Altri orrori Lgbt, “Stiamo arrivando per i tuoi bambini”: l’inquietante canto al NY Pride (Video)

Condividi su:
di Valerio Savioli

 

Roma, 3 ug — Il pride month è finalmente terminato; per tutta la durata del mese dedicato all’orgoglio arcobalenico in occidente abbiamo assistito alle solite parate colorate e all’ormai collaudata presa di posizione cromatica delle principali multinazionali. Un coro che canta più o meno all’unisono ma dal quale qualche voce, o qualche strofa, stona più delle altre: “We’re Here, We’re Queer, We’re Coming For Your Children”. “Siamo qui, siamo queer, stiamo arrivando per i tuoi bambini”.

“Stiamo arrivando per i tuoi bambini”: al NY Pride non potevano essere più chiari

Questo il canto filmato in una clip dal giornalista e inviato Tim Cast, già noto per una serie di importanti reportage tra cui quelli provenienti dai prodigi della Scandinavia multiculturale e soprattutto da quella Svezia, sogno bagnato dei progressisti nostrani, capace di stare sul podio delle nazioni con più stupri al mondo.

Ma torniamo all’argomento principale di questo scritto, i 21 secondi filmati da Tim Cast sono già stati visti da più di cinque milioni di persone. Nel breve video, effettuato durante la parata di New York del 24 giugno tenutasi in occasione dell’anniversario dei moti di Stonewall del 1969, data a cui si fa risalire la nascita del movimento di liberazione gay, si può chiaramente sentire scandito il canto dei manifestanti: “We’re Here, We’re Queer, We’re Coming For Your Children”. La notizia è stata ripresa da NBC e da altri media mainstream, con il tentativo di minimizzare l’episodio, uno sforzo però malriuscito.

“Solo” parole?

NBC, ad esempio, ha contattato Brian Griffin, il cui nome d’arte da drag queen è Harmonie Moore, l’originale organizzatore della NYC Drag March, il quale però, con una certa spavalderia, tra una battuta sui peli pubici e sex toys rincara la dose andando apparentemente fiero di quanto lui stesso ha cantato in passato in altri pride: “Uccidi, uccidi, uccidi, veniamo a uccidere il sindaco” e ancora: “Le persone alla Drag March cantano regolarmente ‘Dio è lesbica. Sono solo parole’, è tutto presentato per soddisfare i loro peggiori stereotipi su di noi.”

Già, solo innocenti parole e sottili provocazioni utilizzate nei confronti dei cattivoni reazionari, minacce di morte incluse, che però, come lo stesso Griffin sostiene, pensate come pungolo per controbattere certi stereotipi affibbiati alla comunità LGBT, guarda caso gli stessi stereotipi di cui si lagnano ritenendoli infondati e… stereotipizzanti!

Quelli del Pride convertiranno i tuoi bambini… ma solo per scherzo

Ma veniamo al canto in oggetto, quello che la folla festosa newyorchese intona gaiamente con quelle parole per nulla inquietanti: “Siamo qui, siamo queer, stiamo arrivando per i tuoi figli”: non si può non ricordare quando il San Francisco Gay Mens Chorus pubblicò una canzone nel luglio 2021 canticchiando che “convertiremo i tuoi figli” e che quella era “l’agenda gay”; nello specifico: “Convertiremo i tuoi figli. Succede a poco a poco. Silenziosamente e sottilmente. E lo noterai a malapena”.

Secondo la NBC, che avrebbe interpellato “partecipanti di lunga data” dei pride e delle drag march, la suddetta strofa sarebbe stata usata per anni durante gli stessi pride: nel 1990 il canto era “We’re here, we’re queer, we’re not going shopping” ma le manifestazioni si erano tenute presso i centri commerciali e lo scopo era quello di attirare fondi per fronteggiare la crisi da Aids.

Provocazioni a targhe alterne

Gli intervistati avrebbero sostenuto quello che dice anche Griffini ossia “che [quel canto sui bambini N.D.A.] è una delle tante espressioni provocatorie utilizzate per riprendere il controllo degli insulti contro le persone LGBTQ”, stracciandosi però le vesti, al tempo stesso, per la stigmatizzazione del video da parte degli attivisti di destra americani. Chiaramente sono dichiarazioni privi di qualsivoglia sostenibilità logica, non si capisce per quale ragione una comunità che non voglia essere etichettata o stereotipata delle peggiori accuse – negli USA divisi dalle culture wars e dalle identity politics che oppongono visioni radicalmente ed esistenzialmente opposte e inconciliabili, le destre più radicali fanno spesso uso del termine groomers, adescatori -, faccia di tutto per rinforzare gli stessi stereotipi.

 

articolo completo: Altri orrori Lgbt, “Stiamo arrivando per i tuoi bambini”: l’inquietante canto al NY Pride (Video) (ilprimatonazionale.it)

Controllo sociale, la pericolosa affinità Cina-Big Tech

Condividi su:

di Nicola Porro

 

Il Festival del Libro di Nizza (Francia) ha avuto come tema una parola cara ai francesi, “Liberte’(s)”, e la prestigiosa presenza di Giuliano da Empoli in qualità di presidente. Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo a margine della presentazione del libro “Il Mago del Cremlino” e di conversare non tanto sul libro (peraltro molto interessante in quanto correlato all’attuale situazione in Ucraina), ma della sua visione sulla similitudine dell’approccio al controllo degli individui tra Cina e… Big Tech.

Inoltre, visto che era reduce da un incontro con Sam Altman, non abbiamo mancato di parlare della strana posizione del ceo di OpenAI sulla questione della “regolamentazione” dell’Intelligenza Artificiale.

Chi volesse ascoltare integralmente l’intervista, incluse le parti relative al libro e alla difficoltà dei rapporti tra Italia e Francia, troverà il podcast sul sito di Radio Nizza o in fondo a questo articolo.

Giuliano da Empoli è scrittore, presidente del think tank Volta, presidente del comitato scientifico dell’associazione Civita. In passato è stato consigliere del ministro dei beni culturali durante il Governo Renzi. Scrive regolarmente per Corriere della Serala RepubblicaIl Sole24Ore e il Riformista.

La vecchia Guerra Fredda

MARCO HUGO BARSOTTI: Nella presentazione di poco fa ha fatto un’osservazione che non avevo mai sentito: che l’approccio al controllo sociale della Cina e quello della Silicon Valley in qualche modo coincidono…

GIULIANO DA EMPOLI: Vero, ho accostato l’approccio cinese al controllo sociale con quello delle grandi aziende tecnologiche della Silicon Valley. Ma facciamo un passo indietro. La Guerra Fredda originale, quella tra il blocco occidentale e il blocco sovietico comunista, vedeva affrontarsi due concezioni dell’umanità e dell’essere umano.

Quella occidentale era l’idea dell’uomo, dell’individuo libero di esercitare le proprie preferenze, le proprie scelte e di seguire i propri gusti. Il che in qualche modo, senza quasi senza saperlo, produceva l’interesse collettivo, il benessere e lo sviluppo.

E poi invece c’era la concezione dell’uomo nuovo sovietico socialista: interamente dedito al benessere collettivo e che in qual che modo necessitava di valori nuovi che imponevano una  riformulazione o riformattazione dei valori umani.

Cina-Big Tech

Ebbene, oggi se si guarda la concezione del Partito Comunista Cinese e quella delle grandi aziende della Silicon Valley si scopre come in fondo abbiano la stessa concezione dell’umanità: quella di individui che possono essere misurati in tutte le loro preferenze, in tutti i loro comportamenti, in tutti i loro movimenti le loro aspirazioni.

Tutto può essere misurato e trasformato in un’enorme quantità di numeri (e di vettori con la IA, ndr) i quali poi possono essere analizzati per studiare le correlazioni.

MHB: Però difficile pensare che in Silicon Valley siano fan del sistema comunista…

GDE: Chiaramente nel caso cinese l’obiettivo è un controllo politico totalitario sulla popolazione, mentre nel caso della Silicon Valley l’obiettivo è di natura economica. Ma guardi che la concezione è un po’ la stessa, anche perché chi dispone di questi dati …

MHB: Ah, certo, come nel caso di Cambridge Analytica: non necessariamente il social network stesso…

GDE: Esattamente, chi dispone di questi dati può raggiungere determinati obiettivi e cercare di generare determinati comportamenti. Da questo punto di vista dobbiamo stare veramente molto attenti.

L’ipocrisia di Sam Altman

MHB: Lei ha avuto modo di conoscere Sam Altman di persona. Sam, che era reduce da una strana testimonianza al Senato Usa, dove con volto preoccupato chiedeva ai politici di regolamentare, forse di rallentare gli sviluppi della IA. Questo mentre contemporaneamente la sua stessa azienda continuava a sfornare novità basate su modelli di IA sempre più avanzati. Qualcosa non quadra, o sbaglio?

GDE: Ho avuto esattamente la stessa impressione. Trovo che sia una forma di vera ipocrisia che neppure gli uomini politici – diciamo – più cinici praticano su questa scala. Lui dice “Impeditemi di fare quello che sto facendo. Regolate la nostra industria altrimenti rischiamo di andare incontro a enormi catastrofi”.

È paradossale e a mio avviso non è neppure la verità. Molto diversa dalla linea storica di Google, che era più o meno “voi politici non ci capite nulla, meglio che ne restiate fuori”.

Penso che Microsoft (che possiede una quota importante di OpenAIndr) sia stata furba: chiede regolamentazioni sapendo che in realtà non arriveranno e così creano una posizione oligopolistica. Perché se vengono create leggi sulla base dei consigli di OpenAI queste taglieranno fuori la concorrenza.

E poi però mi dico: non voglio entrare nella filosofia dell’uomo, uno che tra l’altro ha creato OpenAI come no profit per poi trasformarla in un’azienda normale che vuole fare profitti.

Uno che cerca – a mio parere – di fare sia il magnate della tecnologia che il buono del settore. Uno che non vuole essere mischiato con gli altri, che magari pensa abbiano un’immagine pessima. Trovo umiliante che noi come società ci troviamo nella situazione di interrogarci sulle intenzioni e sui caratteri di questi personaggi. Dovremmo riuscire a mettere in piedi dei sistemi in cui questi personaggi devono attenersi ad una serie di regole e protocolli chiari, senza costringerci ad analizzare le loro intenzioni.

Anche se, guardandolo da un altro angolo, potrebbero pure esserci elementi genuini nel suo discorso. Forse possiamo interpretarlo come “io sono dentro una spirale nella quale per essere competitivo rispetto agli altri devo fare delle cose che se ci fosse un quadro regolamentare potrei fare diversamente, in modo più responsabile”.

Chi deve regolamentare?

MHB: Quindi dobbiamo spingere i politici a regolamentare il settore?

GDE: Forse in qualche modo l’Europa sta cercando di fare qualcosa (con il recente AI Act ndr). Francamente ritengo che quello che pensa Altman debba essere marginale: ci dovrebbero essere ben altri soggetti ad occuparsi di questi temi. Lo ripeto: chi regola non può essere lo stesso soggetto di chi crea questa tecnologia.

Anche se… se guardo il panorama politico oggi mi pare che la maggior parte dei responsabili, quando lo incontra, ha più che altra voglia di prendersi un selfie con lui, questo è il massimo al quale si arriva: temo che la sfida che abbiamo davanti sia abbastanza grande.

Due concetti chiave stanno riempiendo le agende degli imprenditori: la competitività del business e la sostenibilità dell’impresa. Due dimensioni che rischiano di apparire in contrasto, se non si tiene conto degli effetti sulle relazioni con gli istituti finanziari, con i propri clienti e in generale sul posizionamento di mercato dell’azienda.

È proprio da questa visione che ha preso il via Open-es, l’alleanza tra mondo industriale, finanziario ed istituzionale per supportare tutte le imprese nel connettere la competitività e sostenibilità del proprio business. Banche, imprese, associazioni, service provider, uniti per offrire a tutte le aziende una piattaforma digitale e gratuita per misurare, migliorare e valorizzare il proprio profilo ESG.

Questo è infatti ormai il “codice segreto”, ESG, in cui nonostante l’ordine dei fattori, la dimensione chiave per un’azienda moderna è rappresentata proprio dall’ultima lettera, la Governance. Governance significa individuare opportunità e rischi, definire priorità e azioni concrete e monitorarne i progressi e gli impatti sui risultati aziendali.

Consapevoli di questo sempre più imprese si stanno unendo a Open-es, una community collaborativa di più di 12.000 realtà che oltre alle funzionalità della piattaforma hanno a disposizione momenti di confronto, condivisione best practice e formazione sul campo. Agli imprenditori serve concretezza, un linguaggio semplice e per comprendere come collegare gli aspetti ESG con la propria strategia di Business. La piattaforma Open-es è stata pensata proprio per questo! Gli istituti finanziari e i principali gruppi industriali hanno un ruolo chiave in questa sfida e grazie all’evoluzione tecnologica e ai modelli di integrazione è sempre possibile trovare una soluzione per collaborare. La “call to action” di Open-es è aperta a tutti, un’occasione unica per il nostro sistema per unire le forze a favore delle imprese e affrontare questo percorso nell’unico modo possibile: Insieme!

Mal di Francia: separatismo islamista e un presidente solo chiacchiere

Giulio Meotti: 150 enclave, pezzi di città dove vige un mix di banditismo e islamismo e la Sharia è imposta ufficiosamente. Ma in questi anni Macron non ha fatto nulla

Ancora alta la tensione in Francia dopo giorni e notti di violenza e devastazione. Cosa sta succedendo? Quali le cause delle rivolte? Come valutare la risposta dell’attuale presidente Emmanuel Macron? A queste domande abbiamo provato a dare una risposta con Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, saggista e scrittore.

La cattiva coscienza dei media

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Quali sono le cause delle rivolte in corso in Francia? A cosa dobbiamo la tardiva e limitata copertura mediatica degli eventi?

GIULIO MEOTTI: Tutto quel che negativamente riguarda immigrazione, multiculturalismo ed islam viene trattato con imbarazzo nei nostri media, perché ne mette in discussione la coscienza. La copertura dei tg è grottesca: i rivoltosi sono descritti come “manifestanti” e le scene più traumatiche (come quelle relative ai linciaggi in corso sui poliziotti) non vengono trasmesse. Del resto, il tentativo dei media mainstream di occultare la verità è un vecchio vizio.

Il mio giudizio in merito a quanto sta avvenendo? Semplicemente drammatico! La Francia vive un fenomeno di disintegrazione. Siamo al quarto giorno di rivolte che appaiono molto diverse da quelle avvenute nel 2005 (in quell’anno rimasero circoscritte alla città di Parigi, ora avvengono in tutto il Paese) e rappresentano un attacco allo Stato nazionale, dato che vengono bruciati anche edifici pubblici, municipi, biblioteche e stazioni di polizia.

Islamizzazione incontrastata

TADF: Cosa determina questi avvenimenti in Francia in maniera carsica ma costante? Perché le rivolte non si placano?

GM: Ad un certo punto si placheranno, ma non sappiamo se uno stop arriverà stasera o tra diversi giorni. Il problema della Francia è insito nel fenomeno dell’islamizzazione del suo territorio, avanzato per decenni incontrastato.

Secondo analisi ufficiali dei servizi segreti interni, Oltralpe esistono circa 150 enclave: pezzi di città dove vige una sorta di mix tra banditismo ed islamismo. La Sharia viene imposta attraverso la cacciata degli ebrei, il rispetto del vestiario per le donne (aumentano i veli, spariscono le minigonne) e l’imposizione del cibo Halal nelle macellerie e nelle mense scolastiche.

Addirittura ci sono caffè per soli uomini ed il tutto avviene in maniera ufficiosa, dato che per ovvie ragioni sarebbe legalmente vietato. In Francia hanno concesso ad una civiltà differente di inserirsi nel territorio senza neanche chiedersi se le sue abitudini sociali e religiose fossero compatibili con la legge nazionale.

La debolezza di Macron

TADF: Il presidente Macron ha assecondato questo processo negli anni per ragioni politiche ed elettorali. Come pensa reagirà adesso? Che difficoltà rischia di affrontare se non placa le rivolte?

GM: Macron a parole si dimostra capace di affrontare ogni tema: cita il separatismo islamico, la legge islamica, il saper “vivere insieme” delle differenti comunità. Discorsi e concetti di indubbio spessore culturale. Il suo problema è quello di essere un debole nell’azione, essendo di formazione un tecnocrate e banchiere incapace di fronteggiare simili temi attivamente.

La sua debolezza strutturale non aiuta il Paese: non dichiara lo stato d’emergenza (almeno per ora) e si dimostra incapace di gestire la sicurezza dei cittadini. Per fermare e fronteggiare il fenomeno dell’islamizzazione negli anni della sua presidenza non ha fatto praticamente nulla ed i risultati si vedono.

Differenze con le rivolte Usa

TADF: Quali sono le analogie e le differenze tra quel che accade in Francia e le rivolte targate Black Lives Matter del 2020 negli Stati Uniti?

GM: Con gli Stati Uniti l’analogia è insita nella questione razziale, dato che notiamo il tentativo di “etnicizzare” lo scontro. Nel caso francese si aggiunge la questione islamica, assente in America. Le rivolte si saldano al tema delle “terze e quarte generazioni”: c’è un fenomeno di rivendicazione identitaria e religiosa assente negli altri Stati.

In Italia siamo indietro di decenni rispetto a questa problematica e rischiamo di arrivare alla stessa condizione tra venti o trent’anni. I Paesi non sono allineati nelle condizioni, piuttosto nella sfida da fronteggiare.

La nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo a commissario straordinario per la ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna dimostra come l’ombra del governo Draghi si allunghi anche su quello presieduto da Giorgia Meloni.

Discontinuità incompleta

Chi, dopo le elezioni, si attendeva una netta discontinuità rispetto all’Esecutivo di unità nazionale (ribattezzato improvvidamente come il “governo dei migliori”) è rimasto un po’ deluso. Già nei scorsi mesi abbiamo avuto modo di sottolineare le titubanze e le incertezze del ministro Orazio Schillaci, che stenta ad affrancarsi del tutto dalle rigide politiche speranziane.

Ora, il ritorno di Figliuolo in ruolo così importante rappresenta, da parte della nuova maggioranza, una sorta di riconoscimento del suo operato nella fase pandemica. È vero che due partiti della maggioranza sostenevano il governo Draghi ma è altrettanto innegabile che l’attuale governo aveva promesso di archiviare definitivamente la stagione dell’emergenza sanitaria.

Invece, ci ritroviamo con le mascherine ancora obbligatorie in determinati contesti e con Figliuolo di nuovo commissario. La sgrammaticatura politica è evidente per quanto la notizia non abbia avuto molta risonanza sui media, schiacciata dagli sviluppi del conflitto in Ucraina e dalle solite polemiche pretestuose imbastite da un’opposizione in cerca di una bussola per orientarsi.

Sostenitore del Green Pass

In mancanza, ci ha pensato Beppe Severgnini sul Corriere della Sera a magnificare le imprese del generale, un uomo che “trova romantica la logistica” e che sa ascoltare. Sulla logistica non sapremmo dire, quanto all’ascolto c’è da esprimere qualche dubbio visto che, da commissario per l’emergenza sanitaria, fu uno dei più accaniti sostenitori di uno strumento coercitivo come il Green Pass.

I cittadini hanno capito che si lottava per la sopravvivenza”, disse durante il Meeting di Rimini dello scorso anno. Certo, senza carta verde, non si portava letteralmente il pane a casa. Ergo, si trattava di sopravvivere innanzitutto dal punto di vista economico e di assicurarsi un minimo di libertà di movimento.

Tra l’altro, in quell’occasione, mostrò pure un certo fastidio verso chi aveva messo in dubbio i dogmi sanitari: “Sono stati fatti molti dibattiti che potevano anche essere non fatti”. Un’idea della democrazia un po’ particolare quella in cui sono permesse solo le discussioni gradite al generale Figliuolo che, a un certo punto, voleva recarsi “casa per casa” per convincere i recalcitranti. Ma tant’è, nell’era pandemica ne abbiamo sentite di tutti i colori.

Sui vaccini smentito dai fatti

Il problema è che Figliuolo entrò un po’ troppo nella parte, non limitandosi a organizzare gli hub vaccinali ereditati dalla gestione Arcuri ma assunse un ruolo politico con ripetute esternazioni più che discutibili: “Quando raggiungeremo il 90 per cento della popolazione vaccinata e se i comportamenti continueranno a essere responsabili, ci potrebbe essere un allentamento delle misure”. Come abbiamo poi visto, neppure il 100 per cento di inoculazioni sarebbe servito a creare la famosa immunità, perché il virus nelle sue infinite mutazioni e varianti bucava impietosamente il vaccino.

A rileggere oggi affermazioni di un paio di anni fa c’è da sorridere, seppure amaramente. Allora, risulta ancora più beffardo il ritorno del generale per mano, peraltro, di un governo la cui maggiore forza politica aveva aspramente criticato l’approccio autoritario alle questioni sanitarie.

Il problema non è la mimetica

Tornando al panegirico di Severgnini, si ricorda pure il disagio di Michela Murgia per l’uomo in divisa a cui era stato affidato un incarico civile. Be’, mai nulla obiettò la Murgia a proposito delle normative liberticide imposte agli italiani. Il problema, dunque, non era la mimetica ma l’atteggiamento draconiano che ha contagiato un po’ tutti.

Con una vena di sentimentalismo, Severgnini – che ha già scritto un libro a quattro mani con Figliuolo – ci informa che il generale è diventato nonno da nove mesi. Così, quando si intrattengono nelle loro conversazioni, parlano dei rispettivi nipoti: “Gli italiani di domani, quelli che dovranno raddrizzare un Paese che noi sessantenni abbiamo lasciato crescere un po’ storto”. Nel frattempo, seguendo la logica severgniniana, il Paese si allontanerà ancor di più dalla retta via fin quando i nonni non lasceranno spazio ai nipoti. E fin quando esisteranno uomini per tutte le stagioni e per tutte le emergenze

 

Aricolo completo: Controllo sociale, la pericolosa affinità Cina-Big Tech (nicolaporro.it)

No, caro Mengoni, la famiglia non può essere un’opinione. E’ l’elemento fondamentale di ogni società

Condividi su:

di Marco Battistini

 

Roma, 22 giu – Continua a far discutere la decisione presa dalla Procura di Padova di impugnare trentatré atti di nascita registrati negli ultimi sei anni dal locale sindaco di centro-sinistra Sergio Giordani. Nel caso specifico che ha sollevato il vespaio di polemiche – quello della prima raccomandata fatta recapitare a una coppia omossesuale – viene confermato quanto previsto dalla legge, ossia che i documenti attestanti la presenza di due mamme (o due papà, non farebbe differenza) sono illegittimi. L’ultimo in ordine di tempo a rendere pubblica la propria opinione in merito è stato Marco Mengoni. Il due volte vincitore del Festival di Sanremo – nel 2013 e nello scorso febbraio – proprio dal palco della città patavina tiene a farci sapere che, a suo dire, “dovrebbe essere proibito decidere cosa sia famiglia”.

Una questione semantica

Il cantante continua poi collegandone il significato esclusivamente all’amore e agli insegnamenti, dandone una definizione ologrammatica: “Può essere chiunque famiglia”. Ovviamente non è così e sebbene il significato del termine italico (derivante dal latino famĭlia) possa nel tempo aver abbracciato forme – per così dire – diverse, con tale parola si indica quella specifica comunità umana elemento fondamentale di ogni società. Le strutture famigliari di oggi sono differenti da quelle dei nostri nonni e – con ogni probabilità – in futuro i nostri nipoti dovranno fare i conti con legami ancora diversi.

Convivenza, parentela, affinità: da qualunque lato la si voglia guardare trattasi di gruppo sociale – per dirla con la Treccani – caratterizzato da residenza comune, cooperazione economica e riproduzione.

Biologia e tecnica

Particolare non da poco, quest’ultimo. Perché ancora la perpetuazione della specie – fine ultimo anche di un popolo – è garantita solo dall’incontro tra uomo e donna. Ergo, con tutte le possibili particolarità (divorzi, affidi, adozioni: in ogni caso di padre, madre e figli stiamo parlando) l’odierno concetto di famiglia, pur assumendo varie sfumature, rimane ben delineato. Piccola provocazione. E se un domani la tecnica dovesse permettere il concepimento per mezzo di metodologie a oggi impensabili? Non esiste il bene o il male in senso assoluto: forti di una centrata – e imprescindibile – concezione del mondo, il nostro dibattito politico dovrà valutare il “problema” a 360 gradi – vedere, ad esempio, alla voce denatalità.

Caro Mengoni, la famiglia è una parola fondante

Non è mai stata solo una questione di amore e di insegnamento quindi. C’è molto, molto di più. Dalla patriarcale alla nucleare si è trasformata, ma nel corso della storia sempre di famiglia naturale – o biologica – si è trattato. Ecco perché il termine “tradizionale”, tanto caro a certi ambienti, risulta realmente fuorviante nell’economia del dibattito.

Come tutte le parole potenti anche il vocabolo in questione negli ultimi tempi sta subendo quel processo per cui un termine, nel diventare onnicomprensivo, tende a perdere il proprio significato. Ma non (ancora) la propria forza: nell’era del tutto e subito, nel tempo delle mille giravolte, parlare di famiglia rimane una visione di lungo periodo, termine fondante non soggetto a interpretazioni. Tutto il resto, per favore, chiamatelo con un altro nome.

 

Articolo completo: No, caro Mengoni, la famiglia non può essere un’opinione. E’ l’elemento fondamentale di ogni società (ilprimatonazionale.it)

Sorpresa, gli americani si sono stufati della propaganda Lgbt: ecco i dati che smascherano l’ipocrisia correct

Condividi su:

Di Valerio Savioli

 

Roma, 5 giu – Il 71% degli americani è convinto che ci siano solo due generi. Maschile e femminile, per chi fosse distratto. Questo dato è da considerarsi sorprendente soltanto se si rimane nell’ottica comunicativa predominante, quella del cosiddetto comparto mainstream, ossia del conglomerato mediatico che riassume in sé tutti i principali dogmi – perché di questo si tratta – del sistema progressista politicamente corretto. I dati raccolti dal prestigioso ente di ricerca Rasmussen dimostrano, ancora una volta, quanto possa essere efficace l’operazione di distorsione della realtà, o del suo percepito. Sono dati che ci rivelano quanto la propaganda Lgbt non piaccia ai cittadini americani.

Propaganda Lgbt, le risposte ai quesiti svelano il volto nascosto: quello della realtà

Alla domanda “sei d’accordo che esistano due generi. Uno maschile e uno femminile?” il 71% degli intervistati ha risposto affermativamente, rispetto al 23% in disaccordo, di cui solo il 10% di quest’ultimi in netto disaccordo. Dato impressionante rispetto a quanto propagandato quotidianamente dall’intero apparato mediatico, culturale, politico ed economico americano-occidentale.

Il sondaggio si fa sempre più interessante man mano che si scava. Se il responso è pressoché equivalente tra uomini e donne, è tra i più giovani che arrivano riscontri a sorpresa: nella fascia che va dai 18 ai 39 sono ben il 63% a concordare che esistano, solo, due generi, mentre a discordare sono il 29% e di questi soltanto il 16% è fortemente renitente ad accettare che esistano solo due generi.

Molto interessante anche il riscontro legato alle appartenenze politiche dichiarate. Se tra i repubblicani vince nettamente (72%) l’opinione di coloro che sostengono che esistano due generi, quello che dovrebbe far travalicare l’intero apparato progressista è il riscontro dell’elettorato democratico: il 67% è sulla stessa linea dei repubblicani.

Terapia ormonale e cambio di sesso per i minori

La questione del cambio di sesso dei minori è un altro terreno di scontro negli Usa, dove molti stati hanno deciso di bandire la pratica dalla loro giurisdizione. Si pensi al solo caso del Tennessee, di cui abbiamo parlato, e alla successiva strage di Nashville, ad opera della transessuale Audrey Hale della quale ancora stiamo aspettando la pubblicazione del famoso manifesto, ad oggi nelle mani dell’FBI.

Al quesito “alcuni stati hanno recentemente approvato leggi che rendono illegale la somministrazione della hormone replacement therapy (erapia ormonale per bloccare la pubertà spesso utilizzando il farmaco Triptorelin) ai minori. Siete d’accordo o in disaccordo con queste decisioni?” Il 59% degli intervistati si è detto concorde a fronte del 37% del campione. Ma la cosa più interessante è che lo stesso quesito era stato posto anche a febbraio e la quota di intervistati a favore delle leggi che rendono illegale la terapia è salita del 5% in soli quattro mesi.

Secondo Mark Mitchell, capo analista della Rasmussen Report, la ragione potrebbe stare anche nell’iniziativa di boicottaggio ai danni della campagna pubblicitaria iperprogressista della birra Bud Light la quale, come noto, ha assunto il trans Dylan Mulvaney. Insomma, per ironia della sorte sembra essere la stessa campagna pubblicitaria delle grandi corporation pro-trans come la titanica Anheuser-Busch (e la recentissima Target) a sortire, nell’elettorato americano, un immediato riscontro di rigidità e repulsione nei confronti delle “sorti magnifiche e progressive”.

L’istituto sondaggistico continua ad affondare le mani nella melma e vuole saperne di più in merito alle operazioni chirurgiche per il cambio di sesso. “Alcuni stati hanno approvato leggi che rendono illegale il cambio di sesso, tramite intervento chirurgico, per i minori. Siete d’accordo o in disaccordo con queste leggi?” Il 62% degli intervistati è favore delle suddette leggi restringenti, rispetto a un 30% sfavorevole. Una maggioranza schiacciante. Anche in questo caso, rispetto a quattro mesi prima, il balzo in favore del restringimento giuridico è di ben quattro punti. Estrapolando i dati di affiliazione partitica, anche in questo caso, si nota la preponderante presa di posizione dei repubblicani (73%) e il sorprendente 56% dei democratici. A fronte di tutto questo solamente il 20% dell’elettorato liberal è fortemente contrario alla messa fuori legge delle operazioni di cambio sesso per i minori.

Il concetto di libertà personale, come ben noto, è un caposaldo costituzionale ed esistenziale dell’americano medio e le istanze progressiste hanno portato al centro anche la questione del consenso genitoriale di fronte all’incedere dell’agenda gender entro le scuole. E’ sempre Rasmussen a offrirci una prospettiva disvelatrice. Al quesito “le scuole e gli insegnanti dovrebbero essere autorizzati a consigliare gli studenti sulla loro identità sessuale e di genere senza la conoscenza e il consenso dei genitori?”, il no prevale per il 60%. Anche in questo caso la doppia faccia dei liberal si svela: il 44% dei democratici è contraria. Pietra tombale finale sull’ipocrisia di un mondo che, ad ogni latitudine, è ancora convinto di una inconcepibile superiorità morale. Ci si chiede chi o cosa li abbia mai convinti. Complessi di inferiorità ed egemonia economico-culturale potrebbero giocare un ruolo decisivo. Restiamo in attesa di un sondaggio Rasmussen in merito.

Infine, è molto interessante il dato etnico-razziale in cui si evince che il 64% dei neri è nettamente contrario alla propaganda LGBTQ+ nelle scuole, a fronte di un esiguo 16% a favore. Il discorso cambia tra i bianchi in cui a fronte di un compatto 60% contrario, risulta essere più nutrita la componente favorevole: 26%.

Stiamo assistendo a un evidente cambio della pubblica opinione americana riguardo il transgenderismo. Difficile dire quanto questo irrigidimento possa durare, che il combinato disposto di wokeness e interessi economici, nel suo bulimico incedere, possa aver sortito un effetto imprevisto rientra nell’ordine naturale delle cose, rimane da capire come l’intero comparto neo-progressista radicale voglia riposizionarsi. Una cosa è certa: la realtà non è un film della Disney. Indipendentemente dalle favole che ci raccontano.

 

Articolo completo: Sorpresa, gli americani si sono stufati della propaganda Lgbt: ecco i dati che smascherano l’ipocrisia correct (ilprimatonazionale.it)

Il Partito Repubblicano continua, contro ogni previsione, a fare muro contro le follie trans

Condividi su:

di Angelica La Rosa

IL GOVERNATORE DEL MONTANA VIETA LA CHIRURGIA E I TRATTAMENTI PER IL CAMBIO DI SESSO PER I MINORI

Il governatore repubblicano del Montana Greg Gianforte ha firmato un disegno di legge che vieta i trattamenti di “transizione di genere” per i minori. Il Senate Bill 99 è stato convertito in legge dopo che i repubblicani lo avevano approvato alla Camera.

La nuova legislazione vieta i bloccanti della pubertà, gli ormoni incrociati e gli interventi chirurgici transgender per i bambini. Progetti di legge simili sono stati presentati in altri stati guidati dai Repubblicani in tutto il paese.

Le norme del Montana prevedono anche sanzioni disciplinari e la sospensione dall’esercizio della medicina fino a un anno. I tutori legali possono essere denunciati con mezzi civili. La norma entrerà in vigore il 1° ottobre 2023. Finora, 15 stati USA hanno proibito o limitato questo tipo di cure mediche per legge, secondo i dati dell’American Civil Liberties Union.

I conservatori sostengono che le misure mirano a impedire ai giovani di prendere decisioni irreversibili di cui potrebbero poi pentirsi. In questo modo, il partito repubblicano continua, contro ogni previsione, a fare luce e applicare il buon senso di fronte alla follia ‘trans’, sostenuto dal movimento woke che cerca di trasformare i desideri in diritti e promuovere leggi liberticide con conseguenze devastanti e irreversibili, contrariamente alla logica e alla natura umana.

 

Link aerticolo completo: Il Partito Repubblicano continua, contro ogni previsione, a fare muro contro le follie trans – informazionecattolica.it

Ungheria: l’UE contro la norma che vieta la propaganda LGBT nelle scuole

Condividi su:

di Raffaele Amato

Ungheria: l’UE contro la norma che vieta la propaganda LGBT nelle scuole – L’Europa, o meglio, la sua caricatura chiamata UE, attacca l’Ungheria di Orban per la sua legge sulla protezione dei minori in vigore dal 2021.

L’attacco UE

Cosa prevede questa norma, definita “una vergogna” da Sua altezza Ursula Von der Leyen? Il divieto della promozione dell’omosessualità presso i minori attraverso i media o i programmi scolastici.

Questa misura, che qualunque persona non traviata dall’ideologia più cieca definirebbe di semplice buon senso, viene vista come lesiva dei sacri diritti Lgbt.

Ovviamente a nessuno dalle parti di Bruxelles sembra minimamente sfiorare il dubbio che esistano anche i diritti dei bambini e i diritti delle famiglie. La Commissione Europea, quella sorta di Soviet eletta da nessuno che pretende di controllare le politiche degli Stati e le vite dei cittadini dalla culla alla tomba, ha ritenuto di promuovere un’azione legale contro il paese magiaro, deferendolo alla Corte di Giustizia Europea, in quanto violerebbe i “valori europei”.

Il caso canadese

Non è dato di sapere chi abbia stabilito che tra tali asseriti “valori” si debbano necessariamente includere esibizioni ed insegnamenti di travestiti e drag queen sin dalle scuole elementari, come avviene in alcuni “progrediti” (le virgolette non saranno mai abbastanza) paesi.

Tra questi, ultimamente, si sta distinguendo il Canada, dove, tra le altre cose, lo scorso 4 aprile è stato presentato un disegno di legge che prevede sanzioni fino a 25.000 $ per chi manifesti contro l’ideologia “gender” (la neolingua parla di “propaganda di odio”) all’interno di perimetri di volta in volta stabiliti dalle autorità locali e definite “zone di sicurezza Lgbt”.

Ipocritamente i promotori della proposta si affrettano a dire che, per carità, in nessun modo verrebbe compromessa la libertà di espressione, bontà loro, ma lo scopo sarebbe quello di limitare i “crimini di odio”.

La deriva dell’Occidente

Questo è il modello verso cui l’intero Occidente si sta spingendo a grandi passi e l’UE non intende restare indietro per nulla al mondo. Avremo così sempre più scuole in cui si sanzionano insegnanti che “osano” recitare una preghiera insieme agli scolari – assordante, a questo proposito, il silenzio del governo meloniano – ma che spalancano le porte alle imperdibili lezioni di vita tenute da uomini in tacchi a spillo e piume di struzzo.

L’Ungheria resiste

Di fronte a questa deriva ci sono una nazione e un governo capaci di tenere la schiena dritta, rispondendo alle intimidazioni di stampo mafioso blustellate, attraverso il proprio ministro degli Affari Esteri, Péter Szijjártó: “Non si tratta di una semplice decisione del governo, né di una decisione parlamentare, ma è la volontà del popolo, espressa in un referendum e non conosciamo una decisione di livello superiore in una democrazia. Perciò, ovviamente, ci schiereremo a favore della protezione dell’infanzia e dei bambini ungheresi, indipendentemente dal numero di Paesi che decideranno di unirsi alla causa in corso contro di noi”.

Una lezione di grande dignità, che speriamo siano in tanti a raccogliere.

Raffaele Amato

fonte: https://www.2dipicche.news/ungheria-lue-contro-la-norma-che-vieta-la-propaganda-lgbt-nelle-scuole/

Il nascituro reificato e la sovversione dell’ordine naturale

Condividi su:

di Matteo Castagna

 

ARIANNA EDITRICE – 26/03/2023

Il nascituro reificato e la sovversione dell’ordine naturale

Fonte: Matteo Castagna

L’utero in affitto deve diventare un reato universale. In Italia è un crimine dal 2004. Pene previste sono la reclusione da 3 mesi a 2 anni, e una multa pesantissima da seicentomila a un milione di euro.
Non esiste il reato di istigazione, che eventualmente potrebbe rientrare nel generico “istigazione a delinquere”, ma nessuno finora l’ha mai applicato ai sinistri individui che lo propugnano pubblicamente, forse per evitare la gogna mediatica “arcobalenga”.
“Il ricorso all’utero in affitto offende contemporaneamente la natura, il buon senso, la saggezza e il diritto” – scrive il noto psichiatra Alessandro Meluzzi nel libro “Attacco alla Famiglia” (Ed. Altaforte, 2020). L’ideologia fuorviante dell’affettività produce una abominevole confusione tra diritto e desiderio. La natura ha stabilito che la famiglia sia formata da un uomo e una donna perché solo la loro unione può determinare la nascita di un figlio. Senza l’ausilio di tecniche mediche, non è possibile concepire per una coppia omosessuale. Questa affermazione non ha alcun intento discriminatorio ma è un dato di fatto, meramente biologico.
La volontà, il capriccio o il desiderio di due uomini o di due donne di comprare un figlio sono ferocemente egoistici e non tengono conto dei diritti del bambino. Se esistesse un po’ di buon senso offenderebbe anche chi lo pratica. Il ricorso alla maternità surrogata può essere pericoloso per la mamma affittata e, ancor di più, per il piccolo innocente. Meluzzi, con saggezza, si chiede quale sarà lo sviluppo psico-affettivo di questi nuovi nati? Se, da un lato è realistico pensare a stigmatizzazione sociale, emarginazione, discriminazione, dall’altro, forse ancora più importante, prevede che “ci sia sicuramente una tendenza all’emulazione dei genitori, perciò la scelta omosessuale sarà quasi obbligata” (Abbie E. Goldberg, assistente universitaria presso il Dipartimento di Psicologia della Clark University di Worcester, nel Massachusetts, Omogenitorialità, Erickson, Trento, 2015). La mercificazione del corpo offende la dignità della donna, nonostante vi siano femministe incallite che lo ritengano addirittura un diritto. E se lo scopo, come suggerisce sempre il Prof. Alessandro Meluzzi, fosse “portare via i figli alle famiglie povere e darli a comunità, case famiglia dove poi vengono erogati fino a 400 euro al giorno per ogni minore, oppure a coppie benestanti, se possibile omogenitoriali”? Questi eventi sono mostruosi e diabolici. Assistiamo ad un cortocircuito letale. La crisi della famiglia genera quella dell’uomo e la crisi delle prospettive dell’umano nei suoi orizzonti genera la crisi della famiglia, con un’identità debole, che tende all’instabilità, alla paura, all’alienazione, alla fluidità.
La Sovversione dell’ordine naturale è sempre graduale nel tempo. Il suo tratto demoniaco, che mira alla disintegrazione dei legami, ci svela come, al contrario, il diritto naturale sia armonioso, stabile, forte, sicuro, realistico, granitico, tradizionale. La teologia Morale ci insegna che per giudicare dell’imputabilità di un dato atto passionale occorre vedere se il suo insorgere sia antecedente o conseguente all’atto di volontà. La patologia derivante da gravi problematiche dovute ad una affettività disordinata va considerata sotto due aspetti differenti: a) la morbosa variazione del tono affettivo; b) l’azione morbosa esercitata dalle emozioni sull’organismo. Il politicamente corretto, che spinge all’edonismo ed alle passioni più sregolate, anche quando si nasconde sotto forma di buonismo, chiama Amore ciò che non può essere altro che attrazione, sentimentalismo, piacere momentaneo e fugace. Amare è volere il bene dell’altro. Come si può amare inducendo l’altro al peccato mortale, quindi all’inimicizia con Dio e le Sue leggi eterne? Oppure provocando possibili ripercussioni gravissime a dei minori?
La scrittrice Susanna Tamaro, nonostante si dicesse favorevole alle adozioni per coppie omosessuali (cfr.Greta Privitera, in Vanity Fair, 17 settembre 2016)  si è così espressa: “L’utero in affitto è forse la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta dell‘amore’. Un amore che non si riferisce in alcun modo al bene di chi nasce ma soltanto ai desideri dei singoli individui”.
Agghiacciante la testimonianza di Sheela Saravanan dall’India: “Le nostre madri surrogate sono stressate a livello fisico e psichico anche se ricevono soldi; alla base ci sono povertà, analfabetismo, sottomissione. Vivono in stanzoni durante la gestazione e vengono nutrite molto per far crescere il bambino”. Il prezzo del neonato infatti sale con il peso. Il cesareo è obbligatorio. E i disabili, sono un “prodotto difettato”, perciò abortiti o abbandonati in strada. Paradossale l’ipocrisia in Germania: “La Gpa è vietata dentro il Paese ma se vanno a farla all’estero va bene”.

Per approfondire: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-nascituro-reificato-e-la-sovversione-dell-ordine-naturale

Utero in affitto: diritto e amore o crimine e capriccio?

Condividi su:

di Matteo Castagna

 

Buongiorno,

sperando di far cosa gradita, questa settimana inoltro una riflessione ricca di particolari, sulla questione dell’utero in affitto.

Buona lettura.

MC

 

L’EDITORIALE DEL LUNEDÌ

di Matteo Castagna per InFormazione Cattolica:

L’UTERO IN AFFITTO DEVE DIVENTARE UN REATO UNIVERSALE

L’utero in affitto deve diventare un reato universale. In Italia è un crimine dal 2004. Pene previste sono la reclusione da 3 mesi a 2 anni, e una multa pesantissima da seicentomila a un milione di euro.

Non esiste il reato di istigazione, che eventualmente potrebbe rientrare nel generico “istigazione a delinquere”, ma nessuno finora l’ha mai applicato ai sinistri individui che lo propugnano pubblicamente, forse per evitare la gogna mediatica “arcobalenga”.

“Il ricorso all’utero in affitto offende contemporaneamente la natura, il buon senso, la saggezza e il diritto” – scrive il noto psichiatra Alessandro Meluzzi nel libro “Attacco alla Famiglia” (Ed. Altaforte, 2020). L’ideologia fuorviante dell’affettività produce una abominevole confusione tra diritto e desiderio. La natura ha stabilito che la famiglia sia formata da un uomo e una donna perché solo la loro unione può determinare la nascita di un figlio. Senza l’ausilio di tecniche mediche, non è possibile concepire per una coppia omosessuale. Questa affermazione non ha alcun intento discriminatorio ma è un dato di fatto, meramente biologico.

La volontà, il capriccio o il desiderio di due uomini o di due donne di comprare un figlio sono ferocemente egoistici e non tengono conto dei diritti del bambino. Se esistesse un po’ di buon senso offenderebbe anche chi lo pratica. Il ricorso alla maternità surrogata può essere pericoloso per la mamma affittata e, ancor di più, per il piccolo innocente. Meluzzi, con saggezza, si chiede quale sarà lo sviluppo psico-affettivo di questi nuovi nati? Se, da un lato è realistico pensare a stigmatizzazione sociale, emarginazione, discriminazione, dall’altro, forse ancora più importante, prevede che “ci sia sicuramente una tendenza all’emulazione dei genitori, perciò la scelta omosessuale sarà quasi obbligata” (Abbie E. Goldberg, assistente universitaria presso il Dipartimento di Psicologia della Clark University di Worcester, nel Massachusetts, Omogenitorialità, Erickson, Trento, 2015).

La mercificazione del corpo offende la dignità della donna, nonostante vi siano femministe incallite che lo ritengano addirittura un diritto. E se lo scopo, come suggerisce sempre il Prof. Alessandro Meluzzi, fosse “portare via i figli alle famiglie povere e darli a comunità, case famiglia dove poi vengono erogati fino a 400 euro al giorno per ogni minore, oppure a coppie benestanti, se possibile omogenitoriali”?

Questi eventi sono mostruosi e diabolici. Assistiamo ad un cortocircuito letale. La crisi della famiglia genera quella dell’uomo e la crisi delle prospettive dell’umano nei suoi orizzonti genera la crisi della famiglia, con un’identità debole, che tende all’instabilità, alla paura, all’alienazione, alla fluidità.

La Sovversione dell’ordine naturale è sempre graduale nel tempo. Il suo tratto demoniaco, che mira alla disintegrazione dei legami, ci svela come, al contrario, il diritto naturale sia armonioso, stabile, forte, sicuro, realistico, granitico, tradizionale.

La teologia Morale ci insegna che per giudicare dell’imputabilità di un dato atto passionale occorre vedere se il suo insorgere sia antecedente o conseguente all’atto di volontà. La patologia derivante da gravi problematiche dovute ad una affettività disordinata va considerata sotto due aspetti differenti: a) la morbosa variazione del tono affettivo; b) l’azione morbosa esercitata dalle emozioni sull’organismo. Il politicamente corretto, che spinge all’edonismo ed alle passioni più sregolate, anche quando si nasconde sotto forma di buonismo, chiama Amore ciò che non può essere altro che attrazione, sentimentalismo, piacere momentaneo e fugace. Amare è volere il bene dell’altro. Come si può amare inducendo l’altro al peccato mortale, quindi all’inimicizia con Dio e le Sue leggi eterne? Oppure provocando possibili ripercussioni gravissime a dei minori?

La scrittrice Susanna Tamaro, nonostante si dicesse favorevole alle adozioni per coppie omosessuali (cfr.Greta Privitera, in Vanity Fair, 17 settembre 2016)  si è così espressa: “L’utero in affitto è forse la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta dell‘amore’. Un amore che non si riferisce in alcun modo al bene di chi nasce ma soltanto ai desideri dei singoli individui”.

Agghiacciante la testimonianza di Sheela Saravanan dall’India: “Le nostre madri surrogate sono stressate a livello fisico e psichico anche se ricevono soldi; alla base ci sono povertà, analfabetismo, sottomissione. Vivono in stanzoni durante la gestazione e vengono nutrite molto per far crescere il bambino”. Il prezzo del neonato infatti sale con il peso. Il cesareo è obbligatorio. E i disabili, sono un “prodotto difettato”, perciò abortiti o abbandonati in strada. Paradossale l’ipocrisia in Germania: “La Gpa è vietata dentro il Paese ma se vanno a farla all’estero va bene”.

 

Per approfondire: https://www.informazionecattolica.it/2023/03/27/utero-in-affitto-diritto-e-amore-o-crimine-e-capriccio/

1 2 3 4 5 6 7 78