da ricercatori della New York University e della Columbia University sostiene che i trader hanno ottenuto informazioni sull’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre, prima che avvenisse, e hanno realizzato operazioni short sulle borse degli Stati Uniti e d’Israele nella prospettiva che i prezzi delle azioni crollassero dopo l’attacco”. Così il sito Globes.. In pratica alcuni operatori americani e israeliani hanno scommesso sul fatto che il prezzo di alcuni titoli sarebbe crollato dopo il 7 ottobre, cosa avvenuta.
 
Nella Finanza si sapeva…
“I ricercatori affermano di aver identificato significative vendite allo scoperto prima dell’attacco di decine di società quotate nella Borsa di Tel Aviv. Dallo studio emerge che tra il 14 settembre e il 5 ottobre sono state realizzate acquisizioni short pari a 4,43 milioni di azioni della Banca Leumi”.
“Dopo l’attacco di Hamas, gli stessi hanno goduto di profitti pari a 3,2 miliardi di shekel. I ricercatori scrivono di non aver notato un aumento cumulativo di acquisizioni short su azioni di società israeliane scambiate sulle borse statunitensi, ma hanno identificato un forte e insolito aumento nella negoziazione di opzioni su tali azioni con date di scadenza poco dopo il 7 ottobre”. Possibile, peraltro, che lo studio abbia rivelato solo la punta dell’iceberg nell’insondabile mare magnum della grande finanza.
Nulla di nuovo sotto il sole: anche in costanza dell’attacco dell’11 settembre si erano registrate operazioni anomale in Borsa, che avevano permesso a tanti di lucrare su quanto poi sarebbe avvenuto. Quando la speculazione fu rivelata George W. Bush promise solennemente che gli Stati Uniti avrebbero aperto un’inchiesta, ma non se ne è fatto nulla. Troppi gli interessi in gioco e troppo potenti gli speculatori, che evidentemente sapevano in anticipo quanto sarebbe avvenuto. Dovrebbe meravigliare, ma neanche troppo…
Il mistero di quanto avvenuto quell’11 settembre, come quello che avvolge l’attacco del 7 ottobre, è destinato a restare tale. Per quanto riguarda quest’ultimo, restano le opposte narrazioni pubbliche: l’attacco proditorio denunciato da Israele e la grande operazione della resistenza dall’altra. Mentre, a quanto pare, ad alto livello tanti sapevano e hanno lasciato fare, anche nella Sicurezza israeliana.
La sparizione delle registrazioni video e audio
Ai questi misteri dolorosi si aggiunge la sparizione dei filmati dalle telecamere di sicurezza poste da Israele al confine con Gaza.
Il sito israeliano Walla ha riferito che “una mano invisibile” ha cancellato tutto quanto era rimasto impresso nella “rete militare denominata Zee Tube”. A scoprirlo un funzionario di alto livello dello Stato Maggiore incaricato di investigare sul caso che, giunto sul luogo del delitto, è il caso di dirlo, ha trovato tutto cancellato.
“Funzionari della Divisione di Gaza – prosegue Walla – hanno affermato che c’è stata anche una ‘cancellazione’ delle registrazioni delle comunicazioni del 7 ottobre”. Le registrazioni potrebbero esser state trasferite altrove o cancellate, non si sa. Due le spiegazioni: la prima, più piana, è che si voglia nascondere la palese inefficienza della Sicurezza di quel giorno; la seconda è che si voglia celare altro e più inconfessabile (o forse un mix di ambedue).
A pensar male si fa peccato, ma a volte si indovina. Ha colpito non poco la reazione durissima della Difesa israeliana alla rivelazione di Haaretz sull’elicottero militare che, nell’intento di colpire i miliziani di Hamas, avrebbe sparato contro i civili convenuti al rave.
Rivelazione che aveva rilanciato le domande poste da Max Blumenthal sulla reazione dell’esercito israeliano all’attacco, che sarebbe stata confusa e non selettiva sui bersagli, tanto da aumentare le vittime civili (la rivelazione di Haaretz, va puntualizzato, è stata poi negata dalle autorità).
La variabile Netanyahu
Al di là del particolare, resta la nuova fiammata della guerra di Gaza dopo la fine della tregua. I negoziati in Qatar, proseguiti nonostante la ripresa del conflitto, sono ormai collassati. Hamas e Tel Aviv si rimpallano e responsabilità.
Secondo Alastair Croocke gli Stati Uniti puntavano a una tregua prolungata che fosse prodromica a un cessate il fuoco permanente, perché con il passar del tempo sarebbe stato può arduo riaprire le ostilità.
Ma le autorità israeliane volevano a tutti i costi la guerra, forti anche di un consenso del 90% dei loro cittadini sulla necessità di eliminare Hamas. Dissensi anche sulla durata della guerra, con Blinken che avrebbe dato a Netanyahu alcune settimane per chiuderla, mentre il premier israeliano ribadiva la sua volontà di proseguire per mesi.
Sempre Crooke spiega che Netanyahu sta tentando – anzi sarebbe riuscito – di rimodellare la narrazione della guerra: non più una risposta all’attacco, ma una lotta esistenziale che porti a compimento la lotta di liberazione di Israele, una “Seconda guerra d’indipendenza”, che riprendeva quella del ’48.
Narrazione che, peraltro, unisce le aspirazioni alla Grande Israele del messianismo ebraico con il nazionalismo di certo sionismo laico. Prospettiva massimalista, dunque, che ben si attaglia a una guerra prolungata che dovrebbe permettere la sopravvivenza politica di Netanyahu (che però oggi è stato richiamato alla sbarra: il processo per corruzione potrebbe ripartire…).
 
Eliminare Hamas?
Ad allungare i tempi l’intento dichiarato di eliminare completamente Hamas, che, come scriveva Thomas Friedman sul New York Times del 1 dicembre, è “un obiettivo irraggiungibile”.
Non solo Netanyahu fa orecchie da mercante sull’obiettivo, ma anche sulle modalità dell’operazione. Se la Casa Bianca chiede moderazione (per evitare rotture con i Paesi arabi), la campagna nel Sud da Gaza procede con la stessa modalità alzo zero che ha contraddistinto quella a Nord.
Lo ha dichiarato apertamente il Capo di Stato Maggiore israeliano, secondo il quale la nuova campagna “non sarà meno potente” della precedente (Timesofisrael). Lo dicono anche i numeri: oltre 700 le vittime registrate alla sera di domenica, solo 24 ore dopo la ripresa dei combattimenti (al Jazeera).
La fabbrica di obiettivi
Il numero sproporzionato di vittime civili che sarebbe dovuto anche all’uso (spregiudicato) dell’intelligenza artificiale. A supportare le operazioni, un sistema AI chiamato Habsora, Vangelo (sic), che ha permesso all’Israel defence force di accelerare “significativamente le operazioni”, producendo una lista di obiettivi da colpire. Una vera e propria “fabbrica” di obiettivi (Guardian).
A rivelare il retroscena l’inchiesta di due media (+972, Magazine israelo-palestinese, e Local Call, testata in lingua ebraica) basata su informazioni provenienti dall’intelligence e dall’aeronautica israeliana, fonti palestinesi e fonti aperte.
In estrema sintesi, al sistema sono stati forniti tutti i dati raccolti dall’intelligence israeliana su Gaza, della quale essa sa tutto, compresi i componenti dei nuclei familiari di ogni singolo appartamento; e, insieme, tutte le informazioni raccolte nel tempo su Hamas: i singoli militanti, le loro case, i loro parenti, i luoghi nei quali si tengono o si sono tenute riunioni etc.
L’intelligenza artificiale fornisce quindi l’analisi dei cosiddetti danni collaterali, leggi morti civili, che verrebbero provocati da un attacco a un obiettivo, vero o presunto che sia (la casa di un militante, ad esempio è un possibile obiettivo). “Tale numero [dei danni collaterali ndr] viene calcolato ed è noto in anticipo ai servizi segreti dell’esercito, che sanno anche, poco prima dell’attacco, quanti civili verranno sicuramente uccisi”, si legge su +972.
Così riporta il sito: “Niente accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che cioè era un prezzo che valeva la pena pagare per colpire [un altro] bersaglio. Non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti ‘danni collaterali’ ci sono in ogni casa”. Ci fermiamo qui, perché crediamo che basti.
Gli aiuti dell’Occidente
Il dramma è che l’Occidente, benché a parole protesti contro l’approccio bellico di Israele – ultimo Macron, il quale ha affermato che l’obiettivo di eliminare Hamas farà durare la guerra un decennio – non fa molto per opporsi. Anzi l’America, dal 7 ottobre, ha fornito a Tel Aviv “15.000 bombe, di cui oltre 5.000 con testate da 2.000 libbre”, quelle che buttano giù interi palazzi (Wall Street Journal).
Non solo. Il sito Declassified Uk, in base a documenti top secret, ha rivelato che “le risorse per lo spionaggio della Cipro britannica sono integrate con la ‘pianificazione e le operazioni militari’ – e l’intelligence probabilmente viene passata a Israele come ausilio al bombardamento di Gaza”. Peraltro, droni britannici e statunitensi sorvolano quotidianamente Gaza, non certo per riprese panoramiche.
Questa guerra, se guerra si può chiamare la mattanza in corso, sta trascinando l’Occidente in un abisso sempre più oscuro.

Previsioni per il 2024

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di Malek Dudakov

Il 2024 è un anno elettorale. E promette di essere un successo per la destra in molti Paesi contemporaneamente. Il Partito Popolare di Modi si avvia alla terza vittoria elettorale consecutiva in India, consolidando la sua posizione in Parlamento. In Portogallo, i populisti di destra del partito Chega stanno facendo centro.

Ma ancora più critico per Bruxelles sarà l’esito delle elezioni in Austria, dove il Partito della Libertà, gli euroscettici e gli oppositori della guerra con la Russia hanno buone probabilità di vincere. Così come le elezioni in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, con una vittoria schiacciante dell’Alternativa per la Germania.

Alle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2024, il blocco della destra sistemica – i Conservatori e Riformisti – otterrà il terzo posto, mentre la destra non sistemica di Identità e Democrazia otterrà il quarto posto. Con loro dovranno condividere le posizioni dei commissari europei, il che aggraverà ulteriormente le disfunzioni di Bruxelles.

L’eccezione sarà la Gran Bretagna, dove i laburisti vinceranno e l’eurofilo Keir Starmer sostituirà Sunak. Le elezioni di gennaio a Taiwan saranno sorprendentemente tranquille. Ma una nuova escalation potrebbe iniziare alla fine del 2024, in mezzo all’instabilità politica con il passaggio del potere agli Stati Uniti.

Trump otterrà l’ammissione alle primarie e alle elezioni nella stragrande maggioranza degli Stati ma sarà ancora più attivamente sfidato da cause penali. Non si può escludere un verdetto di colpevolezza proprio alla vigilia delle elezioni. La situazione negli Stati Uniti sarà molto caotica: la probabilità di un attentato a uno dei candidati o di un grave attacco terroristico è piuttosto alta.
Nel caso in cui Trump riesca fisicamente ad arrivare alle elezioni e non finisca in carcere, vincerà contro Biden o Harris, qualunque di loro sia il candidato dei Democratici. I repubblicani, invece, otterranno la maggioranza al Senato, vincendo in Montana, Ohio e West Virginia. I Democratici non lo accetteranno, quindi possiamo aspettarci grandi rivolte e disordini nelle strade.

La squadra di Biden invierà attivamente emissari a Doha e Istanbul, cercando di negoziare con l’Iran sugli Houthi e con la Russia sull’Ucraina. Le tranche per Kiev saranno concordate entro la fine di gennaio ma in un volume minore. La situazione sul fronte di Kiev si deteriorerà costantemente, minando la posizione di Biden.

La FED inizierà a ridurre rapidamente il tasso di riferimento a febbraio, seguita dalla BCE e da altre banche centrali. Questo aiuterà gli Stati Uniti a evitare la recessione ma non la stagnazione. L’Europa sarà già saldamente in recessione, con la minaccia di una destabilizzazione politica nel 2025.

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