Fascismo: storia di una rivoluzione antiborghese 1929-1940
LA RECENSIONE
LA RECENSIONE
Di Agostino Nasti
É uscito per i tipi della prestigiosa casa editrice Cedam il manuale Lineamenti di Diritto Pubblico italiano, europeo ed internazionale, scritto a più mani da docenti universitari e professionisti e già adottato in vari corsi sia in Italia, sia all’estero. Si tratta di Michele Borgato (amministrativista), Michelangelo De Doná (storico delle Istituzioni politiche, comunitarista e membro del Comitato scientifico della Rivista Il Pensiero storico), Camilla Della Giustina (costituzionalista e componente del Comitato di redazione della rivista Ambiente e Diritto), Michele Cardin (storico) e Daniele Trabucco (costituzionalista).
Siamo di fronte a un testo manualistico, rivolto principalmente, ma non esclusivamente, a studentesse e studenti delle classi di laurea triennale (L-12) e magistrale (L-94) in Scienza della Mediazione Linguistica. A prima vista, non é notizia tale da richiedere una recensione giornalistica. Tuttavia, la novità del lavoro risiede nell’ impostazione filosofica di fondo che costituisce il fondamento delle riflessioni dei vari autori: l’accoglimento del pensiero giusnaturalistico classico, di impronta aristotelico-tomista, ed il respingimento dell’ideologia positivistica declinata sia nel senso proprio del normativismo kelseniano e del suo sistema di geometria legale, sia nel senso istituzionalistico. La base di ogni potere politico e di un Testo costituzionale non si rinviene, secondo gli autori, nella volontà in grado di imporsi in un dato momento storico, con la conseguenza che il diritto possa essere «inumano e brutale», ma nell’ordine ontologico dato accessibile alla ragione umana.
La legge scritta, la legge positiva, secondo gli autori, deve trovare la sua legittimazione nella legge naturale, svolgendo una funzione ordinatrice. La sua negazione, propria del pensiero contemporaneo, porta all’autoaffermazione assoluta della persona umana che ha sostituito i concetti di giusto ed ingiusto con quelli di valido e invalido, rendendo il diritto, lo ius degli antichi (prefisso del sostantivo “iustitita“), strumento per veicolare e imporre qualunque ordine convenzionale dei rapporti umani ove domina la logica del bilanciamento dei diritti, caratteristica degli Stati costituzionali di diritto “mite”, e, dunque, del relativismo che é l’anticamera del nichilismo “luciferino”. Senza entrare nel merito di queste impostazioni, non possiamo non accogliere con favore un testo specialistico, frutto di studi sulle fonti e anni di approfondimenti giuridici, che ha il coraggio di discostarsi dal pensiero egemone “politicamente corretto”, il quale a livello accademico sembra precludere sempre più il libero dibattito. Con ricadute drammatiche sulla capacità critica delle giovani generazioni. Davanti a queste derive, gli autori dimostrano che si può ancora preservare la tradizione e la vitalità di un pensiero religioso e “antico” senza perdere l’onestà intellettuale e il rigore proprio di ogni opera scientifica.
DA
Segnalazione Arianna Editrice
di Enrica Perucchietti
Fonte: Nazione futura
Enrica Perucchietti, giornalista e scrittrice, torna in libreria con Fake News. Come il potere controlla i media e censura l’informazione indipendente per ottenere il consenso. Un libro che descrive il mondo distopico in cui ci siamo trovati catapultati in questi ultimi mesi. Analisi, descrizioni, commenti e riflessioni per smascherare il potere che controlla l’informazione e oscura il dissenso.
Sì, ritengo che l’attuale battaglia contro le cosiddette fake news sia in realtà una articolata caccia alle streghe che ha come obiettivo la repressione del dissenso. Entrata nel vivo negli ultimi tre anni, essa ha raggiunto il suo apice durante il lockdown, con la censura in Rete di contenuti che l’algoritmo di turno non riteneva convergenti con la narrativa ufficiale sul Covid-19. Da una parte questa moderna caccia alle streghe strumentalizza la questione del cyberbullismo, dell’odio e della disinformazione sul web, per portare all’approvazione di una censura della Rete, arrivando a ipotizzare, dal DDL Gambaro alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle fake news, l’introduzione di nuove leggi o di forme di ammenda e di prigionia per coloro che divulghino notizie «false, esagerate, tendenziose, che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o falsi»; norme che richiamano alla mente il reato d’opinione (una moderna forma di psicoreato orwelliano), con il quale non si vuole colpire tanto la notizia infondata quanto piuttosto il dissenso in generale.
La propaganda è sempre stata, anche in democrazia, uno strumento per plasmare l’opinione pubblica ed eterodirigere il consenso. La politica, e più in generale il potere, ha interesse a indirizzare l’informazione che soprattutto negli ultimi mesi è diventata a tratti indistinguibile dalla propaganda. Un esempio recente è il D.L. 34/2020 (cd. “Decreto Rilancio”) che ha previsto all’art. 195, lo stanziamento di 50 milioni di euro per l’erogazione di un contributo straordinario in favore delle emittenti radiotelevisive locali (quindi spot) che si impegnano a trasmettere messaggi di comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi. Possiamo immaginare come molti editori, pur di accedere a questi finanziamenti, arriveranno ad accettare di trasmettere gli spot istituzionali e ad allineare la propria linea editoriale in una versione filo-governativa. Ciò a propria volta porterà a plasmare l’opinione pubblica orientando il consenso nella direzione prestabilita dall’alto (in questo caso dal Governo). L’informazione di massa che si diffonde tramite i media mainstream e che beneficia di investimenti è costretta a sottostare a specifiche linee editoriali e alla volontà (o al capriccio) degli sponsor. Inclusa, ovviamente, la censura. Continua a leggere
Ossequi, Carlo Di Pietro.
Il Primato Nazionale si interessa del libro del Prof. Daniele Trabucco, esponente, tra l’altro, di “Christus Rex” e di “Nova Civilitas”, costituzionalista e docente all’Università di Bellinzona, conferenziere, pubblicista, scrittore e lo intervista al riguardo:
Il volume Covid-19 vs. Democrazia, uscito di recente per Edizioni Scientifiche Italiane e curato dal prof. Daniele Trabucco, professore associato di diritto costituzionale presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona, raccoglie una serie di interventi di alto spessore intellettuale tesi a inquadrare gli aspetti giuridici ed economici della prima fase dell’emergenza sanitaria degli ultimi mesi. Com’è ovvio ed evidente le decisioni – e le non decisioni – prese nei decisivi frangenti iniziali della crisi sanitaria prolungano i propri effetti all’oggi e gravano sui prossimi mesi con una serie di prospettive tutt’altro che tranquillizzanti. Abbiamo pertanto chiesto al prof. Trabucco di approfondire alcuni aspetti giuridici e politici di quanto avvenuto, così da poter affrontare gli eventi futuri con maggior consapevolezza.
Nel suo importante saggio Il principio di legalità formale e sostanziale ai tempi del Covid-19 insiste con grande chiarezza sulla indeterminatezza assoluta del potere conferito per decreto-legge e attraverso i Dpcm (Decreti del presidente del Consiglio di ministri). I vizi formali che lei evidenzia nella stesura dei vari decreti sembrano produrre dei veri vizi sostanziali, che causano in ultimo un vulnus a livello procedurale. Dal suo punto di vista, quindi, siamo al cospetto di un abuso di attribuzioni da parte del Presidente del Consiglio?
Noi abbiamo assistito, e continuiamo ad assistere, ad un utilizzo illegittimo del decreto-legge, benché non ci sia stato, almeno fino ad ora, alcun pronunciamento da parte del giudice delle leggi. Questo, com’è noto, è un provvedimento provvisorio avente forza di legge adottato dal governo della Repubblica in presenza di tre presupposti giustificativi indicati nel comma 2 dell’art. 77 della Costituzione repubblicana vigente: 1) straordinarietà, 2) urgenza, 3) necessità. Pertanto, quando si ricorre a questa fonte-atto, è logico che lo si fa per fronteggiare immediatamente la situazione emergenziale che si è venuta a determinare. In ragione di ciò il decreto-legge deve contenere misure non solo omogenee, ma anche immediatamente applicabili. A coloro i quali obiettano che questi due aspetti non sono previsti nel Testo fondamentale del 1948, vorrei ricordare che la Corte costituzionale, a partire dalla storica sentenza n. 22/2012, ha precisato come essi siano impliciti, o meglio presupposti, nella ratio della norma costituzionale sopra citata. Nel caso, invece, del contenimento dell’agente virale Covid-19, solo una parte delle misure è risultata di subitanea applicabilità. Per altre è stato necessario (e lo è anche ora) ricorrere ai noti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, prof. avv. Giuseppe Conte, atti formalmente amministrativi ma sostanzialmente normativi, ai fini della loro attuazione o implementazione. In altri termini, si è assistito all’utilizzo di decreti-legge «ad efficacia differita» che costituiscono una contraddizione proprio in ragione della peculiare natura della fonte. Eppure, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al momento della emanazione e prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti-legge, poteva esercitare un controllo preventivo (precedente la loro entrata in vigore) che la Corte costituzionale ha definito di «intensità almeno pari» (sentenza n. 406/1989 Corte cost.) a quanto avviene in sede di promulgazione di una legge ordinaria dello Stato ex art. 74 della Costituzione. Cosa che non è avvenuta. Continua a leggere
L’ultimo libro di Giuseppe Culicchia, E finsero felici e contenti. Dizionario delle nostre ipocrisie (Feltrinelli), è un saggio talmente lucido e godibile che andrebbe letto nelle scuole, corso di educazione civica, oppure adottato nelle facoltà di Scienze politiche e Scienze della comunicazione. Cinquantacinque anni, torinese, autore di Tutti giù per terra, da cui è stato tratto l’omonimo film con Valerio Mastandrea, da libraio Culicchia è diventato scrittore, saggista, traduttore dall’inglese e dal francese. La sua satira demolisce uno a uno i luoghi comuni dello storytelling da salotto, non necessariamente televisivo.
Cominciamo da lei, Culicchia: genitori?
«Mio padre, nato a Marsala, arrivò ventenne a Torino nel 1946. Essendosi innamorato della fidanzata di un suo amico, volle allontanarsi da quella storia. Mia madre era un’operaia tessile piemontese, figlia di un’operaia tessile. Si conobbero a metà degli anni Cinquanta e si sposarono».
Infanzia dura?
«Ero il figlio del barbiere meridionale. Diciamo che ho sperimentato sulla mia pelle una forma di razzismo senza peli sulla lingua. Ma ho avuto la possibilità di gustare gli agnolotti e il cous cous».
È vero che ha fatto il libraio prima di diventare scrittore?
«Per dieci anni. Ho scritto Tutti giù per terra nel 1994, ma fino al ’97 ho continuato a stare in libreria. Non ero sicuro di riuscire a mantenermi con le parole». Continua a leggere
Oltre alla Casa Editrice Solfanelli di Chieti, alle Edizioni Vita Nova di Verona, ad Arianna Editrice, alle recenti Edizioni Passaggio dal Bosco nonché Altaforte e molte altre “piccole” ma preziose soprattutto per alcuni testi oramai introvabili e contenuti controcorrente rispetto al Pensiero Unico, da diverso tempo sosteniamo la Casa Editrice Sodalitium di Verrua Savoia (TO) e SURSUM CORDA dell’amico cattolico Carlo Di Pietro (Nota del Circolo Christus Rex-Traditio):
Segnalazione di C.d.P.
Si tratta di piccoli capolavori che venivano stampati e distribuiti in maniera massiva per la gloria di Dio e della Santa Chiesa, per la propagazione della fede e della morale, per la difesa della cristianità e dell’ordine sociale.
Fino agli anni ’50 questi Opuscoli e questi Libretti ordinariamente arricchivano le librerie di ogni abitazione: dalla più fastosa alla più umile. Venivano letti con piacere, con grande attenzione e disprezzati solo dai bifolchi. Nei comodini dei nostri nonni è ancora possibile trovarne qualche copia sopravvissuta alla nuova pentecoste del Vaticano Secondo.
Purtroppo con la morte di Papa Pio XII, i modernisti del Vaticano Secondo -autoproclamatisi nemici della censura – pensarono di censurare e cestinare tutta la stampa veramente cattolica, ovvero tutte quelle pubblicazioni che don Bosco definiva «buona stampa». Se oggi qualcuno ha la sventura di entrare in una libreria che si dice cattolica, verosimilmente il libro meno eretico che troverà è l’apologia dell’eretico Lutero, oppure le ricette di Sai Baba.
Ebbene noi possediamo centinaia di Opuscoli e Libricini, li stiamo scansionando, trasformando in PDF e pubblicando sul web in maniera totalmente gratuita. Auguriamo a tutti voi una riflessiva lettura sotto il patrocinio di San Giuseppe.
Per donare all’Associazione cliccare qui oppure qui . Dal giorno 2 di marzo il settimanale verrà – come da prassi – inviato solamente agli Associati in regola con il versamento della quota ed ai benefattori.
http://tabulafati.com/ec/product_info.php?products_id=1591&osCsid=6ed0bed6662a3d1219b23c521751d130
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