Così la sinistra ha ucciso la scuola. Libro di Ricolfi e Mastrocola svela 60 anni di follie progressiste

Condividi su:

«La verità – sosteneva Antonio Gramsci – è sempre rivoluzionaria». Per questo non saremmo mai troppo grati a Paola Mastrocola e a Luca Ricolfi per averla gridata in un libro scritto a quattro mani(Il danno scolastico – ed. La nave di Teseo pp.270 € 18), dedicato allo sfascio della scuola italiana. La “rivoluzione” sta soprattutto nel sotto titolo: “La scuola progressista come macchina della disuguaglianza“. Da non credere. La coppia (moglie e marito nella vita) ricorda da vicino il bambino della fiaba di Andersen che grida “il re è nudo” mentre intorno a lui i sudditi fanno a gara a decantare il pregio delle stoffe dell’inesistente vestito del sovrano. Per la Mastrocola, docente di analisi dei dati, non è una novità. Già nel 2017, in un precedente lavoro editoriale, aveva puntato l’indice contro «un’istruzione, abbassata e facilitata oltre ogni dire, che ha messo in difficoltà il 70-80 per cento degli studenti». Era il suo verdetto di condanna della scuola progressista, bollata come «per nulla democratica e classista».

Ricolfi e l’abbaglio di don Milani

Parole e tesi che l’autrice non solo conferma, ma che ora arricchisce di cifre, statistiche e riscontri. La prova, insomma. E qui entra in campo il marito sociologo attraverso una documentata e incontestabile comparazione tra la scuola di ieri, la stessa che il troppo celebrato don Milani nella sua Lettera a una professoressa del 1967 denunciava come «troppo selettiva», e quella di oggi. Classista la prima perché troppo condizionata dal ceto sociale degli studenti? Una fregnaccia che Ricolfi rende evidente in maniera molto più elegante ancorché incontrovertibile: «Su 100 nati nel 1956 la licenza media è stata ottenuta dal 96 per cento dei giovani dei ceti alti e dal 90 per cento dei ceti bassi (…)». Una statistica che rade al suolo la più coriacea panzana del progressismo nostrano, tanto che fa presa ancora oggi.

«L’esecutore materiale è stato il ministro Berlinguer»

È questa – secondo gli autori – l’origine del disastro che in tre mosse ha mandato ko la scuola italiana. Si comincia con l’abolizione del latino nella scuola media, si prosegue con la liberalizzazione dell’accesso alle facoltà universitarie per culminare nella laurea 3+2, voluta nel 1999 dal ministro Luigi Berlinguer, sulla cui opera il giudizio di Mastrocola e Ricolfi è più tagliente di una lama affilatissima. È stato, scrivono, «l’esecutore decisivo della distruzione dell’università». Ma il j’accuse di Ricolfi è rivolto a tutti gli ideologi progressisti. «Ricevere un’ottima istruzione era l’unica carta in mano ai figli dei ceti bassi per competere con quelli dei ceti alti… Gliela avete tolta e avete avuto il becco di farlo a nome loro». Ce n’è anche per la destra, che non ha mai saputo marcare una netta discontinuità con tale impostazione.

Penalizzati i ceti bassi

Morale: la scuola è in ginocchio perché prima i docenti «esigevano» lo studio dagli studenti. Quelli di oggi, invece, non selezionano, limitandosi solo a spostare il problema in avanti. Per spiegarlo, la Mastrocola ricorre alla metafora del gattino cui hanno cucito una palpebra nelle prime tre settimane di vita. Quando gliela scuciranno sarà troppo tardi perché nel frattempo avrà perso per sempre l’uso dell’organo. È quel che accade oggi agli studenti che progrediscono senza merito fino a diventare avvocati che non sanno parlare o insegnanti che non sanno scrivere. È l’amaro esito cui conduce la scuola apparecchiata per i ceti bassi dalla sedicente “parte migliore del Paese“. La peggiore, in realtà. Ma lasciamo stare. E chiediamoci piuttosto se mai assisteremo alla presenza  in un talk-show del libro di Mastrocola e Ricolfi. Pensiamo di no, e accettiamo scommesse.

da

Così la sinistra ha ucciso la scuola. Libro di Ricolfi e Mastrocola svela 60 anni di follie progressiste

La setta divina: parlano le vittime dei Focolari

Condividi su:

Abbiamo già avuto modo di presentare, qui sul nostro sito, il libro di Ferruccio Pinotti “La setta divina”, che critica fortemente il movimento dei focolarini. Ci siamo riproposti di presentarlo a Verona e, speriamo che le condizioni ce lo permettano. Nel frattempo, ci sembra interessante segnalare questa recensione:

di Stefano Mazzola

Milano 27 Novembre 2021

Mettere sotto inchiesta il mondo, finora inesplorato, dei Focolari, il movimento ecclesiale fondato dalla maestra trentina Chiara Lubich nel 1943 che oggi conta 2 milioni di aderenti in 182 paesi. Lo ha fatto Ferruccio Pinotti, giornalista de Il Corriere della Sera, in La setta divinail Movimento dei Focolari fra misticismo abusi e potere, edito da Piemme, in libreria da pochi giorni. Incentrato sulle testimonianze di un gruppo di ex adepti, l’indagine svela l’universo di contraddizioni di un movimento cattolico che si caratterizza per essere l’unico ad avere avuto una leadership femminile, quella della carismatica e discussa Lubich (1920-2008) oggi sulla via della beatificazione.

Una foto giovanile di Chiara Lubich. Nata a Trento nel 1920, maestra, fu l’ispiratrice e fondatrice del Movimento dei Focolari alle fine della Seconda Guerra Mondiale. Il Movimento si sviluppò in seguito in molti Paesi; oggi conta 2 milioni di aderenti

Se il Movimento si dipinge come la realizzazione terrena del Vangelo, i suoi fuoriusciti ne denunciano la manipolazione psicologica fino all’annientamento della personalità. Nel febbraio 2021, i Focolari sono stati messi sotto accusa da Papa Francesco, che ha intimato al Movimento «di evitare il ripiegamento su se stesso, che induce a difendere sempre l’istituzione a scapito delle persone, e che può portare anche a giustificare o a coprire forme di abuso». L’indagine affronta i nodi cruciali del Movimento dalla fondazione ad oggi. Tra questi, gli abusi sessuali, in particolare in Francia e in Italia, e i tentativi sistematici di insabbiarli. Pinotti approfondisce a fondo il caso di Rino Foradori, l’ex-direttore di Città Nuova, la rivista del Movimento, arrestato nel 2000 in quanto membro di una rete online di utenti che si scambiavano materiali pedo-pornografici. Nonostante le accuse gravissime, da vent’anni Foradori vive in Argentina, dove lavora per la versione locale della rivista. Sulla volontà dei Focolari di non perseguire, semmai proteggere, gli autori di atti simili, è illuminante la vicenda raccontata da Christophe Renaudin, vittima di abusi sessuali da parte di Jean Michel Merlin, membro consacrato del Movimento dei Focolari francese. Sebbene Merlin sia stato condannato a risarcire la sua vittima nel 1998, il Movimento lo ha allontanato solo vent’anni dopo, a seguito dell’azione di denuncia di Renaudin.

Il primo Focolare, creato da Chiara Lubich a Trento nel 1944 in Piazza Cappuccini

Dalle testimonianze emergono le storture dei Focolari: dalle manipolazioni psicologiche alla richiesta di donazione totale del proprio tempo e denaro. L’esaltazione del collettivo e della figura della leader si traducono il più delle volte nell’annientamento del singolo, fenomeno che ha portato anche a suicidi. Le esperienze dirette degli ex, che emergono come vittime di un movimento a deriva settaria (così lo definisce nella prefazione il sacerdote e canonista francese Pierre Vignon), fanno scoprire anche la natura “imprenditoriale” dei Focolari. A quasi settant’anni dalla fondazione, il Movimento è oggi una “multinazionale della fede”, business che tra donazioni, versamenti obbligati, manodopera non pagata e proprietà immobiliari sparse per il mondo, mette insieme un capitale tra i 5 e i 7 miliardi di euro. L’inchiesta si conclude con le interviste a Margaret Karram e Jesús Morán Cepedano, rispettivamente presidente e co-presidente del Movimento dall’inizio del 2021. L’elezione di Karram, arabo-israeliana con un passato di studi in California, è considerata un punto di svolta per i Focolari, in linea con la necessità di un rinnovamento. Sul tema degli abusi, Karram, nell’intervista concessa a Pinotti, chiede perdono a tutte le vittime, sposando la politica della “tolleranza zero” espressa da Papa Francesco.

Chiara Lubich ad un incontro con i Focolari il 10 settembre del 2004. Nel 1996 le fu conferito dall’Unesco il Premio per l’educazione alla pace

In un comunicato stampa ufficiale, apparso il giorno dopo l’uscita in libreria di La Setta Divina, il Movimento dei Focolari afferma: «È questo un tempo che, lungo la storia della Chiesa, ha spesso messo a dura prova ordini religiosi, movimenti e comunità, nati da una ispirazione carismatica. Il libro di Ferruccio Pinotti intende dimostrare che, anche nel Movimento dei Focolari, lo zelo iniziale ha portato talvolta ad interpretazioni errate del carisma di Chiara Lubich e/o ad azioni fuorvianti. Da documenti che Pinotti ha reperito e pubblicato nel libro relativamente ad alcuni dibattiti interni al Movimento dei Focolari, emerge, tuttavia, la sempre maggior consapevolezza nei membri di queste ed altre deviazioni nella sua storia e la necessità di porvi rimedio».

La nuova Presidente dei Focolari Margaret Karram. Araba, cristiana-cattolica, nata ad Haifa 58 anni fa, si è laureata in Ebraismo all’Università ebraica di Los Angeles, negli Stati Uniti. Diversi gli incarichi ricoperti per i Focolari a Los Angeles e a Gerusalemme (foto: Famiglia Cristiana)

Per questo, il Movimento «ribadisce l’impegno a combattere ogni forma di abuso, a continuare percorsi di prevenzione e di formazione dei membri e dei responsabili e ripete l’invito a tutte le persone che hanno da segnalare fatti o storie di abusi, di rivolgersi alla Commissione per il Benessere e la Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili (CO.BE.TU.) oppure ai rispettivi organi ecclesiali. Nonostante la lettura parziale, unilaterale, a volte inesatta o riduttiva della storia, della spiritualità e dell’attività del Movimento, guardiamo a questo libro come ad una ulteriore spinta nella prosecuzione dei processi di conversione e rinnovamento in atto, in fedeltà al carisma di fondazione e nello sviluppo di un confronto aperto, libero e critico all’interno del Movimento e con chiunque desideri comprendere appieno la sua realtà e collaborare con esso».
Speriamo che sia tutto vero…..

°l’autore dell’articolo ha coadiuvato Ferruccio Pinotti nella realizzazione dell’inchiesta

Immagine di apertura: Cristiana Capotondi in una scena del film Chiara Lubich – l’amore vince tutto, regia di Giacomo Campiotti, trasmesso su Rai1 a gennaio di quest’anno (foto di Federica Di Benedetto)

Fonte: https://ilbuongiorno.com/la-setta-divina-parlano-le-vittime-dei-focolari/

In difesa della virilità

Condividi su:
TORNA IN LIBRERIA IL SAGGIO DEL FILOSOFO DI HARVARD HARVEY MANSFIELD

 

Virilità di Harvey Mansfield, appena uscito, non è un testo contro il femminismo, e ciò va detto non per mettere le mani avanti, o per dire che la coincidenza con lo scandalo generato dalle parole di Alessandro Barbero (scandalo sciocco) sia assolutamente casuale, ma per prevenire quello sdegno isterico che nell’epoca della cancel culture si lancia all’istante contro alcune parole non appena vengono pronunciate. In cosa ha origine questo astio furioso e generalizzato?

Quando, a partire dagli anni Settanta, il pensiero femminista ha disconosciuto le sue origini liberali, si è convertito irrevocabilmente a un nichilismo avverso tanto alla natura quanto al senso comune, ostentando un nuovo obiettivo: l’avvento della società sessualmente neutra, nel nome della neutralità di genere. A farne le spese, quelle virtù ree di sottendere qualsiasi rimando alla differenza sessuale. Virtù dimenticate o ridotte a stereotipi antiquati, come nel caso della virilità. In suo soccorso, Mansfield si riappropria, virilmente, dello spazio per lodarla.

Perché la virilità è precisamente una virtù; e tra tutte, quella politica per eccellenza. La virilità è stata fraintesa. Non è affatto aggressività, machismo, tracotanza. Al contrario, è quel complesso di assertività, sicurezza di sé, coraggio attraverso cui l’uomo asserisce se stesso e afferma la sua importanza, sulla natura, sugli altri uomini e sulla minaccia del nulla. La virilità non è una virtù astratta; la virilità chiama l’individualità: la sua stessa essenza è l’irripetibilità del singolo che la impersona. E questa è l’origine del fraintendimento, così come è per questo motivo che la scienza (nelle specifiche vesti della psicologia sociale e della biologia evoluzionistica) fallisce nel descriverla: la virilità non è un concetto, non è passibile di definizione universale.

L’universalità, anzi, le è letale; è l’orizzonte nel quale essa perisce, quello dell’egualitarismo ad ogni costo, del controllo razionale e dell’uniformazione. Per dar voce alla virilità occorre allora rivolgersi a quelle discipline che della singolarità e del comune sentire si nutrono: la letteratura, la storia e, in una certa misura, la filosofia. Attraverso una ricca rassegna di figure, da Theodore Roosevelt al vecchio di Hemingway, da Kipling a Stevenson, passando per i filosofi pionieri del liberalismo e terminando con l’etica e la politica incontaminate di Platone e Aristotele, Mansfield ci racconta la virilità e il suo valore per l’essere umano, smascherando la stoltezza dell’ostilità ad essa dichiarata non in nome di valide ragioni, ma per partito preso.

Virilità è una lode evocativa e carnale, talvolta nostalgica e disillusa, di una virtù con la quale siamo stati spesso ingenerosi, perseguendola sempre senza mai chiamarla per nome. Una virtù che, certamente, pertiene anche alle donne, purché siano disposte ad emanciparsi dall’inganno di quel sedicente femminismo che le vorrebbe non solo uguali agli uomini, ma anche uguali tra loro; a patto, cioè, che si riapproprino della loro individualità, della loro differenza: è sicuramente più virile rivendicare il diritto di non esserlo che affermare che la virilità sia sessualmente neutra.

Fonte: https://www.nicolaporro.it/in-difesa-della-virilita/

Mussolini in Giappone?

Condividi su:

PUBBLICHIAMO QUESTA RECENSIONE DI AMBROGIO BIANCHI. 

Angelo Paratico, storico e romanziere, nei prossimi giorni presenterà il suo ultimo libro, pubblicato dalla Gingko Edizioni e intitolato “Mussolini in Giappone”. Si tratta di un romanzo breve, contenente una notevole quantità di riferimenti storici. Viene così esposta, per la prima volta la possibilità, secondo noi non del tutto peregrina, che l’uomo ucciso a Giulino di Mezzegra, il 28 aprile 1945, non fu Benito Mussolini, ma un sosia.

Questo spiegherebbe l’incoerenza di certi suoi comportamenti, nei suoi ultimi giorni e tutti i misteri che ancora circondano le circostanze della sua fine. Pare inspiegabile la sua scarsa lucidità nel prendere decisioni dopo Como, e il fatto che il suo viso apparve sfigurato già all’arrivo a Piazzale Loreto. E non si capisce perché venne fucilato di nascosto e non portato sul lungolago di Dongo, distante solo pochi chilometri e lì giustiziato, in bella vista, assieme agli altri gerarchi e a uno sfortunato autostoppista.

A Milano, il 25 aprile 1945, Mussolini ebbe varie opportunità per mettersi in salvo, ma non volle coglierle. Prima fra tutte quella di chiudersi nel Castello Sforzesco e attendere l’arrivo degli Alleati. I partigiani non disponevano di armi pesanti e non sarebbero mai riusciti a espugnarlo. Un’altra via di fuga, caldeggiata da Vittorio Mussolini, fu una corsa sino all’aeroporto di Ghedi, per salire su di un SM79 che lo avrebbe portato in Spagna. La Svizzera, contrariamente a ciò che si crede, non fu mai un’opzione, Mussolini sapeva che non lo avrebbero mai lasciato passare.

Sul tavolo stava anche un’altra via di fuga, assai più complessa e per la quale la segretezza più assoluta era una condizione indispensabile. Questa prevedeva l’utilizzo di un sommergibile. Tale piano era stato approntato da Enzo Grossi (1908 -1960), un abilissimo e pluridecorato sommergibilista, che in Francia era stato a capo della base di Betasom. A tali preparativi accennò lo stesso comandante Grossi nelle sue memorie, ormai introvabili, intitolate “Dal Barbarigo a Dongo”.  Grossi fu un coraggioso uomo di mare che morì giovane, consumato dall’amarezza per essere stato ingiustamente accusato di aver imbrogliato le carte in cambio di due medaglie d’oro, una d’argento e due croci di guerra tedesche. Lo accusarono di aver mentito sull’affondamento di due corazzate americane, con il sommergibile Barbarigo da lui comandato, il 20 maggio 1942, al largo delle coste brasiliane.

Una commissione di ammiragli, dopo la guerra, discusse il suo caso, accusandolo di frode ma dimenticando di tenere conto dei diversi fusi orari. Come dimostrò Antonino Trizzino nel suo libro “Navi e poltrone” uscito nel 1952, Grossi affondò due grandi navi nemiche, ma non erano quelle che lui pensava. Viste dal periscopio d’un sommergibile, nel mezzo di una rischiosa azione e con il mare mosso, tutte le navi sono difficili da identificare.

Un decreto del Presidente della Repubblica lo privò delle sue decorazioni. Lui protestò con veemenza e, nell’ottobre del 1954, a causa di una sua lettera indirizzata al Presidente, fu condannato a  5 mesi e 10 giorni di reclusione per ‘vilipendio del capo dello Stato’.  Grossi aveva militato nella RSI, pur non avendo mai accettato la tessera del partito fascista ed era sposato con una donna ebrea, che non smise di praticare la propria religione. Riuscì a stento a sottrarla alle SS, che la rilasciarono, permettendole di tornare a casa dai loro bambini.

Nel capitolo XI del suo libro, intitolato “Un sommergibile per Mussolini”, Grossi racconta che Tullio Tamburini gli rivelò di essersi accordato con gli alleati giapponesi per approntare un grosso sommergibile, al fine di metterlo in salvo, e nei suoi piani sarebbe stato proprio lui a comandarlo, portandolo nel Pacifico. Tamburini accennò a Mussolini di quel piano, ma gli rispose che non ne voleva sapere. Questo fu confermato da Mussolini stesso quando incontrò Grossi, nel febbraio 1945 e lo ringraziò per i suoi sforzi. Poi aggiunse: “Non sono interessato a vivere come un uomo qualunque. Vedo che la mia stella è al tramonto e che la mia missione è conclusa…”.

L’esistenza di questi piani fu confermata anche dal vicesegretario del Partito fascista repubblicano ed ex federale di Verona, Antonio Bonino, nelle sue memorie, intitolate “Mussolini mi ha detto” uscito in Argentina nel 1950.

Questo è quanto se ne sa ma, secondo Paratico, il meccanismo continuò a muoversi, indipendentemente dalla volontà degli  ideatori e fu adattato, affidando  il comando del sommergibile oceanico Luigi Torelli a un tedesco. Dunque, Mussolini, nel primo pomeriggio del 25 aprile 1945, sarebbe stato prelevato da un’auto guidata da un diplomatico giapponese che lo portò a Trieste, dove s’imbarcò sul sommergibile Torelli, che lo attendeva nel porto, dopo che era stato fatto rientrare dal Giappone, dove si trovava e dove effettivamente ritornò. Tale sommergibile fu affondato dagli americani nel settembre 1945, davanti alla baia di Tokyo. dove ancora si trova.

Mettendo da parte la storia alternativa e passando al romanzo, dobbiamo dire che questo libro si legge bene e  me ne ha ricordato un altro, avente un tema e uno sviluppo simile, che lessi alcuni anni fa. L’autore fu il grande scrittore e sinologo belga, Simon Leys (Pierre Ryckmans), ed era intitolato: “La morte di Napoleone”. Il Leys immaginava la sostituzione con un sosia al Napoleone confinato a Sant’Elena e un suo ritorno, in incognito, in Francia. Dopo varie peripezie, Napoleone è costretto a una vita da “uomo qualunque” dividendo il letto con una ortolana parigina. E, intanto, fra i cavoli e gli ortaggi, lavorava segretamente per compiere le sue vendette, ma infine s’ammalò e morì. Tutti coloro che hanno studiano l’epopea napoleonica restano colpiti da questa bizzarra fantasia del Leys, che ha il merito di aggiunge una nuova sfaccettatura, un nuovo punto di meditazione, su questa figura storica.

Il Mussolini che l’autore descrive è segnato dal lutto e dai sensi di colpa, ha frequenti crisi di pianto. Ripensando alla sua giovinezza da anarchico e squattrinato socialista, pensa che avrebbe dovuto salire sulle montagne come partigiano e poi lottare contro al tedesco invasore, invece di assecondarlo. La sua sofferenza e i suoi rimpianti vengono solo parzialmente leniti fra le mura di un antico tempio buddista, a Nikko.

L’idea dell’autore è assai originale e mai prima esplorata. E con questo scarno libro mostra di possedere una profonda  conoscenza non solo di quell’uomo, ma anche dell’uomo.

Link per acquisto in Amazon

Amazon.it: Mussolini in Giappone – Paratico, Angelo – Libri

Oppure nelle migliori librerie.

 

La Setta Divina

Condividi su:

di Redazione

Il brillante giornalista Ferruccio Pinotti, veronese, col quale abbiamo già presentato quattro libri nel corso degli anni, ha scritto la sua nuova fatica sul movimento carismatico dei Focolarini.

Amico e, certamente non d’idee della nostra area, gli vanno riconosciuti intelligenza, preparazione e capacità d’analisi d’ottimo giornalista. Il libro è da ieri in ogni libreria e acquistabile sulle principali piattaforme web.

Il libro – E’ lungo l’elenco delle contraddizioni che emergono da questa grande inchiesta sul Movimento dei Focolari, una realtà ecclesiale per molti aspetti sconosciuta, nonostante conti due milioni di aderenti in tutto il mondo. Fondato nel 1943 da Chiara Lubich, una figura controversa ma avviata verso la canonizzazione, il Movimento è attivo oggi, a livello internazionale, negli ambiti della formazione, della cultura e della politica – con scuole, gruppi editoriali, istituti di ricerca – e soprattutto opera in campo economico con le attività delle cittadelle, veri centri produttivi, e attraverso migliaia di cooperative e imprese collegate alla rete dell’Economia di Comunione. Un’organizzazione laicale potente, che ha validi sostegni nella Chiesa. Ma che, da qualche anno, è oggetto di severe contestazioni: un folto gruppo di ex appartenenti, in Italia e in altri Paesi, denuncia fenomeni di manipolazione psicologica, sfruttamento del lavoro, censure. Ferruccio Pinotti, che ha studiato a lungo le derive integraliste delle associazioni cattoliche internazionali, ha raccolto in questo libro una documentazione sul mondo dei Focolari e una serie di interviste esclusive di testimoni, ex focolarini, teologi ed esperti: il risultato è un reportage arricchito da un dossier inedito, che dà voce a drammatiche esperienze esistenziali e osserva dall’interno l’ambiente del Movimento, facendone emergere le problematiche e illuminandone i punti oscuri.

Segnalazione libraria: “Del tutto invalido e assolutamente nullo”

Condividi su:

Un libro essenziale per comprendere la situazione ecclesiale. Vescovi e sacerdoti ordinati con il rito riformato da Montini nel 1968 sono invalidi, ovvero nulli. La formula della consacrazione episcopale non conferisce l’ordine secondo quanto richiesto dalla Chiesa Cattolica. Ne consegue che un “vescovo” non può ordinare validamente un “prete”. E’ questa la chiave del disastro conciliare e post-conciliare. L’ “operazione sopravvivenza” per chi ha vera vocazione religiosa è quella di procedere alla riordinazione da parte di un vero vescovo. (per info scrivere a c.r.traditio@gmail.com) Particolarmente grave per chi si professa Cattolico Apostolico Romano integrale è accettare i nuovi riti e far finta di credere che gli ordinati o consacrati siano veri Pastori della Chiesa. Ne consegue che la cosiddetta “communicatio in sacris”, oramai d’uso corrente dalle parti di alcuni priorati cosiddetti d’area tradizionale, è un sacrilegio enorme.

Segnalazione del Centro Studi Federici

Novità libraria: “Del tutto invalido e assolutamente nullo” di don Antony Cekada
 
Dopo la pubblicazione in italiano delle opere di don Cekada “Non si prega più come prima” e poi di “Frutto del lavoro dell’uomo” il Centro Librario Sodalitium presenta in un opuscolo questi due articoli (risalenti al 2006 e 2007) sulla questione dei nuovi riti di ordinazione. Nel primo articolo l’autore spiega perché la nuova formula è da considerarsi invalida e nel secondo risponde ad alcune obbiezioni che gli sono state fatte dopo la pubblicazione del primo articolo.
Questa questione è estremamente importante poiché ha delle conseguenze dottrinali e pratiche che toccano la vita spirituale e la salvezza eterna dei cattolici: se infatti un prete o vescovo non è validamente ordinato ne consegue che i sacramenti che amministra sono per la maggior parte invalidi. In questi due articoli il nostro confratello americano affronta unicamente la questione della validità della nuova formula della consacrazione episcopale, che è il gradino più alto del sacramento dell’Ordine.
Possa la lettura di questo libretto illuminare le menti di molti fedeli – e dei sacerdoti in particolare – sulla gravità della situazione in cui si trova la Chiesa a causa delle riforme che sono state fatte al Concilio Vaticano II. Con esse si rendono invalidi e nulli la maggior parte dei sacramenti amministrati con il nuovo rito di Paolo VI (si salvano, se correttamente amministrati, il battesimo e il matrimonio).
 
 

7 libri imperdibili su banche, usura e moneta

Condividi su:

7 libri imperdibili su banche, usura e moneta, è questa la proposta di Gingko Edizioni di Verona.

In questo bundle troverai 7 libri imperdibili:

  • L’economia spiegata facile
  • Usurai, vil razza dannata
  • PIIGS
  • La tirannia nascosta nei nostri soldi
  • Prediche nel deserto
  • Usurocrazia svelata
  • Storia delle banche centrali

L’economia spiegata facile

È il best seller della casa editrice, che è stato best seller anche su Amazon.

È stato premiato con il Diploma d’onore della giuria del concorso Milano international e con il Marchio di qualità al Concorso Microeditoria di qualità.

riconoscimenti e premi al libro di economia spiegata facile

12 errori d’investimento da evitare dopo i 50Ad

12 errori d’investimento da evitare dopo i 50Fisher Investments Italia

Vendute oltre 6.000 copie ha raggiunto le due edizioni e le quattro ristampe.

dettaglio del libro di economia spiegata facile

Ad

Rock BandNuova collezione Rockband! Scopri la nuova collezione ispirata alle rockband più famose di tutti i tempi e acquista ora!Calzedonia

In un sistema finanziario iniquo e disonesto le banche private conieranno il denaro per il loro guadagno personale. Le società organizzate per la produzione saranno sotto al loro dominio.


PIIGS

È ispirato al celebre docufilm campione di incassi e di programmazioni nei cinema per la sua categoria.

Il libro svela il backstage e tutto ciò che non è riuscito a dire nel film.

PIIGS

Ad

Passa ora alla Fibra Vodafone a 24,90€ al mese senza vincoli.Affrettati offerta limitata!Vodafone

Il debito nazionale non può avere un tetto massimo. Imporre un tetto al debito è un’assurdità, perché provocherà deflazione e alla fine non vi sarebbero più soldi in giro.

Prediche nel deserto

Una raccolta di articoli di Paolo Barnard scritti dal 2008 sino al giorno prima della fine del mandato di Mario Monti, il 28 aprile 2013. Si tratta di politica internazionale, nazionale ed economia.


 

Usurocrazia svelata

Chi controlla l’emissione del denaro possiede un’arma di potenza inaudita. Chi lo può produrre dal nulla può anche comprare sia beni materiali che tutti quegli uomini che son pronti a vendersi, in spregio a ogni morale. Conoscere il potere dell’usura è il passo obbligato per creare una società prospera e giusta.


Storia delle banche centrali

Stephen Mitford Goodson è nato in Sud Africa, dove s’è laureato in Legge, Filosofia ed Economia.

Entrò nel mondo della finanza e nel 2003 ricoprì la carica di direttore della South African Reserve Bank, con l’ambizione di voler trasformare il mondo della finanza sudafricana.

Ha pubblicato una dozzina di libri, spesso creando fortissime controversie.


Gingko Edizioni ha riservato un prezzo speciale ai lettori di Scenarieconomici.it, ma per un PERIODO LIMITATO.

APPROFITTANE SUBITO

ORDINA IL BUNDLE ADESSO

 

“Vangelo e Moschetto”, Raffaele Amato presenta il suo libro

Condividi su:

Segnalazione di Redazione

L’autore del libro “Vangelo e Moschetto” (ed. Solfanelli, 2019) con prefazione di don Francesco Ricossa è l’Ing. Raffaele Amato, attivista del Circolo Cattolico Christus Rex.

Il testo è documentato e particolarmente interessante, mai apologetico, ma controcorrente nella ricerca storica della verità dei fatti, con l’equilibrio della critica che spesso, o quasi sempre, manca quando si parla di fascismo, in Italia. E’ un contributo importante, chiarificatore degli aspetti più importanti e controversi del Ventennio, in particolar modo nel rapporto tra la religione Cattolica ed il Duce. Per espressa volontà dell’autore, il valente studioso entra nello stesso filone di “Cattolici tra europeismo e populismo”, scritto da Matteo Castagna nel 2018 sempre per quelli di Solfanelli.  La questione della pacificazione che portò ai Patti Lateranensi del 1929 viene vista, non solo come una questione di opportunismo politico, ma una concreta risposta ad una esigenza di risoluzione, motivata dalla profonda spiritualità dell’italiano dell’epoca, cui il Duce non voleva sottrarsi. Doveva risolvere la “questione romana” per un effettivo problema di fede e di morale. Egli voleva rimettere Cristo e la Chiesa sul trono dal quale i giacobini li avevano violentemente disarcionati. Ne esce una figura da “nuovo Costantino” – come ebbe già a scrivere Castagna – che il mainstream e certa faziosità, presente anche nel mondo cattolico, tende ad occultare o a falsificare. Quest’opera vuole essere un contributo di chiarezza, evidenziando gli aspetti su cui il fascismo e il cattolicesimo si confrontarono. Sottolineando che, più spesso, condivisero idee, valori, progetti e battaglie, pur scontrandosi su altre questioni. 

Raffaele Amato analizza i principali elementi dottrinari su cui le due entità possono essere accostate: la critica al sistema liberalcapitalista e al marxismo, attraverso l’alternativa del corporativismo, la lotta alla Massoneria, il sostegno cattolico all’impresa di Etiopia e alla partecipazione alla Guerra di Spagna, autentica crociata del XX secolo. 

Come fece già castagna, egli riprende le critiche rivolte da pio XI al regime nell’enciclica “Non abbiamo bisogno”, il concetto di religione secondo la dottrina fascista, sono alcuni dei punti che vengono esaminati, per concludere con il percorso spirituale di Benito Mussolini. E’ certamente un libro ampiamente documentato e controcorrente.

Ne consigliamo la lettura e invitiamo alla presentazione che Raffaele Amato terrà su invito di altri il 7 ottobre 2021

“Le serate di San Pietroburgo”

Condividi su:
LA RECENSIONE
di Leonardo Motta

 

56 FRECCE CONTRO-RIVOLUZIONARIE SULLE ORME DI
JOSEPH DE MAISTRE
“Dobbiamo dare il benvenuto a un libro come ‘Le serate di San Pietroburgo oggi – 56 frecce contro-rivoluzionarie’ (a cura di Giuseppe Brienza e Matteo Orlando, Edizioni Solfanelli, Chieti 2021, pp. 272, € 15), perché è un testo che nasce nel solco della tradizione e, in un’epoca come quella attuale, rappresenta un’operazione di grande coraggio.
Il coraggio sta innanzitutto nei contenuti espressi, decisamente oltre il mainstream, e che sta nell’autorevolezza di firme decisamente e fieramente non-allineate. Una raccolta del pensiero critico, la definirei. Onore al merito”.
Così ha introdotto il volume di due giornalisti pubblicisti italiani il vice segretario federale della Lega Salvini Premier on.le Lorenzo Fontana.
Il filosofo cattolico Joseph de Maistre è stato un vero maestro di saggezza intellettuale, di rigore morale e di acume politico. Indimenticabile è il suo “Le serate di San Pietroburgo oggi” (pubblicato nel 1821) al quale si richiamano Brienza e Orlando, specificando che il libro contiene “56 frecce contro-rivoluzionarie”, vale a dire altrettanti contributi contro-rivoluzionari divisi in 10 aree tematiche, ovvero Anticomunismo, Contro-Rivoluzione Cattolica, Conservatorismo, Dottrina Sociale Cattolica, Famiglia, Magistero Pontificio contemporaneo, Falsi miti e Rivoluzione moderna, Storia della Chiesa, Diritto alla vita e Terrorismo.
Oltre agli stessi Brienza e Orlando, sono diversi gli autori, alternativi al Politicamente corretto, che hanno curato le varie frecce contro-rivoluzionarie. Si va dal Generale dell’Esercito Marco Bertolini a Don Samuele Cecotti, dalla scrittrice Silvana De Mari al padre benedettino Don Massimo Lapponi, dal Vicario per il Laicato e la Cultura della diocesi di Trieste Mons. Ettore Malnati al filosofo cattolico Giacomo Samek Lodovici, dal curatore della Rassegna stampa del Centro cattolico di Documentazione di Marina di Pisa Pietro Licciardi al saggista e cantautore Piero Chiappano.
Il Vice Segretario Federale della Lega ha riconosciuto nel libro un “rimanere saldamente ancorati a ciò che ha composto le radici della nostra civiltà”, uno sguardo alla storia “con il coraggio dell’obbiettività, approfondendo temi e contenuti che troppo a lungo sono stati dati per assodati”.
I contributi de “Le serate di San Pietroburgo oggi”, secondo Fontana, “incarnano, 200 anni dopo, la medesima voglia di verità che mosse la penna di Joseph de Maistre che, in tempi rivoluzionari costruì il pensiero controrivoluzionario, nei tempi di rovinosa rottura col passato osò dire che quel passato era da preservare, tutelare”.
Leonardo Motta

La morale sinistra, il nuovo libro di Francesca Totolo

Condividi su:

Roma, 3 ago – «La questione morale è divenuta oggi la questione nazionale più importante» tuonò Enrico Berlinguer nel 1980. Da allora, la questione morale divenne una superba superiorità antropologica intrinseca al Partito Comunista da sbandierare come manifesto politico contro i partiti avversari, sfociando poi nel “Codice Etico” pubblicato dal Partito Democratico nel 2018. Ma il partito moralizzatore concretizzò mai il suo manifesto? Il nuovo libro di Francesca Totolo, La morale sinistra, edito da Altaforte Edizioni, documenterà che il Partito Comunista prima, con i cattivi maestri, e il Partito Democratico poi, con un numero esorbitante di esponenti, hanno ben predicato, ma razzolato malissimo.

La morale della sinistra nel libro di Francesca Totolo

Falso, corruzione, peculato, turbativa d’asta, voti di scambio, associazione a delinquere, favori alla mafia, violenza sessuali, sanitopoli, concorsopoli e parentopoli sono il nuovo “album di famiglia” del Partito Democratico, riprendendo le parole di Rossana Rossanda nel suo celebre editoriale pubblicato su Il Manifesto durante il sequestro di Aldo Moro: «In verità, chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle Br. Sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria». Le affermazioni della Rossanda appaiono oggi di stretta attualità: «Se le masse sono manipolate dagli apparati, con quale esercito si fa la rivoluzione? Se il nemico è un potentissimo partito – Stato, protetto dall’estero e padrone di tutte le istituzioni, difficile pensare di abbatterlo col cecchinaggio».

Oggi, quel “potentissimo partito” è il Partito Democratico che, mettendo in atto la dottrina di Gramsci, ha occupato ogni spazio democratico, dalla magistratura all’istruzione, passando per l’informazione e la cultura. È proprio occupando tali spazi che il Pd è diventato il più influente apparato della Storia della Seconda Repubblica, riuscendo peraltro a governare il Paese anche perdendo le elezioni. E proprio da questo scenario, che non si poggia su un effettivo appoggio elettorale, potrebbe derivare l’allarmante numero di esponenti e di amministratori del Pd condannati o inquisiti per reati associativi e per corruzione. Da Mafia Capitale agli scandali delle Regioni, passando per le inchieste per associazione a delinquere in Calabria e in Sicilia, nulla sembra scalfire la direzione nazionale del Partito Democratico che si limita a rispondere: «E allora la Lega?», «E allora Fratelli d’Italia?» e «E allora il fascismo?», rimangiandosi la cosiddetta questione morale e quel «Codice etico» che avrebbe dovuto essere la bussola del partito.

Il “Codice Etico” è diventato cartastraccia

Dove è finito quel proclama inserito nel “Codice Etico”: «Le donne e gli uomini del Partito Democratico ispirano il proprio stile politico all’onestà e alla sobrietà. Mantengono con i cittadini un rapporto corretto, senza limitarsi alle scadenze elettorali. Non abusano della loro autorità o carica istituzionale per trarne privilegi; rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite»? Mai un esame di coscienza, mai un ripensamento in merito alla gestione malata del territorio, mai una vera riorganizzazione dei vertici del partito.

Il diktat sembra essere solo uno: dopo una scrollatina di spalle, tenersi stretta la poltrona, resa inattaccabile da una magistratura compiacente, come ha dimostrato il caso Palamara, e da una stampa sdraiata al limite del servilismo e della distopia orwelliana. Se non ci trovassimo in un Paese ormai malato terminale, l’incontro tra Luca Lotti e Luca Palamara in quella saletta dell’hotel Champagne di Roma avrebbe avuto conseguenze ben diverse, non solo un’alzata di spalle di un partito che governa da dieci anni senza un reale appoggio elettorale.

E mentre dai giornali di regime, diventati il servizio d’ordine mediatico del Partito Democratico, si continua a urlare all’emergenza fascismo, quello stesso partito sembra aver piegato la Costituzione a suo uso e consumo. Nonostante il più elevato numero di condannati e inquisiti, nonostante gli scandalinonostante il cattivo governo dell’Italia che ha portato all’impoverimento del Paese, nonostante i diritti costituzionali sacrificati in nome di improbabili diritti accessori, nonostante 700mila clandestini fatti sbarcare indisturbatamente nei porti italiani e l’aver concesso a organizzazioni private il subappalto dei confini nazionali, nonostante la perdita drammatica di consenso elettorale, il Partito Democratico rimane saldo alla guida dell’ItaliaLa morale sinistra, il nuovo viaggio infernale redatto da Francesca Totolo, vi condurrà nelle bolge dei con-dannati del Partito Democratico. Dal 26 agosto, in libreria.

Aurelio Dalmonte

DA

https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/morale-sinistra-nuovo-libro-francesca-totolo-203203/

1 2 3 4 5 6 9