Una monumentale vittoria per la libertà – Celebriamo l’assoluzione di Päivi Räsänen!

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Segnalazione di CitizenGo

Scrivo con immensa gioia e con il cuore pieno di gratitudine per condividere la meravigliosa notizia del trionfo di Päivi Räsänen presso la Corte d’Appello di Helsinki.Fortunatamente, Päivi Räsänen è stata dichiarata NON COLPEVOLE di “discorso d’odio” per il suo tweet sulla Bibbia e per aver espresso pubblicamente le sue convinzioni cristiane!

CitizenGO ha sostenuto Päivi fin dall’inizio di quello che è stato un lungo processo, ad ogni passo. Il nostro team era presente sul campo, a Helsinki, in ogni processo.

Abbiamo coinvolto volontari e raccolto donazioni per la sua difesa, lanciato campagne sui social media, condotto interviste, pubblicato annunci sui giornali e portato il suo caso nel cuore delle Nazioni Unite per denunciare l’ingiustizia e la censura.

Non avremmo potuto intraprendere nessuna delle azioni in difesa di Päivi che ho menzionato senza il vostro aiuto e sostegno… Pertanto, questa vittoria appartiene principalmente a voi.

Voi e migliaia di cittadini in tutto il mondo avete svolto un ruolo fondamentale nel sostenere Päivi. Le nostre petizioni hanno raccolto più di 550.000 firme, evidenziando l’interesse globale per la libertà religiosa e la libertà di parola. Il tuo sostegno ha aiutato a spostare le sorti a favore di Päivi, contribuendo in modo significativo a questo fantastico risultato.

Sapevamo esattamente qual era la posta in gioco: questo caso avrebbe creato un probabile precedente per il futuro della libertà di parola e dei diritti dei cristiani.

Mi sono sempre detto che in quel caso era Päivi, ma in futuro potrebbe essere uno di noi a essere processato per aver semplicemente espresso la propria fede.

Io stesso ho avuto il privilegio di assistere al suo ultimo processo presso la Corte d’Appello di Helsinki in agosto, stando accanto a una vera guerriera che difende la libertà di parola e di religione per tutti noi.

Martedì scorso, la Corte d’Appello di Helsinki ha respinto all’unanimità tutte le accuse contro Päivi Räsänen. Questa decisione storica rivendica Päivi per la seconda volta.

E rappresenta anche un faro di speranza per noi cristiani, che non vogliamo che la nostra voce venga messa a tacere per aver condiviso apertamente le nostre convinzioni.

La battaglia di Päivi è stata un percorso segnato dalla resilienza e da una fede incrollabile nel diritto fondamentale alla libertà di parola e alla libertà religiosa.

Il suo rifiuto di cedere di fronte alle avversità è un potente promemoria della forza che si trova nella fede cristiana.

Siamo lieti di condividere un video esclusivo e commovente di quando abbiamo incontrato Päivi a Helsinki. Questo filmato è un potente promemoria dello spirito che definisce la nostra causa e di ciò per cui ci battiamo:

Tuttavia, Päivi rimane salda nella sua fede, piena di coraggio, speranza e gioia, anche di fronte a questa continua persecuzione ideologica. La sua forza e la sua determinazione continuano a ispirare tutti noi.

Mentre celebriamo questa monumentale vittoria, portiamo avanti la fiaccola della speranza, della gioia e della volontà di combattere per la nostra fede in Cristo.

Il viaggio di Päivi ci ricorda che quando siamo uniti, possiamo superare anche le sfide più difficili.

Continuiamo a lavorare per un mondo in cui questi casi appartengano al passato e in cui la voce della verità e della libertà sia ascoltata forte e chiara.

Ti ringrazio per l’inflessibile sostegno che hai dato a Päivi e a noi di CitizenGO nel corso di questo duro e lungo processo.

Con speranza e determinazione,

Matúš Hagara e tutto il team di CitizenGO

 

 

Massimo Galli rinviato a giudizio

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di Franco Lodige

 

Rinvio a giudizio per l’infettivologo Massimo Galli, figura di primo piano durante la pandemia da Covid-19. Lo ha deciso il gup Livio Cristofan, come riferisce l’Ansa: Galli e per il suo ex collaboratore Agostino Riva andranno a processo con l’accusa di falso e “un’alternativa” tra turbativa d’asta e abuso d’ufficio, imputazione che poi verrà stabilità dai giudici in aula. Questi reati sarebbero stati commessi in relazione a presunti concorsi truccati indetti per l’assegnazione di posti da professore e ricercatore presso la Facoltà di medicina della Statale di Milano. Ad affiancare Galli e Riva, vi sono altri due imputati (Claudio Maria Mastroianni, professore alla Sapienza di Roma e Claudia Colomba, associato all’Università di Palermo) che hanno optato per il patteggiamento una pena pecuniaria di circa 8mila euro.

L’indagine su Galli

La decisione arriva a distanza di quasi un anno dalla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Milano contro Galli  a due anni dalla notizia dell’indagine a suo carico, che risale ormai all’ottobre del 2021. Accusato di aver favorito Riva nel concorso per la posizione di professore associato presso l’Università Statale di Milano, il processo all’ex primario del Sacco avrà inizio il prossimo 13 dicembre di fronte alla sezione X del penale. I pubblici ministeri Bianca Maria Eugenia Baj Macario e Carlo Scalas hanno scandagliato i fatti riguardo un concorso per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente che risale al 2020. Un anno in cui, ricordiamo, Galli occupava spesso le prime pagine dei giornali per le sue frequenti apparizioni televisive in relazione alla gestione della pandemia Covid. Riva, vincitore del concorso, compare anch’egli nel registro degli indagati, accusato di aver indicato le valutazioni da assegnare ai candidati. Secondo l’accusa, Galli sarebbe intervenuto come membro della commissione giudicatrice sul verbale di valutazione dei candidati e avrebbe così “turbato con promesse e collusioni” il concorso, creando di fatto una corsia preferenziale in favore di Riva e causando l’illegittima esclusione dell’altro candidato, Massimo Puoti. Nelle rendere dichiarazioni spontanee, fanno sapere i suoi legali, Galli “ha ribadito che il suo operato è stato corretto”.

 

Garantisi, sempre

Vero? Falso? Come avemmo modo di dire anche due anni fa, per noi Massimo Galli era e resta innocente. Almeno fino a prova contraria. Ovvero finché – celebrato il processo – un giudice non deciderà se effettivamente è colpevole dei reati per cui lo accusano. Il garantismo è sacro e vale anche quando a finire sotto le grinfie della magistratura è un televirologo con cui, inutile nasconderlo, non abbiamo mai avuto ottimi rapporti.

I commensali lo sanno: quando lo scorso luglio la Rai decise di non mandare in onda il programma di Roberto SavianoInsider, peraltro con alcune puntate già registrate (e presumibilmente pagate), su questo sito dicemmo “senza se e senza ma” che si trattava di un’autentica idiozia. Questione di approccio liberale: se eravamo contrari alla cacciata di Filippo Facci per quella sua frase infelice sulla giovane presunta stuprata, allo stesso modo ci saremmo opposti al “niet” a Saviano per questioni di codice etico.“La scelta è aziendale, non politica“, disse allora l’ad Roberto Sergio ma tutto ruotava attorno agli insulti che Saviano in passato ha rivolto sia a Meloni (“bastarda) che a Salvini (“ministro della Malavita”). Una decisione dettata da ragionamenti di “opportunità”, gli stessi che hanno spinto i vertici Rai ad opporre il veto pure per Fedez a Belve. Scelta discutibile. “Se i liberali non vogliono essere uguali a questa sinistra intellettualoide, devono mettere sullo stesso piano Facci e Saviano”, abbiamo più volte scritto. L’assenza in palinsesto, peraltro, assicurava a Saviano l’occasione per fare il martire sostenendo di essere stato fatto fuori perché “io attacco il potere” (ciao core). Insomma: come diceva Mario Giordano, sarebbe stato meglio dare tre ore di diretta ogni sera all’autore di Gomorra così si sarebbe azzoppato da solo.

Però, dicasi però, eravamo anche sicuri che il povero martire sarebbe caduto in piedi. Un po’ come successo a Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Massimo Gramellini e tutti gli altri che non hanno più trovato spazio nella “nuova Rai”. E infatti è notizia di oggi che l’autore sbarca su Nove come ospite più o meno fisso di Che tempo che fa, il programma di quello stesso Fazio che è riuscito a spacciare un trasloco per soldi in un editto bulgaro. Sul settimanale Tv sorrisi e canzoni, il conduttore ha spiegato che dal 15 ottobre Saviano (già di casa nella trasmissione quando era in Rai) “verrà a trovarci spesso” e sarà nello staff che occuperà la prima parte della trasmissione insieme a Michele Serra e Massimo Giannini, senza dimenticare ovviamente l’immancabile Roberto Burioni.

 

Articolo completo: Massimo Galli rinviato a giudizio (nicolaporro.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La battaglia di Vienna, che ci salvò dall’invasione islamica

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Historia magistra vitae. Purtroppo l’attuale Europa dimentica la propria identità. Noi intendiamo ricordarla, perché non si compiano gli errori del passato (n.d.r.)

di Matteo Castagna

UNA GUERRA SCONOSCIUTA AI PIÙ, PROBABILMENTE PERCHÉ POCO STUDIATA IN QUANTO POLITICAMENTE SCORRETTISSIMA

Una guerra sconosciuta ai più, probabilmente perché poco studiata in quanto politicamente scorrettissima, ha fatto la storia dell’Europa: la battaglia di Vienna del 12 Settembre 1683. Di questa straordinaria e fondamentale vittoria, paladini della cristianità del XVII secolo: il cappuccino Carlo Domenico Cristofori, chiamato Marco D’Aviano e il Papa Innocenzo XI. la crociata fu preparata da un’ intensa opera di apostolato e predicazione in tutta l’Europa, effettuata instancabilmente dal frate, ed accompagnata da una serie di miracoli che accrescevano la credibilità e l’autorevolezza del religioso, in tutto il continente.

Innocenzo XI si fidò unicamente della Provvidenza divina: “In sola spe gratiae coelestis”. Si è occupato della riforma dei costumi, soprattutto in riguardo allo stato spirituale degli ecclesiastici. In particolare, si scagliò contro il lusso che regnava tra i vescovi e cardinali dell’epoca. Nella sua camera e nel suo studio si vide solo la figura di Cristo risorto. “Era tale la compassione che Innocenzo XI provava per i poveri, che si tenne la stessa veste per tutta la durata del pontificato: mai la volle cambiare, nemmeno quando divenne logora e quasi inutilizzabile […]”. Lo storico Ludwig von Pastor, nella sua “Storia dei Papi”, descrive così Benedetto Odescalchi: “Il significato storico-universale del suo pontificato, di gran lunga il più importante e glorioso nella seconda metà del secolo XVII…consiste nella sua politica, mantenuta ferma sino all’ultimo respiro, di unire le potenze cristiane contro l’attacco violento dell’islam”. Naturalmente l’impegno più importante per cui sarà ricordato per sempre è la liberazione di Vienna dall’assedio degli Ottomani nel 1683. Contemporaneamente, Padre Marco d’Aviano trascorreva un’esistenza austera e isolata, dormiva solo tre per notte su un letto di foglie secche, per il resto pregava e leggeva. Mangiava pochissimo, mai carne, uova e formaggio, la sua dieta era poco latte e poi frutta e verdura. Cercò sempre di rispettare scrupolosamente le regole dell’Ordine francescano. Sostanzialmente condusse una “vita intensa e spirito di preghiera; devozione e contemplazione; pratica radicale dell’altissima povertà interiore es esteriore […] grande ardore nella predicazione e apostolato ricondotto alla semplicità e umiltà evangeliche; carità concreta e prontezza nel servire ogni fratello bisognoso; spirito ecclesiale nella sottomissione e totale docilità al Pontefice romano e alla Chiesa gerarchica: queste erano le linee fondamentali della spiritualità ‘cappuccina’ che adottò il frate di Aviano”.

Il Seicento fu, per l’Europa cristiana, intriso di paura di essere invasi e conquistati dai turchi. Di fronte a questo vero e proprio incubo, c’era la divisione politica dell’Europa. In particolare, la Francia di Luigi XIV era in continuo dissidio sia con l’imperatore Leopoldo I, che con la Chiesa di Roma. Capita che alcuni governanti diventano protestanti per accaparrarsi i beni della Chiesa. Il re di Francia osteggiò apertamente gli Asburgo nella lotta contro gli ottomani.“Per tutto il Seicento, la discordia fra i principi all’interno degli stati cristiani fu grande e capillarmente diffusa. Essi si combatterono e si indebolirono a vicenda per egoistiche ragioni di predominio”. Invece padre Marco e Innocenzo XI, lavoravano per la liberazione della cristianità dal flagello turco, pertanto appoggiarono l’impero. Addirittura, il Papa affermò: “[…] saria andato volentieri alla testa dell’esercito e salito sulle navi da guerra per combattere contro il comune esercito”. Il pensiero dominante del Pontefice era quello di organizzare una Lega difensiva contro il pericolo turco. Oltre ai due beati, altre grandi personalità li affiancarono o con essi si scontrarono in quel frangente per il futuro dell’intero continente europeo.

Solo qualche nome, segnalo oltre a Luigi IV e Leopoldo I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero. Il compagno di viaggio di Marco D’Aviano, padre Cosma da Castelfranco. Giovanni III Sobieski re di Polonia e granduca di Lituania, grande ammiratore di padre Marco. Infine, Eugenio di Savoia-Garignano, comandante supremo dell’esercito imperiale. E poi Kara Mustafa Pasha di Merzifon, comandante in capo dell’armata turca.

Le truppe cristiane erano composte da settantamila uomini, un numero assai inferiore rispetto ai centocinquantamila dell’armata turca del gran visir Kara Mustafa Pasha che intendeva conquistare prima Vienna e successivamente Roma per fare di San Pietro la scuderia per i suoi cavalli. A questo proposito scrive lo storico Arrigo Petacco in “L’ultima crociata”: “con i se e con i ma la storia non si fa, va comunque sottolineato che se a Vienna, quel 12 settembre 1683, un qualsiasi accidente avesse fermato la carica degli ‘ussari alati’ che si scatenarono contro i turchi come arcangeli vendicatori, oggi probabilmente le nostre donne porterebbero il velo”.

Il 12 settembre prima della battaglia, sulle alture del Kahlemberg, padre Marco celebra la Messa, servita da due chierichetti d’eccezione: il re di Polonia e il Duca di Lorena, distribuisce la comunione ai comandanti, benedice l’esercito cristiano con la sua croce di legno. Attorno alle 12 ebbe inizio la battaglia. Lo scontro viene descritto da padre Cosma, testimone diretto dell’evento. La battaglia ben presto costringe miracolosamente i turchi alla resa. I trionfi dell’esercito cristiano – scrive il “cardinale” Schonborn – a Vienna, e poi a Buda, allontanarono il serio rischio di un’islamizzazione dell’Europa”. L’esultanza in tutta l’Europa fu immensa, l’unico a non esultare fu il re di Francia.

La preoccupazione dei due grandi della Civitas Christiana, Innocenzo XI e padre Marco, “fu la difesa della cristianità, e del cattolicesimo in modo particolare, e non la supremazia sull’islam. Si trattò, dunque, di un’azione di tutela e non di una crociata…”. Ne è convinto anche Petacco, le crociate, furono invece una legittima risposta al jihad. Tra l’altro padre Marco dopo queste liberazioni cercò di convincere i regnanti di completare l’opera di liberazione dei territori europei ancora in mano agli ottomani, la salvezza dell’Europa era sempre in cima ai suoi pensieri.

Il cattolico tiepido o chi si finge cattolico è restio a riconoscere la verità storica, determinata sia dall’eccezionale spiritualità dei due sopraccitati protagonisti, che dalle loro indiscutibili capacità politiche, nell’arte della mediazione, della diplomazia, dell’intuizione, della capacità oratoria, basate su quel connubio inscindibile tra Fede e Ragione così caro a San Tommaso d’Aquino. oggi, se si parla di loro, lo si attraverso un’oleografia molto parziale per non urtare la sensibilità degli islamici. Fortunatamente, il beato Innocenzo XI e padre Marco d’Aviano non furono buonisti, altrimenti da almeno 500 anni saremmo tutti in ginocchio verso la Mecca.

Fonte: https://www.informazionecattolica.it/2023/09/12/quella-battaglia-che-ci-salvo-dallinvasione-islamica/

I legami di sangue insegnano ad amare

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di Antonio Catalano

Fonte: Antonio Catalano

Rubo dal mio romanzo “Già ci sentiamo”.
«…il matrimonio è valore da difendere in un mondo in cui la solidità giorno per giorno cede il passo alla liquida precarietà, come diceva lo scrittore sardo che scriveva di passioni sangue e amori alla presentazione del suo ultimo libro nel suo vestito di velluto. Uno scrittore cabillo? Parlava di un amore coniugale robusto come una quercia, anzi granitico, che si rinnova nel patto della vita contro la morte… parlava di amore coniugale che oggi non vive più di solidità, abnegazione, solidarietà, comprensione, tolleranza mentre un tempo invece teneva uniti specialmente nei momenti più duri e disperati… parlava dell’amore odierno globalizzato omologato plasmonianamente omogeneizzato che tiene uniti col moccio, di amori per i quali basta uno starnuto per mandarli via… parlava di amori fatti solo di egoismo profondo, ma gli egoismi profondi che si incontrano non fanno nascere grandi amori e né mai grandi famiglie… Amore fondato sulla felicità. Mai parola fu più ambigua e ingannatrice, i rapporti solidi non poggiano sulla felicità, sarebbero effimeri, aveva ragione il vecchio Solzhenityn, ormai ignorato dagli stessi che si erano illusi di poterlo usare per i propri meschini giochi, a dire che è sbagliato indirizzare le persone verso la felicità, essa è solo un idolo del mercato, si dovrebbe al contrario indirizzarle verso l’affetto reciproco, perché anche la bestia che mastica la sua preda può essere felice ma solo gli esseri umani possono provare affetto l’uno verso l’altro.»
Lo scrittore sardo cui faccio riferimento è Salvatore Niffoi che scrive di passioni sangue e amore, con quella sua scrittura magica, antica, ancestrale ma così “moderna”, un autore che mi ha profondamente segnato, mai alla ribalta perché schivo e soprattutto non accomodante verso il banale pensiero dominante.
Ho avuto modo di conoscere dal vivo la scrittrice cabrarissa (di Cabras) in un paio di eventi letterari in Sardegna, e di lei ebbi l’impressione di una donna intelligente e piena d’ironia. Della Murgia ho letto “Accabadora”, poi nell’ordine “Viaggio in Sardegna”, “Incontro”, “Chirù, “Presente”. Fino ad “Incontro” la sua prosa mi piaceva, mi sembrava ancora “genuina”, capace a suo modo di raccontare il mondo, la cultura e i sentimenti dell’Isola. Poi con “Chirù” qualcosa è cambiata, in questo romanzo perdeva la precedente freschezza e abbracciava quell’idea di “famiglia elettiva” su cui si è conclusa la sua parabola terrena. Non a caso è questa Murgia a piacere e a diventare icona di quegli intolleranti ambienti dove vige l’ossessione del superamento della “cultura patriarcale”, con le appendici – frutto di marketing politico – di fascistometri e corbellerie simili.  Non a caso a lei si avvicinò quel mondo mediatico, dai Saviano ai Fazio, rappresentanti di quella banalità dell’essere di cui abbonda la nostra contemporaneità occidentale.
Ma ora voglio proporvi la lettura della breve e profonda riflessione del teologo don Salvatore Vitiello letta stamattina. La inserisco sotto nella sezione commenti. Don Salvatore contesta la verità “progressista” della superiorità della “famiglia elettiva”, dove ognuno si sceglie genitori o fratelli. Giustamente (per me, naturalmente) considerato un atto di egoismo e di vana illusione di libertà. All’origine della “famiglia di sangue”, dice don Salvatore, c’è sempre un legame elettivo. Uomo e donna si scelgono, si eleggono e, da quel legame elettivo libero, nasce la famiglia di sangue. Fulcro della riflessione – e qui è la verità di questa riflessione – è che nella la “famiglia di sangue” nessuno sceglie il proprio padre, la propria madre e i suoi propri fratelli. È il primo luogo dato, non soggettivamente scelto, in cui l’uomo (non inteso come maschio) impara a relazionarsi con “altro da se stesso” e non solo con i propri desideri e/o capricci. Se scegliete solo quelli che vi amano, dice don Salvatore, dov’è la vostra vera capacità inclusiva? La vostra apertura dell’altro?

[in ricordo di mia madre, che oggi avrebbe compiuto 99 anni]

Alcuni dei motivi fondamentali per cui Ratzinger era eretico

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di Enrico Maria Radaelli

UN LIBRO CONTRO TUTTO E TUTTI
O UN LIBRO PER SALVARE TUTTO E TUTTI?

Fonte: https://enricomariaradaelli.it/emr/aureadomus/convivium/convivium_al_cuore_di_ratzinger.html

Primo: un libro contro Papa Ratzinger o un libro invece per salvare Papa Ratzinger?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica
Squarciando il velo con cui anche i Pastori della Chiesa più apparentemente fedeli alla dottrina si sono per nove anni accecati gli occhi pur di nascondersi la verità, il libro che qui si propone mostra, per la prima volta al mondo, tutta la molto gravemente erronea e articolata dottrina hegeliana insegnata fin dal 1967 all’università di Tubinga dal Professor Mons. Joseph Ratzinger, il quale, salendo, come sappiamo, i più importanti gradini del Magistero, fino al più alto, è da tutti riverito oggi come il più formidabile paladino della fede, pur non essendolo, purtroppo, affatto.

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaOra, stante che de internis non iudicat prætor, nel libro si rilevano fatti oggettivi, pubblici, dati i quali, v. le pp. 357-8, con viva e tutta filiale apprensione si indica a Papa Benedetto l’unica via per salvarsi dal grave pericolo che lo attende se non sconfessa al più presto quelle sue temibili e infauste dottrine che nessuno ha mai voluto rilevare, un po’ perché il loro Autore le aveva ben nascoste in persuasivi e morbidi tappeti di concetti a prima vista innocentemente “cattolici”, un po’ perché, in realtà, tali dottrine non sono altro che il sunto più sostanziale e diretto del pensiero dominante da cinquant’anni tra i Padri Conciliari del Concilio Vaticano II e i loro odierni mille eredi, un po’ infine perché è da tempo che nella Chiesa, dopo i fatti del Vescovo Marcel Lefebvre, non c’è più un Pastore disposto a esporsi per difendere la verità contro un Magistero smaccatamente esposto nel più sciagurato Modernismo.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSecondo: un libro contro i “Ratzingeriani” o invece per salvare i “Ratzingeriani”?
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSu tali basi, oggi, per la prima volta al mondo, si dimostra con la più inconfutabile e rigorosa evidenza che la Rinuncia compiuta l’11 febbraio 2013 da Benedetto XVI è una Rinuncia invalida e nulla, e lo è proprio e solo perché è stata elaborata sulle basi della dottrina erronea di stampo hegeliano di cui si è detto, una dottrina che tutti i Cardinali e i Vescovi della Chiesa hanno accettato supinamente da cinquant’anni, tranne due: Mons. René Henry Gracida e Mons. Jan Pawel Lenga, il primo dei quali ha anche voluto redigere l’importante Prefazione posta ora in capo al libro.
Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaSe però i Pastori ora fedifraghi riconosceranno finalmente che la Rinuncia è evidentemente invalida, come dimostrato con ogni evidenza alle pp. LXXVI e seguenti e poi ancora alle pp. 366-8 del libro, chi qui scrive è il primo a far rilevare che anch’essi si salverebbero dalla terribile ed eterna pena che attende non solo chi aderisce, ma anche chi non si discosta e non trafigge dottrine erronee ed ereticali pur avendo il dovere di farlo, sempre nel rispetto del principio giudiziale di cui sopra.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaTerzo: un libro contro “Francesco” o un libro invece per salvare “Francesco”? Da quanto detto discende che “Francesco” è in realtà un antipapa, sicché vale anche per lui quanto appena detto: se anch’egli riconoscerà che il Conclave che (sapendo di eleggere un antipapa: i fatti sono oggettivi) l’ha eletto il 13 marzo 2013 è invalido e nullo, anch’egli tornerà a obbedire alle Leggi di Dio, come indicato per tutto il libro, specie alle pp. 375-7, così forse salvandosi come i suoi complici modernisti dal castigo riservato a chi tradisce la Legge di Dio.

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Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolicaEcco qui in estrema sintesi le diciotto gravi deviazioni ereticali rilevate in Al cuore di Ratzinger. È lui il Papa, non l’altro, insegnate da cinquant’anni dal Professor Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, nel suo Introduzione al Cristianesimo, quindici delle quali fulminate dalla Chiesa – e una persino tre volte –, dai dovuti anàtemi, e il cui insieme dà luogo alla plurieresia, mai dal suo Autore sconfessata, anzi tre volte chiaramente ribadita, che dà luogo al “RATZINGERISMO”:

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica1), la deviazione più sorgiva e iniziale: adozione del modello fideistico kierkegaard-pascaliano, per il quale è impossibile la conoscenza metafisica di Dio (v., in Al cuore di Ratzinger, i §§ 11-21);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica2), la più incisiva: sovvertimento dell’ordine delle Persone della divina Monotriade, ossia non avvertita ma attuata e sistematica inversione dell’ordine metafisico che debbono avere volontà e intelletto (la volontà, che procede, vien fatta precedere l’intelletto), così facendo della ss. Trinità un Dio arbitrario e dittatoriale come nella nozione islamica, così da perdere le Sue due più sostanziali qualità: la ragione e l’amore (per tutto il libro, specie ai §§ 65-6 e 70); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica3), la più cataclismatica: conseguente ricorso ai postulati della ragion pratica: sostituzione delle ragioni per credere con la volontà di credere. È rimpiazzata così la teoria con la praxis, che però, come si sa, non è idonea al ragionamento, ma ne costituisce anzi l’inciampo che lo devasta e annienta, ne è cioè l’errore (v. §§ 11-21); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica4), la più modernista: adozione del dubbio scettico fideista a base della conoscenza, assumendo a criterio di conoscenza proprio ciò che costituisce il più sicuro veicolo d’incertezza conoscitiva, ponendolo alla base della conoscenza insegnata dalla Chiesa, la conoscenza soprannaturale, o testimoniale, ossia per fede, sicché avviene che la fede va a reggersi proprio sull’interrogativo che la pone in dubbio (§§ 11-6); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica5), la più tragica: la convinzione che Dio resti “essenzialmente invisibile” anche e persino nella visione beatifica del Paradiso (§ 18);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica6), la più antiscientifica: l’evidente se pur non esplicito disconoscimento dell’origine divina della Bibbia, per cui sarebbe l’uomo che congettura le cose su Dio, e non Dio che con la Sua Parola insegna all’uomo ciò che l’uomo deve sapere di Lui e deve di conseguenza poi fare (§§ 64 e 69);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica7), la più atea: derubricare a fantasiosi e semipagani mitologismi le nozioni e le profezie delle Sacre Scritture riguardanti realtà invisibili come l’Inferno e il demonio o invece miracolose come la figliolanza divina e virginale di Gesù Cristo (in più punti, specialmente ai §§ 64-5); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica8), la più hegelianamente sorgiva: l’evidente ma non esplicito disconoscimento del principio di realtà, che peraltro si può riscontrare solo e unicamente nel principio di sorgiva “innascenza” di Dio Padre, e, metafisicamente parlando, in nessun altro luogo: la realtà si ha solo e unicamente perché esiste, in Dio, la Persona di Dio Padre (§§ 10 e 25);

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica9), la più hegelianamente conseguente: sdoppiamento del Papato in “Papato attivo” e in “Papato passivo” nell’ambito di un “Papato sinodale”, seguendo quello chesappiamo essere il tipico, irragionevole, irrealistico e anticattolico modulo idealistico hegeliano di “tesi-antitesi-sintesi” (§ 22); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica10), la più panteistico-spinosiana: coincidere in Dio il pensare col creare, con conseguente convinzione che quindi l’essenza di Dio sarebbe coinvolta nella Sua creazione e nella storia umana (§§ 19, 42 e 63); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica11), la più assurda (ma ideologicamente necessaria al “Ratzingerismo”): connotare Dio come “Dio Libertà”, caricandolo di due aspetti trasmessi poi, per analogia, al mondo da Lui creato: inafferrabilità e imprevedibilità, come nella falsa nozione di Dio elaborata poi da Maometto, e, novecento anni dopo, da Martin Lutero, da Giovanni Calvino e dagli atei “illuministi” di tutti i secoli, compresi gli odierni (§§ 24-26); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica12), la più antitrinitaria: introdurre nell’essenza di Dio, oltre al giusto concetto di Logos, quello errato di Diá-logos, o “Colloquio”, per il quale le tre Persone “dialogano” tra loro come con l’uomo; l’antipapa “Francesco” porterà agli esiti estremi la cosa, sostenendo che « le tre Persone litigano », perché il dialogo di un “Dio Libertà” non può avere confini (§§ 55-60 e 66); ma l’essenza di Dio non ha moto: in essa c’è un solo, unico, omnicomprensivo ed eterno “Super-Pensiero”: è il Logosanatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica13), LA PIÙ GRAVE: rifiuto e conseguente annientamento della divina, ineffabile, miracolosa e santa Redenzione come ‘Sacrificio di Olocausto di Dio Figlio, in Gesù Cristo, a Dio Padre’, confermati nel 2016 – in un’intervista a Padre Jacques Servais s.j. – perché sarebbe un fatto « inaccettabile dall’uomo moderno », cioè, in realtà, dallo stesso Papa Ratzinger (§§ 39-43 e 62-5); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica14), la più riduttiva: la convinzione che la Redenzione sia “il raggiungimento, in Cristo ‘Omega’, dell’uomo perfetto” nella più classica impronta teilhardiana (§§ 44-7); anatemizzata;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica15), la più devastante: cancellazione del peccato originale, poi del concetto di peccato come “offesa a Dio”, dell’Inferno, del diavolo, del Purgatorio, del Paradiso, nonché della separazione finale e definitiva delle “persone pie” dalle persone “empie”, perché anche tale separazione – che è la separazione definitiva e assoluta tra bene e male, – sarebbe « inaccettabile dall’uomo moderno », ossia inaccettabile sempre da Ratzinger, anche qui nascosto dietro la perifrasi di « uomo moderno » (§§ 50-3); anatemizzata;

16), la più illogica e deprimente: cancellazione dei corpi gloriosi dei beati in Paradiso, compresi i corpi gloriosissimi di Gesù Cristo e della Beatissima Vergine (§§ 50-1); anatemizzata;

17), la più ripugnante: la convinzione che « la dottrina della divinità di Gesù non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano », con tutte le molteplici, gravissime ed estremamente ereticali conseguenze che tutto ciò comporta (§ 71); anatemizzata; e ben tre volte;

Aurea Domus - Metafisica e teologia cattolica18), la più ecumenista: l’opinione che l’inconsutile tunica della Chiesa, per le scissioni causate dalle disobbedienze e dalle ribellioni degli eretici, sia oggi « frazionata in molteplici chiese » (§ 72); anatemizzata.

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I CINQUE ARTICOLI
SCRITTI A SUSSIDIO DEL LIBRO.

4 articoli a integrazione del libro Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo.

A sussidio integrativo del libro
Al cuore di Ratzinger, al cuore del mondo
,
l’autore propone 5 articoli
al fine di inquadrare, da un punto di vista
strettamente e responsabilmente cattolico,
la gravità della questione in essere
dalle sue tragiche, eppure certamente
ancora risanabili, origini.

Acquistabili in versione cartacea
(pp. 178, €25) con o senza il libro
scrivendo una E-MAIL all’Autore.

1 ~ L’eresia – la grave eresia – del “Ratzingerismo”: Scegli: Ratzingeriano o Cattolico?

2 ~ Per la dimostrazione della correttezza dell’analisi: Il “Ratzingerismo”. Sfumature o reticenze? Cinque casi esemplari.

3 ~ A integrazione dell’analisi della devianza del “Ratzingerismo”: Qualcuno nella Chiesa si è accorto che nell’Enciclica Spe salvi Papa Ratzinger ha cancellato l’Inferno? (E non solo.)

4 ~ Come il “Ratzingerismo” cancella il parto virginale del Figlio di Dio:Amare Ratzinger: io lo salvo. Voi lo “uccidete”. Non fatelo. Ma anzi: salviamolo tutti insieme.

5 ~ In margine agli “Appunti” del Cardinale Joseph Ratzinger: La sorgente spiega alla foce come mai l’acqua del fiume è avvelenata.

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In nome di Cristo Re, le insorgenze: la Vandea, le insorgenze antigiacobine, il carlismo

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A cura della Redazione di Rassegna Stampa

L’ESEMPIO DI CHI SEPPE OPPOPRSI ALL’OPPRESSIONE PRODOTTA DALLA MODERNA DEMOCRAZIA RELATIVISTICA

«Ogni società storica, dopo aver resistito all’inverosimile, reagisce all’imposizione di un abito organizzativo, istituzionale inadeguato e/o al tentativo di snaturarla per renderla docile a tale imposizione».

Nel nome di Cristo Re si raccontano tre insorgenze – la Vandea, le insorgenze antigiacobine, il carlismo – che pur non essendo gli unici e i principali episodi in cui il popolo cattolico ha reagito a chi voleva estinguere con la violenza la fede, sono quelli ancora poco conosciuti ai più, forse proprio per il loro esempio di coerenza cattolica.

Il lettore si commuoverà di fronte ai numerosissimi atti di difesa fino al supremo sacrificio di Cristo e della Chiesa; una commozione che occorre custodire nel cuore. Tuttavia, lo scopo di questa raccolta non è la consolazione, bensì le risoluzioni conseguenti la riflessione su queste grandi rivolte del passato.

Sì, meditiamo sulle inefficienze compiute nel passato, perché quelle attuali e future non siano più soltanto «un’espressione “debole” del tentativo di riappropriarsi della sovranità da parte di un “popolo” ridotto a “massa” dallo Stato moderno».

In ogni insorgenza son stati commessi errori e ingenuità: – l’improvvisazione dei vandeani, che tornavano ai campi con la bella stagione; – la mancanza di collegamento tra le numerosissime insorgenze italiane; – l’errore di fidarsi di un Governo autoritario da parte dei carlisti.

Meditando l’Insorgenza, l’accento non va posto soltanto sulla legittimità dinastica, sulla difesa della regione o della famiglia, ma su tutte queste tre cose (pro aris, focis, rege) e sull’oppressione prodotta dalla moderna democrazia relativistica. Così, è facile prevedere che ci saranno sempre più insorgenze, dovute alla crescente «sfiducia nelle istituzioni che documenta la crisi di legittimità», come illustra il profondo saggio che chiude questa raccolta.

Su Rassegna Stampa è possibile leggere e scaricare il volume

Fonte: www.informazionecattolica.it 

Le croci restano sulle montagne (al CAI si bafuffa)

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di Monica Pucci,

Le croci resteranno sulle montagne, il vertice del Cai lascia invece la poltrona. Il direttore editoriale e responsabile delle attività del Club alpino italiano (Cai) Marco Albino Ferrari, e il curatore del sito internet Pietro Lacasella si sono dimessi in seguito alle polemiche sulle croci di vetta, i crocifissi che si trovano in cima alle montagne che il Cai aveva annunciato di voler rimuovere “per motivi culturali”. Ferrari in un post su Facebook ha smentito ”le dichiarazioni inventate secondo le quali io avrei detto che le croci di vetta vanno tolte”. Ma a scatenare le polemiche era stato un articolo, nero su bianco, sulla rivista ufficiale del Club.

 

Le croci sulle vette delle montagne e le dimissioni del direttore del Cai

Il Club Alpino Italiano, sullo storico portale dell’associazione lo Scarpone , aveva lanciato la proposta: “La società attuale si può ancora rispecchiare nel simbolo della croce? Ha senso innalzarne di nuove? Probabilmente la risposta è no… La croce non si coniuga più con un presente caratterizzato da un dialogo interculturale, che va ampliandosi, e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali”. Poi erano arrivate le scuse del presidente per l’equivoco, dopo la sfuriata del ministro del Turismo Santanché e la sollevazione del centrodestra. “Resto basita – aveva dichiarato Santanchè – dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Un territorio si tutela fin dalle sue identità e le identità delle nostre comunità è fatta di simboli che custodiscono nel tempo la storia e valori. Invito il presidente del Cai a rivedere la sua decisione“.

 

Le dimissioni del presidente: “Gestione sbagliata della vicenda”

Oggi la svolta, dopo le scuse: le dimissioni. ”Nei giorni scorsi, il Presidente del Cai ha contribuito ad alimentare l’equivoco: si è scusato con il ministro Santanché per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta – ha scritto ieri in un post – Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo Ente da infondate polemiche, ha perso l’occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta. Per questo, per la serietà a cui non posso sottrarmi, ho dato le dimissioni da Direttore editoriale e Responsabile delle attività del Club Alpino Italiano”. Poche ore dopo è arrivato l’annuncio di dimissioni anche di Lacasella.

”Avrei tante cose da dire accumulate dentro di me in questi giorni di tensione – ha scritto sulla sua pagina Facebook – L’unica cosa però che in questo momento ritengo essenziale comunicare è che, conseguentemente alla gestione che è stata fatta della vicenda ‘croci di vetta’, ho ritenuto opportuno presentare le dimissioni al Club Alpino Italiano a cui non mancherà la mia disponibilità in questa fase di transizione”.

 

Articolo completo: Le croci restano sulle montagne, il direttore del Cai lascia la poltrona: dimissioni al veleno – Secolo d’Italia (secoloditalia.it)

 

 

Paolo VI, 24 maggio 1976: “Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico”

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Partecipava concelebrante Joseph Ratzinger… (n.d.r.)

Celebriamo oggi la Patrona (insieme ai SS. Pietro e Paolo e a San Pio V) del Sodalitium Pianum, associazione fondata da monsignor Umberto Benigni nel 1909 per contrastare i nemici interni ed esterni della Chiesa, in particolare per applicare il programma antimodernista tracciato da san Pio X (programma del Sodalitium Pianum: http://www.sodalitium.biz/documenti/programma-del-sodalitium-pianum/ ).

In tale occasione il Centro Studi don Paolo de Töth intende rendere gloria alla SS. Madre di Dio, Aiuto dei Cristiani, proponendo la lettura e la riflessione di un Discorso tenuto durante un Concistoro da ‘San Paolo VI’ (per noi card. G.B. Montini) proprio il 24 maggio 1976, nel quale imponeva la ‘Nuova Messa’ e vietava conseguentemente la precedente.

Chi colpevolizza oggi Bergoglio di vietare la Messa ‘in latino’ sappia che ‘Francesco’ è in perfetta continuità ed armonia con un suo Santo predecessore e chi accusa quello accusa anche questo, accusando così un Santo Papa della Chiesa, che avrebbe promulgato una Messa cattiva, insegnato errori, imposto Riti inaccettabili, etc. E l’assurdo è che tutto questo sarebbe affermato da veri Cattolici…

Anche il semplice Sagrestano nella famosa Tosca di pucciniana memoria, affermava più volte, rimbrottando il Cavaradossi, con la sua peculiare voce da basso: “Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi!!”, che sono tali, ovviamente, solo se canonizzati da Legittimi Successori di san Pietro, aggiungiamo noi.

Dal DISCORSO AL CONCISTORO
DEL SANTO PADRE PAOLO VI
(lunedì, 24 maggio 1976):

«…coloro che, col pretesto di una più grande fedeltà alla Chiesa e al Magistero, rifiutano sistematicamente gli insegnamenti del Concilio stesso, la sua applicazione e le riforme che ne derivano, la sua graduale applicazione a opera della Sede Apostolica e delle Conferenze Episcopali, […] si allontanano i fedeli dai legami di obbedienza alla Sede di Pietro come ai loro legittimi Vescovi; si rifiuta l’autorità di oggi, in nome di quella di ieri. E il fatto è tanto più grave, in quanto l’opposizione di cui parliamo non è soltanto incoraggiata da alcuni sacerdoti, ma capeggiata da un Vescovo, da Noi tuttavia sempre venerato, Monsignor Marcel Lefebvre.

È tanto doloroso il notarlo: ma come non vedere in tale atteggiamento – qualunque possano essere le intenzioni di queste persone – porsi fuori dell’obbedienza e della comunione con il Successore di Pietro e quindi della Chiesa? Continua a leggere

In difesa di mons. Umberto Benigni

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Avviso ai nostri lettori. Sodalitium n° 74 numero speciale
Il numero 74 di Sodalitium è un numero speciale della nostra rivista: si tratta di un numero monografico, scritto da don Ricossa, in difesa di mons Umberto Benigni. Questo numero ripercorre la storia del modernismo durante la prima metà del novecento permettendo al lettore di comprendere meglio come questa terribile eresia abbia potuto affermarsi nella Chiesa a causa del Concilio Vaticano II.
Si tratta di un lavoro corposo, un vero libro di 180 pagine che ha costi di stampa e spedizione triplicati rispetto al solito. Per questo motivo il numero è disponibile per tutti scaricabile dal nostro sito in formato PDF, sarà spedito in formato cartaceo soltanto ai lettori “attivi” cioè che inviano regolarmente offerte per l’abbonamento e distribuito gratuitamente a tutti nelle nostre chiese ed oratori nelle varie città. Chi non l’avesse ricevuto, e desidera riceverlo in formato cartaceo, lo può ordinare sul nostro sito al prezzo forfettario di € 10,00 comprensivo delle spese postali.
Editoriale
Cari lettori di Sodalitium, nell’editoriale dello scorso numero della rivista (il n. 73, quindi) annunciavo che avrei dedicato alla “difesa di mons. Benigni” (di cui già avevo parlato nel n. 70-71, specie alle pagine 5-6, e poi nel n. 72 alle pagine 52-53) un libro a parte o un numero speciale della rivista. La soluzione “libro” era già stata scelta in due occasioni: con la pubblicazione de “Cristina Campo o l’ambiguità della Tradizione” (2005) e de “La vergogna della tradizione” (2018). Anche in quelle due occasioni, quelli che dovevano essere degli articoli di Sodalitium divennero, strada facendo, dei volumi a parte.
Questa volta, ho preferito invece pubblicare la mia risposta alla serie di articoli contro la memoria di mons. Benigni e dei cattolici integrali che collaborarono con san Pio X nella lotta al modernismo in un numero monografico di Sodalitium che possa essere letto da tutti, nel nostro sito, in formato pdf, oppure ricevuto su semplice richiesta nella versione cartacea (con una auspicabile libera offerta per le notevoli spese sostenute). Non troverete quindi in questo n. 74 le consuete rubriche (come la “Vita dell’Istituto”) e tanti articoli di nuovi o vecchi collaboratori della rivista che saranno pubblicati, a Dio piacendo, nel prossimo numero.
Al di là del motivo occasionale che mi ha spinto a prendere la penna in difesa, appunto, di mons. Benigni e, con lui, di san Pio X, il presente articolo è un’occasione per approfondire lo studio, da un punto di vista storico, del diffondersi dell’eresia modernista nella Chiesa (e contro la Chiesa) sotto tre pontificati: quelli di san Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI. Assieme alla recensione che trattava dei prodromi della crisi sotto Leone XIII (Sodalitium n. 72, pp. 36-43), possiamo dire di aver dato una valutazione complessiva della crisi modernista dal punto di vista del nostro Istituto.
Mi rendo conto del fatto che non tutti i nostri lettori saranno interessati ai temi trattati e potrebbero essere delusi da questo numero speciale: un po’ di pazienza, e riceveranno il nuovo numero ove ognuno potrà trovare un argomento più confacente ai propri interessi; ma confido anche nel fatto che per alcuni le considerazioni di queste pagine saranno importanti, e prima di tutto per i membri del nostro Istituto.
Affido quindi questo lavoro al patrocinio di san Pio X e dei patroni celesti dell’antico Sodalitium Pianum: Maria Ausiliatrice, i santi Pietro e Paolo e san Pio V; che si degnino di benedirlo e di renderci degni eredi di chi ci ha preceduto nella stessa lotta per il trionfo del cattolicesimo romano integrale contro tutti i nemici – interni ed esterni – della Chiesa.
Don Francesco Ricossa
 
Per cancellarsi dalla lista di distribuzione:  
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