Sanatoria fiscale, quali tasse e multe si possono rottamare nel 2023?

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Segnalazione di Wall street Italia

di Pierpaolo Molinengo

Attraverso le sanatorie fiscali di multe e tasse, il Governo ha intenzione di alleggerire, almeno in parte, le tensioni che si sono create tra i cittadini e le varie entità fiscali. Le famiglie, a causa della pandemia e delle varie difficoltà finanziarie ed economiche, sono stati messe a dura prova nell’arco degli ultimi anni. Per questo le sanatorie fiscali si muovono principalmente su tre fronti:

  • ravvedimenti;
  • la risoluzione delle liti con l’Agenzia delle Entrate;
  • lo stralcio dei crediti, che sono ritenuti inesigibili.

Nell’ottica di allentare le possibili tensioni tra erario e contribuenti, l’esecutivo ha lavorato su criptovalute, multe e mini cartelle, in modo da permettere ai soggetti interessati di sanare eventuali posizioni ancora aperte.

Sanatoria fiscale, la rottamazione delle multe

Capitolo importante della sanatoria fiscale prevista dal Governo guidato da Giorgia Meloni, è la rottamazione delle pendenze fiscali. Le cartelle esattoriali, con importi inferiori a 1.000 euro gestite direttamente dall’ente di riscossione dal 2000 al 2015, possono essere rottamate. Previo accordo con gli enti locali. Attenzione, però, che le spese di riscossione devono essere rimborsate.

All’interno della rottamazione rientrano anche le multe. In questo caso le ammende devono essere pagate senza l’aggiunta delle sanzioni e degli eventuali interessi di mora. I diretti interessati hanno tempo a saldare le multe, comprensive delle eventuali spese sostenute per la riscossione, entro e non oltre il 31 luglio 2023. In alternativa è possibile scegliere il versamento in 18 rate, con un interesse pari al 2%.

Cosa succede alle controversie tributarie

Eventuali liti pendenti al 1° gennaio 2023 potranno beneficiare della sanatoria fiscale seguendo diverse procedure. Quelle che risultano essere ferme al primo grado, che corrisponde alle commissioni tributarie provinciali, possono essere definite saldando il 90% della somma richiesta dell’erario. Le pendenze giunte alle commissioni tributarie regionali possono essere chiuse versando il 40%, nel caso in cui la sentenza in primo grado abbia dato ragione al contribuente.

Nel caso in cui il contribuente abbia vinto anche in secondo grado, ha la possibilità di versare il 15%. La stessa percentuale vale anche nel caso in cui il ricorso sia arrivato in Cassazione e il contribuente abbia ottenuto ragione in entrambi i gradi di giudizio.

La rinuncia agevolata rientra nel concetto di pace fiscale. Questa è, in estrema sintesi, una sanatoria fiscale che permette al contribuente di rinunciare entro al 30 giugno 2023 alle liti fiscali, che sono arrivate direttamente in Cassazione e che abbiano come controparte l’Agenzia delle Entrate. Nel caso di rinuncia, è necessario pagare la cifra pretesa dall’erario con i relativi interessi: le sanzioni, però, sono ridotte.

Sanatorie in vista anche per gli avvisi bonari

Il legislatore ha previsto una sanatoria fiscale anche per quanti abbiano ricevuto un avviso bonario, in seguito a dei controlli automatizzati effettuati direttamente dal fisco. Quanto viene reclamato dall’Agenzia delle Entrate può essere definito in maniera agevolata, purché il termine di pagamento non sia già scaduto

Gli atti di accertamento formale possono sottostare ad un’agevolazione, nel caso in cui non siano stati impugnati dal contribuente. L’operazione deve avvenire all’interno dei termini fissati per il ricorso. In questo caso, per gli accertamenti di contestazione notificati fino al 31 marzo del 2023, le sanzioni sono ridotte da un terzo a un diciottesimo di quanto definito per legge.

Ultimo capitolo è quello riservato alle criptovalute: i guadagni ottenuti con questi investimenti non sono tassati fino a 2.000 euro. Per quanto riguarda i guadagni ottenuti fino al 31 dicembre 2021, il contribuente è tenuto a presentare una domanda di emersione e riconoscere un’imposta sostitutiva pari al 3,5%.

Dai carburanti al gas, tutti i rincari del 2023

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Sempre a carico degli automobilisti, a partire da ieri, primo gennaio, c’è stato un aumento automatico dei carburanti, che da nove mesi a questa parte gode della riduzione delle accise decisa prima dal governo Draghi e poi confermata, in parte, anche dall’esecutivo Meloni. Il taglio è stato applicato per la prima volta a marzo di quest’anno con l’approvazione del decreto Ucraina bis. Sia per la benzina che per il diesel la riduzione è stata complessivamente di 30,5 centesimi, almeno fino a dicembre di quest’anno, quando con il dl Aiuti quater il taglio è stato prorogato fino al 31 del mese ma ridotto a 18,3 centesimi. Nel frattempo i prezzi sono scesi, riducendo anche l’extragettito che aveva consentito al governo di ridurre le accise (e di conseguenza l’Iva che si calcola in aggiunta). Lo sconto scadeva a fine 2022 e non è stato prorogato.

I rincari del gas, giù l’elettricità

Sul fronte delle bollette, in attesa della comunicazione dell’Arera a inizio gennaio, gli aggiornamenti potrebbero essere contrastanti. Per l’elettricità, l’Autorità per l’energia ha annunciato nel primo trimestre dell’anno un provvidenziale calo di oltre il 19%, ma per il gas l’andamento potrebbe essere opposto. Nomisma stima un aumento mensile del 20% dovuto all’andamento dei prezzi internazionali di inizio dicembre. Il calo degli ultimi giorni, seguito alla decisione sul tetto al prezzo adottata da Bruxelles, dovrebbe infatti essere recepito, stando all’analisi del centro studi, solo a partire da febbraio.

 

La domanda più importante di tutte

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Segnalazione di Antonio Serena – L’ANTIDIPLOMATICO

di Andrei Raevsky per il suo sito The Saker

(traduzione: Nora Hoppe)

Sembra che arriveremo al 31 dicembre 2022.  Ma riusciremo ad arrivare al 31 dicembre 2023?

Questa domanda non è un’iperbole.  Direi addirittura che è la domanda più importante almeno per l’intero emisfero settentrionale.

È almeno dal 2014 che avverto che la Russia si sta preparando a una guerra totale. Putin ha praticamente detto questo nel suo recente discorso davanti al Consiglio del Ministero della Difesa russo.  Se non avete visto questo video, dovreste davvero guardarlo, vi darà una visione diretta di come il Cremlino pensa e di cosa si sta preparando.  Ecco di nuovo il video:

 

Il discorso di Vladimir Putin (sottotitoli in inglese)


In questo video di Visione TV i primi 15 minuti del discorso di Putin in italiano

Presumo che abbiate visto quel video e che non ci sia bisogno di dimostrarvi che la Russia si sta preparando per una guerra di massa, anche nucleare.

Il ministro degli Esteri Lavrov ha dichiarato pubblicamente che “funzionari senza nome del Pentagono hanno effettivamente minacciato di condurre un ‘attacco di decapitazione’ sul Cremlino… Quello di cui stiamo parlando è la minaccia di eliminare fisicamente il capo dello Stato russo, (…) Se tali idee sono effettivamente alimentate da qualcuno, questo qualcuno dovrebbe pensare molto attentamente alle possibili conseguenze di tali piani.”

Quindi, la situazione è la seguente:

  • Per la Russia questa guerra è chiaramente, innegabilmente e ufficialmente una guerra esistenziale. Ignorare questa realtà sarebbe il massimo della follia.  Quando la più forte potenza nucleare del pianeta dichiara, ripetutamente, che questa è una guerra esistenziale, tutti dovrebbero prenderla sul serio e non negarla.
  • Anche per i neoconservatori statunitensi questa è una guerra esistenziale: se la Russia vince, la NATO perde e, quindi, anche gli Stati Uniti perdono. Il che significa che tutti quei disonesti che per mesi hanno propinato all’opinione pubblica sciocchezze sul fatto che la Russia avrebbe perso la guerra saranno ritenuti responsabili dell’inevitabile disastro.

Molto dipenderà dal fatto che gli americani, soprattutto quelli al potere, siano disposti a morire in solidarietà con i “pazzi in cantina” o meno.  Al momento sembra proprio di sì.  Non contate sull’Unione Europea, che ha rinunciato da tempo a qualsiasi potere.  Parlare con loro semplicemente non ha senso.

Questo potrebbe spiegare le recenti parole di Medvedev“Ahimè, non c’è nessuno in Occidente con cui potremmo trattare per qualsiasi motivo (…) è l’ultimo avvertimento a tutte le nazioni: non si possono fare affari con il mondo anglosassone perché è un ladro, un truffatore, un tagliatore di carte che potrebbe fare qualsiasi cosa.”

La Russia può fare molte cose, ma non può liberare gli Stati Uniti dalla morsa dei neoconservatori.  È una cosa che possono fare solo gli americani.

E qui entriamo in un circolo vizioso:

È molto improbabile che il sistema politico statunitense venga sfidato efficacemente dall’interno; i grandi capitali gestiscono tutto, compreso il sistema di propaganda più avanzato della storia (alias i “media liberi”) e la popolazione viene tenuta disinformata e sottoposta al lavaggio del cervello.  E sì, certo, una grave sconfitta in una guerra contro la Russia scuoterebbe questo sistema così duramente che sarebbe impossibile nascondere la portata del disastro (pensate a un “Kabul sotto steroidi”).  Ed è proprio per questo che i Neocon non possono permettere che ciò accada, perché questa sconfitta innescherebbe un effetto domino che coinvolgerebbe rapidamente la verità sull’11 settembre e, successivamente, tutti i miti e le menzogne su cui la società statunitense si è basata per decenni (JFK, per esempio?).

Naturalmente ci sono molti americani che lo capiscono perfettamente. Ma quanti di loro sono in una posizione di reale potere per influenzare il processo decisionale e i risultati degli Stati Uniti? La vera domanda è se ci sono ancora abbastanza forze patriottiche al Pentagono, o nelle agenzie di stampa, per rispedire i Neocon in cantina da cui sono strisciati fuori dopo il falso allarme dell’11 settembre.

In questo momento sembra proprio che tutte le posizioni di potere negli Stati Uniti siano occupate dai Neolib, dai Neocon, dai RINO [“Republican In Name Only” (repubblicano solo di nome) è un peggiorativo usato per descrivere i politici del Partito Repubblicano ritenuti non sufficientemente fedeli al partito o non allineati con l’ideologia del partito] e altre brutte creature… tuttavia è anche innegabile che persone come, ad esempio, Tucker Carlson e Tulsi Gabbard stiano raggiungendo molte persone che “capiscono”.  Questo *deve* includere i VERI liberali e i VERI conservatori la cui lealtà non è verso una banda di delinquenti internazionali, ma verso il proprio Paese e il proprio popolo.

Sono anche abbastanza sicuro che ci sono molti comandanti militari statunitensi che ascoltano ciò che il Col. Macgregor ha da dire.

Sarà sufficiente per rompere il muro di bugie e propaganda?

Lo spero, ma non sono molto ottimista.

In primo luogo, Andrei Martyanov ha assolutamente ragione quando denuncia costantemente la grande incompetenza e l’ignoranza della classe dirigente statunitense.  E condivido in pieno la sua frustrazione.  Entrambi vediamo dove si sta andando a parare, e tutto ciò che possiamo fare è avvertire, avvertire e avvertire ancora.  Mi rendo conto che è difficile credere all’idea che una superpotenza nucleare come gli Stati Uniti sia gestita da una banda di delinquenti incompetenti e ignoranti, ma questa è la realtà e negarla semplicemente non la farà sparire.

In secondo luogo, almeno finora, l’opinione pubblica statunitense non ha (ancora) sentito tutti gli effetti del crollo del sistema finanziario ed economico controllato dagli Stati Uniti. Quindi gli “imbacilli” che sventolano le bandiere possono ancora sperare che una guerra contro la Russia assomigli al tiro al tacchino che è stato “Desert Storm”.

Non sarà così.

La vera domanda da porsi è se l’unico modo per svegliare gli “imbacilli” sbandieratori, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello, sia un’esplosione nucleare sopra le loro teste oppure no.

Il fenomeno “Go USA!” è una condizione mentale che è stata iniettata nelle menti di milioni di americani per molti decenni e ci vorrà molto tempo, o alcuni eventi veramente drammatici, per riportare queste persone alla realtà.

In terzo luogo, le élite al potere negli Stati Uniti sono chiaramente in una fase di profonda negazione.  Tutti questi sciocchi discorsi sui missili Patriot o sugli F-16 statunitensi che cambiano il corso della guerra sono infantili e ingenui.  Francamente tutto questo sarebbe piuttosto comico se non fosse così pericoloso nelle sue potenziali conseguenze.  Cosa succederà una volta distrutta l’unica batteria di missili Patriot e abbattuti gli F-16?

Quanto presto l’Occidente finirà le Wunderwaffen [armi miracolose]?

In una “scala di escalation” concettuale, quale sarebbe il passo successivo ai Patriot e agli F-16?

Le testate nucleari tattiche?

Considerare l’idea piuttosto idiota che una testata nucleare “tattica” sia in qualche modo fondamentalmente diversa da una testata nucleare “strategica”, indipendentemente dal modo in cui viene usata e dal luogo in cui viene usata, è estremamente pericoloso.

Ritengo che il fatto che la classe dirigente statunitense sta seriamente contemplando sia un uso “limitato” di testate nucleari “tattiche” sia “attacchi decapitanti” sia un ottimo indicatore del fatto che gli Stati Uniti stanno esaurendo le Wunderwaffen e che i Neocons sono disperati.

E a coloro che potrebbero essere tentati di accusarmi di iperbole o di deliri paranoici dirò quanto segue:

Questa guerra NON, ripeto, NON riguarda l’Ucraina (o la Polonia o i tre Statini baltici).

Al minimo indispensabile, questa è una guerra per il futuro dell’Europa. 

Fondamentalmente è una guerra che riguarda la completa riorganizzazione dell’ordine internazionale del nostro pianeta.

Direi addirittura che l’esito di questa guerra avrà un impatto maggiore di quello della prima o della seconda guerra mondiale.

I russi lo capiscono chiaramente (vedete il video qui sopra se ne dubitate).

E lo sanno anche i Neocon, anche se non ne parlano.

La situazione attuale è molto più pericolosa persino della crisi dei missili di Cuba o dello stallo di Berlino.  Almeno allora entrambe le parti ammettevano apertamente che la situazione era davvero pericolosa.  Questa volta, invece, le élite al potere dell’Occidente stanno usando la loro formidabile capacità di PSYOP/propaganda per nascondere la vera portata di ciò che sta accadendo.  Se ogni cittadino degli Stati Uniti (e dell’Unione Europea) capisse che c’è un mirino nucleare e convenzionale dipinto sulla sua testa, le cose potrebbero essere diverse.  Ahimè, è evidente che non è così, da qui l’inesistente movimento per la pace e il quasi consenso a versare decine di MILIARDI di dollari nel buco nero ucraino.

In questo momento, i pazzi stanno giocando con ogni sorta di idee sciocche, tra cui quella di cacciare la Russia dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU (cosa che non accadrà, dato che sia la Russia che la Cina hanno potere di veto) o addirittura di creare una “conferenza di pace” sull’Ucraina senza la partecipazione della Russia (in una sorta di remake degli “amici della Siria” e degli “amici del Venezuela”).  Beh, buona fortuna!  A quanto pare Guaido e Tikhanovskaia non sono sufficienti a scoraggiare i neocon e ora stanno ripetendo le stesse identiche sciocchezze con “Ze”.

Riusciremo quindi ad arrivare al 31 dicembre 2023?

Forse, ma non è affatto sicuro.  Chiaramente, questa non è un’ipotesi che il Cremlino fa, da qui il rafforzamento davvero immenso di tutte le capacità di deterrenza strategica della Russia (sia nucleare che convenzionale).

Se Dio vorrà, il vecchio adagio “si vis pacem, para bellum” salverà la situazione, poiché la Russia è chiaramente preparata per qualsiasi momento di conflitto, compreso quello nucleare.  Anche la Cina ci arriverà presto, ma è probabile che il 2023 vedrà una sorta di fine della guerra ucraina: o una vittoria russa in Ucraina o una guerra continentale su larga scala che la Russia vincerà (anche se a un costo molto più alto!).  Quindi, quando i cinesi saranno veramente pronti (probabilmente avranno bisogno di altri 2-5 anni) il mondo sarà un posto molto diverso.

Per tutte queste ragioni, ritengo che il 2023 potrebbe essere uno degli anni più importanti della storia umana.  Quanti di noi riusciranno a sopravvivere è una questione aperta.

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_domanda_pi_importante_di_tutte/39602_48298/

Mercati, le 10 previsioni per il 2023 di Lombard Odier

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Segnalazione Wall Street Italia

di Luca Losito

Un inizio del nuovo anno in salita per i mercati, l’aumento della disoccupazione e poi una ripresa con alcune indicazioni importanti per impostare l’asset allocation nel 2023.

Sono queste le indicazioni emerse dal webinar di Lombard Odier di ieri, in cui sono state esposte in particolar modo le 10 previsioni del primo semestre 2023 su Europa, Usa e Cina.

Le 10 previsioni sui mercati

In particolare secondo gli esperti di Lombard Odier,  il 2023 sarà un anno caratterizzato da due fasi distinte: una recessione nelle principali economie sviluppate, seguita da una svolta nel ciclo che dovrebbe preludere a una ripresa.

Di seguito l’elenco completo delle previsioni sui mercati elaborate dalla società di gestione:

  1. Prima metà del 2023 difficile, con episodi di recessione nelle principali economie, tra cui Stati Uniti ed Europa;
  2. Aumento della disoccupazione, prima dell’inizio del processo di ripresa;
  3. Rispetto agli Stati Uniti, ora siamo più fiduciosi che si possa evitare un errore di politica monetaria, avendo la prospettiva che il 5% rappresenterà un tetto massimo per i tassi di interesse all’inizio del 2023, piuttosto che una soglia minima;
  4. Per ora, il clima mite in Europa continua a sostenere le speranze che il continente possa resistere al prossimo inverno senza blackout e razionamenti energetici, in un contesto di sani livelli di stoccaggio del gas;
  5. L’economia della zona euro si espanderà ben al di sotto dell’1% nel 2023;
  6. Le previsioni sulla Cina per il 2023 dipendono fortemente dalle sue prospettive di riapertura. Nel secondo semestre saranno probabilmente previste riduzioni permanenti delle restrizioni legate al Covid-19. In questo scenario il gestore prevede una crescita annuale del 4%;
  7. Quanto all’asset allocation, il 2023 si dividerà in due fasi distinte: la prima caratterizzata da una politica monetaria più restrittiva e da un rallentamento della crescita e la seconda da un picco dei tassi reali, che crea migliori opportunità per gli asset di rischio;
  8. Una pausa imminente nella stretta monetaria dovrebbe vedere presto il picco dei rendimenti dei titoli di Stato, offrendo un migliore profilo di rendimento del rischio per il reddito fisso di alta qualità. Intravediamo un miglioramento delle opportunità per il credito più a rischio una volta scontati i rischi di recessione;
  9. Le valutazioni azionarie non sono ancora convenienti in senso lato, a causa dei declassamenti degli utili, ma Lombard Odier intravede prospettive migliori per il futuro;
  10. Per quanto riguarda le valute, potremmo essere prossimi alla conclusione della fase di rafforzamento del dollaro, sebbene il robusto trend di deprezzamento sia ben lungi dall’essere finito: con l’aumento dei timori di recessione, le valute sensibili agli scambi commerciali, come lo yuan cinese e la sterlina, potrebbero risentirne negativamente.

Insomma, gli spunti sono tanti e tutti da valutare con la massima attenzione, perché a maggior ragione nel 2023 sarà importante approcciare con la giusta selettività ai mercati finanziari, per riuscire a cogliere le migliori opportunità di investimento che inevitabilmente si presenteranno.

Fmi: “Metà dell’Ue in recessione nel 2023”. C’è anche l’Italia

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Segnalazione Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Nulla da fare. Il Vecchio Continente non potrà schivare la recessione. Destino che appare inevitabile per almeno metà dei paesi. A ribadirlo è stata la presidente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Kristalina Georgieva, in una conferenza stampa a Berlino col cancelliere tedesco Olaf Scholz e i presidenti di principali istituti economici internazionali.

“La metà dell’Unione Europea l’anno prossimo sarà in recessione” ha detto il numero uno dell’istituto di Washington, che ha spiegato come i primi segnali della caduta del Pil saranno visibili già nel quarto trimestre dell’anno in corso. L’Europa sarà in “buona compagnia”. Stessa sorte è prevista per un terzo delle economie mondiali.

Non è la prima volta che il Fondo Monetaria mette in luce il rischio recessione per l’Europa (Italia compresa). A fine ottobre, con la diffusione dell’outlook di un titolo quanto mai emblematico “La nebbia della guerra offusca l’outlook europeo”,  il Fondo Monetario Internazionale aveva anticipato una recessione tecnica per Germania e Italia, che secondo le stime dell’istituto di Washington registreranno “tre trimestri consecutivi di crescita negativa dal terzo trimestre del 2022”. In particolare, per l’Italia il Fondo si aspetta una crescita del 3,2% quest’anno ma una contrazione dello 0,2% nel 2023, sebbene seguita da un rimbalzo dell’1,3% nell’anno successivo, nel 2024.

Fmi pronto a tagliare le stime sulla Cina
Le cose non vanno nel verso giusto anche per la Cina. A causa delle politiche imposte dal governo per fermare l’aumento dei contagi da Covid-19 e dei problemi nel settore immobiliare, Georgieva ha anticipato una possibile revisione al ribasso delle stime sul Pil cinese. “Dato che noi prevediamo una crescita del 3,2% per quest’anno e del 4,4% per il prossimo, è possibile che, in questo periodo di grande incertezza, dovremo rivedere queste proiezioni in ribasso”, ha spiegato durante la conferenza stampa, senza dare alcuna indicazione sul possibile taglio delle le stime.

Caro bollette: quasi 5 milioni di italiani hanno già saltato pagamenti

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di Mariangela Tessa

Mentre le famiglie italiane si preparano ad un 2023 bollente sul fronte dei rincari dell’energia, sono quasi 5 milioni gli utenti che, negli ultimi nove mesi, non hanno saldato il pagamento di una o più bollette di luce e gas.

Maxi rincari nel 2023, spesa famiglie sfiorerà i 5 mila euro l’anno

Partiamo dai rincari. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Codacons, la stangata sulle bollette di luce e gas degli italiani raggiungerà nel 2023 la maxi cifra di 4.724 euro a famiglia, con un incremento di spesa di quasi 2.500 euro a nucleo familiare rispetto alle tariffe in vigore a fine 2021.

Già l’ultimo incremento delle tariffe elettriche disposto da Arera (+59% da ottobre) porterebbe la bolletta media della luce a raggiungere quota 1.782 euro su base annua a famiglia, con una crescita del 122% rispetto all’ultimo trimestre del 2021, che corrisponde a un aggravio di spesa pari a 662 euro a nucleo.

Per conoscere l‘ultimo aumento del gas occorrerà invece attendere i primi di novembre, quando Arera comunicherà i nuovi dati: ma se saranno confermate le previsioni degli analisti, con un rialzo delle tariffe nell’ordine del 70% la bolletta per il gas è destinata a raggiungere una media di 2.942 euro a famiglia su base annua, con una crescita del 117% rispetto all’ultimo trimestre del 2021 e una maggiore spesa da 1.586 euro a nucleo.

Tra luce e gas – sottolinea quindi il Codacons – una famiglia media deve prepararsi a mettere in conto una spesa complessiva di 4.724 euro (con un maggiore esborso rispetto i prezzi in vigore nell’ultimo trimestre del 2021 pari a +2.476 euro a nucleo), nell’ipotesi di prezzi costanti e sempre che le tariffe non subiscano nuovi incrementi nel corso del 2023.

E sul caro bollette è intervenuto anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, durante la trasmissione “Mezz’ora in più” su Rai 3, ha sottolineato la necessità di un governo autorevole e competente al più presto” per gestire “l’emergenza energetica” che quest’anno comporterà una stangata da “110 miliardi” con gli aumenti delle bollette di luce e gas.

Circa 5 milioni di italiani indietro con il pagamento delle bollette

La situazione di emergenza si evince anche da un altro dato: un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat ha rilevato che negli ultimi nove mesi circa 4,7 milioni di italiani hanno saltato il pagamento di luce e gas: quasi 2 morosi su 3 (62%) hanno detto che è stata la prima volta che hanno saltato il pagamento delle bollette.

Un numero destinato ad aumentare in maniera significativa nei prossimi mesi: ci sono infatti 3,3 milioni di italiani che hanno dichiarato che, in caso di ulteriori rincari, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di far fronte alle prossime bollette energetiche.

A livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato di non aver pagato una o più bollette negli ultimi 9 mesi si attesta intorno al 10,7%, il fenomeno è più diffuso nelle regioni del Centro Italia (11,5%) e al Sud e nelle Isole (11,2%). E in prospettiva dei prossimi aumenti, le aree più a rischio sono quelle del Meridione (9,4% a fronte di una media nazionale pari al 7,7% ).

 

Usa in recessione tecnica: è solo l’assaggio della crisi, il peggio arriverà nel 2023

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di Mariangela Tessa

Nuovi forti segnali che l’economia Usa rischia pesantemente la recessione. Ieri la prima lettura del Pil del secondo trimestre ha segnato un contrazione su base annuale dello 0,9% (-1,6% su base trimestrale). Si tratta della seconda crescita negativa consecutiva.
I dati, in assenza di revisioni, evidenziano quantomeno una la recessione tecnica (due trimestri di fila con Pil in calo). E, stando agli annali, l’unico caso di sei mesi di battute in ritirata del Pil che non sono diventate recessione risale al 1947.

Pil Usa peggiore delle attese

L’aspettativa era per un dato debole, frenato principalmente dalle scorte. Tuttavia, i dati hanno evidenziato, oltre a un ampio contributo negativo delle scorte, che hanno sottratto due punti all’andamento del Pil, anche un netto indebolimento della domanda finale domestica privata, invariata su base trimestrale. Sull’attività economica recente hanno pesato flessioni nelle scorte delle aziende. In forte calo anche anche gli investimenti immobiliari residenziali, scesi del 14%, e tagli nella spesa pubblica. La spesa per i consumi, che vale oltre due terzi dell’output, ha frenato bruscamente all’1%, con gli americani vittime di un’inflazione che nell’intero trimestre ha marciato dell’8,6%.

Il presidente americano Joe Biden nega che il Paese sia avviato a una pericolosa crisi: “Non è una sorpresa che l’economia stia rallentando mentre la Federal Reserve interviene per combattere l’inflazione. Ma anche davanti a storiche sfide globali siamo sul giusto cammino e supereremo questa fase di transizione più forti e sicuri”.

Il commento degli analisti sulle recessione Usa

Come fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo, “con i dati correnti, l’economia Usa è in una fase di significativa debolezza, che però non si può definire (per ora) una recessione, alla luce della continua espansione dell’occupazione e dell’andamento del reddito più positivo rispetto a quello del PIL, almeno fino al 1° trimestre (ultimo dato disponibile). Le implicazioni dei dati del Pil per la politica monetaria sono miste. Infatti, a fronte della delusione sulla crescita della domanda finale domestica privata, si è registrato un andamento dell’inflazione in ulteriore aumento, con pressioni per il proseguimento dei rialzi dei tassi. Per ora prevediamo che la Fed mantenga la rotta di restrizione monetaria, ma l’incertezza è aumentata in misura significativa. La svolta ciclica è comunque ormai avviata”.

Anche per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, “negli Usa la recessione è probabile nel corso del 2023, come anticipato dalla curva dei tassi, invertitasi ad inizio aprile e poi di nuovo e più marcatamente a luglio (2/10 anni). Escludo la recessione Usa nel 2022 se non tecnica. Mi spiego: la vera recessione comporta da manuale caduta del reddito e dell’occupazione, fenomeni che dovremmo vedere più realisticamente nel 2023. La recessione tecnica che potremmo vedere nel 2022 potrebbe invece essere una recessione solo simbolica, ossia rallentamento della crescita ma mercato del lavoro ancora forte”.