CENSIS 2024: Intrappolati nella sindrome italiana

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di Redazione www.Il2dipicche.news 

“Tutto quello che conta davvero sembra accadere al di fuori dell’Italia: la guerra senza fine combattuta alle porte dell’Europa o il cruento conflitto scoppiato in Medio Oriente, i vincoli imposti da Bruxelles alle finanze pubbliche, le latenti decisioni della Bce sui tassi di sconto o la strisciante crisi politica che ghermisce l’Unione europea”.

Così si apre il 58° Rapporto Censis “La società italiana al 2024 – La sindrome italiana” da poco reso pubblico dal noto istituto di ricerca socioeconomico.

Internazionalizzazione

Rapporto i cui risultati evidenziano lo “slittamento del discorso pubblico alla scala internazionale” della società italiana.

Cambiamento climatico (49,6%), con i relativi eventi catastrofici, la guerra in Medio Oriente (46%), il rischio di crisi economico finanziarie globali (45,7%), la guerra russo/ucraina (45,2), le migrazioni dal terzo mondo (35,7%), i rapporti conflittuali tra USA e Cina (31%) e infine le innovazioni tecnologiche della IA (26,1%) sono i temi su cui l’opinione pubblica italiana si è focalizzata nel 2024.

Un Italia che si è risvegliata dall’illusione, accorgendosi che viviamo in un mondo scosso da forti tensioni, in cui nessuno degli italiani è contento di come è il mondo.

Siamo in un’epoca di scontento globale, Il destino dell’Italia è inscritto nel solco del cambiamento epocale che aggredisce le società europee e occidentali, ma con sue proprie specificità.

Altro che “anno dei record” il 2024!

Se i record positivi di occupati e del turismo estero si confrontano con quelli negativi di denatalità, debito pubblico e astensionismo elettorale, una analisi più approfondita ci propone un’immagine ben differente.

La sindrome italiana

La sindrome italiana è la trappola della medietas: non registriamo picchi nei cicli positivi, non sprofondiamo nelle fasi critiche e recessive.

Nel medio periodo il PIL, i consumi, gli investimenti, le esportazioni, l’occupazione, tendono a ruotare intorno a una linea di galleggiamento – senza grandi scosse, né in alto, né in basso – all’interno di un campo di oscillazione molto ampio, tra i valori massimi e

minimi toccati dai Paesi europei.

La dialettica sociale, la sequela di disincanto, risentimento, frustrazione, senso di impotenza, sete di giustizia, brama di riscatto, smania di vendetta ai danni di un presunto colpevole, così caratteristica dei nostri tempi, non è sfociata in violente esplosioni di rabbia. Ma il lento andare nel tempo dell’economia ha sancito definitivamente che la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata.

Parte prima, segue

Fonte CENSIS (https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi%20Fenomenologico%202024.pdf)

Come sarà il 2024 dei mercati e dell’economia

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Mariangela Tessa

Come sarà il 2024 sul fronte economico e geopolitico? Una risposta arriva da Visual Capitalist che, per il quinto anno di fila ha rappresentato in una infografica gli eventi attesi, le previsioni e i pronostici di analisti ed economisti, passando al setaccio oltre 700 analisi condotte da banche d’affari, società di consulenza, ma anche siti finanziari. Vediamo di seguito le principali previsioni per economia e mercati per il 2024.

Inflazione sempre in calo

Dopo il raffreddamento dei prezzi, che si è verificato in tutte le economie mondiali nel corso 2023, la maggior parte degli analisti si aspetta per quest’anno un proseguimento del trend verso i livelli target. Sebbene alcuni osservatori mettono in conto che l’ultimo tratto di questi obiettivi potrebbe essere il più difficile, pochi prevedono la possibilità che l‘inflazione torni a salire come nel 2022.

Tassi di interesse: iniziano i tagli

Con un’inflazione che dovrebbe essere in gran parte domata nel 2024, tutte le principali banche e istituzioni prevedono, entro la metà dell’anno, tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, della Banca Centrale Europea e della Banca d’Inghilterra.  Le previsioni degli analisti sull’entità del taglio dei tassi variano da tre a sei.

Mercati positivi, ma occhio alla diversificazione

In vista di un anno caratterizzato da politiche monetarie espansive, la maggior parte degli analisti ha formulato previsioni provvisoriamente positive sia per le azioni che per le obbligazioni. Il calo dei tassi dovrebbe far scendere anche i rendimenti obbligazionari, mentre le azioni dovrebbero continuare a beneficiare  della crescita dell’Intelligenza Artificiale.

La parola d’ordine per chi vuole investire è diversificazione del portafoglio. Quest’ultimo è un approccio chiave condiviso dalla maggior parte degli analisti per gli investimenti nel 2024, soprattutto in presenza di un clima geopolitico preoccupante.

Pil mondiale: si rallenta

Le prospettive di crescita in tutto il mondo non sono particolarmente brillanti. Per quanto riguarda il PIL mondiale, le stime oscillano tra il 2,5 e il 3%, leggermente inferiori alla media decennale (2013-2022) del 3,1%.

Anche per gli Stati Uniti si prevede un rallentamento della crescita: l’FMI stima un aumento del Pil dell’1,5% dal 2,4% del 2023. Peggio andrà in Europa: nel Vecchio Continente il consensus stima una crescita dello 0,9%.

Spostando lo sguardo all’Asia, molti esperti prevedono il sorpasso dell’India sulla Cina in termini di crescita del PIL reale, soprattutto se continuerà il trend di riduzione degli investimenti esteri visto a Pechino.

Geopolitica sempre più centrale per i mercati

Dopo che negli ultimi due anni la geopolitica è tornata in primo piano con l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra di Israele contro Hamas, gli esperti non si aspettano un miglioramento del quadro a livello mondiale.

Non a caso, molti analisti citano, quello geopolitico, come il rischio principale a cui prestare attenzione nel 2024. Motivo per il quale, come già anticipato, è richiesto, negli investimenti, un posizionamento agile e diversificato.

Le prospettive per le guerre tra Russia e Ucraina e tra Israele e Hamas sono altrettanto incerte: pochi o nessun esperto prevede una vera soluzione per entrambi i conflitti nel 2024, mentre la maggior parte cita come scenari più probabili un’ulteriore escalation e il coinvolgimento di altri Paesi.

Sul fronte politico, il 2024 si prospetta come un anno chiave per via delle elezioni. Oltre che negli Stati Uniti, il 2024 sarà un anno di consultazioni politiche in Russia, l’Ucraina, l’India, il Messico e molti altri Paesi.

Intelligenza artificiale: dopo boom, norme più stringenti

Uno sguardo infine all‘Intelligenza Artificiale. Dopo il boom del 2023, l’intelligenza artificiale dovrà affrontare un altro anno cruciale. Se da un lato, anticipano gli esperti, i progressi sul fronte tecnologico saranno inevitabili, dall’altro normative più rigide e controversie legali saranno sempre più centrali, come dimostra la causa intentata dal New York Times contro OpenAI.

Inoltre, il crescente potenziale di uso malevolo dell’IA in occasione delle numerose elezioni mondiali di quest’anno potrebbe stimolare le richieste di una maggiore e più stringente regolamentazione.

Mettere l’anno nuovo nelle mani di Maria Ausiliatrice

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Seguendo l’esempio di san Giovanni Bosco, che metteva sempre le più importanti  intenzioni nelle mani di Maria Ausiliatrice, affidiamo alla Madonna l’anno nuovo per i bisogni nostri, per quelli della Chiesa e per quelli della società civile. Auxilium Christianorum, ora pro nobis.
 
160 anni fa don Bosco a Oropa
Don Bosco salì ad Oropa nel momento di una decisione importantissima e fu veramente colpito dalla bellezza del luogo e dalla devozione dei pellegrini e della gente del posto, come scriverà nella lettera inviata ai suoi ragazzi a Valdocco.
Il santuario di Oropa si trova tra le Alpi Biellesi a 1176 m ed è luogo di fortissima devozione alla Vergine, con testimonianze che risalirebbero addirittura a sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli (secolo iii). Mèta di continui pellegrinaggi, è uno dei più grandi Santuari mariani d’Italia. Don Bosco vi salì come devoto pellegrino nell’estate del 1863, per chiedere una grazia speciale a Maria.
Qualche mese prima aveva espresso ai suoi più diretti collaboratori il progetto di questo pellegrinaggio, dopo i suoi esercizi spirituali a Sant’Ignazio, sopra Lanzo Torinese: voleva “fare la scelta delle persone da mandarsi nel collegio di Mirabello” (Ms vol. VII, p. 482). L’apertura di questa nuova opera, la prima fuori Torino, era molto importante: si trattava veramente di capire come se la sarebbero cavata i suoi figli lontani da lui; ci voleva proprio una protezione speciale di Maria, allora don Bosco scelse il santuario di Oropa, molto vicino alla città di Biella, dove era vescovo monsignor Losana, suo carissimo sostenitore e amico. Vi si recò quindi ai primi di agosto e fu veramente colpito dalla bellezza del luogo e dalla devozione dei pellegrini e della gente del posto, come scriverà nella lettera inviata ai suoi ragazzi a Valdocco. Furono giornate di paradiso, così come descrivono i suoi cronisti e il suo biografo don Lemoyne: “Ivi, dinnanzi a quell’effigie taumaturga, celebrava la Santa Messa e pregava lungamente” (MB vol. VII p. 497). Poi il pensiero corse ai suoi ragazzi e ai giovanissimi primi salesiani di Valdocco: li avrebbe voluti tutti con sé per vivere le sue stesse emozioni e il suo amore alla Vergine. E scrisse una delle sue più belle lettere:
Se voi, o miei cari figliuoli, vi trovaste sopra questo monte ne sareste certamente commossi. Un grande edifizio, nel cui centro havvi una divota chiesa, forma quello che comunemente si appella Santuario d’Oropa. Qui havvi un continuo andirivieni di gente. Chi ringrazia la Santa Vergine per grazie da lei ottenute, chi dimanda di essere liberato da un male spirituale o temporale, chi prega la Santa Vergine che l’aiuti a perseverare nel bene, chi a fare una santa morte. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, contadini e signori, cavalieri, conti, marchesi, artigiani, mercanti, uomini, donne, vaccari, studenti d’ogni condizione si vedono continuamente in gran numero accostarsi ai Santi Sacramenti della confessione e comunione e andare di poi ai pie’ d’una stupenda sta-tua di Maria SS. per implorare il celeste di lei aiuto. Ma in mezzo a tanta gente il mia cuore provava un vivo rincrescimento. Perché? Non vedeva i miei cari giovani studenti. Ah! Perché non posso avere i miei figli qui, condurli tutti ai pie’ di Maria, offerirli a Lei, metterli tutti sotto alla potente di Lei protezione, farli tutti come Savio Domenico o altrettanti San Luigi? Per trovare un conforto al mio cuore sono andato dinanzi al prodigioso altare di Lei e le ho promesso che, giunto a Torino, avrei fatto quanto avrei potuto per insinuare nei vostri cuori la divozione a Maria. E raccomandandomi a Lei ho dimandato queste grazie speciali per voi. ‘Maria, le dissi, benedite tutta la nostra casa, allontanate dal cuore dei nostri giovani fin l’ombra del peccato; siate la guida degli studenti, siate per loro la sede della vera Sapienza. Siano tutti vostri, sempre vostri, e abbiateli sempre per vostri figliuoli e conservateli sempre fra i vostri divoti’. Credo che la Santa Vergine mi aver esaudito e spero che voi mi darete mano, affinché possiamo corrispondere alla voce di Maria, alla grazia del Signore. La Santa Vergine Maria benedica me, benedica tutti i sacerdoti e chierici e tutti quelli che impiegano le loro fatiche per la nostra casa; benedica tutti voi, Ella dal cielo ci aiuti, e noi faremo ogni sforzo per meritarci la sua santa protezione in vita ed in morte. Così sia”.
Dal Santuario d’Oropa, 6 Agosto 1863 
La Madonna gli ispirò criteri e nomi per la scelta dei salesiani da mandare a Mirabello; a capo di questa missione, la prima in ordine assoluto per Salesiani, fu posto il giovanissimo direttore don Michele Rua. Non poteva fare scelta migliore. Trentacinque anni dopo, il 9 novembre del 1898, don Rua mandava a Biella il primo salesiano, don Luigi Billieni, per fondare l’oratorio di San Cassia-no nel popolare quartiere di Riva. Cento anni dopo il pellegrinaggio di don Bosco, ne11963 l’allora Rettor Maggiore, don Renato Ziggiotti, saliva anche lui come pellegrino al Santuario per ricordare don Bosco e la fondazione della prima opera fuori Torino. Questo evento è testimoniato dal bellissimo quadro del Crida che si trova nella chiesa di San Cassiano e che rappresenta don Bosco a Oropa (unico nel suo genere) con una giovane famiglia della parrocchia di quel 1963.

Pensioni, nel 2024 quota 103 con alcune variabili

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Segnalazione di Wall Street Italia

di Giulia Schiro

A partire da oggi, mercoledì 3 gennaio, i pensionati stanno ricevendo l’assegno di gennaio, che sarà più sostanzioso grazie alla rivalutazione legata a quella che viene comunemente definita inflazione prevista. In base ai calcoli dell’Istat, la percentuale di rivalutazione delle pensioni per il 2024 è stata fissata al 5,4%. Gli assegni conterranno anche l’adeguamento alle nuove aliquote Irpef in vigore appunto da questo mese.

Nel dettaglio, le pensioni pari o inferiori a 4 volte il minimo, cioè fino a 2.272,76 euro, saranno rivalutate del 100%, come stabilito nel decreto firmato dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e dalla ministra del lavoro Maria Elvira Calderone: l’aumento effettivo nel caso della rivalutazione piena sarà dunque pari al 5,4% dell’assegno. Se, ad esempio, la pensione è di 1.500 euro lordi mensili, moltiplicandoli per 5,4% si riceveranno 1.581 euro lordi al mese, quindi un aumento di 81 euro.

Per le pensioni più alte, invece, la percentuale scende man mano che aumenta l’importo.
Nello specifico, le pensioni da 4 a 5 volte il minimo, il cui assegno va da 2.271,76 a 2.839,70 euro, saranno rivalutate dell’85%. L’aumento effettivo in questo caso è di 4,59%. Ad esempio, una pensione di 2.500 euro, moltiplicata per 4,59%, diventerà di 2.614 euro, sempre lordi mensili, con un aumento di 114 euro.
Le pensioni da 5 a 6 volte il minimo, da 2.839,70 a 3.407,64 euro, avranno una rivalutazione del 53%, con un aumento pari al 2,862%. Esempio: pensione da 3.000 euro x 2,862% = 3.085,86, con un aumento di +85 euro.
Le pensioni da 6 a 8 volte il minimo, che variano da 3.407,64 a 4.543,52 euro, saranno rivalutate del 47%, con un aumento del 2,538%. Esempio pratico: pensione da 4.000 euro x 2,538% = 4.101,52 euro, con un aumento di 101 euro.
Le pensioni da 8 a 10 volte il minimo, da 4.543,52 a 5.679,40 euro, avranno una rivalutazione del 37%, con un aumento pari al 1.998%. Esempio: una pensione da 5000 euro x 1,998% = 5.099,9 euro, quindi un assegno più ricco di quasi 100 euro.
E infine, le pensioni oltre 10 volte il minimo, con un assegno che supera i 5.679,40 euro, avranno una rivalutazione del 22%, con un aumento effettivo del 1,188%. Esempio: pensione da 6000 euro x 1,188% = 6.071, quindi 71 euro in più.
L’aliquota di quest’ultimo scaglione rappresenta la novità più rilevante riguardante la rivalutazione delle pensioni contenuta nella legge di bilancio 2024: per le pensioni di importo elevato, quindi esclusivamente per la classe di importo superiore a 10 volte il trattamento minimo Inps, viene fissata l’aliquota di rivalutazione del 22% invece che del 32% come nel 2023.

Come ogni anno, anche a fine 2024, l’inflazione attesa sarà confrontata con quella effettiva. Se, come avvenuto nel 2023, l’aumento del costo della vita reale dovesse essere diversa da quella prevista sarà versato un conguaglio (una tantum) nella pensione di gennaio 2025 pari alla differenza fra i due valori: se positiva ci saranno soldi in più, se negativa, purtroppo, soldi in meno.

La rivalutazione delle pensioni post rimodulazione aliquote Irpef

Un altro piccolo aumento nel 2024 arriverà grazie alla rimodulazione delle aliquote Irpef (passate da 4 a 3). La riforma Irpef avvantaggerà ovviamente anche i pensionati (al pari dei lavoratori), visto che l’imposta sul reddito delle persone fisiche viene corrisposta da chiunque abbia un reddito. In questo caso il calcolo è meno semplice, così come l’aumento relativo, perché si tratta sostanzialmente di un accorpamento dei primi due scaglioni. Non esisterà più la fascia 15.000-28.000 euro di reddito, che viene unita a quella fino ai 15.000 euro. Il nuovo schema è il seguente: prima fascia fino a 28.000 euro di reddito lordo annuale, che verserà il 23% di Irpef; seconda fascia da 28.000 a 50.000 euro di reddito lordo annuale, che verserà il 35% di Irpef; terza fascia al di sopra dei 50.000 euro di reddito lordo annuale, che verserà il 43% di Irpef.

Per chi ha un reddito annuo lordo di 25.000 euro, il vantaggio fiscale sarà di 200 euro annui e salirà a 260 per i redditi superiori a 28.000 euro. Per chi ha un reddito complessivo superiore a 50.000 euro dovrebbe essere previsto un taglio lineare alle detrazioni da 260 euro che dunque vanificherà (sopra questa soglia) gli effetti della riforma, mentre i lavoratori con un reddito sotto i 15.000 euro potrebbero beneficiare di un incremento delle detrazioni dei redditi da lavoro (da 1.880 euro a 1.955 euro).

Vie di uscita anticipata più strette nel 2024

Ma la nuova legge di Bilancio non incide solo sulla rivalutazione degli importi delle pensioni, ma anche sulle possibilità d’uscita anticipata, per cui il Governo Meloni ha stabilito una vera e propria stretta, tanto che, in base alle stime, si prevede un dimezzamento delle uscite con anticipi e scivoli.

Nel dettaglio, è stata confermata Quota 103 (composta da 62 anni di età e 41 di contributi) e, nel corso dell’anno appena cominciato, potranno lasciare il lavoro anche i nati nel ’62 che raggiungeranno i 62 anni, a condizione anche di conquistare i 41 anni di attività.
Ma i lavoratori di questa classe rischiano in larga maggioranza di dover attendere di fatto il 2025 per poter lasciare effettivamente il lavoro, perché le finestre mobili fanno slittare in avanti di 7 o 9 mesi (rispettivamente per i dipendenti privati e pubblici), rispetto ai 3 e 6 mesi previsti nel 2023, la conquista del primo assegno dal momento della maturazione dei requisiti.
Solo i lavoratori privati che raggiungono le condizioni richieste nei primi 5 mesi, o nei primi 3 mesi se pubblici, potranno uscire nell’anno. Non basta. Chi andrà via con questa formula dovrà accettare anche il calcolo interamente contributivo del trattamento e non più il sistema misto (retributivo per gli anni sino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011 se si avevano almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995), con penalizzazione dell’importo anche fino al 20 per cento. I nati nel ’61, invece, sono potuti andare via fin dall’anno appena chiuso, perché i 62 anni richiesti li hanno già conquistati nei mesi scorsi. Ma se non dovessero aver raggiunto i 41 anni di contributi, anche per loro la prospettiva è quella dei nati nel ’62. E questo vale anche per le classi di età precedenti.
Inoltre, la misura del trattamento non potrà superare i 2.272 euro lordi mensili (quattro volte il trattamento minimo Inps) sino al compimento dell’età di 67 anni.

Con il 2024 entrano nell’area di accesso all’Ape sociale i nati del 1961 (oltre che quelli degli anni precedenti che si dovessero trovare in una delle situazioni previste dalla formula nel corso dell’anno appena cominciato), ma non tutti potranno utilizzare lo strumento. L’aumento del requisito dell’età da 63 a 63 anni e 5 mesi fa sì che potranno effettivamente chiedere l’Ape sociale i nati nel ’61 che compiono gli anni fino a luglio. I nati nei mesi successivi potranno conquistare l’assegno solo dal 2025. Riguarda, come nel passato, coloro che si trovano in condizioni di disagio: disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi, con 36 anni (o con 30) di contributi, svolge lavori gravosi (come, per esempio, operai edili, autisti di mezzi pesanti, badanti, infermieri ospedalieri, maestre d’asilo, macchinisti, addetti alle pulizie). Sono stati esclusi però gli appartenenti alle 23 ulteriori categorie di lavoratori che svolgono attività gravose inserite nel biennio 2022-2023, come i professori di scuola primaria, i tecnici della salute, le estetiste e via di seguito. E sono state cancellate le riduzioni contributive per edili e ceramisti.
Non basta: è stata introdotta l’incumulabilità totale della prestazione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo a eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di 5.000 euro annui. Resta fermo che l’assegno non potrà superare l’importo massimo fino a 1.500 euro lorde mensili, senza tredicesima e senza gli adeguamenti dovuti all’inflazione, fino alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

Anche Opzione Donna subisce una nuova stretta: l’età minima sale da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due. Dunque, potranno utilizzare la via di uscita (uscita anticipata ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo, con una penalizzazione tra il 20 e il 25 per cento) le donne dipendenti e autonome con almeno 59 anni (se con due figli), 60 (se con un figlio) e 61 (senza figli) al 31 dicembre 2023, purché abbiano anche almeno 35 anni di contributi e rientrino in una delle seguenti categorie: invalide per almeno il 74%, disoccupate (licenziate o dipendenti di aziende in stato di crisi) o caregiver. Quest’ultime poi al momento della richiesta e da almeno sei mesi, devono dimostrare di assistere il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Per le lavoratrici dipendenti il posticipo dalla data di maturazione dei requisiti è di almeno 12 mesi.
Il risultato è che potranno utilizzare questa via d’uscita le lavoratrici che potevano utilizzarla anche nel 2023: le nate dal 1962 al 1964, con 59-61 anni a fine 2023. Dunque, la platea delle candidate sarà anche più ristretta di quella comunque limitata dell’anno passato.

Alla fine, il solo canale che è stato confermato in tutte le sue caratteristiche è il canale precoci che permette di andare in pensione anticipatamente con 41 anni di contributi ai lavoratori dipendenti e autonomi, che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi. Potranno lasciare il lavoro coloro che, a prescindere dall’età anagrafica, abbiano cominciato a lavorare entro il 1983. Sempre che rientrino nelle categorie dell’Ape sociale.

Come riporta la relazione tecnica della legge di Bilancio 2024, l’anno prossimo dovrebbero accedere a Quota 103 circa 17 mila persone, a Opzione donna 2.200 e all’Ape sociale 12.500 per un totale di circa 31.200 uscite anticipate. Circa la metà rispetto alle 60 mila prospettate nel 2023.